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gibbi 07-02-2010 19.35.35

rassegnazione
 
L'avevo sempre e solo strettamente connessa all'aspetto religioso come accettazione della Volontà di Dio, il conformarsi al Suo Volere , un'obbedienza senza discutere.

Tralasciando l'ambito religioso vorrei qui cercare di delineare quella profonda sensazione di tristezza che mi accompagna da tempo e che leggo come diretta conseguenza della presa d'atto di non poter far nulla per cambiare una data situazione , quella che io , allo stato chiamo, non so quanto propriamente , rassegnazione .
Per anni ho cercato di modificare un certo stato delle cose che così come si presentava mi risultava inaccettabile e mi provocava un' enorme sofferenza, sino a comprendere che
non ho la possibilità di cambiare la realtà , che quel problema è fuori del mio controllo e della mia portata e quindi ecco la rinuncia , la resa.
Rinuncia e resa che stanno alla base anche dell'accettazione dimensione quest'ultima però ben diversa dalla rassegnazione.
In forum si è parlato di sofferenza come risultanza della non accettazione o non sopportazione di determinati avvenimenti, molto si è detto sull'accettazione sul come attuarla , ho trovato poco sulla rassegnazione e mi farebbe piacere esaminarla più a fondo magari partendo dal dizionario che indica la rassegnazione come quella disposizione d'animo di chi è pronto ad accettare la volontà altrui o qualcosa di ineluttabile , che è più grande di noi , ma contro voglia .

Di fronte alla consapevolezza dello stato di fatto delle cose vi può essere , credo , un non rifiuto, una non repressione , un darsi pace insomma e un non giudizio sulla situazione che porta ad una quasi apertura che ne permetterebbe l'accettazione e forse poi la possibilità si affrontare quel problema.
Con la rassegnazione vedo solo un piegarsi , un tollerare lo stato delle cose perchè non si possono cambiare , una sopportazione.
Continuo a vedere la situazione così com'è e nel subirla non viene meno il dolore che essa provoca , potrei dire che la rinuncia ha portato con sè una sofferenza sorda e strisciante.
La rassegnazione potrebbe essere vista come il primo passo per l'accettazione o è davvero tutt'altra cosa?

dafne 07-02-2010 19.55.25

Ho sbirciato l'etimo, e rassegnarsi viene da resignare che sarebbe re-ad-signare ossia togliere i sigilli (forte)e quindi sciogliere, liberare composto di re- indietro e signare- segnare, suggellare.(da signum- segno, sigillo)

Rinunziare, abbandonare, consegnare nelle mani di qualcuno. In uso: uniformarsi al volere altrui ma di malavoglia.

Nell'uso comune della parola rassegnarsi è accettare qualcosa che non ci và e farlo di malavoglia, mentre secondo l'etimo si parla di togliere un sigillo, quindi il veto che c'impediva di accettare qualla stessa cosa.

Se ci arrendiamo di fronte a una cosa, togliamo quello che c'impediva di accettarlo, dovremmo poi però non viverlo male, perchè se vivo di malavoglia una cosa significa che non mi stà bene, che non l'ho accettata, quindi non mi sono davvero rassegnata..


E' curioso come il verbo si usi anche per le dimissioni leggo.gif e per la rassegna stampa...leggo.gif

gibbi 07-02-2010 22.59.51

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 80371)
Ho sbirciato l'etimo, e rassegnarsi viene da resignare che sarebbe re-ad-signare ossia togliere i sigilli (forte)e quindi sciogliere, liberare composto di re- indietro e signare- segnare, suggellare.(da signum- segno, sigillo)

Rinunziare, abbandonare, consegnare nelle mani di qualcuno. In uso: uniformarsi al volere altrui ma di malavoglia.

Nell'uso comune della parola rassegnarsi è accettare qualcosa che non ci và e farlo di malavoglia, mentre secondo l'etimo si parla di togliere un sigillo, quindi il veto che c'impediva di accettare qualla stessa cosa.

Se ci arrendiamo di fronte a una cosa, togliamo quello che c'impediva di accettarlo, dovremmo poi però non viverlo male, perchè se vivo di malavoglia una cosa significa che non mi stà bene, che non l'ho accettata, quindi non mi sono davvero rassegnata..


E' curioso come il verbo si usi anche per le dimissioni leggo.gif e per la rassegna stampa...leggo.gif

Quindi dal tuo punto di vista rassegnazione ed accettazione vanno a braccetto. Vera rassegnazione = accettazione ?

dafne 07-02-2010 23.46.41

Direi di si Gibbi, quando ti rassegni non hai più nulla da dire o da fare, accetti e basta, più che di malavoglia direi che lasci che sia.

La monaca di Monza per esempio non s'è mai rassegnata (lettura dei prof eh :@@ ) se l'avesse fatto avrebbe potuto vivere la sua condizione in modo diverso e forse migliore.

Mah

Io è da un pò che rifletto sulle promesse, su dellle cose che vorrei smettere di fare e penso che alla fine gira gira ma non voglio scegliere, perchè se scegli rinunci a qualcosa.

Ecco, non mi rassegno a rinunciare a quel qualcosa probabilmente.

Comunque la rassegnazione non sempre è positiva, se mi rassegnassi al pensiero che gli esseri umani sono infidi, cattivi e prepotenti sarebbe un bel guaio.

Resto comunque curiosa di fronte a quel "!togliere il sigillo" voi che ne pensate?

Grey Owl 08-02-2010 00.12.56

Citazione:

Originalmente inviato da gibbi (Messaggio 80370)
La rassegnazione potrebbe essere vista come il primo passo per l'accettazione o è davvero tutt'altra cosa?

La rassegnazione è una triste sensazione dovuta al fatto che volente o nolente (la vita ci pone di fronte a fatti ineluttabili) dobbiamo uniformarci a quella data situazione.

Penso che durante lo stato di rassegnazione si abbia poca forza per ri-solvere, che si tratti di accettare o combattere quella tal situazione.
Forse è una fare necessaria in cui si riprendono forze e si rimettono insieme i pezzi, la rassegnazione è quindi una fase di passaggio.

PS: ho faticato molto a scrivere queste poche righe perchè mi ha molto colpito quello che hai scritto e penso che hai fatto bene, ognuno di noi ha vissuto almeno una volta uno stato di rassegnazione nella propria vita.
fiori.gif

luke 08-02-2010 00.18.08

La rassegnazione è un termine che ho sempre usato in senso negativo, come un accettare uno stato di cose perchè ci si ritrova nell'impossibilità di cambiarle, pur sapendo che quello stesso stato continuerà ad esistere ed a farci soffrire, magari in modo sordo e strisciante come dice Gibbi.

Se provo a vederlo in altro modo, mah potrei vederlo come un accettare una certa cosa sapendo che fino a che non lo faccio e continuo a tormentarmici non cambieranno le cose, ma non cambierò neppure io, che continuerò a girare in torno agli stessi pensieri: una volta accettate certe cose, oltre naturalemnte ad averle analizzate, capite ecc, potre avere accesso anuove possibilità, nuovi pensieri o quantomeno nuove energie che prima spendevo nel tormento, ed in questo senso forse ci può stare l'etimologia trovata da Dafne sul togliere i sigilli.

Una rassegnazione che non cambia niente, nè le cose nè me stesso ed il modo in cui mi rapporto a quelle cose , credo sia inutile e dannosa, se rassegnarsi può davvero dare una scossa e muovere le acque allora può essere utile.

RedWitch 08-02-2010 00.27.41

Citazione:

Originalmente inviato da gibbi (Messaggio 80370)
.........................
Continuo a vedere la situazione così com'è e nel subirla non viene meno il dolore che essa provoca , potrei dire che la rinuncia ha portato con sè una sofferenza sorda e strisciante.
La rassegnazione potrebbe essere vista come il primo passo per l'accettazione o è davvero tutt'altra cosa?

Io penso che rassegnazione e accettazione siano due cose diverse, se accetti qualcosa, significa che l'hai integrata, che l'accogli e la fai tua, e porta ad una sorta di liberazione, la resa... mentre nella rassegnazione come hai scritto tu ci vedo più un subire quello che succede, smettere di lottare e mettersi alla finestra a guardare.. non credo che la rassegnazione sia un passo per l'accettazione, perchè quest'ultima non porta con sè sofferenza sorda e strisciante...

Mi dispiace Gibbi che tu stia soffrendo abbraccio:

Ray 08-02-2010 00.46.12

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 80371)
E' curioso come il verbo si usi anche per le dimissioni

A questo è stata data poca attenzione, mentre credo possa portare su una strada interessante.

Rassegnare è un restituire... nel caso delle dimissioni si restituisce l'incarico che si era ricevuto e con esso i relativi strumenti/poteri che ci erano stati messi a disposizione, se ce ne sono stati, per svolgerlo.

gibbi 08-02-2010 01.13.29

Citazione:

Originalmente inviato da Grey Owl (Messaggio 80383)
Forse è una fare necessaria in cui si riprendono forze e si rimettono insieme i pezzi, la rassegnazione è quindi una fase di passaggio.
fiori.gif

Mi ha molto colpito questa frase probabilmente perchè sotto sotto ( e neanche tanto) è proprio quello che spero , che la rassegnazione sia prodromica alla accettazione , una fase intermedia necessaria per raccogliere i pezzi come hai detto tu ed andare poi avanti verso l'accettazione

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 80384)
.....
Una rassegnazione che non cambia niente, nè le cose nè me stesso ed il modo in cui mi rapporto a quelle cose , credo sia inutile e dannosa, se rassegnarsi può davvero dare una scossa e muovere le acque allora può essere utile.

Rifletti in quasi tutto il mio pensiero , nella frase che ho estrapolato sembra però che tu consideri la rassegnazione come una scelta , mentre io la vivo come una presa d'atto inevitabile , ma che subisco .

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80387)
A questo è stata data poca attenzione, mentre credo possa portare su una strada interessante.

Rassegnare è un restituire... nel caso delle dimissioni si restituisce l'incarico che si era ricevuto e con esso i relativi strumenti/poteri che ci erano stati messi a disposizione, se ce ne sono stati, per svolgerlo.

Restituire ? come consegnare , ridare ?
Sono molto lontana dalla cosa vista così.


P.S. Grazie Red abbraccio:

Ray 08-02-2010 01.22.41

Citazione:

Originalmente inviato da gibbi (Messaggio 80388)
Rifletti in quasi tutto il mio pensiero , nella frase che ho estrapolato sembra però che tu consideri la rassegnazione come una scelta , mentre io la vivo come una presa d'atto inevitabile , ma che subisco .


La rassegnazione è sempre una scelta, dato che si tratta di un atteggiamento. Il motivo che ci induce a rassegnarci invece è al di là della scelta. Certo, a volte potremmo essere "costretti a rassegnarci", ma a costringerci alla fin fine non è che la realtà dei fatti, o se vogliamo il buon senso.
Potremmo anche non rassegnarci e continuare imperterriti a sbattere la testa sul muro. Se, di fronte all'evidenza che non si sposta, ci rassegnamo, come effetto immediato abbiamo che smettiamo di sbattere la testa.

griselda 08-02-2010 01.41.12

La rassegnazione secondo me si divide tra l'accettazione del fatto ma non della sofferenza che ne consegue.
Se non ho accettato il fatto continuo a combattere, non mi rassegno.
In pratica vivo un conflitto.

luke 08-02-2010 11.34.06

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80389)
La rassegnazione è sempre una scelta, dato che si tratta di un atteggiamento. Il motivo che ci induce a rassegnarci invece è al di là della scelta. Certo, a volte potremmo essere "costretti a rassegnarci", ma a costringerci alla fin fine non è che la realtà dei fatti, o se vogliamo il buon senso.
Potremmo anche non rassegnarci e continuare imperterriti a sbattere la testa sul muro. Se, di fronte all'evidenza che non si sposta, ci rassegnamo, come effetto immediato abbiamo che smettiamo di sbattere la testa.

Condivido in pieno, alla fine la scelta se rassegnarci o meno spetta sempre a noi,che potremmo decidere di perseverare per un tempo indefinito di fronte ad una situazione.
Naturalmente poi si può vedere la rassegnazione come uno smettere di lottare per lasciarsi andare all'incupimento più nero, oppure la si vede come un "ripassare la palla" a Qualcuno stando in vigile attesa dei nuovi segnali.

Pensavo che tra i vari modi di dire c'è anche "passare in rassegna le truppe", non so quanto possa essere collegato al discorso che facciamo, però se visualizziamo i soldati messi sull'attenti, in attesa che gli vengano assegnati ( o ri-assegnati) nuovi ordini, forse qualche spunto utile ci può essere.

Falketta 08-02-2010 13.50.28

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80389)
La rassegnazione è sempre una scelta, dato che si tratta di un atteggiamento.

Sotto questo aspetto non l'avevo mai presa in considerazione... ma direi che c'è del vero

Era 08-02-2010 14.50.19

Anche secondo me rassegnarsi è una scelta (rinunciare a combattere..rendere le armi) è forse un intestardirsi difronte all' evidenza che non posso farci niente..accettare la resa potrebbe darmi modo di salvare il salvabile..la cosa difficile è scegliere...

Ho da secoli la stessa firma..quando la scelsi mi colpi..così come mi ha colpito questa discussione ed è da ieri che torno a leggerla con attenzione..

abbraccio:

William 08-02-2010 16.16.06

Piace anche a me vedere la rassegnazione come scelta.

spesso nel corso della mia vita nel rassegnarmi ho ottenuto
benefici evidenti....naturalmente tutto questo a fronte di un "lavoro" con se stessi.

il guaio è che più divento "grande"e più difficile è rassegnarsi
in maniera sana......

m@pi 08-02-2010 16.50.52

credo anch'io che la rassegnazione è una scelta, lottiamo finchè abbiamo una speranza di cambiare le cose, quando ci accorgiamo che tutto è vano, o ci stanchiamo di lottare, scegliamo di rassegnarci e spesso ci si libera di un peso perchè subito dopo si accetta quello stato delle cose e pian piano si sciolgono i dolori provati e si respira un'aria nuova di libertà.

gibbi 08-02-2010 18.43.17

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80389)
La rassegnazione è sempre una scelta, dato che si tratta di un atteggiamento. Il motivo che ci induce a rassegnarci invece è al di là della scelta. Certo, a volte potremmo essere "costretti a rassegnarci", ma a costringerci alla fin fine non è che la realtà dei fatti, o se vogliamo il buon senso.
Potremmo anche non rassegnarci e continuare imperterriti a sbattere la testa sul muro. Se, di fronte all'evidenza che non si sposta, ci rassegnamo, come effetto immediato abbiamo che smettiamo di sbattere la testa.

Hai ragione , mi sono espressa male , ma è proprio a questo che mi riferivo quando dicevo che non vedo la scelta , quando è la realtà dei fatti che ti costringe a smettere di sbattere la testa contro il muro.
Certo... poi possiamo dire che comunque alla fine una scelta c'è sempre perchè potrei anche continuare a sbattere la testa contro il muro... ma sono un po' distante dal mio concetto di scelta.

Vorrei cercare di capire se la rassegnazione occupa o meno un posto nel processo di accettazione , cioè ne può far parte , o come dice Red, sono cose completamente distinte?
Quando l'ostacolo è una situazione negativa , che reca dolore...
l'accettazione che io identifico con un atteggiamento di "pace" interviene come accettazione da subito o dato si che debbo usare questa accetta per affettare la cosa e ridurla in piccoli pezzi per poter fare in modo che il tutto possa prima passare per la mia gola stretta stretta e poi essere digerita dal mio stomaco ( scusate l'esempio terra terra) c'è la possibilità che questo processo passi per la fase intermedia della rassegnazione ?

P.S : scusate , ho continuato aggiungendo la seconda parte al post al quale Ray ha già risposto

Ray 08-02-2010 18.54.27

Citazione:

Originalmente inviato da gibbi (Messaggio 80404)
Hai ragione , mi sono espressa male , ma è proprio a questo che mi riferivo quando dicevo che non vedo la scelta , quando è la realtà dei fatti che ti costringe a smettere di sbattere la testa contro il muro.
Certo... poi possiamo dire che comunque alla fine una scelta c'è sempre perchè potrei anche continuare a sbattere la testa contro il muro... ma sono un po' distante dal mio concetto di scelta.

In effetti per parlare di scelta vera e propria non dovremmo parlare di scelte obbligate ma di opzioni equamente percorribili.
Diciamo allora che rassegnarsi è una risoluzione... che prendiamo a fronte dei risultati del nostro combattimento. Combattimento che ha lo scopo di modificare l'ambiente col quale siamo in conflitto. Ambiente che ci ha palesato la nostra impotenza.
Oppure, ed ecco che scegliamo veramente, in casi in cui la forza di cambiare l'ambiente ce l'avremmo pure ma capiamo che non è il caso di farlo (chessò, manipolare qualcuno) ci rassegniamo perchè vogliamo.

Ray 08-02-2010 19.05.03

Citazione:

Originalmente inviato da m@pi (Messaggio 80403)
scegliamo di rassegnarci e spesso ci si libera di un peso perchè subito dopo si accetta quello stato delle cose e pian piano si sciolgono i dolori provati e si respira un'aria nuova di libertà.

Questo è il succo del procedimento, che poi ci dice anche se ci siamo rassegnati veramente.

Di fronte a qualcosa che ci stride (ma in realtà a qualsiasi cosa che dobbiamo assimilare, anche positiva) inneschiamo un processo che si potrebbe riassumere grossomodo così:
paura ---> negazione
riconoscimento ----> conflitto (----> combattimento)
sconfitta/scelta -----> rassegnazione
accettazione ------> scoprire l'utile nella cosa accettata

Dove tutto il processo è in realtà un processo di accettazione, quindi ce ne vuole un po' ad ogni passaggio.

Alla fin fine la differenza tra rassegnazione e l'accettazione, è che finchè sono rassegnato continuo a connotare negativamente la cosa, continuo a sperare che cambi.
L'accettazione arriva quando smetto di sperare che quella cosa cambi o non sia e quindi ci convivo pacificamente. E posso costringermi a farlo, concentrandomi sulla convivenza con quella cosa non dando spazio alle speranze opposte.

Dopo la convivenza pacifica arriva la possibilità di cogliere qualcosa di buono da quella cosa, che c'è sempre, non esistendo nell'universo qualcosa di solo negativo.

Se ci osserviamo quando accettiamo qualcosa che ci viene semplice possiamo scorgere tutto il processo (che è anche più complesso di come l'ho descritto) anche se magari molte porte le troviamo aperte e ci passiamo in un attimo.


I problemi insorgono quando ci fissiamo su qualcuna delle fasi precedenti, ma questo è un discorso complesso che magari riprendiamo.

gibbi 08-02-2010 19.17.32

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80407)
Questo è il succo del procedimento, che poi ci dice anche se ci siamo rassegnati veramente.

Di fronte a qualcosa che ci stride (ma in realtà a qualsiasi cosa che dobbiamo assimilare, anche positiva) inneschiamo un processo che si potrebbe riassumere grossomodo così:
paura ---> negazione
riconoscimento ----> conflitto (----> combattimento)
sconfitta/scelta -----> rassegnazione
accettazione ------> scoprire l'utile nella cosa accettata

Dove tutto il processo è in realtà un processo di accettazione, quindi ce ne vuole un po' ad ogni passaggio.

Alla fin fine la differenza tra rassegnazione e l'accettazione, è che finchè sono rassegnato continuo a connotare negativamente la cosa, continuo a sperare che cambi.
L'accettazione arriva quando smetto di sperare che quella cosa cambi o non sia e quindi ci convivo pacificamente. E posso costringermi a farlo, concentrandomi sulla convivenza con quella cosa non dando spazio alle speranze opposte.

Dopo la convivenza pacifica arriva la possibilità di cogliere qualcosa di buono da quella cosa, che c'è sempre, non esistendo nell'universo qualcosa di solo negativo.

Se ci osserviamo quando accettiamo qualcosa che ci viene semplice possiamo scorgere tutto il processo (che è anche più complesso di come l'ho descritto) anche se magari molte porte le troviamo aperte e ci passiamo in un attimo.


I problemi insorgono quando ci fissiamo su qualcuna delle fasi precedenti, ma questo è un discorso complesso che magari riprendiamo.

Quindi ne è una fase , si passa anche per la rassegnazione , l'importante è non cadere nella trappola della fissazione ......(più facile a dirsi che a farsi). Mi piacerebbe parlarne , quando avrai tempo .
Grazie Ray abbraccio:

P.S. Te l'ho mai detto che se non ci fossi ti ci si dovrebbe inventare ? fiori.gif ( mi sa che si , qualche volta mi deve essere già scappata sta cosa icon_mrgr: )

RedWitch 09-02-2010 01.48.03

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80387)
A questo è stata data poca attenzione, mentre credo possa portare su una strada interessante.

Rassegnare è un restituire... nel caso delle dimissioni si restituisce l'incarico che si era ricevuto e con esso i relativi strumenti/poteri che ci erano stati messi a disposizione, se ce ne sono stati, per svolgerlo.

Alla luce di questo, se rassegnare è un restituire, quando io mi rassegno (rassegnarsi è riflessivo se non sbaglio), restituisco qualcosa a me stessa?

Ray 09-02-2010 10.18.19

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 80420)
Alla luce di questo, se rassegnare è un restituire, quando io mi rassegno (rassegnarsi è riflessivo se non sbaglio), restituisco qualcosa a me stessa?

Beh, potrebbe darsi che precedentemente mi ero conferito un incarico...

m@pi 09-02-2010 15.44.46

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch (Messaggio 80420)
Alla luce di questo, se rassegnare è un restituire, quando io mi rassegno (rassegnarsi è riflessivo se non sbaglio), restituisco qualcosa a me stessa?

secondo me sì, ci restituiamo una sorta di libertà da qualcuno o qualcosa con cui avevamo stabilito una sorta di legame, da quel qualcosa/qualcuno dipendeva in parte il nostro star bene, rassegnandoci ci riprendiamo la libertà di star bene comunque vadano le cose.

gibbi 09-02-2010 20.29.43

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80424)
Beh, potrebbe darsi che precedentemente mi ero conferito un incarico...

Mi fa pensare a certi impegni presi con se stessi , magari nel rapporto con gli altri ....essere una figlia riconoscente , una moglie tenera , una mamma dolce , quel "devo fare del mio meglio per.....devo riuscire a "

Citazione:

Originalmente inviato da m@pi (Messaggio 80442)
secondo me sì, ci restituiamo una sorta di libertà da qualcuno o qualcosa con cui avevamo stabilito una sorta di legame, da quel qualcosa/qualcuno dipendeva in parte il nostro star bene, rassegnandoci ci riprendiamo la libertà di star bene comunque vadano le cose.

La libertà e lo star bene di cui parli li vedo conseguenza dell'accettazione , non ancora della rassegnazione.

dafne 09-02-2010 21.06.25

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 80371)
Ho sbirciato l'etimo, e rassegnarsi viene da resignare che sarebbe re-ad-signare ossia togliere i sigilli (forte)e quindi sciogliere, liberare composto di re- indietro e signare- segnare, suggellare.(da signum- segno, sigillo)

Uhm se signare equivale a sigillare o segnare e consideriamo indietro, è come se tornassimo indietro rispetto a un sigillo, a un segno.
Fare marcia indietro rispetto a una convinzione?

Perchè le poche volte che mi sono rassegnata in effetti sono tornata indietro sui miei passi, su una cosa che volevo che fosse in un certo modo (segno-foto) e invece ho dovuto accettare in un altro.

Assegno qualcosa (anche in banca diavolo.g: anche se preferirebbe non darli gli assegni) mentre rassegno qualcosa che già di suo è negativo, le dimissioni.

Non si dice assegno un lavoro e rassegno il lavoro leggo.gif

Si dice anche passare in rassegna, o rassegna stampa, intendendo una sorta di carrellata.


stosvegli:

Ray 09-02-2010 21.24.34

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 80466)
Assegno qualcosa (anche in banca diavolo.g: anche se preferirebbe non darli gli assegni) mentre rassegno qualcosa che già di suo è negativo, le dimissioni.

Non si dice assegno un lavoro e rassegno il lavoro leggo.gif

Si che si dice assegno un lavoro. Ti assegno il lavoro di cercare meglio icon_mrgr: .

Le dimissioni che si rassegnano non sono negative in se, ma l'attestazione di qualcosa che finisce.

Interessante invece la cosa dei passi indietro. In effetti quando mi accorgo che le testate non mi permettono di passare oltre e smetto, facendo due passi indietro e vedendo quindi il muro, riesco a rendermi conto del perchè non passavo oltre.

C'è però un altro punto che vorrei sottoporre per espandere il discorso, anche se lo temo pericoloso per qualcuno icon_mrgr: .

La rassegnazione deve essere per forza definitiva? O meglio, dato che la rassegnazione implica una rinuncia, questa rinuncia deve essere definitiva?

luke 09-02-2010 21.31.54

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80467)

La rassegnazione deve essere per forza definitiva? O meglio, dato che la rassegnazione implica una rinuncia, questa rinuncia deve essere definitiva?


A mio avviso non è detto. Può essere una rinuncia momentanea, poi una volta fatti i passi indietro, elaborata la cosa, magari vista in modo diverso da prima, potremmo trovare nuove strade e nuova forza per tornare alla carica, questa volta con più successo, oppure potremmo scoprire che quella cosa non ci interressava poi così tanto o che ne esistono altre ancora più belle o comunque migliori per noi cui prima non facevamo caso.

stella 09-02-2010 21.34.53

Io vedo il rassegnarsi come un arrendersi, e anche questo porta a renderci disponibili, darsi al nemico, mettersi nelle sue mani, e lo collego al rassegnarsi perchè anche se la situazione a cui mi rassegno non l'avrei accettata se avessi potuto scegliere, cedo qualcosa, non faccio più resistenza, quindi mi rassegno.
Nel gergo militare, si passa in rassegna di solito i soldati, che in questo caso si dicono rassegnati, essendo a disposizione di chi li passa in rassegna.
Quindi se i rassegnati si mettono a disposizione, rassegnarsi vuol dire sottostare a una certa situazione, però io posso scegliere se rassegnarmi o no, se decido di rassegnarmi non padroneggio più la situazione ma semplicemente non mi oppongo più.

gibbi 09-02-2010 22.39.07

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80467)

La rassegnazione deve essere per forza definitiva? O meglio, dato che la rassegnazione implica una rinuncia, questa rinuncia deve essere definitiva?

Da quanto avevi detto e che riporto qui sotto mi sembrava di aver capito che si deve smettere di sperare che cambi o che la cosa non sia così e ne avevo letto una rinuncia definitiva.

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80407)
Alla fin fine la differenza tra rassegnazione e l'accettazione, è che finchè sono rassegnato continuo a connotare negativamente la cosa, continuo a sperare che cambi.
L'accettazione arriva quando smetto di sperare che quella cosa cambi o non sia e quindi ci convivo pacificamente.
E posso costringermi a farlo, concentrandomi sulla convivenza con quella cosa non dando spazio alle speranze opposte.

Ritengo sia un passo criciale , se puoi espandere ti ringrazio.

dafne 10-02-2010 00.44.24

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80467)
Si che si dice assegno un lavoro. Ti assegno il lavoro di cercare meglio icon_mrgr: .

La rassegnazione deve essere per forza definitiva? O meglio, dato che la rassegnazione implica una rinuncia, questa rinuncia deve essere definitiva?

Per la frase sottolijneata mi sono espressa veramente da cani, volevo dire che si assegna un lavoro ma non si rassegna il lavoro ma le dimissioni..eh bon...terribilmente dafniano, sorry icon_mrgr:

La rinuncia, per essere tale, è definitiva per forza. Penso.

Kael 10-02-2010 01.04.47

La rassegnazione può essere un fase verso l'accettazione, ma a volte posso accettare qualcosa senza dovermi rassegnare, a volte perfino con entusiasmo (ad esempio se qualcuno decidesse di regalarmi qualche milione icon_mrgr: )

Penso che il succo stia in quello che ha detto Ray, scoprire l'utile nella cosa accettata, dato che il bicchiere è sempre mezzo pieno e mezzo vuoto, anche se al momento non riusciamo che a vederne i lati negativi. Per scoprire l'utile devo osservare il problema, esaminarlo, magari immaginando che non sia il nostro ma di qualcun altro per poter esserne maggiormente distaccati ed obiettivi.

La rassegnazione comunque non è una resa perchè in cuor nostro continuiamo a combattere, ad opporci. Non sbatteremo più la testa ma il cuore continua a soffrire, a sperare che le cose cambino.
Ma attenzione, ci sono due tipi di speranza. C'è quella che sa dare forza all'animo, e quella che consuma. La prima è l'unica vera Speranza, quella cristiana, la seconda assomiglia di più ad un pretendere...

Ray 10-02-2010 01.47.42

Citazione:

Originalmente inviato da Kael (Messaggio 80482)
La rassegnazione può essere un fase verso l'accettazione, ma a volte posso accettare qualcosa senza dovermi rassegnare, a volte perfino con entusiasmo (ad esempio se qualcuno decidesse di regalarmi qualche milione icon_mrgr: )

Precedentemente l'avevo accennato, ma bon è passato inosservato. In realtà, se osservi, anche nelle cose positive passi un attimo di negazione, di conflitto e di rassegnazione prima di accettare. Solo che le passi senza indugio, spinto dal riconoscimento della novità come positiva per te.
Ma è la natura di novità che innesca il meccanismo perchè comunque ti ci devi adattare, ossia devi cambiare.

Kael 10-02-2010 10.14.07

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80486)
Precedentemente l'avevo accennato, ma bon è passato inosservato. In realtà, se osservi, anche nelle cose positive passi un attimo di negazione, di conflitto e di rassegnazione prima di accettare. Solo che le passi senza indugio, spinto dal riconoscimento della novità come positiva per te.
Ma è la natura di novità che innesca il meccanismo perchè comunque ti ci devi adattare, ossia devi cambiare.

In qualsiasi novità passi per la negazione, una negazione istintiva che avviene a causa del corpo che è separato dal resto. Però poi non sono sicuro che si debba per forza passare per la rassegnazione, che è un riconoscimento della nostra impotenza. Posso non essere impotente eppure accettare la novità perchè riconosciuta come positiva, in questo caso è una libera scelta e non una scelta forzata.

Se qualcuno decide di regalarmi un milione non mi ci vedo costretto a rassegnarmi, certo potrei rifiutare (avrei i miei motivi) ma è proprio il fatto di poter scegliere (avendone piena libertà e potere) che fa decadere la rassegnazione, la quale compare solo di fronte a una nostra impotenza o mancanza.

Ray 10-02-2010 12.36.59

Citazione:

Originalmente inviato da Kael (Messaggio 80487)
In qualsiasi novità passi per la negazione, una negazione istintiva che avviene a causa del corpo che è separato dal resto. Però poi non sono sicuro che si debba per forza passare per la rassegnazione, che è un riconoscimento della nostra impotenza. Posso non essere impotente eppure accettare la novità perchè riconosciuta come positiva, in questo caso è una libera scelta e non una scelta forzata.

Se qualcuno decide di regalarmi un milione non mi ci vedo costretto a rassegnarmi, certo potrei rifiutare (avrei i miei motivi) ma è proprio il fatto di poter scegliere (avendone piena libertà e potere) che fa decadere la rassegnazione, la quale compare solo di fronte a una nostra impotenza o mancanza.

Posso rassegnarmi anche se non sono impotente, per scelta appunto.
Io continuo a pensare che passiamo attraverso unn momento di rassegnazione, che è la restituzione dell'opposizione. Neghi, ti opponi, ti rassegni (smetti di opporti) e accetti.

Kael 10-02-2010 14.10.53

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 80493)
Posso rassegnarmi anche se non sono impotente, per scelta appunto.
Io continuo a pensare che passiamo attraverso unn momento di rassegnazione, che è la restituzione dell'opposizione. Neghi, ti opponi, ti rassegni (smetti di opporti) e accetti.

Se rassegnarsi vuol dire rimettersi ad una volontà più grande (o sulla quale comunque non abbiamo potere), non credo si possa parlare di rassegnazione se questa volontà coincide con la mia, o non solo almeno, così come se mi rimetto a una volontà più piccola parlerei più di un accondiscendere o di un accontentare più che di un rassegnarsi. Comunque bon, forse son solo parole..

Ray 10-02-2010 14.50.57

Citazione:

Originalmente inviato da Kael (Messaggio 80494)
Se rassegnarsi vuol dire rimettersi ad una volontà più grande (o sulla quale comunque non abbiamo potere), non credo si possa parlare di rassegnazione se questa volontà coincide con la mia, o non solo almeno, così come se mi rimetto a una volontà più piccola parlerei più di un accondiscendere o di un accontentare più che di un rassegnarsi. Comunque bon, forse son solo parole..

Son solo parole fino ad un certo punto. La questione è irrilevante per quanto riguarda il problema inerente la rassegnazione, però è interessante a livello osservativo e credo abbia una valenza per la comprensione completa di tutto il processo.

Concordo sulla non necessità della rassegnazione di fronte ad una cosa che coincide con la tua volontà, ma l'esempio non era esattamente così. Il quid è l'elemento novità, che implica necessità di cambiamento.

Se io voglio un milione e te lo vengo a chiedere sono già pronto al cambiamento e quando me lo dai salto a piè pari anche l'opposizione, oltre alla rassegnazione.
Se invece io non sono pronto e tu me lo offri, mi poni di fronte ad una richiesta di cambiamento. Non c'è una mia volontà pregressa, ma solo la possibilità di accordare la mia alla tua. Quindi passo per un millesimo di secondo per l'opposizione, che risolvo decidendo di volere anch'io quella cosa, mi rassegno al cambimento, magari con entusiasmo, e accetto il tutto.

Ok, ripeto, al lato pratico chissenefrega di questi particolarismi, ben venga il milione. Ma mi interessa stabilire se nel processo di accettazione di una novità/cambiamento si debba per forza passare per la rassegnazione, magari senza accenderla o se si possa invece percorrere altre strade (se ho centrato il problema in discussione).

dafne 10-02-2010 16.43.47

:U scusate, mi spiegate la differenza, allora, tra rassegnazione e rinuncia?

Se mi offrono un mlione ho un'iniziale euforia (icon_mrgr: ) ma se poi mi rendo conto che non li voglio da quella persona rinuncio a prenderli. :@@
E mi rassegno a non prenderli? Questo intendete?

griselda 10-02-2010 18.44.36

Io continuo a vedere il sergente che passa in rassegna, controlla i soldati nei minimi particolari posizione, divisa, capelli, portamento, nome etc
In pratica è un controllo nei minimi particolari di ciò di cui si deve prendere cura e di cui deve rispondere ai suoi superiori.
A me fa pensare alla ricapitolazione (sarà perchè ancora non sono capace ahahah)
I pratica controlli che tutto ciò che imparato e insegnato venga messo in pratica, nella ressegna, quando diventa rassegnarsi devi fare questa cosa su te stesso.
Da li poi può derivarne la accettazione se ti sei in modo completo rassegnato.

Ray 10-02-2010 18.56.14

Beh, fanno anche le rassegne di film, le rassegne d'arte eccetera...

Uno 10-02-2010 19.17.27

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 80499)
Io continuo a vedere il sergente che passa in rassegna, controlla i soldati nei minimi particolari posizione, divisa, capelli, portamento, nome etc

E poi pensa al sergente che è sia quello che guarda che quello che sta in fila.
Ha solo qualcosina in comune con la ricapitolazione, ma sono profondamente diverse soprattutto per quanto riguarda il moto, la rassegnazione parte dal profondo e va in superficie, la ricapitolazione al contrario.


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