Limitazioni e paure indotte dalla società
Entro a bomba nell'argomento perchè purtroppo non ho moltissimo tempo.
Stamattina venendo a lavorare ho visto. come altre volte, una giovane signora che aspettava l'autobus per andare da qualche parte (lavoro? boh..) Dato il tipo di strada che faccio, con molta probabilità va nella stessa direzione in cui vado io, forse non nella stessa identica via, ma forse le farebbe comodo e/o preferirebbe fare il grosso in auto e poi fare due passi a piedi, invece che aspettare al gelo in inverno e al caldo in estate, in un posto sperduto da Dio..... Il problema è che se mi fermassi a chiedere dove va e se vuole un passaggio, visto che io non la conosco potrei ottenere alcuni tipi di risultato: Mi prende per un maniaco, o quanto meno uno che ci vuole provare. Non è poi così buona e appena sale tira fuori una pistola e mi rapina, oppure dopo mi ricatta che se non le do dei soldi mi denuncia per chissà quale motivo... etc...... Sono esempi un pò esagerati e provocatori, come quello che feci tempo fa: " se vedo un bambino che cade e faccio per tirarlo su, rischio che qualcuno mi denunci per pedofilia... Provocatori, esagerati, ma mica poi così tanto, riguardo ai bambini vediamo che per un disegno sono capaci di toglierli ai genitori per 2 anni e poi un bambino pieno di ferite ed ematomi vari lo lasciano in mano alla "madre" (madre è una parola che va oltre al biologico) finchè questa non lo massacra. Insomma questa larga introduzione per dire che volenti o no, la società ci condiziona e ci impedisce di esternare piccoli gesti di bontà.... Quanto l'uomo è costruttore di società e quanto invece la società ha preso vita andando oltre la volontà dell'uomo? Quest'uomo capace di costruire questa società avrà mai avuto una reale volontà? Oppure solo pochi hanno una reale volontà e creando i presupposti per una società intendevano altro che poi dalla massa viene distorto? Sono domande retoriche per alimentare le riflessioni, inoltre così in alto come in basso, tutto si ripete a cerchi concentrici. |
E' vero, tante volte davanti alla buona intenzione di dare una mano al prossimo ci si frena perchè si pensa venga interpretata male o venga stravisata.
Viviamo in una società dove per forza tutti sono diventati diffidenti... Però vorrei fare una riflessione: la società siamo noi tutti, sarebbe bello potersi fidare delle buone intenzioni del prossimo, ma quando si resta fregati una volta poi ci si pensa sopra prima di tentare un gesto altruistico... Io penso che in questo modo la società prende una piega tutta sua, ma questo non dipende della buonafede o dalla malafede dei singoli, forse si dà per scontato che imbrogliare o truffare o assalire quando se ne presenta l'occasione sia una norma non scritta di questa società, quindi l'agire male di pochi individui viene identificato con la società, da qui il pensarci due volte prima di fare una buona azione, specie verso le persone sconosciute, con il ragionamento che non conosciuto equivale a potenziale pericolo. |
Citazione:
Come un tempo si diffidava dello straniero e dello sconosciuto cosi' e' oggi . Vero e' pero' che nell'antichita' l'ospite era '' festeggiato '' perche' inviato dagli dei . Ma oggi si e' perso tutto o quasi . Solo nei piccoli paesi del sud rimane ancora una maggiore solidarieta' ma solo perche' ci si conosce di piu' o meglio |
L'altro giorno, camminando verso casa dopo aver parcheggiato, ho visto un motorino per terra, forse caduto perchè urtato da una macchina, forse il vento, chissà. M'è venuto l'impulso di tirarlo su... ci voleva niente. Poi però ho pensato che se proprio in quel momento capita il propritario vagli a spiegare che non sono stato io a tirarlo per terra, e poi comunque avrei dovuto guardare se c'erano danni che magari se non lo trova per terra non se ne accorge e un sacco di altre quisquilie, come la vecchia che in finestra mi vede tirtarlo su e dice al suo vicino che mi ha visto e quindi sono stato io eccetera... fatto sta che l'ho lasciato li. E magari la proprietaria è una ragazzina di 14 anni che quando arriva non ce la fa da sola... insomma, un po' come la cosa del passaggio: un piccolo gesto di bontà evitato per paura delle conseguenze possibili.
E' pazzesco come temiamo le conseguenze della bontà e della gentilezza... a discapito di quelle della cattiveria e della disonestà. Come dice Uno sopra, molto probabilmente le paure sono esagerate... male che vada può capitare qualche seccatura, come la ragazza che crede che ci si prova o la persona che pensa che ho tirato giù io il motorino ma poi ci si spiega. E' piuttosto difficle, anche se comunque non impossibile, che le cose si mettano davvero male, quindi si tratterebbe più di seccature che di problemi. Però queste paure sono certamente indotte... i miei non mi hanno certo insegnato a fregarmene, anzi forse ricordo male ma la sensazione è che quando ero piccolo questi gesti erano più naturali e frequenti (mi viene da pensare che mio padre, anni addietro, avrebbe certamente tirato su il motorino). Credo che dovremmo avere il coraggio di essere un po' più buoni... |
Citazione:
Di fatti la società, di oggi soprattutto ma non escludendo anche quelle di qualche tempo fa, se da un lato propone limitazioni, pertanto offre un certa modalità di comportamento che è divenuta autonoma e che sicuramente è stata modificata oscurando il contenuto vero della definizione "società" ossia di comunanza civile, dall'altro in quegli spazi " ordina" come comportarsi. Direi, a ragione o a torto, che per la circostanza che, ormai, la società stessa " vive" di vita propria condiziona chi ne fa parte. L'ambiente e dunque, in questo caso, l'ambiente sociale inevitabilmente, istruisce i " suoi pezzi" indirizzando i suoi comportamenti. Se per questo è consolidato che per dare il passaggio alla signora mi beccherò qualsiasi tipo di pensiero o anche di azione, è consolidata anche la risposta. A quel punto non mi fermo e tiro dritto... Anche perché chi si mostra gentile, spesse volte, per quel modo consolidato appunto, è colui dal quale devo allontanarmi il più possibile per evitare che mi faccia del male. La gentilezza è vista come arma... |
Anche io credo che siano paure indotte dal mondo in cui viviamo, da tutte le cose che si sentono ai vari tg, dalla stessa societa'.. mi sono immaginata nei panni della donna che aspetta il bus in un posto poco trafficato, se si fermasse una persona gentile o il malvivente, li tratterei allo stesso modo: chiedendomi subito cosa vuole da me e pensandone male. Idem per il motorino di cui parlava Ray..
Un paio di giorni fa mi e' pero' successa una cosa che mi ha stupita, ero sull'autobus e per far passare una signora che voleva sedersi nel posto accanto al mio mi sono alzata, e ho perso per un attimo l'equilibrio.. una ragazza seduta dietro di me ha allungato una mano e mi ha presa per il polso , per aiutarmi a non cadere. Ecco il pensiero "che fa questa?" mi e' passato per la mente, poi mi sono stupita per la gentilezza e quando mi sono accorta, l'ho ringraziata, e lei a giudicare dalla sua espressione era stupita almeno quanto me nel sentirsi ringraziare.. un sorriso lei, uno io e penso che quel piccolo episodio abbia lasciato ad entrambe qualcosa di positivo, anche se inizialmente avrei tirato via istintivamente la mano... tutto sommato credo che se non siamo pronti per certi gesti, ne' per farli , ne' per accettarli (tipo il passaggio in macchina), penso che varrebbe la pena almeno nelle piccole cose lasciarsi un po' andare (tenere il portone del caseggiato aperto al vicino, aiutare la vecchina che abita al piano di sotto a portare un sacchetto etc).. quel coraggio di essere un po' piu' buoni che diceva Ray.. |
Occorre avere discernimento essere buoni come le colombe ed astuti come i serpenti.
In ogni caso pongo la domanda al contrario, perchè invece per fare qualcosa di cattivo, non ci pensiamo due volte, e non ci frega poi più di tanto se la società ci frena? |
Citazione:
Citazione:
|
Citazione:
La società così com'è diventata ci obbliga ad essere guardinghi e sospettosi e restii a concedere fiducia al prossimo , ma non si tratta di normale diffidenza ( l'invito alla prudenza c'è sempre stato ) , è una diffidenza quasi patologica che ci porta a vedere tutte le altre persone come nemici dai quali è doveroso difendersi pena guai e fastidi ( per nulla immaginari) e la cerchia degli esclusi da questo atteggiamento è sempre più ristretta , non va oltre il giro delle conoscenze (fidate) degli amici e dei parenti. |
Pensavo che se da una parte proiettiamo noi stessi sugli altri, ci sono come è già stato detto, il ricordo di fatti accaduti nel passato che ci (lavorano dentro anche occultamente) fanno pensare su due volte da prendere una certa iniziativa di spinta sincera ( e di fiducia) verso l'altro.
Però dall'altra parte se fossimo a posto con noi stessi, o credessimo fermamente nella provvidenza, non dovremmo proccuparcene, perchè tutto ciò che arriva è qualcosa che ci serve. Se credessimo veramente in un Padre buono e generoso che non da una pietra da mangiare al proprio figlio che ha fame, probabilmente riusciremmo a smettere di proiettare e ascolteremmo di più il nostro Cuore, e invece di pensare a cosa potrebbero farci di male, potremmo pensare a ciò che potrebbero donare a noi, tramite quell'incontro o meglio ancora smettere di preoccuparci e agire. Beh questa società è costruita sulla paura e quindi questo è risultato, attraverso la paura l'uomo è capace di tutto (riesce a fare la guerra per la pace) visto che è il suo più grande demone. Con la paura veniamo manovrati e ci allontaniamo dall'essere. La paura è divisione tra me e tu ed è il contrario dell'amore. Sig piango.gif |
Citazione:
|
Citazione:
Sicuramente c'è qualcuno ancora più su che crea e dirige, a volte forse gli sfugge di mano, l'andamento di questa società. Io penso che oltre una buona dose di condizionamento televiso (tipo il terrorismo psicologico che fanno negli USA) in molti casi, non in tutti, ci sia anche una sorta di nostra pogrizia mentale che ci porta a rinunciare al gesto per poi non dover interagire con qualcuno o incorrere in fastidiose spiegazioni. Forse ci allontana sempre di più questo senso che si istalla di "altro" da noi.. . |
Citazione:
Questo perchè effettivamente la capacità di costruire una società è minima, e semplicemente ne siamo noi influenzati, subendola passivamente. "Subendo" quindi il paesino alpino diventiamo tutti boyscout provetti, poi appena torniamo in città subiamo la metropoli e torniamo ad essere i soliti menefreghisti per il nostro quieto vivere... Oppurtunismo.... Ci si lascia portare dalla corrente perchè è più semplice che cercare di andarle contro, dimenticando così quali erano le nostre mete e lasciando che altri le scelgano per noi. Se ricordassimo con forza dove vogliamo andare (e ancora prima lo avessimo deciso liberamente) saremmo realmente costruttori di società e non semplici marionette nelle mani degli altri... Citazione:
|
Mi è capitato, per usare un esempio al contrario, un anno fà che il conducente del pulman che porta i bimbi a scuola regalasse a mio figlio più grande un cd con la musica che metteva sempre alla mattina.
Andavano molto daccordo e devo essere sincera che mi sono vergognata allora, e tuttora, per aver avuto un immediato senso di sospetto verso quel gesto. Non ho potuto fare a meno di chiedermi perchè mai un signore di quell'età dovesse fare un regalo a un bimbo che conosceva a malapena. La cosa peggiore è che ancora oggi a pensarci la cosa m'inquieta un pochino martello.: Credo che siano i molti fatti di cronaca, una proiezione del mio personale e una cronica diffidenza che mi gira ormai nel sangue assieme ai globuli bianchi icon_mrgr: ma sono rimasta sul chivalà per mesi. Oggi mi trovo nella stessa sorte di diffidenza indotta (possiamo dire così?) Se mi prendono per quel lavoro dovrò spostarmi con il bus lontano da casa, la mattina dovrei lasaciarli alla fermata dieci minuti da soli, ma li ci sono mamme che conosco e posso chiedere che gli diano un'occhiata..la sera invece tra la loro uscita dal doposcuola e il mio arrivo ci sarebbero circa 15-20 minuti di vuoto. Vorrei poter non spendere quella mezz'ora di babysitting ogni sera ma..ma non fido nè a farli tornare a casa con il bus nè a dir loro, eventualmente, di portarsi nel vicinissimo centro commerciale e aspettarmi dentro per 10 minuti. Se in un frangente come quello di averli li soli vedessi qualcuno avvicinarli prima sfodererei l'ascia e poi gli chiederei cosa voleva nonono.gif Ma non mi fido ad essere fiduciosa perchè in certe situazioni "dopo" è decisamente troppo tardi. ecco, credo di essere totalmente succube della società piango.gif |
Citazione:
Citazione:
Nell'esempio di Keal, anche se forse intendeva incentrare il discorso su un punto diverso, ovvero quanto il singolo subisce l'ambiente in cui via via si trova, vediamo come in un ambiente piccolo, con meno gente, dove è facile che ci si conosca tutti anche se relativamente, si respiri un'aria diversa, un po' meno tesa. Platone sosteneva che le cità avessero un limite massimo di grandezza - si riferiva alla quantità di abitanti più che all'estensione del territorio, anche se i due sono abbastanza colegati - e questo limite era più o meno il "tutti conoscono tutti". Diceva che fino a che la popolazione non cresce oltre questo limite era possibile parlare di città, traslato di società. Erano possibili rapporti veri tra gli abitanti, appartenenti ad uno stesso insieme (e quindi c'era anche appartenenza), anche se alcuni di questi rapporti erano superficiali. Oltre questo limite il caos. Se ci pensiamo un attimo, nell'odierno, la sospettosità di cui parliamo, la condizione di paura patologica presente nei recinti in cui siamo tenuti, è proporzionale alla popolazione. Forse non in maniera precisa... ci saranno centri con più abitanti in cui si sta un po' meglio di altri con meno abitanti, ma grossomodo è così... più piccolo è il paese, più tranquilla è l'aria che si respira. Tornando al discorso di Platone, se lo guardiamo dal punto di vista dei rapporti, vediamo che in una condizione dove tutti si conoscono è abbastanza robabile che ci sia almeno uno che si fidi di almeno un altro in modo che tutti rientrino in questa rete, magari indirettamente. Se conosco poco tizio, so però che caio lo conosce bene e io conosco bene caio e mi fido di lui... e via così. Nelle grandi città, paradossalmente, conosciamo ad un livello decente meno persone di quante ne conosceremmo in un piccolo centro. Le grandi città offrono dei vantaggi... ma quanto costano? Venendo al discorso di Kael, lo condivido fino ad un certo punto. Non tutti quelli che "facevano società" erano consapevoli di quel che andavano costruendo... molti comunque subivano quel che veniva manovrato (in senso neutro) dai ochi consapevoli, tuttavia piccoli centri sereni erano comunque possibili. Il meccanismo di aggregazione umano è appunto un meccanismo... ma fino ad un certo punto non nuoce necessariamente. Forse, in ogni caso, possiamo parlare di "società" solo fino a quando funziona, poi degenera in qualcos altro. Un possibile parametro, a mio avviso, per distinguere una società funzionante, è quello che determina maggiori vantaggi rispetto agli avantaggi per tutti coloro che ne fanno parte, facendo anche le debite proporzioni sui vantaggi che ognuno a seconda del suo "livellod'essere" può ottenere. Io mcredo che nelle società malate odierne molti membri ricevano più svantaggi che vantaggi, ma non lo sanno. E per un meccanismo di auto conservazione della società stessa vengono tenuti all'oscuro di questo fatto (grazie al sonno indotto o aiutato), non necessariamente in modo costruito. Se uno si accorge che ha più svantaggi che vantaggi se ne va... |
Citazione:
Questa tutela non avviene negli ambienti estesi, dove appunto vige una forma di "caos" nascosto... ci si fida di sempronio in base all'esperienza personale e spesso anche se tizio ci dice di diffidare con giusta causa, non ci fidiamo più di tizio così tanto come avverrebbe in un'ambiente più ristretto, pertanto se siamo fortunati ci va bene, altrimenti tizio ci dirà il classico "te l'avevo detto" ...icon_mrgr: Anche se sempronio si comporta in modo scorretto ha comunque una buona fetta di terreno dove poter gestire i suoi atti fraudolenti, se fosse nel paesello o si "redime" o viene emarginato... Nella condizione di Daf l'autista se fosse in un ambiente ristretto (il paesello) sarebbe amico di qualcuno che ne garantirebbe l'onestà, anche senza conoscerlo basterebbe il "sentito dire" per fidarsi, mentre nella situazione attuale, anche se conosciamo per vie traverse chi lo conosce, il cerchio si è così allargato da generare questa forma di caos mentale in cui non sai se fidarti o meno.. Una forma di conflitto tra il sentirsi un po' meschini per aver pensato male e gioire dell'essere previdenti... nonono.gif sonno.gif |
Seguendo il discorso di Kael Ray e Faltea
Io credo che non sia facile.
Al di là che nei piccoli centri se esiste un numero di persone vivibile si è più calmi e sereni perchè come per gli animali istintivamente, non sentiamo di poter essere privati di qualcosa, mangiare e lavoro per tutti, quindi meno paura di non sopravvivere e quindi pace. Questo però non toglie che la mela marcia ci può essere in un grande cesto pieno di mele anche se ci si conosce tutti, perchè nel proprio intimo non ci si conosce affatto, è solo l'esteriorità che appare. Faccio un esempio personale, da bambina abitavo in piccolo quartiere, allora eravamo pochi e più o meno tutti nelle stesse condizioni economiche e ci si conosceva più o meno tutti. Ci si fidava del vicino di casa e degli altri abitanti del quartiere. Una delle persone più conosciute a ben accette era un uomo con non pochi problemi, posso dirlo oggi, che sono adulta. Quando ero bambina io sentivo qualcosa di anomalo in lui e anche l'amica con cui condividevo una bella amicizia. Entrambe entrammo in contatto con questo tizio perchè faceva una professione per la quale egli aveva libero accesso alle famiglie e la sua disponibilità, era ben vista, proprio a causa dei tempi che correvano. Un giorno dissi a mia madre che quell'uomo non mi piaceva, e anche la mia amica a mia insaputa si rifiutò di frequentarlo di nuovo. Ne i miei genitori ne i suoi si fecero carico di queste sensazioni di bambini, eppure i bambini ha più occhi e orecchie degli adulti. Arrivò così il giorno che questa persona fece chiaramente gesti inequivocabili per i quali ci rifiutammo entrambe di andare con lui. Niente di grave per fortuna. Ma non venendo prese sul serio dai nostri genitori nessuno è altro è stato messo in guardia. Cosa voglio dire con questo? Il paese e il quartiere in qualche modo fanno si che si generi fiducia, ma questa non deve essere cieca e sorda. Le cose non devono per forza essere in un modo o nell'altro ma gli occhi e le orecchie vanno mantenuti aperti. Ne vivere nel terrore ma neppure pensare che il male non esista in una piccola comunità. Nè incoscienza ne allarmismo ma attenzione. Sopratutto nei riguardi dei bambini che poi altrimenti diverranno adulti che si guarderanno le spalle in continuazione, non ossessioando loro ma facendo attenzione noi e usando il più possibile il buon senso ma anche ascoltandoli. fiori.gif |
Citazione:
Alla fin fine credo che la protezione più grande che puoi dargli sia insegnargli a discernere, non allontanarli dalla realtà, in questa società viviamo, ma fargliela vivere di modo che sappiano muoversi. Ma insomma non è facile... |
La Società ideale di Platone è un sogno meraviglioso, qualcuno è anche riuscito a realizzarla ma per brevissimo tempo. L'uomo non è pronto. Come han detto sia Faltea che Gris, la fiducio del passa parole è insito di pettegolezzi.
Ho avuto modi di frequentare un paesino di poche anime, tutti si conoscono, eppure ci sono fazioni a sentir una son tutti bravi e a sentir gli altri son tutti cattivi. Ripeto che secondo me ad oggi l'uomo non è pronto ad una simile società, siamo noi infatti che eleggiamo i nostri governanti e siamo sempre noi che abbiamo puara del prossimo. Nella Repubblica Platonica invece il governo era fatto da Filosofi che per l'epoca voleva dire Iniziato. E' vero che nel paese o piccolo centro lasci la porta aperta, la borsetta aperta, le chiavi in giro e l'auto senza serrarla, ma è anche vero che nessuno fa nulla perchè tutti ti vedono e ti conoscono. Vogliamo parlare di quei piccoli centri in Sicilia? Quando mi vien voglia di un gesto "buono" la prima cosa è l'istinto di farlo, la seconda è la paura di essere accusata di chissà cosa, la terza è di fare la cosa di cui sarei accusata, l'ultima è fare la cosa buona. Buona intesa come la cosa che ritengo giusta. Ad esempio una signora con la borsa aperta a cui è facilissimo rubare il portafoglio.. dirgli di chiderla. Per quelle un pò più equivoche mi tiro indietro perchè ho paura delle conseguenze, delle scocciature. Ma bisogna distinguere però tra quelle che effettivamente possono essere inutili scocciature che possono essere evitate e quelle che si possono anche rischiare. Nel caso di Uno quella donna la vede tutti i gironi, nel caso lei sospetti potrebbe indicarlo come chissà chi e portargli un danno. |
Citazione:
La società è limitata da chi la dirige e la compone quindi, se dall'alto ciò che scende è basso dal basso è difficile mandare in alto, almeno così a naso senza ragionarci sopra. E' così utopistica una società di quel genere? Io la collocherei nell'Età dell'oro. L'esempio è importantissimo e sopratutto la giustizia data dalla saggezza. Oggi come oggi di queste tre cose non mi pare di scorgerle in quasi nessuno di quelli che manovarno questa società. Se qualcuno le possiede è solo roba sua che si è portato dietro da chissà dove e possiamo solo sperare che ci siano sempre più persone di questo calibro. nonso.gif |
Citazione:
Lo ha fatto col mito della caverna che andrebbe letto in quanto in ogni suo aspetto o parte ritroviamo condensati tanti discorsi qui nel forum affrontati in modo slegato . Alla fine e' l'uomo che forma la societa' in cui viviamo . |
Citazione:
Ora non basterà una sola testa ad influenzare un ambiente cristallizzato, ma una mentalità abbastanza forte può influenzarne un'altra e così via. A me ha colpito molto Uno quando ha detto, che abbiamo i governanti che ci meritiamo. Mi colpisce perchè penso sia vero, somigliano a ciò che è la nostra società, la società che viviamo per cui loro combieranno se noi cambieremo. Forse c'entra poco con il discorso ma si ricollega tanto a molti altri discorsi fatti in forum. Non ci fidiamo del prossimo, ma ci fidiamo di noi? Di chi ci possiamo fidare se non di qualcuno che conosciamo. E ci conosciamo? Siamo in filosofia e possiamo spaziare. |
Portiamo avanti il discorso, vorrei iniziare a prendere dei punti
Citazione:
Una volta l'ospite era festeggiato perchè portava notizie di altri paesi, magari di persone conosciute... anche senza posta poteva portare saluti ed altro. Un viaggiatore portava conoscenze ed usi e costumi diversi che potevano venire accettati e riutilizzati se ritenuti interessanti. Il viaggiatore si adattava ai luoghi che visitava, anzi curioso scopriva ed esplorava. Oggi per una serie di cose non si parla più di viaggiatori, si parla di spostamenti di intere popolazioni, che rimangono ancora ai loro usi e costumi perchè forti del numero e non imparano nulla di nuovo e non insegnano nulla di nuovo. Si mescolano le persone ma non le anime. Citazione:
Una persona che si è comprata una casa con sacrifici, che ha una famiglia etc... ammesso che di indole sia un criminale ci pensa comunque due volte prima di combinarne una, non è che può trasferirsi e scappare tanto facilmente. Inoltre se una persona ha un posto rispettabile in una società non vuole perderlo. Poi potremmo discutere che questi "rispettabili" cercano e trovano il modo di compiere nefandezze che però non intacchino il loro posto sociale, per esempio in politica, ma pure nel commercio con Srl e simili etc etc Citazione:
Il discorso verteva appunto sul fatto che la società, per come è strutturata, ci permette e/o aiuta almeno a tirare fuori (sarebbe meglio trasformare, ma mi accontenterei) il buono che c'è in noi... o addirittura l'ostacola? |
Citazione:
|
Citazione:
Una società guidata dall' egoismo dalla paura dal condizionamento...mica mi piacenonono.gif |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 10.33.59. |
Powered by vBulletin Copyright ©2000 - 2024, Jelsoft Enterprises Ltd.
Questo sito non è, nè può ritenersi assimilabile ad una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità, esclusivamente sulla base della disponibilità del materiale. Pertanto, non è un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina della l. n. 62 del 2001. Il materiale pubblicato è sotto la responsabilità dei rispettivi autori, tutti i diritti sono di Ermopoli.it che incoraggia la diffusione dei contenuti, purchè siano rispettati i seguenti principi: sia citata la fonte, non sia alterato il contenuto e non siano usati a scopo di lucro. P.iva 02268700271