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isaefrenk 17-12-2004 15.37.09

Medianità e incoscio collettivo
(oltre il silenzio)edizione mediterranee)

dicemmo una volta che il dubbio è qualcosa di molto importante perché, innanzi tutto, serve a chiarire le idee del dubbioso; ammesso poi che non sia una questione patologica, cioè che il dubbi serva a scrutare, a valutare se ciò che si stà criticando abbia fondamento o meno, e non sia cioè un atteggiamento psicologico che qualcuno tiene per non agire, perché il dubbio molte volte è questo: è la scusa di non fare, cioè si capisce che una determinata concezione, visione della vita è giusta, però non si vuol fare perché è scomoda, perché porta fatica, difficoltà, cambiamenti, e allora si cerca di eliminarla con il dubbio.
Io non parlo di questo dubbio faticoso di questo dubbio di comodo; ma il dubbio naturale e legittimo serve perché in fondo serve a raggiungere la chiarezza, ad esaminare la questione da vari punti di vista ed in fine serve anche poi, successivamente, quando per ventura si volesse comunicare ad altri la concezione di vita o il pensiero che ci è piaciuto; e se si trovassero delle obbiezioni, forse le stesse che noi abbiamo fatto a noi stessi, a noi medesimi, allora sapremmo rispondere a tono.
Possono farvi un tipo di obbiezioni cercando di minare la fonte di queste comunicazioni, cercano, se sanno che si tratta di comunicazioni medianiche, di dire che non esiste niente di certo che si tratti di entità disincarnate; e facendo questa affermazione voglio spiegare un’incertezza con un’altra incertezza perché. Vi dicono, si tratta di incoscio collettiva, come se l’incoscio collettivo fosse qualcosa scientificamente ed oggettivamente accertato, la cui esistenza fosse incotrovertibilmente provata; e non è vero, non è assolutamente vero.
E qua non me ne vogliano gli psicologi gli psicanalisti e via dicendo, perché con tutto il rispetto che possono avere e debbono avere gli studiosi che per primi hanno scoperto questo sfera meravigliosa e particolare della mente umana, si deve però riconoscere che ancora oggi la psicologia o la psicoanalisi in senso di veramente scientifico non ha granchè. Non è una scienza esatta e quindi il fatto che questi grandi pensatori abbiano affermato l’esistenza di un incoscio collettivo non è un fatto scientifico, è semplicemente un’opinione, un’ipotesi gabbata per tesi, gabbata per affermazione di cosa in qualche modo provata; mentre questo non è, tant’è vero che se noi prendiamo un medium genuino il quale abbia veramente delle manifestazioni spiritiche, si spiega questo fatto con l’incoscio collettivo proprio per demolire la verità della comunicazione; cioè l’incoscio è vero in quel caso se non è vero che il medium riceve comunicazioni da parte di entità. Mi comprendete?
Ma, guada caso, a favore dell’interpretazione spiritica se non altro esistono delle prove di identificazione, che vanno semmai a rendere più oggettiva l’ipotesi stessa, mentre non esiste nessuna che vada a confermare l’esistenza dell’incoscio collettivo, esistenza che si cerca di dimostrare dicendo che consono spiriti e, siccome non sono spiriti, allora c’è questo signor incoscio collettivo che spiega il fenomeno. Ma questo è ne più ne meno che un artifizio mentale, un artifizio vero e proprio per gabbare una cosa ritenuta incerta con un’altra ancora più incerta.

Uno 17-12-2004 19.36.18

Isa ti do atto di proporre bei argomenti anche se difficilemente riesco a finire una discussione con te :D comunque anche questo fa parte della vita....
Ok proviamo ad andare in topic
Sono d'accordo con te sulle scienze moderne ,se leggi quella piccola stupida storiella che ho scritto intitolato:" Tribunale dell'umanità..." (che trovi nella sezione "Letteratura frasi e poesie" prima o poi lo commenterò se interessa a qualcuno) ti accorgi che come primo livello di lettura questo dico (poi ci sono altri livelli e riferimenti a a quasi tutta la simbologia esoterica :wow: ).
La psicologia è poi una delle scienze moderne più giovani... però... però... non dimenticare che l'apparente nuova scoperta del subconscio collettivo è stata fatta da Jung che ha attinto a piene mani dalla filosofia Induista e Cinese (e non so se anche altro)...
Poi siccome non mi accontento di nessuna verità solo perchè detta da nessun nome importante, ma rifletto (che non significa pensare o solo pensare) per conto mio, affermo che l'inconscio collettivo seppur possibile di essere chiamato in altro modo è un fenomeno reale... basta osservare la storia e molte volte se ne vedono gli effetti... a livello più semplicistico puoi paragonarlo all'akasha (concetto anche questo non sempre ben compreso, simile a memoria collettiva ma non solo).. ma come tutte le cose non ha una definizione assoluta e ci si può scrivere libri interi.
Ciò non toglie il fatto che io non giudico stupidaggini le comunicazioni medianiche o canalizzazioni.... possono essere una ottima fonte di informazioni, ma non sono l'unica.... e non quella a me più congegnale perchè tende a spostare l'assistenzialismo della classe sacerdotale verso la classe spiritica... quando cresciamo noi invece?
Dovremmo discutere su chi o cosa è la vera fonte (o meglio le vere fonti) dei messaggi... ma non è inerente alla sezione (psicologia) anche se nessuno ci iimpedisce di farlo lo stesso...
:C:

isaefrenk 17-12-2004 20.24.15

Citazione:

Originalmente inviato da Uno
Isa ti do atto di proporre bei argomenti anche se difficilemente riesco a finire una discussione con te :D comunque anche questo fa parte della vita....
Ok proviamo ad andare in topic
Sono d'accordo con te sulle scienze moderne ,se leggi quella piccola stupida storiella che ho scritto intitolato:" Tribunale dell'umanità..." (che trovi nella sezione "Letteratura frasi e poesie" prima o poi lo commenterò se interessa a qualcuno) ti accorgi che come primo livello di lettura questo dico (poi ci sono altri livelli e riferimenti a a quasi tutta la simbologia esoterica :wow: ).
La psicologia è poi una delle scienze moderne più giovani... però... però... non dimenticare che l'apparente nuova scoperta del subconscio collettivo è stata fatta da Jung che ha attinto a piene mani dalla filosofia Induista e Cinese (e non so se anche altro)...
Poi siccome non mi accontento di nessuna verità solo perchè detta da nessun nome importante, ma rifletto (che non significa pensare o solo pensare) per conto mio, affermo che l'inconscio collettivo seppur possibile di essere chiamato in altro modo è un fenomeno reale... basta osservare la storia e molte volte se ne vedono gli effetti... a livello più semplicistico puoi paragonarlo all'akasha (concetto anche questo non sempre ben compreso, simile a memoria collettiva ma non solo).. ma come tutte le cose non ha una definizione assoluta e ci si può scrivere libri interi.
Ciò non toglie il fatto che io non giudico stupidaggini le comunicazioni medianiche o canalizzazioni.... possono essere una ottima fonte di informazioni, ma non sono l'unica.... e non quella a me più congegnale perchè tende a spostare l'assistenzialismo della classe sacerdotale verso la classe spiritica... quando cresciamo noi invece?
Dovremmo discutere su chi o cosa è la vera fonte (o meglio le vere fonti) dei messaggi... ma non è inerente alla sezione (psicologia) anche se nessuno ci iimpedisce di farlo lo stesso...
:C:

tra memoria storica e collettiva vi è una diferenza , se pur non paragonabili, per via che l'incoscio collettivo non ha una spiegazione logica e scientifica.
se fosse spigato scientificamente ,cosa impossibile a nostro avviso, ci sorebbero cose che appartengono alla medianità , non stiegabili da questo signor incoscio collettivo.
quando la scienza o i psicologi non sanno dare una risposta al fenomeno medianico, si rifugiano in quella frase.
se la psicologia è riconosciuta dalla scienza, quali prove da la psicologia alla stessa scienza?
stesse prove che la medianità può dare, e cioè che quello che la psicologia può dimostrare soggettivamente non può essere oggettivo e quindi applicabile a tutti.
le prove sono quelle di comportamenti di esseri umani e anche quella della medianità fa uguale, con la sola differenza che chi ha prloblemi psichici si rivolge ad un psicologo, sempre con riserve, mentre la medianità non ha strutture per accogliere e studiare o aiutare chi ha disturbi che provengono dalla medianità, o sensibilità.
come il psicologo ascolta il paziente che spiega i suoi disturbi con la parola , noi facciamo altrettanto, e cioè la parola o il significato delle parole ti possono dare il risultato di chi ai di fronte, quindi il fatto di non valutare il contenuto delle comunicazioni per fare la stessa cosa e vedere se quel punto si vista sia o non sia umano o che provenga da un punto più ampio del nostro, questo fa sì che l'osservatore che scarta questo e quindi non ha tutto il quadro completo per valutare il fenomeno, si ponga in una situazione che diventa lampante e cioè che aveva a priori dei pregiudizi.
il metro di valutazione dell'osservatore deve essere imparziale e tener conto di tutto e alla fine tirare le somme.
ok ciao :C:

Uno 17-12-2004 21.00.30

Questa risposta me l'hai data in scrittura automatica?
Onestamente faccio una fatica per capire il senso.... non sto prendendo in giro... dico sul serio... traduci almeno un pò... ok provo a risponderti.... (se capisco bene)

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
tra memoria storica e collettiva vi è una diferenza , se pur non paragonabili, per via che l'incoscio collettivo non ha una spiegazione logica e scientifica.

Questa frase non l'ho proprio capita
Se per memoria storica intendi quella dei libri (che poi è quella che comunemente si conosce), sicuramente è diversa da quella reale e sbagliata (almeno in parte, non completamente)... io parlavo di akasha.... quella nell'etere.... quella è reale e non si scappa....

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
se fosse spigato scientificamente ,cosa impossibile a nostro avviso, ci sorebbero cose che appartengono alla medianità , non stiegabili da questo signor incoscio collettivo.
quando la scienza o i psicologi non sanno dare una risposta al fenomeno medianico, si rifugiano in quella frase.
se la psicologia è riconosciuta dalla scienza, quali prove da la psicologia alla stessa scienza?
stesse prove che la medianità può dare, e cioè che quello che la psicologia può dimostrare soggettivamente non può essere oggettivo e quindi applicabile a tutti.

Ti ripeto sono il primo a mettere in rilievo che il cosidetto metodo scientifico non esiste.... niente è possibile ripetere un numero indefinito di volte con la sicurezza del risultato.... ma non vale solo per la psicologia, però anche per la medianità è la stessa cosa.....
A me non interessa spiegarlo scientificamente, ma so che l'incoscio collettivo esiste (lo Comprendo ).... come so che esiste anche la canalizzazione, il "problema" sarebbe capire da dove viene, io ne vedo 2 o 3 fonti....(escludendo il defunto comune) comunque non importa... se il messaggio è buono... va bene...
.. non la scarto a priori ma non ne faccio la fonte unica e principale... ho letto qualcosina... cosa credi?... ho avuto anche delle belle dritte... poi non mi interessa da dove viene.... è il messaggio che conta.... però ti vorrei porre un quesito... tu prendi spunti di riflessione anche da fonti diverse?

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
le prove sono quelle di comportamenti di esseri umani e anche quella della medianità fa uguale, con la sola differenza che chi ha prloblemi psichici si rivolge ad un psicologo, sempre con riserve, mentre la medianità non ha strutture per accogliere e studiare o aiutare chi ha disturbi che provengono dalla medianità, o sensibilità.

Non ci sono disturbi che vengono solo dalla medianità, può essere un punto di vista come quello medico, l'unico vero terapeuta è l'individuo che vuole guarire, aiutato da qualcuno che sapesse veramente vedere l'essere nel suo insieme (purtroppo credo siano rarissimi)


:C:

isaefrenk 17-12-2004 21.19.30

Citazione:

Originalmente inviato da Uno
Questa risposta me l'hai data in scrittura automatica?
Onestamente faccio una fatica per capire il senso.... non sto prendendo in giro... dico sul serio... traduci almeno un pò... ok provo a risponderti.... (se capisco bene)

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
tra memoria storica e collettiva vi è una diferenza , se pur non paragonabili, per via che l'incoscio collettivo non ha una spiegazione logica e scientifica.

Questa frase non l'ho proprio capita
Se per memoria storica intendi quella dei libri (che poi è quella che comunemente si conosce), sicuramente è diversa da quella reale e sbagliata (almeno in parte, non completamente)... io parlavo di akasha.... quella nell'etere.... quella è reale e non si scappa....

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
se fosse spigato scientificamente ,cosa impossibile a nostro avviso, ci sorebbero cose che appartengono alla medianità , non stiegabili da questo signor incoscio collettivo.
quando la scienza o i psicologi non sanno dare una risposta al fenomeno medianico, si rifugiano in quella frase.
se la psicologia è riconosciuta dalla scienza, quali prove da la psicologia alla stessa scienza?
stesse prove che la medianità può dare, e cioè che quello che la psicologia può dimostrare soggettivamente non può essere oggettivo e quindi applicabile a tutti.

Ti ripeto sono il primo a mettere in rilievo che il cosidetto metodo scientifico non esiste.... niente è possibile ripetere un numero indefinito di volte con la sicurezza del risultato.... ma non vale solo per la psicologia, però anche per la medianità è la stessa cosa.....
A me non interessa spiegarlo scientificamente, ma so che l'incoscio collettivo esiste (lo Comprendo ).... come so che esiste anche la canalizzazione, il "problema" sarebbe capire da dove viene, io ne vedo 2 o 3 fonti....(escludendo il defunto comune) comunque non importa... se il messaggio è buono... va bene...
.. non la scarto a priori ma non ne faccio la fonte unica e principale... ho letto qualcosina... cosa credi?... ho avuto anche delle belle dritte... poi non mi interessa da dove viene.... è il messaggio che conta.... però ti vorrei porre un quesito... tu prendi spunti di riflessione anche da fonti diverse?

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
le prove sono quelle di comportamenti di esseri umani e anche quella della medianità fa uguale, con la sola differenza che chi ha prloblemi psichici si rivolge ad un psicologo, sempre con riserve, mentre la medianità non ha strutture per accogliere e studiare o aiutare chi ha disturbi che provengono dalla medianità, o sensibilità.

Non ci sono disturbi che vengono solo dalla medianità, può essere un punto di vista come quello medico, l'unico vero terapeuta è l'individuo che vuole guarire, aiutato da qualcuno che sapesse veramente vedere l'essere nel suo insieme (purtroppo credo siano rarissimi)


:C:

la memoria collettiva intendevo quella che intendi tu . quindi la domanda ora come si forma?
col pensiero di tutti?
questo giro di pensieri non può essere fine a se stesso, se l'incoscio collettivo deriva dall'uomo , quello che deriva dall'incoscio collettivo non può tornare all'uomo, qui sembra che è l'uomo l'artefice , ma vi sono altre spiegazioni che prendono più consistenza nell'ammettere che altri imput provndono da altri piano di esistenza che vanno fuori dall'etere, altrimenti pare un circuito chiuso e và anche contro i principi della scenza stessa, la vera mente scientifica, non chi dall'incoscio collettivo vuole trovare tutte le spiegazioni.

se vale per la psicologia come per la medianità, il fatto che non si può avere certe matematiche certezze, perchè la psicologia essendo più moderna dellla medianità ha più credito?
in questa risposta vi è il risultato del quisito no?


quali sono per te i conali di comunicazione dell'entità?

le nostre riflessioni prendono o attingono da tutto ciò che la vita ci pone innanzi.

vedere l'ssere nel suo sentire è possibile ,raro ma possibile.

ciao :C:

Uno 17-12-2004 21.51.54

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
la memoria collettiva intendevo quella che intendi tu . quindi la domanda ora come si forma?
col pensiero di tutti?
questo giro di pensieri non può essere fine a se stesso, se l'incoscio collettivo deriva dall'uomo , quello che deriva dall'incoscio collettivo non può tornare all'uomo, qui sembra che è l'uomo l'artefice , ma vi sono altre spiegazioni che prendono più consistenza nell'ammettere che altri imput provndono da altri piano di esistenza che vanno fuori dall'etere, altrimenti pare un circuito chiuso e và anche contro i principi della scenza stessa, la vera mente scientifica, non chi dall'incoscio collettivo vuole trovare tutte le spiegazioni.

La memoria collettiva non si forma solo con il pensiero di tutti... il pensiero è solo una parte.... qualsiasi sentimento, percezione, stato d'animo... ma non solo nostro anche animale, vegetale e perfino minerale (anche se quest'ultima affermazione sembrerà strana)
Per esempio quando uno sciamano si trasforma in animale da li attinge...
potremmo definierlo lo spirito della terra... certi lo chiamano Gaia....
E' chiuso ma connesso al resto dell'universo allo stesso modo in cui noi siamo chiusi ma connessi al resto
Per cui è possibile anche una connessione con l'"esterno" ma il medium dovrebbe essere capace di vivere sui due piani... in quel caso sarebbe un Essere superiore perchè dovrebbe poter vivere anche nel piano superiore...
Ma chi è già nel piano superiore stabile seppur possa tornare, lo farebbe solo in casi eccezionali, non per venire a dettare cose che sono già presenti...
Se invece prendiamo il caso di un essere Superiore che ancora vive in questo piano perchè magari deve ancora finire delle cose... pur potendo comunicare con il piano superiore già conosce cosa c'è sopra... e non ha bisogno di farlo...

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
se vale per la psicologia come per la medianità, il fatto che non si può avere certe matematiche certezze, perchè la psicologia essendo più moderna dellla medianità ha più credito?
in questa risposta vi è il risultato del quisito no?

Questa è la solita storia chi ha più potere politico va avanti

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
quali sono per te i conali di comunicazione dell'entità?

Come ti ho detto sopra credo che la maggior parte siano comunque un accesso ad informazioni che sono in questo piano, ciò non toglie l'importanza qualora siano informazioni utili, io credo che sia possibile percorrere altre strade, ma ognuno ha la sua e nessuna è migliore
:C:

isaefrenk 17-12-2004 21.59.47

Citazione:

Originalmente inviato da Uno
Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
la memoria collettiva intendevo quella che intendi tu . quindi la domanda ora come si forma?
col pensiero di tutti?
questo giro di pensieri non può essere fine a se stesso, se l'incoscio collettivo deriva dall'uomo , quello che deriva dall'incoscio collettivo non può tornare all'uomo, qui sembra che è l'uomo l'artefice , ma vi sono altre spiegazioni che prendono più consistenza nell'ammettere che altri imput provndono da altri piano di esistenza che vanno fuori dall'etere, altrimenti pare un circuito chiuso e và anche contro i principi della scenza stessa, la vera mente scientifica, non chi dall'incoscio collettivo vuole trovare tutte le spiegazioni.

La memoria collettiva non si forma solo con il pensiero di tutti... il pensiero è solo una parte.... qualsiasi sentimento, percezione, stato d'animo... ma non solo nostro anche animale, vegetale e perfino minerale (anche se quest'ultima affermazione sembrerà strana)
Per esempio quando uno sciamano si trasforma in animale da li attinge...
potremmo definierlo lo spirito della terra... certi lo chiamano Gaia....
E' chiuso ma connesso al resto dell'universo allo stesso modo in cui noi siamo chiusi ma connessi al resto
Per cui è possibile anche una connessione con l'"esterno" ma il medium dovrebbe essere capace di vivere sui due piani... in quel caso sarebbe un Essere superiore perchè dovrebbe poter vivere anche nel piano superiore...
Ma chi è già nel piano superiore stabile seppur possa tornare, lo farebbe solo in casi eccezionali, non per venire a dettare cose che sono già presenti...
Se invece prendiamo il caso di un essere Superiore che ancora vive in questo piano perchè magari deve ancora finire delle cose... pur potendo comunicare con il piano superiore già conosce cosa c'è sopra... e non ha bisogno di farlo...

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
se vale per la psicologia come per la medianità, il fatto che non si può avere certe matematiche certezze, perchè la psicologia essendo più moderna dellla medianità ha più credito?
in questa risposta vi è il risultato del quisito no?

Questa è la solita storia chi ha più potere politico va avanti

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
quali sono per te i conali di comunicazione dell'entità?

Come ti ho detto sopra credo che la maggior parte siano comunque un accesso ad informazioni che sono in questo piano, ciò non toglie l'importanza qualora siano informazioni utili, io credo che sia possibile percorrere altre strade, ma ognuno ha la sua e nessuna è migliore
:C:

se tu credi ad un'essere umano che si trasforma in animale.......... strabuzza:

Uno 17-12-2004 22.51.16

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
se tu credi ad un'essere umano che si trasforma in animale.......... strabuzza:

Vedi l'apertura mentale dov'è....
pretendi che tutti credano a te ma sei pronta a puntare il dito....

Il fatto che tu non lo abbia visto non significa che non sia possibile... ci sonodiversi gradi e capacità c'è chi ne prende solo l'essenza e chi va oltre....

Se poi ti andava di prendere l'unico punto di appiglio (come a te sembra) per avere l'ultima parola accomodati, prometto che non replico più
:C:

Hariagne 07-01-2005 01.12.36

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
Medianità e incoscio collettivo
(oltre il silenzio)edizione mediterranee)

dicemmo una volta che il dubbio è qualcosa di molto importante perché, innanzi tutto, serve a chiarire le idee del dubbioso; ammesso poi che non sia una questione patologica, cioè che il dubbi serva a scrutare, a valutare se ciò che si stà criticando abbia fondamento o meno, e non sia cioè un atteggiamento psicologico che qualcuno tiene per non agire, perché il dubbio molte volte è questo: è la scusa di non fare, cioè si capisce che una determinata concezione, visione della vita è giusta, però non si vuol fare perché è scomoda, perché porta fatica, difficoltà, cambiamenti, e allora si cerca di eliminarla con il dubbio.
Io non parlo di questo dubbio faticoso di questo dubbio di comodo; ma il dubbio naturale e legittimo serve perché in fondo serve a raggiungere la chiarezza, ad esaminare la questione da vari punti di vista ed in fine serve anche poi, successivamente, quando per ventura si volesse comunicare ad altri la concezione di vita o il pensiero che ci è piaciuto; e se si trovassero delle obbiezioni, forse le stesse che noi abbiamo fatto a noi stessi, a noi medesimi, allora sapremmo rispondere a tono.
Possono farvi un tipo di obbiezioni cercando di minare la fonte di queste comunicazioni, cercano, se sanno che si tratta di comunicazioni medianiche, di dire che non esiste niente di certo che si tratti di entità disincarnate; e facendo questa affermazione voglio spiegare un’incertezza con un’altra incertezza perché. Vi dicono, si tratta di incoscio collettiva, come se l’incoscio collettivo fosse qualcosa scientificamente ed oggettivamente accertato, la cui esistenza fosse incotrovertibilmente provata; e non è vero, non è assolutamente vero.
E qua non me ne vogliano gli psicologi gli psicanalisti e via dicendo, perché con tutto il rispetto che possono avere e debbono avere gli studiosi che per primi hanno scoperto questo sfera meravigliosa e particolare della mente umana, si deve però riconoscere che ancora oggi la psicologia o la psicoanalisi in senso di veramente scientifico non ha granchè. Non è una scienza esatta e quindi il fatto che questi grandi pensatori abbiano affermato l’esistenza di un incoscio collettivo non è un fatto scientifico, è semplicemente un’opinione, un’ipotesi gabbata per tesi, gabbata per affermazione di cosa in qualche modo provata; mentre questo non è, tant’è vero che se noi prendiamo un medium genuino il quale abbia veramente delle manifestazioni spiritiche, si spiega questo fatto con l’incoscio collettivo proprio per demolire la verità della comunicazione; cioè l’incoscio è vero in quel caso se non è vero che il medium riceve comunicazioni da parte di entità. Mi comprendete?
Ma, guada caso, a favore dell’interpretazione spiritica se non altro esistono delle prove di identificazione, che vanno semmai a rendere più oggettiva l’ipotesi stessa, mentre non esiste nessuna che vada a confermare l’esistenza dell’incoscio collettivo, esistenza che si cerca di dimostrare dicendo che consono spiriti e, siccome non sono spiriti, allora c’è questo signor incoscio collettivo che spiega il fenomeno. Ma questo è ne più ne meno che un artifizio mentale, un artifizio vero e proprio per gabbare una cosa ritenuta incerta con un’altra ancora più incerta.

Ma secondo voi potevo passare di qui e non dire niente su questo? soio.gif

Emmmmm.... il grande studioso che per primo ha parlato di inconscio collettivo è Carl Gustav Jung. Medico e psichiatra, grande conoscitore del metodo scientifico. Jung dichiara nei suoi scritti che non è giunto alla teoria dell'inconscio collettivo per speculazione filosofica ma in modo empirico. Mi interesserebbe quindi se tu, oltre ad asserire che non c'è fondamento scientifico per questa teoria, riportassi e confutassi in modo organico le spiegazioni che Jung da della stessa.

ciao :strega:

isaefrenk 07-01-2005 17.00.47

Citazione:

Originalmente inviato da Hariagne
Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
Medianità e incoscio collettivo
(oltre il silenzio)edizione mediterranee)

dicemmo una volta che il dubbio è qualcosa di molto importante perché, innanzi tutto, serve a chiarire le idee del dubbioso; ammesso poi che non sia una questione patologica, cioè che il dubbi serva a scrutare, a valutare se ciò che si stà criticando abbia fondamento o meno, e non sia cioè un atteggiamento psicologico che qualcuno tiene per non agire, perché il dubbio molte volte è questo: è la scusa di non fare, cioè si capisce che una determinata concezione, visione della vita è giusta, però non si vuol fare perché è scomoda, perché porta fatica, difficoltà, cambiamenti, e allora si cerca di eliminarla con il dubbio.
Io non parlo di questo dubbio faticoso di questo dubbio di comodo; ma il dubbio naturale e legittimo serve perché in fondo serve a raggiungere la chiarezza, ad esaminare la questione da vari punti di vista ed in fine serve anche poi, successivamente, quando per ventura si volesse comunicare ad altri la concezione di vita o il pensiero che ci è piaciuto; e se si trovassero delle obbiezioni, forse le stesse che noi abbiamo fatto a noi stessi, a noi medesimi, allora sapremmo rispondere a tono.
Possono farvi un tipo di obbiezioni cercando di minare la fonte di queste comunicazioni, cercano, se sanno che si tratta di comunicazioni medianiche, di dire che non esiste niente di certo che si tratti di entità disincarnate; e facendo questa affermazione voglio spiegare un’incertezza con un’altra incertezza perché. Vi dicono, si tratta di incoscio collettiva, come se l’incoscio collettivo fosse qualcosa scientificamente ed oggettivamente accertato, la cui esistenza fosse incotrovertibilmente provata; e non è vero, non è assolutamente vero.
E qua non me ne vogliano gli psicologi gli psicanalisti e via dicendo, perché con tutto il rispetto che possono avere e debbono avere gli studiosi che per primi hanno scoperto questo sfera meravigliosa e particolare della mente umana, si deve però riconoscere che ancora oggi la psicologia o la psicoanalisi in senso di veramente scientifico non ha granchè. Non è una scienza esatta e quindi il fatto che questi grandi pensatori abbiano affermato l’esistenza di un incoscio collettivo non è un fatto scientifico, è semplicemente un’opinione, un’ipotesi gabbata per tesi, gabbata per affermazione di cosa in qualche modo provata; mentre questo non è, tant’è vero che se noi prendiamo un medium genuino il quale abbia veramente delle manifestazioni spiritiche, si spiega questo fatto con l’incoscio collettivo proprio per demolire la verità della comunicazione; cioè l’incoscio è vero in quel caso se non è vero che il medium riceve comunicazioni da parte di entità. Mi comprendete?
Ma, guada caso, a favore dell’interpretazione spiritica se non altro esistono delle prove di identificazione, che vanno semmai a rendere più oggettiva l’ipotesi stessa, mentre non esiste nessuna che vada a confermare l’esistenza dell’incoscio collettivo, esistenza che si cerca di dimostrare dicendo che consono spiriti e, siccome non sono spiriti, allora c’è questo signor incoscio collettivo che spiega il fenomeno. Ma questo è ne più ne meno che un artifizio mentale, un artifizio vero e proprio per gabbare una cosa ritenuta incerta con un’altra ancora più incerta.

Ma secondo voi potevo passare di qui e non dire niente su questo? soio.gif

Emmmmm.... il grande studioso che per primo ha parlato di inconscio collettivo è Carl Gustav Jung. Medico e psichiatra, grande conoscitore del metodo scientifico. Jung dichiara nei suoi scritti che non è giunto alla teoria dell'inconscio collettivo per speculazione filosofica ma in modo empirico. Mi interesserebbe quindi se tu, oltre ad asserire che non c'è fondamento scientifico per questa teoria, riportassi e confutassi in modo organico le spiegazioni che Jung da della stessa.

ciao :strega:

Perchè , visto che stai contestando, non riporti il modo "empirico"(che vor di?) ciò che dice jung , così se ne può discutere, ciò che abbiamo scritto, mette la medianità più probabile dell'inconscio collettivo, e se rileggi lo dimostra, a te dimostrare il contrario.

ciao

Uno 07-01-2005 17.47.31

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
e se rileggi lo dimostra

booh.gif lo dimostra?

Hariagne 07-01-2005 17.57.01

Perchè non sono io a contestare, ma tu scrivendo " quindi il fatto che questi grandi pensatori abbiano affermato l’esistenza di un incoscio collettivo non è un fatto scientifico, è semplicemente un’opinione, un’ipotesi gabbata per tesi, gabbata per affermazione di cosa in qualche modo provata; mentre questo non è"
Allo stesso modo potrei dire che la teoria della relatività è uni'potesi gabbata per teoria, non credi? Ma poichè la teoria della relatività è riconosciuta dalla scinza ufficiale non posso, devo essere io a dimostrare che non regge.

Comunque ti vengo incontro come posso. Adesso non ho qui i testi e non ho il tempo per una ricerca approfondita. Ti copio un paragrafo di una tesina che ho fatto l'anno scorso dove, parlando di archetipi, ho citato qualche passo di Jung sull'inconscio collettivo. Per ora ho questo a portata di mano. Quando posso ti copio qualcosa in più, ma il tempo di digitare tutto il saggio non lo avrò mai.

Empirico significa desunto dall'esperienza, dalla sperimentazione. Ricavato cioè, applicandoil metodo scientifico.



“Probabilmente nessuno dei miei concetti empirici ha incontrato tanta incomprensione come l'idea di inconscio collettivo. …
L'inconscio collettivo è una parte della psiche che si può distinguere in negativo dall'inconscio personale per il fatto che non deve, come questo, la sua esistenza all'esperienza personale e perciò non è un'acquisizione personale. Mentre l'inconscio personale è formato essenzialmente da contenuti che sono stati un tempo consci, ma sono poi scomparsi dalla coscienza perché dimenticati o rimossi, i contenuti dell'inconscio collettivo non sono mai stati nella coscienza e perciò non sono mai stati acquisiti individualmente, ma devono la loro esistenza esclusivamente all'eredità. L'inconscio personale consiste soprattutto di complessi, il contenuto dell'inconscio collettivo, invece, è formato essenzialmente da archetipi.
Il concetto di archetipo, che è un indispensabile correlato dell'idea di inconscio collettivo, indica l'esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e dovunque.” (Carl Gustav Jung, Il concetto di Inconscio collettivo)




Secondo Jung se i contenuti dell’inconscio personale sono i “complessi di tonalità affettiva” che costituiscono l’intimità personale della vita psichica, i contenuti dell’inconscio collettivo sono invece i cosiddetti archetipi. “Contenuti arcaici, o meglio ancora primigeni, cioè immagini universali presenti fin dai tempi remoti.” (C.G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo)
Secondo Jung l’archetipo può rimanere contenuto inconscio, ma molto spesso lo si incontra affiorato alla coscienza ed elaborato dalla cultura, sotto forma di insegnamento esoterico (tipica forma di trasmissione di contenuti collettivi) o rappresentato nel Mito e nella Fiaba.
“Invece la loro rappresentazione diretta, quale ci si presenta nei sogni e nelle visioni, è molto più individuale, incomprensibile o ingenua di quanto non sia, per esempio, nel mito. L’archetipo rappresenta in sostanza un contenuto inconscio che viene modificato attraverso la presa di coscienza e per il fatto di essere percepito, e ciò a seconda della consapevolezza individuale nella quale si manifesta” (C.G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo)
A sostegno del concetto di inconscio collettivo, Jung si collega alla teoria degli istinti: “Né la concezione freudiana né quella adleriana negherebbero l'esistenza di istinti a priori comuni sia all'uomo sia agli animali, né la loro significativa influenza sulla psicologia personale. Gli istinti tuttavia sono fattori impersonali, diffusi universalmente, ereditari, di natura dinamica o motivante, che molto spesso non riescono a raggiungere per nulla la coscienza, così che la psicoterapia moderna si trova dinnanzi al compito di aiutare il paziente a divenirne cosciente. Gli istinti, inoltre, per natura non sono vaghi e indefiniti, ma sono forze motrici specificamente formate, che, molto prima che esista un qualsiasi grado di coscienza, e nonostante il grado di coscienza raggiunto in seguito, perseguono i loro scopi intrinseci. Essi assumono, di conseguenza, analogie così strette con gli archetipi, che vi sono in realtà buone ragioni per supporre che gli archetipi siano le immagini inconsce degli istinti stessi, in altre parole, che essi siano "modelli di comportamento istintuale"”. (C.G. Jung, Il concetto di Inconscio collettivo)


ciao :strega:

isaefrenk 07-01-2005 18.23.29

Citazione:

Originalmente inviato da Hariagne
Perchè non sono io a contestare, ma tu scrivendo " quindi il fatto che questi grandi pensatori abbiano affermato l’esistenza di un incoscio collettivo non è un fatto scientifico, è semplicemente un’opinione, un’ipotesi gabbata per tesi, gabbata per affermazione di cosa in qualche modo provata; mentre questo non è"
Allo stesso modo potrei dire che la teoria della relatività è uni'potesi gabbata per teoria, non credi? Ma poichè la teoria della relatività è riconosciuta dalla scinza ufficiale non posso, devo essere io a dimostrare che non regge.

Comunque ti vengo incontro come posso. Adesso non ho qui i testi e non ho il tempo per una ricerca approfondita. Ti copio un paragrafo di una tesina che ho fatto l'anno scorso dove, parlando di archetipi, ho citato qualche passo di Jung sull'inconscio collettivo. Per ora ho questo a portata di mano. Quando posso ti copio qualcosa in più, ma il tempo di digitare tutto il saggio non lo avrò mai.

Empirico significa desunto dall'esperienza, dalla sperimentazione. Ricavato cioè, applicandoil metodo scientifico.



“Probabilmente nessuno dei miei concetti empirici ha incontrato tanta incomprensione come l'idea di inconscio collettivo. …
L'inconscio collettivo è una parte della psiche che si può distinguere in negativo dall'inconscio personale per il fatto che non deve, come questo, la sua esistenza all'esperienza personale e perciò non è un'acquisizione personale. Mentre l'inconscio personale è formato essenzialmente da contenuti che sono stati un tempo consci, ma sono poi scomparsi dalla coscienza perché dimenticati o rimossi, i contenuti dell'inconscio collettivo non sono mai stati nella coscienza e perciò non sono mai stati acquisiti individualmente, ma devono la loro esistenza esclusivamente all'eredità. L'inconscio personale consiste soprattutto di complessi, il contenuto dell'inconscio collettivo, invece, è formato essenzialmente da archetipi.
Il concetto di archetipo, che è un indispensabile correlato dell'idea di inconscio collettivo, indica l'esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e dovunque.” (Carl Gustav Jung, Il concetto di Inconscio collettivo)




Secondo Jung se i contenuti dell’inconscio personale sono i “complessi di tonalità affettiva” che costituiscono l’intimità personale della vita psichica, i contenuti dell’inconscio collettivo sono invece i cosiddetti archetipi. “Contenuti arcaici, o meglio ancora primigeni, cioè immagini universali presenti fin dai tempi remoti.” (C.G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo)
Secondo Jung l’archetipo può rimanere contenuto inconscio, ma molto spesso lo si incontra affiorato alla coscienza ed elaborato dalla cultura, sotto forma di insegnamento esoterico (tipica forma di trasmissione di contenuti collettivi) o rappresentato nel Mito e nella Fiaba.
“Invece la loro rappresentazione diretta, quale ci si presenta nei sogni e nelle visioni, è molto più individuale, incomprensibile o ingenua di quanto non sia, per esempio, nel mito. L’archetipo rappresenta in sostanza un contenuto inconscio che viene modificato attraverso la presa di coscienza e per il fatto di essere percepito, e ciò a seconda della consapevolezza individuale nella quale si manifesta” (C.G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo)
A sostegno del concetto di inconscio collettivo, Jung si collega alla teoria degli istinti: “Né la concezione freudiana né quella adleriana negherebbero l'esistenza di istinti a priori comuni sia all'uomo sia agli animali, né la loro significativa influenza sulla psicologia personale. Gli istinti tuttavia sono fattori impersonali, diffusi universalmente, ereditari, di natura dinamica o motivante, che molto spesso non riescono a raggiungere per nulla la coscienza, così che la psicoterapia moderna si trova dinnanzi al compito di aiutare il paziente a divenirne cosciente. Gli istinti, inoltre, per natura non sono vaghi e indefiniti, ma sono forze motrici specificamente formate, che, molto prima che esista un qualsiasi grado di coscienza, e nonostante il grado di coscienza raggiunto in seguito, perseguono i loro scopi intrinseci. Essi assumono, di conseguenza, analogie così strette con gli archetipi, che vi sono in realtà buone ragioni per supporre che gli archetipi siano le immagini inconsce degli istinti stessi, in altre parole, che essi siano "modelli di comportamento istintuale"”. (C.G. Jung, Il concetto di Inconscio collettivo)


ciao :strega:

A parte che il discorso della relatività è un'altra cosa e molto più testabile del presunto inconscio collettivo.
Ciò che dice Jung è un pò confuso, secondo noi, in quanto gli istinti fanno parte della mente e derivano dalle leggi della natura che ha il fine e lo scopo di conservare e tramandare le specie e le razze, quindi lo scopo di autoconservarsi.
Questo è alla luce di tutti , non è di certo inconscio.
L'uomo potrebbe benissimo non essere dotato di intelletto che la natura non ne avrebbe risentito.
La mente e la coscienza sono due cose diverse, la coscienza comincia il suo sviluppo dal piano minerale, prosegue nel vegetale, poi nell'animale e arriva all'autocoscienza dell'uomo nelle leggi della natura.
Quindi l'uomo fa parte del piano animale, da cui prendono forma gli istinti.
Esiste un Eterno Presente da cui si possono attingere le visioni, i sogni premonitori, ecc..., ma tutto alla luce di tutti, come anche quello che viene chiamato inconscio, poichè la coscienza sente e sa sempre tutto ciò che passa attraverso all'individuo, se ci si ascolta bene, nulla ci è sconosciuto. Ciò che possiamo arrivare a percepire , Sentire, lo ritroviamo in noi, ma solo di filesso al di fuori di noi, quindi non può esserci un serbatoio di inconscio collettivo a cui andare ad attingere, e lo si fa solo attraverso all'intimo di ognuno.
Che prova concreta è quella di Jung, cioè che esperienza personale l'ha portato a dire che c'è un inconscio collettivo, praticamente. Perchè ha avuto delle visioni, dei sogni? E' tutto spiegabile, nulla di inconscio.
Speriamo di essere stati chiari, comunque ci siamo per qualsdiasi chiarimento.

ciao

Hariagne 07-01-2005 19.18.00

Beh, certo che così la spiegazione di Jung è poco chiara, ti ho riportato degli estratti che avevo selezionato solo per definire il concetto di archetipo. Non ho ancora trovato il testo integrale su internet e non ho il tempo nè la voglia di digitartelo tutto.
No, secondo me non siete stati per niente chiari. (ma quanti siete?) e non avete spiegato nè dimostrato nulla ma solo fatto una serie di affermazioni senza alcuna base.

ciao

isaefrenk 07-01-2005 19.25.47

Citazione:

Originalmente inviato da Hariagne
Beh, certo che così la spiegazione di Jung è poco chiara, ti ho riportato degli estratti che avevo selezionato solo per definire il concetto di archetipo. Non ho ancora trovato il testo integrale su internet e non ho il tempo nè la voglia di digitartelo tutto.
No, secondo me non siete stati per niente chiari. (ma quanti siete?) e non avete spiegato nè dimostrato nulla ma solo fatto una serie di affermazioni senza alcuna base.

ciao

Bè se non ti sembrano delle solide basi la natura e le sue leggi, non venirci a dire (siamo in due una coppia Isa e frenk) che ha basi l'inconscio collettivo.
Almeno noi proviamo a ragionare con la nostra testa, senza fare copia incolla, quindi se ti va di dialogare per ciò che si è compreso, bene, almeno fare domande è precise su ciò che non ti è chiaro.

ciao

Hariagne 07-01-2005 20.15.08

Scusa, ho fatto copia incolla da una mia tesi di ricerca perchè lì c'erano stralci di quello che mi hai chiesto di riportare. Se mi chiedete di documentare le argomentazioni di un altro che posso fare se non riportarti i suoi scritti?
Forse non ho capito bene quello che avete scritto. Quali sono le "leggi" della natura? Mi fai un esempio di una di queste leggi?
ciao

isaefrenk 07-01-2005 21.16.41

Citazione:

Originalmente inviato da Hariagne
Scusa, ho fatto copia incolla da una mia tesi di ricerca perchè lì c'erano stralci di quello che mi hai chiesto di riportare. Se mi chiedete di documentare le argomentazioni di un altro che posso fare se non riportarti i suoi scritti?
Forse non ho capito bene quello che avete scritto. Quali sono le "leggi" della natura? Mi fai un esempio di una di queste leggi?
ciao

LA FINALITA’ DELLA VITA NATURALE
Le finalità della vita naturale non sono illogiche e quindi non sono inaccessibili alla ragione.Guai se l’uomo fosse solo pratico e concreto! Perderebbe tanta parte di quella poca gioia che riesce a gustare e appassirebbe per incapacità di vibrare interiormente al canto della fantasia.
Il materiale dal quale dobbiamo trarre la nostra convinzione non è adulterato e non è falsificabile, perciò abbiamo garanzia di verità. L’ostacolo sta solo nell’interpretazione, il meraviglioso mondo nel quale viviamo e di cui facciamo parte, è uno spettacolo prodigioso, al quale abbiamo fatto l’abitudine e perciò non l’apprezziamo più. Però osservandolo, studiandolo, si scopre e ci rivela le sue meraviglie. Non c’e’ nuova scoperta che ci deluda o mostri aspetti irrazionali: anche quegli accadimenti che alcuni chiamano errori della natura, non lo sono affatto.
Certo, non si può negare che la natura proceda per tentativi e questo non può essere interpretato come incoscienza assoluta e, conseguentemente un automatismo non finalistico della sua vita.
Niente e’ senza scopo nelle funzioni naturali delle specie della natura.
Il fatto che la natura proceda per tentativi, che cosa significa? Se osserviamo un non vedente col suo procedere per tentativi, pensate forse che egli sia incosciente e proceda a caso, senza un suo indirizzo e un suo fine? No, certo: e’ solo mancante di quel senso che gli consentirebbe di dirigersi direttamente là dove vuole giungere. Allo stesso modo la natura non possiede quel senso che la farebbe procedere più direttamente; ma ciò non significa che il suo procedere non sia finalizzato, anzi, e’ proprio il suo tentare fino a riuscire che ci da’ la misura della sua determinazione e la prova del suo finalismo. Ora, domandiamoci quale può essere il fine che la natura ha tentato di raggiungere e tuttora persegue. Capirlo non è impossibile e non rende necessario azzardare ipotesi non controllabili. Basta osservare i risultati del suo faticoso e lungo lavoro, ma non si deve credere che il corpo umano, siccome in ordine di successione e’ l’ultima specie creata dalla natura, sia il fine unico a cui essa tendeva.
Se fosse stato così, tante specie intermedie, una volta costituito l’uomo si sarebbero dovute estinguere e perlomeno non avrebbero dovuto continuare ad evolversi.
Una delle difficoltà per comprendere il finalismo della natura e’ proprio quella di volere interpretare tutto in chiave umana. La domanda da porsi e’ questa: esiste la vita della natura; tale vita tende a qualcosa oppure e’ fine a se stessa? Questa domanda ha un senso più profondo: infatti, se c’e’ un finalismo nella vita della natura, allora e’ vera la concezione spiritualistica del mondo; diversamente, e’ vera quella materialistica.
Certo, per vedere il vero fine della natura bisognerebbe vedere nella sua globalità tutta l’opera naturale, mentre il campo di indagine dell’uomo e’ assai ridotto. Però qualcosa possiamo osservare anche con le nostre modeste capacità.
Per esempio l’istinto di conservazione, che e’ evidente nelle varie forme di vita e che e’ più forte a livello di specie o di gruppo che a livello individuale.
Infatti se osserviamo l’individuo formica, vediamo che quasi non esiste come tale perché fa tutto in funzione della vita del formicaio, così l’ape ecc. ecc. .
Gli animali che si suicidano in massa perché la sovrabbondanza numerica della loro specie danneggerebbe pesantemente altre specie e romperebbe così l’equilibrio della natura, un altro degli esempi dell’intento della natura di conservazione della vita a livello generale.
Ora, se la vita dell’individuo comprende lo scopo di conservare la vita del gruppo e quindi della specie, e se la vita della specie si conserva in un naturale equilibrio di rapporti tra le specie, ciò significa che la vita delle varie specie ha lo scopo di conservare la vita in genere.
Quindi la vita naturale ha quantomeno lo scopo, il fine, dell’autoconservazione.
Senza fare atti di fede si può osservare che uno degli scopi naturali sia quello di conservare e tramandare la vita di ogni singolo individuo, ma, aldilà di ogni singolo individuo, conservare e tramandare la vita della specie; e ancora: aldilà di questo di conservare e tramandare la vita in genere, cioè di tutte le specie. Sì, perché se non ci fosse la varietà e la molteplicità delle specie, nelle quali quella umana non e’ più importante delle moltissime altre, la vita non potrebbe conservarsi.
Ma attraverso la riproduzione, la vita supera la sua stessa caducità temporale, ed e’ proprio attraverso a tale rimedio che si manifesta il suo fine di autoconservazione. Riconoscere il fine di autoconservazione della natura non e’ un atto di fede. Anche sul piano delle sole conoscenze elementari delle scienze naturali, e’ un’affermazione che ognuno può condividere tranquillamente senza correre il rischio di essere considerato un visionario. Ma ciò alla logica basta per arrivare a conclusioni importantissime. E cioè che il corpo umano autoconservi la sua specie con le leggi stesse della natura.
Gestire il corpo umano in funzione delle leggi naturali non e’ cosa facile, in quanto ogni individuo vibra, la coscienza poggia mente su tali vibrazioni per la quale in funzione di essa si fa forza su due punti : proveniente da e proiettato a.
E qui si apre la geneticità individuale che forma l’espressione dell’individuo.
La razza umana poteva benissimo non essere dotata di intelligenza e di autocoscienza, e la vita biologica sul pianeta no ne avrebbe risentito.
La coscienza immersa nelle leggi della natura e attraverso la geneticità crea la psiche, più la coscienza si allontana dalla psiche riconoscendola come madre delle paure, in una successione logica che la porta a liberarsi di tutte le espressioni negative, maggiore e’ la certezza di essere di più di quello che la natura lo porta a conoscenza. Le leggi della natura non hanno nessuna influenza sulla coscienza, ma solo sulla psiche dell’individuo attraverso il suo corpo, imperciocchè la natura prende coscienza di se stessa.
E’ la vita che guida l’uomo, non e’ l’uomo che guida la vita.
Tutto e’ chiaro: basta voler vedere.

speriamo sia chiaro

Uno 07-01-2005 22.43.34

Possiamo vedere innumerevoli segni che ci portano a comprendere la meravigliosa evoluzione dell'interminabile lavoro che il creato impone alle sue stupende creature, ponendo inessere la sublimazione di un concetto astratto terminante nell'anima di chi osserva senza preconcetti. Se noi potessimo capire di chi è la finale immaginazione che il demiurgo pone in opera allorchè decide concerderci la comprensione di innumerevoli strati di superlativa pazienza concettuale..............
Etc etc......

Che faccio continuo?
Come?
Non ci si capisce niente? Non significa niente?
Certo come quello che leggo sopra..... ma se non capite lo spieghiamo r:
Chi?
Ma come..... io Hermo e GiraSole :D

Dai Isa... o Frank....

Citazione:

Il materiale dal quale dobbiamo trarre la nostra convinzione non è adulterato e non è falsificabile
ohmy222.g:

Citazione:

Tutto e’ chiaro: basta voler vedere.

speriamo sia chiaro
ohmy222.g:

P.s. quello che ho scritto sopra se non si capisse è volutamente astruso a scopo dimostrativo

Ladymind 07-01-2005 23.40.46

blink.gif booh.gif r:

Hariagne 08-01-2005 12.48.06

Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
Citazione:

Originalmente inviato da Hariagne
Scusa, ho fatto copia incolla da una mia tesi di ricerca perchè lì c'erano stralci di quello che mi hai chiesto di riportare. Se mi chiedete di documentare le argomentazioni di un altro che posso fare se non riportarti i suoi scritti?
Forse non ho capito bene quello che avete scritto. Quali sono le "leggi" della natura? Mi fai un esempio di una di queste leggi?
ciao

LA FINALITA’ DELLA VITA NATURALE
Le finalità della vita naturale non sono illogiche e quindi non sono inaccessibili alla ragione.Guai se l’uomo fosse solo pratico e concreto! Perderebbe tanta parte di quella poca gioia che riesce a gustare e appassirebbe per incapacità di vibrare interiormente al canto della fantasia.
Il materiale dal quale dobbiamo trarre la nostra convinzione non è adulterato e non è falsificabile, perciò abbiamo garanzia di verità. L’ostacolo sta solo nell’interpretazione, il meraviglioso mondo nel quale viviamo e di cui facciamo parte, è uno spettacolo prodigioso, al quale abbiamo fatto l’abitudine e perciò non l’apprezziamo più. Però osservandolo, studiandolo, si scopre e ci rivela le sue meraviglie. Non c’e’ nuova scoperta che ci deluda o mostri aspetti irrazionali: anche quegli accadimenti che alcuni chiamano errori della natura, non lo sono affatto.
Certo, non si può negare che la natura proceda per tentativi e questo non può essere interpretato come incoscienza assoluta e, conseguentemente un automatismo non finalistico della sua vita.
Niente e’ senza scopo nelle funzioni naturali delle specie della natura.
Il fatto che la natura proceda per tentativi, che cosa significa? Se osserviamo un non vedente col suo procedere per tentativi, pensate forse che egli sia incosciente e proceda a caso, senza un suo indirizzo e un suo fine? No, certo: e’ solo mancante di quel senso che gli consentirebbe di dirigersi direttamente là dove vuole giungere. Allo stesso modo la natura non possiede quel senso che la farebbe procedere più direttamente; ma ciò non significa che il suo procedere non sia finalizzato, anzi, e’ proprio il suo tentare fino a riuscire che ci da’ la misura della sua determinazione e la prova del suo finalismo. Ora, domandiamoci quale può essere il fine che la natura ha tentato di raggiungere e tuttora persegue. Capirlo non è impossibile e non rende necessario azzardare ipotesi non controllabili. Basta osservare i risultati del suo faticoso e lungo lavoro, ma non si deve credere che il corpo umano, siccome in ordine di successione e’ l’ultima specie creata dalla natura, sia il fine unico a cui essa tendeva.
Se fosse stato così, tante specie intermedie, una volta costituito l’uomo si sarebbero dovute estinguere e perlomeno non avrebbero dovuto continuare ad evolversi.
Una delle difficoltà per comprendere il finalismo della natura e’ proprio quella di volere interpretare tutto in chiave umana. La domanda da porsi e’ questa: esiste la vita della natura; tale vita tende a qualcosa oppure e’ fine a se stessa? Questa domanda ha un senso più profondo: infatti, se c’e’ un finalismo nella vita della natura, allora e’ vera la concezione spiritualistica del mondo; diversamente, e’ vera quella materialistica.
Certo, per vedere il vero fine della natura bisognerebbe vedere nella sua globalità tutta l’opera naturale, mentre il campo di indagine dell’uomo e’ assai ridotto. Però qualcosa possiamo osservare anche con le nostre modeste capacità.
Per esempio l’istinto di conservazione, che e’ evidente nelle varie forme di vita e che e’ più forte a livello di specie o di gruppo che a livello individuale.
Infatti se osserviamo l’individuo formica, vediamo che quasi non esiste come tale perché fa tutto in funzione della vita del formicaio, così l’ape ecc. ecc. .
Gli animali che si suicidano in massa perché la sovrabbondanza numerica della loro specie danneggerebbe pesantemente altre specie e romperebbe così l’equilibrio della natura, un altro degli esempi dell’intento della natura di conservazione della vita a livello generale.
Ora, se la vita dell’individuo comprende lo scopo di conservare la vita del gruppo e quindi della specie, e se la vita della specie si conserva in un naturale equilibrio di rapporti tra le specie, ciò significa che la vita delle varie specie ha lo scopo di conservare la vita in genere.
Quindi la vita naturale ha quantomeno lo scopo, il fine, dell’autoconservazione.
Senza fare atti di fede si può osservare che uno degli scopi naturali sia quello di conservare e tramandare la vita di ogni singolo individuo, ma, aldilà di ogni singolo individuo, conservare e tramandare la vita della specie; e ancora: aldilà di questo di conservare e tramandare la vita in genere, cioè di tutte le specie. Sì, perché se non ci fosse la varietà e la molteplicità delle specie, nelle quali quella umana non e’ più importante delle moltissime altre, la vita non potrebbe conservarsi.
Ma attraverso la riproduzione, la vita supera la sua stessa caducità temporale, ed e’ proprio attraverso a tale rimedio che si manifesta il suo fine di autoconservazione. Riconoscere il fine di autoconservazione della natura non e’ un atto di fede. Anche sul piano delle sole conoscenze elementari delle scienze naturali, e’ un’affermazione che ognuno può condividere tranquillamente senza correre il rischio di essere considerato un visionario. Ma ciò alla logica basta per arrivare a conclusioni importantissime. E cioè che il corpo umano autoconservi la sua specie con le leggi stesse della natura.
Gestire il corpo umano in funzione delle leggi naturali non e’ cosa facile, in quanto ogni individuo vibra, la coscienza poggia mente su tali vibrazioni per la quale in funzione di essa si fa forza su due punti : proveniente da e proiettato a.
E qui si apre la geneticità individuale che forma l’espressione dell’individuo.
La razza umana poteva benissimo non essere dotata di intelligenza e di autocoscienza, e la vita biologica sul pianeta no ne avrebbe risentito.
La coscienza immersa nelle leggi della natura e attraverso la geneticità crea la psiche, più la coscienza si allontana dalla psiche riconoscendola come madre delle paure, in una successione logica che la porta a liberarsi di tutte le espressioni negative, maggiore e’ la certezza di essere di più di quello che la natura lo porta a conoscenza. Le leggi della natura non hanno nessuna influenza sulla coscienza, ma solo sulla psiche dell’individuo attraverso il suo corpo, imperciocchè la natura prende coscienza di se stessa.
E’ la vita che guida l’uomo, non e’ l’uomo che guida la vita.
Tutto e’ chiaro: basta voler vedere.

speriamo sia chiaro


Ci sono due cose chiare:
1) che questo è un copiaincolla. P: Fino ad ora non ho letto nemmeno un tuo messaggio scritto in italiano corretto, questo invece è perfetto proprio come un libro stampato. Ma pare verosimile che uno (o due) che mi chiede che cosa vuol dire empirico, poi concluda un testo con "imperciocchè"??????
2) che non esiste nessuna possilità di dialogare. nonso.gif

Ciao Uno, ci si rincontra prima o poi.
Vado a fare un salutino anche agli altri al piano di sopra.
bacini.gif :strega:

isaefrenk 08-01-2005 15.15.17

Citazione:

Originalmente inviato da Hariagne
Citazione:

Originalmente inviato da isaefrenk
Citazione:

Originalmente inviato da Hariagne
Scusa, ho fatto copia incolla da una mia tesi di ricerca perchè lì c'erano stralci di quello che mi hai chiesto di riportare. Se mi chiedete di documentare le argomentazioni di un altro che posso fare se non riportarti i suoi scritti?
Forse non ho capito bene quello che avete scritto. Quali sono le "leggi" della natura? Mi fai un esempio di una di queste leggi?
ciao

LA FINALITA’ DELLA VITA NATURALE
Le finalità della vita naturale non sono illogiche e quindi non sono inaccessibili alla ragione.Guai se l’uomo fosse solo pratico e concreto! Perderebbe tanta parte di quella poca gioia che riesce a gustare e appassirebbe per incapacità di vibrare interiormente al canto della fantasia.
Il materiale dal quale dobbiamo trarre la nostra convinzione non è adulterato e non è falsificabile, perciò abbiamo garanzia di verità. L’ostacolo sta solo nell’interpretazione, il meraviglioso mondo nel quale viviamo e di cui facciamo parte, è uno spettacolo prodigioso, al quale abbiamo fatto l’abitudine e perciò non l’apprezziamo più. Però osservandolo, studiandolo, si scopre e ci rivela le sue meraviglie. Non c’e’ nuova scoperta che ci deluda o mostri aspetti irrazionali: anche quegli accadimenti che alcuni chiamano errori della natura, non lo sono affatto.
Certo, non si può negare che la natura proceda per tentativi e questo non può essere interpretato come incoscienza assoluta e, conseguentemente un automatismo non finalistico della sua vita.
Niente e’ senza scopo nelle funzioni naturali delle specie della natura.
Il fatto che la natura proceda per tentativi, che cosa significa? Se osserviamo un non vedente col suo procedere per tentativi, pensate forse che egli sia incosciente e proceda a caso, senza un suo indirizzo e un suo fine? No, certo: e’ solo mancante di quel senso che gli consentirebbe di dirigersi direttamente là dove vuole giungere. Allo stesso modo la natura non possiede quel senso che la farebbe procedere più direttamente; ma ciò non significa che il suo procedere non sia finalizzato, anzi, e’ proprio il suo tentare fino a riuscire che ci da’ la misura della sua determinazione e la prova del suo finalismo. Ora, domandiamoci quale può essere il fine che la natura ha tentato di raggiungere e tuttora persegue. Capirlo non è impossibile e non rende necessario azzardare ipotesi non controllabili. Basta osservare i risultati del suo faticoso e lungo lavoro, ma non si deve credere che il corpo umano, siccome in ordine di successione e’ l’ultima specie creata dalla natura, sia il fine unico a cui essa tendeva.
Se fosse stato così, tante specie intermedie, una volta costituito l’uomo si sarebbero dovute estinguere e perlomeno non avrebbero dovuto continuare ad evolversi.
Una delle difficoltà per comprendere il finalismo della natura e’ proprio quella di volere interpretare tutto in chiave umana. La domanda da porsi e’ questa: esiste la vita della natura; tale vita tende a qualcosa oppure e’ fine a se stessa? Questa domanda ha un senso più profondo: infatti, se c’e’ un finalismo nella vita della natura, allora e’ vera la concezione spiritualistica del mondo; diversamente, e’ vera quella materialistica.
Certo, per vedere il vero fine della natura bisognerebbe vedere nella sua globalità tutta l’opera naturale, mentre il campo di indagine dell’uomo e’ assai ridotto. Però qualcosa possiamo osservare anche con le nostre modeste capacità.
Per esempio l’istinto di conservazione, che e’ evidente nelle varie forme di vita e che e’ più forte a livello di specie o di gruppo che a livello individuale.
Infatti se osserviamo l’individuo formica, vediamo che quasi non esiste come tale perché fa tutto in funzione della vita del formicaio, così l’ape ecc. ecc. .
Gli animali che si suicidano in massa perché la sovrabbondanza numerica della loro specie danneggerebbe pesantemente altre specie e romperebbe così l’equilibrio della natura, un altro degli esempi dell’intento della natura di conservazione della vita a livello generale.
Ora, se la vita dell’individuo comprende lo scopo di conservare la vita del gruppo e quindi della specie, e se la vita della specie si conserva in un naturale equilibrio di rapporti tra le specie, ciò significa che la vita delle varie specie ha lo scopo di conservare la vita in genere.
Quindi la vita naturale ha quantomeno lo scopo, il fine, dell’autoconservazione.
Senza fare atti di fede si può osservare che uno degli scopi naturali sia quello di conservare e tramandare la vita di ogni singolo individuo, ma, aldilà di ogni singolo individuo, conservare e tramandare la vita della specie; e ancora: aldilà di questo di conservare e tramandare la vita in genere, cioè di tutte le specie. Sì, perché se non ci fosse la varietà e la molteplicità delle specie, nelle quali quella umana non e’ più importante delle moltissime altre, la vita non potrebbe conservarsi.
Ma attraverso la riproduzione, la vita supera la sua stessa caducità temporale, ed e’ proprio attraverso a tale rimedio che si manifesta il suo fine di autoconservazione. Riconoscere il fine di autoconservazione della natura non e’ un atto di fede. Anche sul piano delle sole conoscenze elementari delle scienze naturali, e’ un’affermazione che ognuno può condividere tranquillamente senza correre il rischio di essere considerato un visionario. Ma ciò alla logica basta per arrivare a conclusioni importantissime. E cioè che il corpo umano autoconservi la sua specie con le leggi stesse della natura.
Gestire il corpo umano in funzione delle leggi naturali non e’ cosa facile, in quanto ogni individuo vibra, la coscienza poggia mente su tali vibrazioni per la quale in funzione di essa si fa forza su due punti : proveniente da e proiettato a.
E qui si apre la geneticità individuale che forma l’espressione dell’individuo.
La razza umana poteva benissimo non essere dotata di intelligenza e di autocoscienza, e la vita biologica sul pianeta no ne avrebbe risentito.
La coscienza immersa nelle leggi della natura e attraverso la geneticità crea la psiche, più la coscienza si allontana dalla psiche riconoscendola come madre delle paure, in una successione logica che la porta a liberarsi di tutte le espressioni negative, maggiore e’ la certezza di essere di più di quello che la natura lo porta a conoscenza. Le leggi della natura non hanno nessuna influenza sulla coscienza, ma solo sulla psiche dell’individuo attraverso il suo corpo, imperciocchè la natura prende coscienza di se stessa.
E’ la vita che guida l’uomo, non e’ l’uomo che guida la vita.
Tutto e’ chiaro: basta voler vedere.

speriamo sia chiaro


Ci sono due cose chiare:
1) che questo è un copiaincolla. P: Fino ad ora non ho letto nemmeno un tuo messaggio scritto in italiano corretto, questo invece è perfetto proprio come un libro stampato. Ma pare verosimile che uno (o due) che mi chiede che cosa vuol dire empirico, poi concluda un testo con "imperciocchè"??????
2) che non esiste nessuna possilità di dialogare. nonso.gif

Ciao Uno, ci si rincontra prima o poi.
Vado a fare un salutino anche agli altri al piano di sopra.
bacini.gif :strega:

Intanto, nello scritto c'è anche qualcosa di nostro ( il finale) , poi ci hai chiesto una delle leggi della natura ed in quello scritto parla di queste leggi, noi abbiamo commentato lo scritto che ci hai proposto di Jung, ma a quanto pare tu non sai che dire di questo e ti limiti a giudicare la grammatica .
Tu sai cosa vuole dire imperciòcchè? Bene spiegalo per cortesia, noi quello che non conosciamo lo ammettiamo senza paura, al contrario di tanta gente.
Il fatto che tu non riesca più a dialogare con noi sta a dimostrare la fragilità delle tue ipotesi o meglio delle ipotesi di Jung sull'inconscio collettivo, su questo forum va di moda interrompere il dialogo e ci sa che ci cancelleremo, visto che nessuno ha la volontà e l'interesse di proseguire

stateci buono cià

Hariagne 08-01-2005 16.06.41

Non vi preoccupate, io ero passata solo per salutare dei vecchi amici mi sarei allontanata comunque, state pure, vado io.
Solo ... il fatto che a me non interessi discutere con voi dimostra la non validità delle teorie di Jung???? Sicuri????? :strega:

Uno 01-08-2005 14.05.16

Wow si inizia a configurare la possibilità di avere una tecnologia che scientificamente può dimostrare l'esistenza dell'incoscio collettivo.... o di una mente unica globale... il confine è labile.... a dire il vero la cosa è iniziata dagli anni settanta ma io ne sono venuto a conoscenza solo oggi leggendo una rivista.
L'università di Priceton (quindi perstigiosa per gli scettici) sta conducendo degli studi attraverso un chip che nato per generare numeri casuali, secondo la teoria di base dovrebbe ogni tanto tornare su numeri simili... inpratica generando una retta pressapoco, il fatto che è emerso in questi anni è che il grafico in prossimità di eventi mondiali ha dei picchi che testimoniano il fatto. E' successo l'11 settembre circa 4 ore prima... è successo con lo tsnunami 24 ore prima etc etc.....
Sono stati escluse con verifiche tecniche anomalie tipo interferenze eletroniche etc...
Ciò evidenzia che esiste un campo globale (almeno terrestre) che è a conoscenza dei fatti, e che , aggiungo io, li controlla... questo evidenziato dal fatto all'inizio del progetto il principale sosteniore di esso fece degli esperimenti con persone prese casualmente dalla strada, chiese loro di modificare la sequenza con esiti positivi....
A me non servivano queste conferme, ma chissà che non aiutino qualcuno a pensare diversamente

la pagina del progetto (purtroppo è in inglese) è http://noosphere.princeton.edu/

Era 01-08-2005 14.32.44

l' articolo che ho letto io oltre ai fatti dell'11 settempre
riporta informazioni anche di 181 eventi mondiali
il sito è quello che hai indicato tu....
tra questi casi oltre all' 11 settembre
l' affondamento del sottomarino russo kursk
il bomberdamento della nato sul kosovo
gli attentati dell'11 marzo 2004 a madrid
ed altre citazioni

in italiano per chi è interessato sulla
rivista Hera di luglio

non così scientifico ma in attesa di qualcosa
in italiano credo possa andar bene


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