I ricordi
Capita che si parli tra persone che abbiano vissuto uno stesso evento e che ognuno dei presenti dia una esposizione diversa dall'altro.. a volte del tutto opposta. Chi mente?
In realtà nessuno, ma in verità tutti. Se proviamo a portare questo fenomeno indietro nell'infanzia di ognuno, ci accorgiamo, che parlando ad esempio con i genitori, i ricordi che abbiamo o sono da loro indotti per racconti,pensando di farceli nostri, oppure ricordiamo cose che poi i genitori negano o raccontano diversamente. Questa cosa mi fà molto pensare sui meccanismi di difesa della mente (che mente) e che crea addirittura dei ricordi per mantenere un certo tipo di equilibrio all'interno di un personaggio che siamo abituati ad interpretare ed essere (non Essere). Si può dire che la mente addirittura occulti alcuni ricordi a favore di altri e in un vissuto del tutto soggettivo tanto da non essere Vero. Se addirittura non ci mettiamo d'accordo su ciò che è avvenuto un anno fà con degli amici in vacanza (è un esempio) come è possibile che sia concreto un ricordo infantile? Quel che sono i nostri ricordi da bambini sembrano non essere altro che una serie di ricordi indotti e soprattutto rimescolati insieme a tutte le sovrastrutture e convinzioni che crescendo ci siamo fatti. Potrebbe essere che siamo vittime dei nostri inganni? |
Tutti e nessuno mentono... io credo che la risposta stia qui.. se è vero che ordinariamente viviamo nella soggettività, ognuno ha il proprio modo di vivere una stessa cosa, possiamo assistere ad uno stesso evento e nel riportarlo, ognuno di noi, lo farà nel modo in cui lo ha vissuto in quel momento.. distorcendolo a modo proprio.. qui mi verrebbe da chiedere.. ma allora, cosa è reale e cosa non lo è? Ci costruiamo un mondo tutto nostro (bananopoli?)... in cui non c'è niente di oggettivo? Per esempio quando si trattava di rapporti con persone, avevo l'abitudine di ricordare solo gli accadimenti positivi, cancellando quelli che mi avevano ferita.. cancellando poi per modo di dire, perchè alla fine, ci resta tutto di ciò che sperimentiamo, solo che in alcune situazioni non vogliamo ricordarlo... quindi.. direi di sì Sole, siamo vittime dei nostri stessi inganni..
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Non sto a postare tutte le immagini con cui potrei raffigurare ad esempio una piramide presa da ogni singolo punto di vista... ma è chiaro che chi la osserva solo da sotto avrà il ricordo di un quadrato, chi la osserva solo da un lato avrà il ricordo di un triangolo, chi la osserva in obliquo dal basso avrà il ricordo di un quadrato e un triangolo, e così via... L'unico modo per averne un ricordo completo e oggettivo sarebbe quello di osservarla da tutti i punti di vista insieme, e in questo l'anello di Moebius forse può dare una mano.... |
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in sostanza alcuni ricordi sono affidabili, altri li modifichiamo, altri ancora sono ricordi fedeli di fatti che abbiamo visto in modo non corretto all'epoca in cui sono avvenuti (o che non abbiamo visto proprio). |
Ci sono ricordi di prima mano e di seconda.
I primi sono nostri ce li ricordiamo e magari non ne abbiamo mai parlato con nessuno. Quelli di seconda mano, così li definisco, sono quelli che i genitori raccontano ai bambini di continuo, col tempo diventano propri ma lo sono davvero? Sono passati attraverso la loro interpretazione e quindi falsati. Ai bambini poi piace arricchire i ricordi giocando con la fantasia e quando non si ricordano inventano. Mi accorgo inoltre che quando ricordiamo non riusciamo ad andare indietro oltre una certa età. Quindi se sommiamo le cose cosa sono i ricordi se non qualcosa di poco veritiero? A questo punto mi domando se col tempo potremmo inventare dei ricordi? Basterebbe continuare a raccontarcela per averne di nuovi? Come nascono i ricordi come si imprimono nella memoria? Forse il fatto di ripassarli mentalmente li registriamo, li manteniamo li al caldo, come la copertina di linus? Crediamo di essere vivi perché abbiamo dei ricordi? Mi viene in mente il film Blade Runner dove ad alcuni replicanti venivano immessi nel loro circuito dei ricordi inesistenti per far loro credere di essere umani….possibile che funziona così anche per noi? Tutto quello che continuiamo a ruminare diventa l’unico ricordo di tutto un insieme che ci siamo persi? Di cosa ci ricordiamo di fatto? Di cose belle o brutte quindi ritagli di vita che però possono condizionarla tutta. Forse sarebbe meglio non averne. |
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Ad esempio, ci sono ricordi che nutrono una parte fragile di ognuno di noi, e ai quali siamo mostruosamente attaccati, sono nostri, ci appartengono, sono la nostra sofferenza ed è proprio quel particolare ricordo o tanti insieme che fanno si che non ci si distacchi mai dalla "vittima" o "carnefice" che c'è in noi (è un esempio...). Continuare a nutrire con sentimenti di chiusura o negativi (ma anche positivi: illudersi di una situazione bella quando invece sono solo nostri desideri=bisogni=mancanze.. e torniamo alla sofferenza) quel ricordo fà in modo di alimentare la soggettività e la falsità dello stesso. Sforzarsi di ricercare una realtà parallela è il modo di rendersi liberi da quella situazione. Il ricordo è il mezzo, senza di lui, senza la nostra vita, senza le nostre esperienze soggettive non sarebbe mai possibile. Il "come" lo ha descritto Kael (che ha il dono della sintesi, beato lui!!!). Divertendosi a scambiare in noi stessi i personaggi che assistono al ricordo alla fine lo avremo vissuto in tre, quattro.. anche solo una maniera diversa. La somma di tutte le diverse esperienze del ri-vivere, forse, daranno la Verità del Fatto. Sicuro comunque faranno una luce diversa sulla questione, che si avvicinerà molto più all'oggettivo. La Piramide di Kael. :C: |
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Bene facesti! In effetti chiamare i ricordi soggettivi falsi fà cadere tutto il dire. Non è falso perchè non reale, ma è reale nei limiti della capacità di ognuno di viverlo per se stesso. |
Mi sono sempre chiesto come mai le persona anziane ricordano le poesie delle elementari e non quello che hanno mangiato a pranzo
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I ricordi dell'infanzia sono quelli che ci formano e marchiano a vita, se nn si recuperano in qualche modo. Nell'anziano vedo una sorta di abbandono a ciò che la vita è stata, senza più nessuna resistenza al ricordo doloroso antico .. perchè c'è una maggiore comprensione forse... la saggezza dell'anziano. Non gli importa più di lottare di dimostrare e sta in una sorta di rilassatezza. Forse questo gli consente di nn bloccare più il suo passato e riaccedervi con serenità lasciandolo scorrere.. |
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Forse perchè il bambino è completamente aperto al mondo, è vivo e gioiosamente curioso, tanto che la sua Coscienza permette ai ricordi di essere "impressi" a fondo nella sua Anima, indelebilmente... Mentre l'anziano/chiuso/stanco/svogliato, per quanto riceva dalla vita sempre le stesse impressioni del bambino, queste ultime semplicemente gli scivolano di dosso e non lasciano che un impressione flebile, destinata a non durare... La Memoria in fondo è un fatto di Coscienza. Qualunque gesto, anche il più banale, se fatto con totale presenza di sè, durerà ben più a lungo che se fatto distrattamente. Più siamo aperti/curiosi/vivi, tanto più creeremo una copia in noi, nella Coscienza. :C: |
Grazie delle risposte, però ancora qualcosa mi sfugge in base a quello che ho osservato.
Io non ricordo le poesie delle elementari, non tutte almeno, mi chiedo se da vecchio le ricorderò, mi chiedo se quei vecchi di cui parlavo se le ricordavano, mi chiedo se ci sia altro oltre quello che mi avete gentilmente risposto, io non lo so, però ho questa sensazione, forse sbaglio. |
Visione poetica? :H
Se la nostra memoria fosse l'acqua di un brocca, arrivata vicino al colmo inizierebbe ad uscire... con quella che continua a entrare che andando verso il fondo fa uscire quella recente, allo stesso tempo muove facendo venire su quella sotto, immaginate il movimento? potrei continuare su come non sprecare quella che esce.... indovinello da settimana enigmistica: se ho dell'acqua che non so dove mettere, non ho contenitori... ma ho la possibilità di controllare il calore come faccio per conservarla? Per oggi più che la visione poetica non mi viene icon_mrgr: e poi siamo in psicologia.... :C: |
Non ho la più vaga idea se la soluzione che propongo all'indovinello è corretta, però, nel caso che sia giusta, se tu che stai leggendo non vuoi sentirla perchè preferisci pensarci da solo, salta la parte più chiara.
La mia idea è di mettere una fonte di calore regolabile (un focherello tipo) sotto la brocca. Tenendo la fiamma bassa e costante scaldo soprattutto l'acqua che sta sotto. Devo stare attento a non bollire però, ma questo se trovo la teperatura giusta mi è garantito dall'acqua che continua ad entrare. L'acqua sotto che si riscalda sale e quindi scende la fredda che sta sopra, la quale a sua volta si scalderà mentre quella calda si raffredda. Così, oltre a starcene molta di più (ma non infinita) miglioro anche la qualità del sistema, dato che ogni particella di acqua passerà prima o poi per ogni punto della brocca (non solo non perdo ricordi ma anche accedo a tutti)... inoltre tengo la brocca pulita e l'acqua nn ristagna... certo, serve un costante apporto di energia... |
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Come acqua i ricordi scrorrono... Passati e mai dimenticati albergano in noi... Contenitori sensibili di fluidi magnifici... Alla passione di un tempo i vapori salgono... Raffreddati dal tempo cadono come lacrime su di noi... Flussi e riflussi... ricordi... immagini mai morte... Circoli completi... maree e risacche... mare eterno... naufrago in me. |
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Ovvero in quel momento in cui vivo ad esempio qualcosa di emotivamente forte sto male e soffro quindi cerco poi razionalmente di aggiustarlo per stare meno male. Lo ripasso mentalmente do giustificazioni a cose fatti e personaggi, così posso stando meno male continuare a vivere decentemente? (tipo e tutti vissero felici e contenti) ( mi prendo per il c..o?) È questo che avviene, ci aggiustiamo i ricordi se ci hanno scosso emotivamente? Chi fa questo è sbilanciato dalla parte emotiva? Conosco invece una persona che degli stessi ricordi ha, credo, una visione razionale, perché quando parliamo dello stesso ricordo che abbiamo condiviso lui ricorda i tutti gli aspetti ma sottolinea quelli che ha vissuto negativamente come a tutelarsi per il futuro affinché ciò che ha vissuto non si ripeta. Questa persona vive in allerta pericolo mentre io non tenendo conto di ciò che ho vissuto veramente ma solo della trasformazione del ricordo in “qualcosa che non mi faccia continuare a stare male” non imparo quell’allerta? Se così fosse si potrebbe persino comprendere perché a volte non ci si capisce e non si capiscono i comportamenti altrui. Qualcuno mi da una mano a capire quello che ho scritto per favore (sempre che si capisca)?icon_mrgr: :C: |
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Elucubrazioni. Pensavo che se con l’andare del tempo la brocca si riempie sino all’orlo e non ci sta più nulla, quindi i nuovi ricordi non ci stanno, non entrano, non rimangono. Però questa azione fa si che il superfluo esca ma allo stesso tempo agiti il fondo che fa salire il vecchio. Questo vecchio però, sarà, essendo stato impresso da bambini, molto più pesante rispetto al leggero che è il ricordo creato dal ragionamento di cui parlavo prima, essendo la velatura del vero ricordo. Andando via il velo l’anziano ha dei ricordi veri e da li una discrepanza ed una reazione molto diversa da quella che avevano prima. Il ricordo della poesia ma anche la realtà su esperienze che prima aveva velato per accettarle. Quindi se io lavorando potessi prima di diventare vecchio lavorare con il calore e togliere la velatura inutile potrei fare spazio per ricordi veri e non gonfiati e ci sarebbe posto per tutti i ricordi ma soprattutto più veritieri. Se imparo a sopportare il peso di quell’acqua non avrò bisogno di trovare un digestivo da aggiungere che occuperebbe spazio utile che andrebbe sprecato. Po esse? :C: |
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Tipo...rendo la brocca calda in maniera uniforme, e quindi il calore interesserà il contenitore che portato ad una certa temperatura farebbe si che della memoria, appunto dell'acqua, rimanga solo l'essenza della informazione. Al contrario, se ho al " possibilità" di regolare il calore nulla mi vieta che lo possa portare al suo opposto, quindi al freddo. Il freddo all'apice( quindi prima che l'acia arrivi nella brocca) farebbe in modo di " rallentare" l'acqua nel momento in cui questa scende dall'alto. Cadrebbe insomma più lentamente, quasi immobile, mentre a contatto con la brocca si scioglierebbe salendo man mano, poichè più fluida. In questo modo l'acqua che viene dall'alto riuscirebbe ad entrare e non disperdersi uscendo dall'orlo...mentre quella che " era" in basso viene spinta fuori... Insomma rallento l'ingresso e faccio in modo che lòa fuoriuscita sia veloce....appunto per differenza di temperatura. |
Una considerazione un po' slegata...
Tornando alla domanda "come posso conservare dell'acqua senza un contenitore ma controllando il calore" viene da dire ghiacciandola. In questo modo, diventando solida, ha una forma sua e non mi serve un contenitore... potei conservarla fuori dalla brocca. Se consideriamo la metafora è un po' quello che facciamo tutti, ghiacciamo i ricordi fuori dalla brocca... in foto, scritti, diari, oggetti e via così. Poi, quando queste cose ci passano in mano e ci ricordiamo di quel che contengono, ecco che si sciolgono (la sensazione è proprio quella) e in qualche modo "riviviamo" l'esperienza ghiacciata. Il calore per sciogliere lo forniamo noi. Di solito però poi ri-ghiacciamo il ricordo e lo rimettiamo via, spesso rimettendo nell'oggetto parte o tutto quel che ci avevamo messo in precedenza. Ci sfugge che, una volta sciolto, possiamo invece recuperare quel che vi avevamo ghiacciato allora (sentimenti, emozioni, sensazioni... insomma energia), un po' il meccanismo di cui si discuteva qui. |
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Il discorso si può (e si dovrebbe) allargare molto, si collega anche al thread anima, quindi qui per diversi motivi non potrò essere esaustivo, comunque prossimamente riaccorpo tutto in un'articoletto. Jez per primo ha fatto una "scoperta": se ho al " possibilità" di regolare il calore nulla mi vieta che lo possa portare al suo opposto, quindi al freddo e Posso optare per una differenza di calore cose fondamentali ma poi si è perso... Ray ha trovato la soluzione ma non l'ha completata, e non l'ha legata alla realtà la temperatura come tutto è relativa allo stato principalmente poi al luogo ed altro, se io apro il forno con un dolce dentro a... (booh 200?) gradi e fuori ci sono 22 gradi il dolce si sgonfia, i 22 gradi non sono freddo per noi normalmente, ma rispetto ai 200 si. Quindi se io da uno stato vibratorio minore volessi mantenermi in uno stato vibratorio maggiore sentirei caldo, per questo affermavo in altri posti che dal nostro punto di vista se esistessero come luoghi il paradiso sarebbe caldo e l'inferno sarebbe freddo, ma se io avessi raggiunto in maniera stabile quello stato vibratorio maggiore, anzi se mi stessi spingendo oltre, gli stati minori sarebbero in confronto freddi.... da li il "ghiacciare" che poi è collegato al cristallizzare etc.... Se la brocca si ghiaccia l'aumento di pressione la fa scoppiare.... quindi la forma rimane ma cambia l'involucro che è formato dalla stessa sostanza, l'acqua che continua ad arrivare continua a riempire la brocca sull'altra vibrazione.... ma in un continuo flusso verso la ghiacciatura Ci sono fattori che la visone poetica non rende.... (e neanche parole semplici) continuano ad esistere l'intervallo vibratorio in cui la brocca esiste insieme a quello in cui si frantuma (ghiacciata dipende da che parte si guarda, fin dove si arriva a vedere), per un certo periodo, intervallo appunto, se poi la vibrazione aumentasse ancora la brocca sparirebbe frantumata appunto..... Cercherò di metterla più chiara in un pezzo più lungo, magari con dei disegni, scusate i miei limiti. :C: |
Quindi si tratterebbe di essere "caldi" dentro (al centro) e "freddi" fuori..
Così che i ricordi ghiacciati facciano da contenitore, e si "autocontengano" più contenere anche i ricordi in forma liquida dentro... in questo modo, imparando a ghiacciare i ricordi, possiamo costruire all'infinito la brocca di ghiaccio, facendola diventare grande e capiente quanto vogliamo. Cristallizzare (cristalli di ghiaccio) un ricordo, credo sia un atto di coscienza. Coagularlo insieme in maniera permanente e definitiva, stando però sempre ben attenti a farlo ai bordi della brocca... Se lo facciamo al "centro" della brocca (come spesso accade) creiamo un blocco che non ci permette di restare aperti al flusso del nuovo, non c'è più spazio nella brocca e i ricordi traboccano subito fuori, dopo un breve tragitto in superficie... Invece bisognerebbe avere il tempismo giusto per attendere che i ricordi facciano tutto il giro, entrino al centro, vadano a "fondo", e solo all'ultimo momento, quando stanno risalendo dai lati, un attimo prima che trabocchino, ghiacciarli in modo da "alzare" ulteriormente i bordi della brocca. Ma se al centro e dentro si resta "caldi", tale rischio non si corre, e ci sarà sempre un flusso in entrata che "smuoverà" il contenuto della brocca impedendogli di ristagnare e di diventare "viziato"... |
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si, ripasso, ho capito che significa 2012, l'anno in cui capirò questa cosa |
Scusate ma io così faccio fatica a rapportarlo all'uomo.
Vedo una fonte di calore al centro, vedo tutto ghiacciato intorno e il ghiaccio che cresce .. si ma che succede a noi? Provo a dire cosa traduco (:@@) Mentre viviamo recepiamo ricordi in ogni momento ma se nn siamo attenti e concetrati su noi stessi, se nn siamo nel ricordo di noi quei ricordi si occultano. Però ci sono, sono nostri altrimenti nn potremmo mai recuperarli. E possiamo riprenderli se vogliamo. Ricapitolando la vita o un evento o un attimo. Quel che rimanere caldo è il nucleo che ci anima, il Cuore con il quale dovremmo percepire e interagire con il mondo in maniera Cosciente. Se il cuore pulsa e palpita il nucleo del nostro centro è caldo. Più è intensa e forte la sua pulsazione e più si percepisce freddo l'esterno per conseguenza... Più aumenta il nostro calore interno e quindi il nostro Essere presente, Essere attenti, Essere in osservazione di noi stessi, più è possibile fissare i ricordi e lasciare che i nuovi fluiscano senza blocchi e possano fondersi con le pareti ghiacciate intorno al nucleo centrale. Quindi per recuperare l'acqua che esce bisogna Vivere. A me pare che tutto alla fine sia il Cuore. Che ho perso nella traduzione? |
Una piccola esperienza che riguarda i ricordi fatta qualche giorno fà.
Rileggevo un tread di Ermopoli. Si tratta di post di più di un anno fà.. e a memoria ricordavo di aver avevo avuto un quasi-diverbio con una persona, al tempo avevo inteso un suo modo di fare come una chiusura. Rileggendo oggi era come vivere un'altra realtà, nessun modo ostile nell'altro .. partiva tutto da me, paranoia compresa.. chiusura in primis. Durante tutto questo tempo avevo fissato questa persona in quel ricordo, e maturavo l'idea dentro di me che fosse cambiata, in meglio ovviamente, cosa che è davvero, ma non sta a me dirlo... proprio alla luce di questa esperienza. Infatti non è lei ad essere cambiata ma è il mio modo di avvertire certe sensazioni, non dico in meglio o in peggio.. ma semplicemnte cambiato. Oggi infatti avrei vissuto diversamente la stessa cosa formando in me un ricordo ed una realtà diversa da come era oggettivamente. Non so se son riuscita a spiegarmi al meglio. A volte, molto spesso direi, diciamo degli altri "è cambiato" ma in realtà cambiato rispetto a cosa? A chi? Siamo noi a variare il nostro modo di percepire gli eventi... è pazzesco.. viviamo un milione di realtà diverse il passato per noi è solo un ricordo formato in un momento emozionale particolare... ma non è reale, o come mi puntualizzava Uno più su.. è reale soggettivamente.. Se avessimo la possibilità di tornare indietro come in un forum e rileggere e vivere con la coscienza di oggi il ieri.. probabilmente perdoneremmo anche i più grandi torti che riteniamo di aver ricevuto... E in effetti questa possibilità l'abbiamo.. sarebbero i passi di cui si parla in esoterismo, le condizioni per Lavorare. |
Come prima cosa ti ringrazio primo per la bella e sincera esperienza di cui ci hai resi partecipi, secondo perchè in questi giorni mi sono trovata davanti ad una situzione che non molto si discosta ciò che hai detto sopra. Qualche mese fa mi trovai tra il buio e la luce a tenere un certo comportamento con una persona, non avevo ancora compreso qualcosa che pensavo invece di aver capito, di qui la differenza anche tra il capire e il comprendere. Avrei dovuto ringraziare quella persona invece non ce la feci non ne ero in grado, ho fatto quello che potevo in quel momento, oggi non lo rifarei, non per sensi di colpa ma perchè, credo di aver compreso quello che allora mi è sfuggito....non è che sono migliorata ho solo fatto in piccolo passo in avanti da lumachina quale sono che si credeva una lepre diavolo.g:
Ho pensato a come poter dire questa cosa e ringrazio te per avermela creata ( nulla è per caso) è il momento anche di chiedere perdono a quella persona, anche se so bene che sa meglio di me che allora non ero in grado di fare niente di più di quello che feci.abbraccio: |
tempo fa in un "lampo" di bagliore improvvisamente mi venne da piangere a dirotto.
telefonai a mezzo mondo dicendo "vi voglio bene scusatemi per la mia inconsapevolezza" ciao |
Decisamente OT
In un libro che lessi recentemente diceva che quando qualcuno ci racconta qualcosa di cui si sente in colpa dovremmo abbracciarlo e dirgli:" Ti perdono." Anche se apparentemente non ha nulla a che fare con noi.abbraccio: |
Secondo voi il perdono è umano o divino?Siamo noi all'altezza di perdonare davvero o è solo l'ennesima illusione?
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate...ovviamente se non è troppo fuori tema... |
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Se non mi sbaglio se ne parla ma non ricordo dove...mi aiutate?manata.gifmartello.: A questo proposito se ne potrebbe parlare li o al massimo cominciare una nuova discussione..fiori.gif Nel rivivere, legato al ricordo quindi, una determinata situazione, appunto come faceva notare sia Gris e sia Sole, è stata resa ancora più chiara la circostanza per la quale la nostra realtà soggettiva condizioni il ricordo o almeno la superficie di questo. Probabilmente, secondo me, il " nucleo" del ricordo, il suo contenuto, è per lo più libero da ogni condizionamento, o anche impressione, che ne ha ricevuto in un determinato momento. Mi pare che gia lo si è detto ma l'ho ripreso perchè mi sembra importante. Mi sorge una domanda però.... Il ricordo è tale per come si è in un determinato momento, questo è pacifico. Ora..il realizzare oggi,differente rispetto a ieri, che in un momento precedente si era in un determinato modo mi fa pensare una cosa: non è che oggi, proprio perchè si è un po differenti si è riusciti, appunto, a riprendere un " po " di quel contenuto quindi non tutto? Non è che rispetto ad altro cambiamento, che so...domani, si rileggerà la stessa situazione in maniera ancora più differente addentrandosi ancora di più nel ricordo in se? Come un'arancia ad esempio; pian piano che entro dentro dapprima toglierò la buccia, poi la polpa fino ad arrivare al succo....nonso.gif |
Sono d'accordo...penso anch'io che i ricordi si ricompongono ogni volta con nuovi o diversi elementi...mi spiego...con il passare del tempo,ampliando la visuale interiore,usufruendo di nuove esperienze anche i ricordi cambiano colore,sapore,viene rivissuto con il senno di poi guardandolo con occhi diversi e mettendo in risalto alcuni punti,piuttosto che altri...anche se la sostanza resta quella,qualcosa si modifica...ad esempio nel tempo mi capita frequetemente di lasciare da parte il gusto amaro di un ricordo,trattenendo solo cio'che di bello c'era...in una sorta di modificazione che mi fa stare meglio rispetto a quell'evento...
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Da un certo punto di vista, forse, in ogni avvenimento o impressione c'è tutto. Noi ricordiamo quel che possiamo trattenere. Man mano che "cresciamo" possiamo di più e quindi ricordiamo di più e di-verso. Questa modificazione dei ricordi, in un certo modo il famoso senno di poi, potrebbe non essere altro che una porzione maggiore (a volte anche minore, potremmo invertire il discorso) o anche altra (che poi va agganciata alla prima).
Non credo che il perdono sia OT, anche se si mi pare ci fosse un tread. Per-dono... attraverso (o allo scopo di) un dono. A gratis. Come se NON ci sia mai stata quella cosa... si, credo vada imparato e che sia appannaggio di pochi. |
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Il cambiamento di questa persona tu lo percepivi da quel momento in poi, anche se probabilmente conoscevi questa persona da più tempo, le attribuivi un "miglioramento" solo da quel momento che aevi fissato. Abbiamo sempre bisogno di parametri.. il fatto di non aver cristallizzato l'idea che ti eri fatta di quella persona, vedendo dei cambiamenti (anche se soggettivamente). La maggior parte delle volte , ci facciamo un'idea di un altro, e poi qualunque cosa faccia, la classifichiamo sempre nello stesso modo..manata.gif Io non credo comunque che siamo soltanto noi a cambiare, cambiano anche gli altri, ma sarebbe già ottimo osservare i nostri di cambiamenti.. Vero che li percepiamo soggettivamente, e sempre secondo dei parametri.. e che se spostiamo la nostra "levetta" un cambiamento di un altro ci appare differente di momento in momento. Invece, se una persona continua a comportarsi sempre più o meno nello stesso modo (e ce ne sono dal mio punto di vista..) e noi cambiamo, cambiamo anche il modo di rapportarci ... vediamo noi da un altro punto di vista, ma i gesti dell'altro saranno sempre molto simili al solito. Per quel che riguarda il perdono, dal mio punto di vista, significa, liberare me stessa e chi perdono da una sorta di legame, che non è stato chiuso. E' come tagliare di netto una corda c'era un post interessante con l'esempio di una ragazzina che si libera di un ricordo doloroso lanciando una catenina in mare. Perdono significa diventare un po' più liberi.. un grande dono che ci si fa da sotto un certo punto di vista.. |
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All'interno di questa si vuole arrivare per ricavarne il succo. Ma questo esempio vuoi vedere che non possa essere posto, adesso, anche per altro. Mi riferisco non soltanto alla possibilità " di accedere" dapprima alla buccia e poi alla polpa successivamente e cosi via, ma anche all'interpretazione di queste. Prendiamo la buccia ad esempio, in che modo possiamo interpretarla? Beh..probabilmente sotto diversi punti di vista. Il primo è quello che " serve" all'arancia per proteggere se stessa da agenti esterni ma anche per evitare di contaminare il " suo " contenuto a causa di questi. Oppure serve semplicemente come protezione fin a se stessa. Oppure ancora per entrambi " mantenendo ", fino a quando non sarà maturo, il suo contenuto inalterato. Qui insomma, prendendo solo la buccia, la si può interpretare in vari modi anche strumentali ad un suo utilizzo, cioè per un fine. Stessa cosa probabilmente per la polpa. Insomma..la frase di Longanesi diceva che i ricordi sono come i sogni...vanno interpretati. Ora l'interpretazione quindi può essere a vari livelli, dunque oltre all'accesso del contenuto del ricordo, è differente la strumentalità, l'utilizzo di questo? E se c'è una interpretazione, questa lo è soprattuitto in funzione di cosa?nonso.gif |
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