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Kael 19-03-2006 14.34.56

Considerare
 
Da etimo, con-siderare: fissare attentamente gli occhi della mente in una cosa, come chi fissa una stella (...e ne resta abbagliato, aggiungo io..)

Chi non ha mai considerato qualcosa?
Tutti viviamo in questo stato... chi considera il suo lavoro, chi considera le opinioni altrui, chi considera la sua posizione sociale, etc.. Ma viene il sospetto che questa considerazione sia soltanto una conseguenza della dipendenza che ci lega a quella cosa... Ossia non un altruismo libero, ma un egoismo forzato... Chi considera, pensa in realtà quasi esclusivamente a se stesso...

Chi considera ad esempio le opinioni degli altri, lo fa perchè li reputa tutti molto saggi, o piuttosto perchè lui "ha bisogno di sentirsi accettato"? Chi considera il suo lavoro, è perchè veramente gli importa di essere utile e al servizio della società, o per il fatto che è il SUO lavoro?
Esempi se ne possono trovare a migliaia...

Chi considera, può essere definito libero?
E se si riconosce questa mancanza di libertà, come uscire dalla considerazione?

Cat 19-03-2006 17.23.30

Secondo me non è una questione di essere liberi o meno, tenere in considerazione qualcosa significa ritenerla più importante delle altre cose....bisogna vedere cosa si sceglie di considerare e cosa no......e quindi, di conseguenza, quali sono le nostre priorità, se considero sopra tutto il lavoro vuol dire che lo metto al primo posto in tutto quello che faccio perché penso che realizzandomi in quel senso sarò appagato....
Riassumendo penso sia questione di scelte e non di quanto si sia o non si sia liberi...ovviamente più si è liberi (da pregiudizi, strutture sociali, schemi mentali) maggiori sono le cose che posso decidere di considerare.......

Kael 19-03-2006 17.58.18

Citazione:

Originalmente inviato da Cat
tenere in considerazione qualcosa significa ritenerla più importante delle altre cose....

Secondo me qua sta il punto: chi tiene in considerazione qualcosa la ritiene più importante di "quello che realmente è"... non rispetto alle altre cose... Non è un discorso di priorità, non è un rapporto con il resto... ma è proprio un distorcere la realtà... un "fissare così a lungo una cosa da ipnotizzarsi in essa"... e di non saprle più dare il suo giusto valore...
Che poi il termine considerare venga anche usato impropriamente è un fatto, ma secondo me di norma bisognerebbe essere in grado di non con-siderare nulla, ma di saper vedere sempre obiettivamente e distaccatamente...

Cat 19-03-2006 18.23.36

Però...anche una passione è un qualcosa su cui ci si fissa...appassionarsi va bene e considerare no?

jezebelius 19-03-2006 18.41.15

Credo di capire Kael cosa intendi...
Effettivamente ognuno di Noi con-sidera ciò che è ( per se stesso ) più importante; ma gia la circostanza di attribuire importanza ad una cosa pittosto che ad un'altra mi sembra gia, paradossalmente, una costrizione nella quale ci si trova immersi ma in sostanza non si capisce che, per quel momento, la libertà Vera è lontana.
Per carità, non intendo che nel con-siderare una cosa si sia tutti schiavi di chissà cosa ma al tempo stesso afferma la mancanza di libertà di Decidere in maniera obiettiva.
In sintesi ci si crede liberi da tutto; si assume la convinzione che si versa nella più completa libertà ma in questo stato non si raggiungeà mai la Vera convinzione che tutto dipende da qualcosa ossia è il risultato di dinamiche che fondamentalmente hanno condizionato. Pertanto una con-siderazione del lavoro, ecco nei termini su espressi, nasconde un meccanismo subdolo che mostra le esigue probabilità di essere scoperto rispetto al suo agire.
La passione dici Cat?
Bisogna distinguere a mio avviso Passione da passione; a volte anche passione che coincide con ossessione senza che ci si renda conto del salto " di qualità " che si è fatto.
Comunque alla fine mi pare anche che sia difficile decidere o valutare " in maniera distaccata ". Anche se non ci si rende conto e si crede di agire obiettivamente bisogna fare i conti, comunque, con la soggettività e molti altri parametri " personali ".

Ray 19-03-2006 18.55.49

considerare è fissare le coordinate del nostro errore... rendendolo certo.

Shanti 19-03-2006 19.42.22

Citazione:

Originalmente inviato da Cat
Secondo me non è una questione di essere liberi o meno, tenere in considerazione qualcosa significa ritenerla più importante delle altre cose...

Questo è il modo di vedere con cui mi trovo più in sintonia tra tutti. Secondo me dipende dal significato che ognuno dà alla parola considerazione. Come si fissa una stella, come si fissa una luce io la vedo più così, quindi fissare gli occhi della mente sulla vera essenza di ogni cosa. La vedo più come una qualità dell’anima, una sorta di non giudizio, vedo la considerazione come un atteggiamento che porta ad onorare la vita quindi perché uscirne? Se guardo con considerazione un animale che si nutre di un altro animale non la vedrò come una cosa crudele, ma come una cosa naturale perché sono andata oltre l’esteriorità del fatto. Appunto con la considerazione.
Ma ripeto questo è il significato che do io a questa parola.

Kael 19-03-2006 20.12.24

Secondo me, è tutto un discorso di indentificazione.
Quando questa identificazione volge all'esterno, verso persone o cose, prende forma di Considerazione.
L'uomo si identifica con quello che la gente pensa di lui, col modo in cui lo tratta, etc.. e questo lo porta, oltre a disperdere molte energie, anche ad essere giocoforza dipendente dagli altri. Per ipotesi, una persona che tiene molto in considerazione il tempo atmosferico, una giornata di pioggia la renderà particolarmente triste, e una giornata di sole particolarmente allegra...

Questo a mio avviso non è altro che "identificazione" e importanza personale.
E' l'esigere che gli altri ci prendano continuamente per una persona meritevole di stima, rispetto e ammirazione... che valiamo molto etc... Ma se ci pensiamo bene, per quanto il considerare possa sembrare una bella parola, è proprio quel meccanismo che invece ci porta ad offenderci se percepiamo scarso apprezzamento verso di noi. Cosa succede infatti quando qualcuno ci offende? Non diciamo per caso "Ma si, che parli pure... tanto non lo considero" ?
Non dimentichiamo il discorso sulla dualità: se apprezzo, allora anche disprezzo... Se voglio vedere le cose per quello che sono realmente, senza giudizio, dovrei riuscire almeno un po' a rinunciare a questa considerazione... ossia non identificarmi più in esse per non riempirle così di ego.

PS: E' evidente Sha che diamo valore diverso a questa parola. Come ho detto ormai è di uso comune distorcere le parole dal loro reale significato, ed è sempre più difficile comprendersi così... Ma da quanto hai scritto capisco che la pensi come me.. fiori.gif

Kael 19-03-2006 20.30.59

E poi c'è anche un'altra forma di considerazione a mio avviso, e cioè quell'atteggiamento che spinge una persona a pensare di "non considerare abbastanza un'altra persona", e che questa ne sia offesa.
Egli comincia a tormentarsi dicendosi che forse non le presta abbastanza attenzione, che non la rispetta come invece dovrebbe, che non si pre-occupa troppo per lei, e così via...
Ma non puzza di debolezza tutto ciò?

Lo so che è difficile, difficilissimo, stabilire quello che dobbiamo fare e quello che non dobbiamo fare... Quante volte siamo indecisi sul "devo" e "non devo"? Quante volte vorremmo fare una cosa ma siamo come bloccati al solo pensiero che, per rispetto di altri, non dovremmo farla? E allora devo, o non devo?
Senza considerazione, tutto questo non avverrebbe... Avremmo solo il nostro obiettivo davanti, il nostro scopo... e il "devo - non devo" sarebbe relazionato solo ad esso:
Serve al mio scopo? Ok, devo!
Non serve? Ok, non devo!
Risparmiando tutta quell'energia che invece di solito disperdiamo in queste false considerazioni in cui non facciamo altro che alimentare la nostra importanza personale...

RedWitch 20-03-2006 17.23.18

Citazione:

Originalmente inviato da Kael
E poi c'è anche un'altra forma di considerazione a mio avviso, e cioè quell'atteggiamento che spinge una persona a pensare di "non considerare abbastanza un'altra persona", e che questa ne sia offesa.
Egli comincia a tormentarsi dicendosi che forse non le presta abbastanza attenzione, che non la rispetta come invece dovrebbe, che non si pre-occupa troppo per lei, e così via...
Ma non puzza di debolezza tutto ciò?

debolezza.. egocentrismo.. paura del giudizio che questa persona potrebbe avere di noi , non considerandola.. ( ci preoccupiamo realmente di questa persona, o di quel che potrebbe pensare di noi, avendo un deteminato atteggiamento?)

Kael 20-03-2006 18.40.06

E perchè aver paura di questo giudizio, se noi non ci "identificassimo" in esso?

jezebelius 21-03-2006 15.40.06

Citazione:

Originalmente inviato da Kael
E perchè aver paura di questo giudizio, se noi non ci "identificassimo" in esso?

Il punto mi pare che sia questo; la identificazione di se stessi con il giudizio che gli altri danno è si, da un lato, sinonimo di debolezza ma dall'altro presenta una facciata che deve essere evidenziata, secondo me come una sorta di " rispetto " che si cerca nella controparte e nei giudizi che questi danno.
Una sorta di plauso che faccia ricordare ( anche se poi il ragionamento puo essere fatto a vari livelli ) che in quel " momento " ci siamo; che anche quello è un momento di popolarità il quale ci " permette" di non passare inosservati.
La reazione, in risposta, che si crea da un atteggiamento nel quale ci accorge di non essere considerati per certi versi è anche " normale "; in altri termini è ovvio che il non essere considerati porta scompiglio in persone che hanno bisogno di " un bagno di platea " anche se questa fosse composta da uno solo. Egocentrismo è ciò che Red ha sintetizzato meglio.
Domandi come uscire da questa limitazione?
Beh...credo che bisogna ( appunto ) considerare l'attenzione su se stessi ma mi pare che questo sia molto complicato.
In genere chi è " bagnato dalla platea " diffficilmente si discoterà da questo non tanto come azione in se quanto come attribuzione di giusto peso in relazione al momento ed all'evento....

Hyppolita 22-03-2006 13.43.17

scusate, è il mio primo post. Mi emoziona un po' (è normale?)

E' molto interessante quello che dite ma mi pare che questa cosa dell'identificazione sia un po' eccessiva.
Se io prendo in considerazione tipo un'ipotesi non è che mi ci identifico. La tengo come in sospeso, la valuto. Non ho ancora deciso se va bene o no. Lo faccio solo dopo che l'ho presa in considerazione.

No? Non ho capito nulla? :C:

Kael 22-03-2006 14.01.14

Citazione:

Originalmente inviato da Hyppolita
scusate, è il mio primo post. Mi emoziona un po' (è normale?)

E' molto interessante quello che dite ma mi pare che questa cosa dell'identificazione sia un po' eccessiva.
Se io prendo in considerazione tipo un'ipotesi non è che mi ci identifico. La tengo come in sospeso, la valuto. Non ho ancora deciso se va bene o no. Lo faccio solo dopo che l'ho presa in considerazione.

No? Non ho capito nulla? :C:

Ciao Hyppolita, si in effetti ero provocatorio apposta... ;)

Non sto dicendo che il considerare sia per forza un fatto negativo, soprattutto se può avere significati diversi, però bisognerebbe almeno mettersi in guardia da certi meccanismi.

Se ci pensi il considerare cambia di significato se riferito a persone o concetti:
- considero un'ipotesi (la valuto attentamente, per stabilire se è valida)
- considero una persona (ho GIA' stabilito che è valida)

Manca un pezzo no? E cos'è dunque quella cosa che mi ha fatto stabilire che quella persona è valida?

:C:

Sole 22-03-2006 14.30.16

l'esperienza ..

RedWitch 22-03-2006 14.31.40

Io direi.. un giudizio soggettivo.. la valutazione...

Ray 22-03-2006 14.44.15

Citazione:

Originalmente inviato da Kael

Manca un pezzo no? E cos'è dunque quella cosa che mi ha fatto stabilire che quella persona è valida?

:C:


identificazione parziale, confronto con me stesso e conseguente giudizio.


Però occhio, comedice Hyppolita, se è un processo intellettuale, su un concetto, il confronto avviene per percezione di verità... (magari approfondici no Kael?)

Kael 22-03-2006 14.59.11

Se io "considero" valida una persona a priori, è perchè esiste in me un qualcosa che sfugge alla mia valutazione: me stesso.

"Vedete la pagliuzza nell'occhio degli altri, ma non vedete la trave nel vostro" vi dice niente?

Uno 22-03-2006 17.22.10

Vi propongo un'altra chiave anche se allacciata al post iniziale: con-siderare.... immobilizzare nel gelo...
cioè se considero una persona me ne faccio un'opinione e la "blocco" in quell'opinione qualunque cosa questa persona faccia in seguito... a prescindere che questa opinione sia esatta al momento o sia preconcetta per mie o altrui elucubrazioni.
In questo modo sto anche giudicando senza appello, anche se la considerazione di questa persona sia buona, sappiamo bene che chiunque può sbagliare... in pratica non vivo il presente con questa persona ma sono ancorato al passato, al momento in cui l'ho considerata... a volte la considerazione cambia nel tempo ed è già meglio... ma sempre è una percezione a scatti... non fluida...
:C:

Sole 23-03-2006 13.44.12

Per essere fluida, in pratica, bisognerebbe vivere e lasciar vivere ...

Kael 23-03-2006 17.37.30

Il concetto PRIMA lo considero, e poi stabilisco se è valido o no.
La persona, prima stabilisco se è valida o no, e POI decido se considerla o meno.

Curioso questo, no?
A questo punto possiamo prendere la chiave di lettura suggeritaci da Uno e integrarla con quella iniziale:
- Il concetto, essendo astratto, dobbiamo prima "congelarlo in noi", affinchè assuma una forma ben definita per essere valutabile, e solo poi potremo valutarlo.
- La persona invece, essendo contreta già di suo (possiede una forma ben definita), possiamo valutarla da subito. Successivamente, se questa persona ci piacerà, decideremo di considerarla, ossia di identificarci in essa (congelarci insieme).
Diversamente, se non la reputeremo valida ("valida di noi") non la considereremo.

Quel "valida di noi" è altresì interessante...
Chiunque, quando dice "valida", in realtà intende "valida di se stesso".
Ossia egli è quanto di meglio esiste al mondo, e tutte le persone o cose di cui si circonderà, sarà perchè saranno "meritevoli" di lui. Se non lo saranno, ecco che non le considererà...

Come spiegare questo senza sconfinare un po' in esoterismo, e parlare di Ego? Come spiegare che il "me stesso" sfugge alla mia valutazione perchè è lui che comanda me, e non mi permette quindi di valutarlo?
Come spiegare in psicologia il discorso dell'importanza personale?

Ray 23-03-2006 17.53.26

In psicologia si parla di Ego da più di un secolo e di importanza personale senza sfociare in nessun esoterismo... anzi la psicologia vuole e crede di essere essoterica credendosi nuova disciplina... e per "nuova" essa intende illuminata (da illuminismo) scientifica, razionale e via blaterando. Essa dimentica che la psicologia esiste da sempre, magari sotto nomi ben più importanti... e che l'uomo e la sua "psiche" è stato oggetto di studio fin da che l'uomo è stato in grado di studiare. Questo però è un altro discorso.
La sezione è colma di tread dove si parla in un modo o nell'altro di ego e importanza personale... per non dir del fatto che questo mi sembra un forum che parla di esoterismo... quindi non vedo il problema.

Kael 23-03-2006 18.02.46

Nemmeno io vedo il problema caro Ray.
Le mie domande a fine post volevano solo essere un mezzo per far continuare la discussione... ossia parlare di quella parte incoscia che sfugge pertanto al nostro "controllo" cosciente.
:C:

Kael 26-03-2006 23.48.06

Oggi, al confine, una poliziotta permalosa mi ha fatto un gran favore... mentre litigavamo su ciò che io potevo "importare" in Italia (nello specifico 4 stecche di sigarette dry.gif ) ecco che una sua frase mi ha aperto gli occhi... Non avevo mai badato al nesso dell'aggettivo "importante" con l'azione dell' "importare"...

Una cosa importante... è una cosa che io im-porto... ossia porto dentro... faccio mia...

...anche qui, "im-portanza" personale... ossia porto dentro di me solo ciò che è valido, dando appunto per scontato che io sono il termine di paragone con cui giudico tutto il resto...

La cosa im-portante, è quella cosa che merita di entrare in me...
Altrimenti, resta fuori da me...
Questo la dice lunga sul quanto, inconsciamente o meno, ognuno di noi stima se stesso come il massimo esistente... e non è certo un caso che il termine im-portanza derivi appunto dal grande ego che possediamo... (che ci possiede...)

Sole 27-03-2006 10.35.49

Di fatti, kael, l'uomo affronta il mondo ponendo se stesso come paragone. Guarda gli altri e dice: tu stai agendo così perchè io riconosco il mio agire così. Purtroppo non ne vede assolutamente le mille sfaccettature diverse. Così 'consideriamo' gli altri sui nostri canoni esperenziali, non distaccandoci mai , anche se ce la raccontiamo, da ciò che è il nostro mondo dal mondo esterno.

Secondo me, comunque, non è questione di alta stima di se stessi o meno, ma molto più drasticamente, questione di non conoscere altro modo di rapportarsi al di fuori che quello di avere noi come paragone.

Riconosce davvero la diversità e no incanalarla in un mosus sarebbe già qualcosa.


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