Vecchi Film
Dunque parlo ancora da perfetta profana.
Inizio a subire il fascino dei film del cinema classico del passato ( li incontrati a causa di studio universitario). Sto preparando un esame sui film di Bergman, ieri sera ho visto il 'Il posto delle fragole'(1957) e poco tempo fa ho visto 'Fanny e ALexander'. Le immagini in bianco e nero, le inquadrature montate quasi sempre usando raccordi di sguardo, i primi piani intensi degli attori mi emozionano. Sempre ieri cercando su youtube delle canzoni dei Radiodervish, sono incappata in un video montato con le immagini della Carne e il Diavolo con Greta Garbo (1927) sulla canzone 'L'esigenza' dei Radiodervish. Ne sono rimasta ipnotizzata, mi partono dei meccanismi di identificazione assurdi, specialmente nei film che parlano d'amore. Insomma mi sento molto anacronistica... :) |
Io non sono mai stato un grandissimo appassionato di cinema, però la maggior parte di quelli che ho apprezzato di più sono quasi tutti di oltre 20/30 anni fa, i film degli ultimi anni grandi emozioni non me ne hanno date.
Pochi giorni fa, ad esempio, stavo vedendo su you tube un film dell'orrore degli anni 20, Nosferatu il vampiro di Murnau e mi ha fatto più effetto di tanti splatter odierni. |
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Fin'ora però il fascino del cinema classico d'annata non l'avevo mai subito:) Nosferatu è un mito! Siamo sempre nel 1922 come epoca. Se ti piace il genere anche Dracula di Coppola ha il suo perchè, però è del 1992 quindi tutt'altra dimensione. Per rimanere nel passato invece altro classico, ' Frankenstein' di James Whale' o 'Freaks' |
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Sono contento per la tua passione, magari un giorno potrai fare la regista, magari di un film impressionista sulla Divina Commedia :) |
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E poi c'era la marmotta che confezionava la cioccolata.... (cit. pubblicità) icon_mrgr: Grazie, anzi diciamo così, sicuramente lo farò. E i protagonisti li pescherò qui ad Ermopoli. Sarei curiosa di vedere chi farà Virgilio anche se qualche idea, ce l'avrei. |
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Beh un regista come Bergman non era uno qualunque, e un bravo regista sa usare bene gli archetipi, per far vibrare il pubblico, semplici scene per far vibrare in noi la passione, sintetizzata in scambio di sguardi appassionati di uno sfiorarsi trattenuto di visi....dove dietro vi è tutto un mondo di emozioni. Il tutto in bianco e nero, (dell'epoca) anche se molto curato, quasi a dimostrare che il colore è in quello che si prova. Per l'ancronismo, a me dava un sottile piacere pensarlo icon_mrgr: alla fine mi sono scoperta non molto diversa da molte altre persone :) |
recitare e vivere sono la stessa cosa:)?
dipende. se "Sei" la cosa cambia. e solo quando Sei Vivi, se reciti non vivi sei un manichino nelle mani di un regista che non sei Tu. |
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Chiusa parentesi, non mi lascerò incastrare da infiniti "dipende", "forse" etc... |
c'è chi sa di recitare e chi identificato nel ruolo che ha... pensa di essere quel ruolo (normalità della cosa)
pertanto... in questo c'è differenza netta. senza dipende, forse o quello che vuoi:) chi Vive E' molto semplicemente. |
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Stasera tocca a ' Monica e il desiderio' |
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E' inutile, volevi rifilare una "perla di saggezza" ma hai toppato boccaccia: Umiltà... l'unica cosa che ci tiene con i piedi per terra mentre tocchiamo le vette 8-), altrimenti rischiamo di salire come palloncini finchè la pressione non ci fa fare il botto. Ogni riferimento è puramente casuale, ma chi vuol sentire ascolti. |
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E sempre il vento diventa la forza inconscia che fa riaffiorare attraverso il sogno o il ricordo le angosce dei protagonisti. Così come il cielo, il mare, la luce, tutto viene accordato al sentimento dei personaggi, il paesaggio esterno riflette sempre quello interno, concretizzandolo. |
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dove recita? se recita non E'. e se lo fa consapevolmente è solo un gran furbetto con l'abito dell'evoluto (o illuminato) di cui il mondo ne ha detto tra me e te pure piene le cosiddette (in fin dei conti è un "falso") io ho scritto che sa recitare non che recita appositamente e consapevolmente. la recitazione è sinonimo nel 99% dei casi di falsità. e nel 1% che avanza di abile furbizia manipolatrice. |
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Recitare può insegnare anche a vedere meglio quanti personaggi inutili indossiamo. :) Per questo trovo molte analogie tra il teatro e la vita, recitazione reale e non ripetizione di quattro parole in croce per fare soldi. Se sia possibile disfarsene del tutto o meno di questi personaggi non credo di essere in grado di stabilirlo veramente, però mi piacerebbe recitare la mia parte nel mondo dignitosamente.
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Ultimamente mi ritrovo a recitare ruoli a cui non sono identificata, ma so che è quello che l'interlocutore si aspetta. All'inizio mi veniva da ridere, lo facevo quasi per gioco, per liberarmi velocemente di qualcuno, ora mi rendo conto che posso recitare con chi non è molto consapevole ed è identificato con il proprio ego. Basta dare lo zuccherino e il gioco è fatto. Mi viene da pensare alla gente che imbroglia individuando la parte dell'ego dell'altro che vuole essere nutrita. |
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non prendo "male" la parola recitare vista come forma d'arte. la ritengo anzi una forma molto utile per conoscere se stessi e per capire i propri "blocchi". Ma una volta comprese le maschere ecc. ecc. dovrebbe altresi permettere di non usarne... e di essere totalmente "aderenti" tra l'immagine che si mostra e ciò che si E'. Se non si arriva a questo punto... diciamo che a mio avviso in un mondo o nell'altro si è FALSI. ho usato la parola recitazione intendendo la distorsione che nel tempo si è venuta creando di quel termine. |
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Quindi se E', re-cita, cioè cita ancora, chiama.... le personalità migliori a seconda del momento e delle circostanze. Se non E', sono le circostanze che vestono quelle poche personalità che si sono impadronite di "quell'individuo". C'è motivo e motivo di dare lo zuccherino, potrebbe essere per imbrogliare o per aiutare, l'altro o se stessi. Aiutare se stessi non è male, lo è se per fare questo si danneggiano gli altri, nel caso del tuo esempio tu con lo zuccherino soddisfi una loro esigenza e aiuti te stessa a liberarti per fare qualcosa che ti interessa di più. Non c'è nulla di male. Se invece sfrutti una loro debolezza per arricchirti mentre loro si impoveriscono (per esempio) allora è male. Comunque bisogna stare attenti, è facile raccontarsi di non essere identificati in un ruolo (sto parlando in generale, non di te), ma se ne può avere la certezza solo se si è in grado di cambiare ruolo anche se viene difficile farlo. Questo si osserva anche nella metafora della vita che è il teatro o il cinema. Ci sono attori che riscuotono successo con un determinato personaggio e non riescono più a staccarsene. |
Grazie Uno per la tua risposta, chiara e chiarificatrice. fiori.gif
Ci sono ruoli che cambio come gli abiti, ed altri che non mi riesce proprio di abbandonare, non so come me li ritrovo sempre addosso. Uno di questi è il ruolo di nutrice. E' incredibile quanto mi condiziona. Ci sono arrivata in campeggio, è un ruolo che ho adottato subito dopo il liceo, me lo ha passato mia sorella come si fa con il fuoco olimpico e non sono più riuscita a liberarmene. Mi chiedo se è il mio compito in questa vita o devo andare oltre, o devo imparare a gestire come gli altri ruoli. Fatto sta che mi crea conflitto e non ne conosco la vera origine e non vedo per ora soluzione. Per il momento credo di non poter fare altro che osservare. |
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se già si arriva a fare calcoli... non si E' ma si recita distorcendo. |
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per fare quello occorre conoscerle tutte e non esserne usati. sul discorso ruolo tu sai fare l'allievo e non il maestro tanto per dirne una:) attualmente? |
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