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Uno 17-01-2010 12.37.43

Che cosa credo, a cosa credo
 
Il discorso era già uscito in diverse forme (una che ricordo bene era "credere e sapere"), ma vorrei continuarlo e cercare di approfondirlo dopo aver letto una affermazione di un altro 3d.

Inizierei da una domanda, se non crediamo ad una cosa non esiste?
Che poi è molto simile alla domanda: se io non ho mai visto una cosa esiste?
Oppure una cosa esiste solo quando la vedo e/o ci credo?

Etc... il discorso potrebbe anche essere trattato in filosofia e in psicologia, però ho pensato ad esoterismo per tentare di toccare tutti i punti.

Come ho giò scritto la parola credenza significa qualcosa a cui molti credono, ma anche un mobile dove riporre le cose.
Credenza era anche l'assaggio dei cibi (per vedere che non fossero avvelenati) dei signori da parte dei servi.
La cosa si fa interessante vero?

Se prendiamo la credenza-mobile, l'analogia ci dirà che un oggetto anche quando non lo riponiamo in ordine esiste già, il problema è che non avendolo nell'armadio potremmo non trovarlo, non vederlo etc...

Se prendiamo la credenza-assaggio, vediamo come certe cose vanno prima assaggiate da alcune nostre parti meno raffinate, se il cibo è assimilabile dal corpo (inteso come ciò che siamo al momento) allora può essere mangiato dalle parti superiori che sicuramente sanno gustarlo diversamente. Se il corpo non è pronto e/o adatto per certe cose sarebbe avvelenato se tentassimo di mangiare lo stesso con le parti superiori.

Il titolo che ho dato a questo 3d merita due parole. Mentre auguro a tutti di avere abbondanza di credenze, non auguro a nessuno di far proprie le credenze altrui senza lavoro.
Se l credenza è mia, io ho assaggiato e ho materiale da dare in pasto alle mie parti superiori, se faccio mia una credenza altrui equivarrebbe ad un signore che fa assaggiare il cibo ai servi di un'altro signore di un'altra razza. Per quella razza il cibo potrebbe essere buono ma per il secondo signore il cibo potrebbe essere velenoso.
Le credenze altrui se non sono anche nostre ci avvelenano l'anima.

Credo di aver messo un pò di carne al fuoco, mancherebbero, di importante, solo domande simili a : "quello in (notare "in" che nel credere si oppone a "a") cui non crediamo ha lo stesso influenza nella nostra vita?"

luke 17-01-2010 15.41.13

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79503)
Il discorso era già uscito in diverse forme (una che ricordo bene era "credere e sapere"), ma vorrei continuarlo e cercare di approfondirlo dopo aver letto una affermazione di un altro 3d.

Inizierei da una domanda, se non crediamo ad una cosa non esiste?
Che poi è molto simile alla domanda: se io non ho mai visto una cosa esiste?
Oppure una cosa esiste solo quando la vedo e/o ci credo?

Etc... il discorso potrebbe anche essere trattato in filosofia e in psicologia, però ho pensato ad esoterismo per tentare di toccare tutti i punti.

Come ho giò scritto la parola credenza significa qualcosa a cui molti credono, ma anche un mobile dove riporre le cose.
Credenza era anche l'assaggio dei cibi (per vedere che non fossero avvelenati) dei signori da parte dei servi.
La cosa si fa interessante vero?

Se prendiamo la credenza-mobile, l'analogia ci dirà che un oggetto anche quando non lo riponiamo in ordine esiste già, il problema è che non avendolo nell'armadio potremmo non trovarlo, non vederlo etc...

Se prendiamo la credenza-assaggio, vediamo come certe cose vanno prima assaggiate da alcune nostre parti meno raffinate, se il cibo è assimilabile dal corpo (inteso come ciò che siamo al momento) allora può essere mangiato dalle parti superiori che sicuramente sanno gustarlo diversamente. Se il corpo non è pronto e/o adatto per certe cose sarebbe avvelenato se tentassimo di mangiare lo stesso con le parti superiori.

Il titolo che ho dato a questo 3d merita due parole. Mentre auguro a tutti di avere abbondanza di credenze, non auguro a nessuno di far proprie le credenze altrui senza lavoro.
Se l credenza è mia, io ho assaggiato e ho materiale da dare in pasto alle mie parti superiori, se faccio mia una credenza altrui equivarrebbe ad un signore che fa assaggiare il cibo ai servi di un'altro signore di un'altra razza. Per quella razza il cibo potrebbe essere buono ma per il secondo signore il cibo potrebbe essere velenoso.
Le credenze altrui se non sono anche nostre ci avvelenano l'anima.

Credo di aver messo un pò di carne al fuoco, mancherebbero, di importante, solo domande simili a : "quello in (notare "in" che nel credere si oppone a "a") cui non crediamo ha lo stesso influenza nella nostra vita?"

Per me anche se non credo o non ho mai visto una cosa questa comunque esiste e ha influenza. Un esempio banale che mi viene in mente è la radioattività, se io non ci credo e tengo sul comodino dell'uranio o del plutonio, penso che gli effetti li subirò comunque.
Se io ci credo, lo conosco e l'assaggio", sarò più padrone dei suoi effetti, non li subirò passivamente, potrò "cavalcarli" ed usarli a mio vantaggio, cosa tanto più possibile tanto più conosco la cosa in cui credo: se lo conosco e credo nelle radiazioni dell'uranio, invece di tenerlo sul comodino lo metto in una centrale nucleare e lo uso a mio vantaggio, conoscendone i relativi rischi e prendendo le giuste precauzioni.

dafne 17-01-2010 19.19.45

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79503)


(notare "in" che nel credere si oppone a "a")


Scusa Uno, sul resto ci torno poi ma questo proprio non lo capisco.

Credo in te e credo a te a me suonano se non altro molto simili ma non di sicuro opposti.

nonso.gif me lo spieghi perfavore?

griselda 17-01-2010 19.35.30

Citazione:

Originalmente inviato da dafne (Messaggio 79527)
Scusa Uno, sul resto ci torno poi ma questo proprio non lo capisco.

Credo in te e credo a te a me suonano se non altro molto simili ma non di sicuro opposti.

nonso.gif me lo spieghi perfavore?

Sono Griselda e non Uno ahahah lo so che non vado bene uguale ma non lo scrivo per te, ma per me, per vedere se conosco la differenza approfittando della tua interessante domanda, grazie.:)

Credere a una cosa tipo: ci si può rendere conto di stare sognando. Se non lo hai mai provato credi a ciò che dico ma non può credere in ciò che è.
Se invece ti succede allora hai l'esperienza in te e quindi credi in ciò che hai vissuto.
Quel in mi da tanto l'idea che l'hai fatta tua l'hai portata dentro.
Per farlo hai avuto bisogno di credere a, quindi moto a luogo nel senso di aver lavorato per arrivarci.
Ho creduto a Uno ed ora credo in quella cosa perchè è mia esperienza.
Magari ho detto una serie di bippppp. ahahah

stella 17-01-2010 20.58.31

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79503)
"quello in (notare "in" che nel credere si oppone a "a") cui non crediamo ha lo stesso influenza nella nostra vita?"

"Credo a Dio" non è la stessa cosa che dire "credo in Dio"
Il credere a... presuppone che prima si crede in...

Quello in cui non crediamo ha lo stesso influenza nella nostra vita ? Io penso di sì, perchè il fatto di non credere in qualcosa vuol dire paradossalmente ammetterla ma non crederci, quindi ci influenza egualmente, perchè se diciamo che non crediamo in qualcosa in cui altri credono, significa che comunque quella cosa esiste, e la nostra vita ne viene influenzata egualmente.

Ray 17-01-2010 21.10.26

Citazione:

Originalmente inviato da stella (Messaggio 79541)
"Credo a Dio" non è la stessa cosa che dire "credo in Dio"
Il credere a... presuppone che prima si crede in...

Io credo al mio vicino di casa, che mi ha detto di aver visto un bel concerto, perchè la cosa è plausibile.

Però credo anche nel mio maestro di arti marziali, perchè ha sempre detto cose che si sono rivelate corrette al di là di quel che potevo concepire al momento, e quindi faccio questo esercizio apparentemente assurdo, anche se non lo trovo plausibile.

Uhm... si, da un certo punto di vista, sono opposti.

Falketta 18-01-2010 11.44.14

Quindi, se mi crolla, come una scatola di cartone che si apre, tutto il mio vecchio sistema di credenze, e mi ritrovo a non sapere più nulla, significa che ho creduto a qualcosa ma non in qualcosa

luke 18-01-2010 13.11.08

Sul confronto tra "credere" in e "credere a", non ho le idee molto chiare: se dico ad una persona "credo in te", gli sto dando una fiducia omnicomprensiva e che riguarda solo lui, se invece gli dico "credo a te" mi viene spontaneo fare un paragona con qualcun altro, "credo a te e non a tizio". La particella "in" mi fa pensare ad un entrare dentro, mentre "a" la vedo più come un andare verso una direzione indicata da qualcuno.

dafne 18-01-2010 14.30.21

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 79577)
Sul confronto tra "credere" in e "credere a", non ho le idee molto chiare: se dico ad una persona "credo in te", gli sto dando una fiducia omnicomprensiva e che riguarda solo lui, se invece gli dico "credo a te" mi viene spontaneo fare un paragona con qualcun altro, "credo a te e non a tizio". La particella "in" mi fa pensare ad un entrare dentro, mentre "a" la vedo più come un andare verso una direzione indicata da qualcuno.

Si è la versione che più convince anche me, anche se mi sembra comunque una sorte di cavillo linguistico più che di senso...cioè non ci vedo proprio l'opposizione (vabbeh che tra opposto e contrario mi sà che mi stò ancora incartando..)

Tornando sul discorso iniziale non credere a una cosa non la fà non esistere, o meglio, non esiste per me che la nego ma il fatto stesso che possa essere creduta o meno implica che c'è. Altrimenti cosa negheremmo?

Lo stesso vale per quello che non conosciamo, non esiste per la nostra esperienza ma c'è. Scoprire cose nuove è quel movimento che ci fà vivere, infatti meno si sperimenta più si avvizzisce, si muore..dentro.
Una credenza scarsa di provviste icon_mrgr:

griselda 18-01-2010 15.20.14

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 79577)
Sul confronto tra "credere" in e "credere a", non ho le idee molto chiare: se dico ad una persona "credo in te", gli sto dando una fiducia omnicomprensiva e che riguarda solo lui, se invece gli dico "credo a te" mi viene spontaneo fare un paragona con qualcun altro, "credo a te e non a tizio". La particella "in" mi fa pensare ad un entrare dentro, mentre "a" la vedo più come un andare verso una direzione indicata da qualcuno.

Anch'io ho provato questa versione ma mi impallavo.
Credere in e credere a mi paiono la prima una credenza interna e la seconda una esterna.
Credo in te o credo a te sono differenti.
Credo in te vuol dire che credo nel tuo essere, in quello che sei.
Credo a te, vuol dire che stiamo ragionando e quindi puramente intellettuale e discorsivo, è un schierarsi a favore di un ragionamento.
Il primo riguarda l'essere e il secondo la mente.

griselda 18-01-2010 15.36.13

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79503)
Inizierei da una domanda, se non crediamo ad una cosa non esiste?
Che poi è molto simile alla domanda: se io non ho mai visto una cosa esiste?
Oppure una cosa esiste solo quando la vedo e/o ci credo?

Inizio da questo punto, perchè sono tante cose insieme.
Non è che non esiste ma ha degli effetti diversi perchè agisce sulla psiche in modo diverso il credere e/o non credere.

Ho visto un documentario in cui si parlava di malati con malattie gravi, che sino a che non avevano scoperto di avere la tal malattia conducevano una vita normale, dopo, invece, la loro vita è diventata un inferno facendo peggiorare molto velocemente il loro stato di salute.
Per cui credere di stare bene aiuta psicologicamente a starci, piuttosto che il credere di stare male, avendo appreso di essere malati cambia la situazione.
Perchè il sapere certe cose modifica lo stato stesso .
Quindi anche se sei malato ma non credi di esserlo è come se non lo fossi.
Se invece credi (perchè lo sai, perchè è stato comprovato da analisi mediche) di essere malato ne sarai condizionato.

RedWitch 18-01-2010 16.52.23

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79503)
Il discorso era già uscito in diverse forme (una che ricordo bene era "credere e sapere"), ma vorrei continuarlo e cercare di approfondirlo dopo aver letto una affermazione di un altro 3d.

Inizierei da una domanda, se non crediamo ad una cosa non esiste?
Che poi è molto simile alla domanda: se io non ho mai visto una cosa esiste?
Oppure una cosa esiste solo quando la vedo e/o ci credo?

Già questa domanda per me è abbastanza complessa, perchè direi che ovviamente sì esiste anche se io non l'ho mai vista , anche se non fa parte della mia esperienza, diretta o indiretta.

Pero'... finchè non fa parte della mia realtà, per me, soggettivamente, non esiste, inizierà ad esistere solo quando la potrò vedere, toccare, quando potrò conoscerla in qualche maniera, anche se non è necessario farne esperienza diretta. Per esempio non ho mai sciato, ma è certo che esistono gli sci, gli sciatori e tutti quelli che fanno la settimana bianca e amano la neve.. anche se sciare non fa parte della mia esperienza diretta ho la certezza che tutto questo esiste, anche se solo per sentito dire o dalla tv etc...

Citazione:

Come ho giò scritto la parola credenza significa qualcosa a cui molti credono, ma anche un mobile dove riporre le cose.
Credenza era anche l'assaggio dei cibi (per vedere che non fossero avvelenati) dei signori da parte dei servi.
La cosa si fa interessante vero?
Sì è interessante... se prendo la credenza come mobile, direi che potrei riporre tutte le cose in cui credo che poi possono essere tirate fuori e sostituite o modificare e riposte di nuovo etc , mentre se una cosa fa parte della credenza (mobile) di un altro, posso sapere che esiste, e prenderla per buona, ma non potrò vederla bene e conoscerla, perchè non fa parte della mia credenza?
Il terzo esempio, quello dell'assaggio mi fa pensare che finchè una cosa non abbiamo potuto assaggiarla senza avvelenarci, difficilmente potremo conoscerla (e magari riporla nella credenza-mobile :D).

Citazione:

.............
Se prendiamo la credenza-assaggio, vediamo come certe cose vanno prima assaggiate da alcune nostre parti meno raffinate, se il cibo è assimilabile dal corpo (inteso come ciò che siamo al momento) allora può essere mangiato dalle parti superiori che sicuramente sanno gustarlo diversamente. Se il corpo non è pronto e/o adatto per certe cose sarebbe avvelenato se tentassimo di mangiare lo stesso con le parti superiori.
Questa parte non mi è molto chiara...

Citazione:

Il titolo che ho dato a questo 3d merita due parole. Mentre auguro a tutti di avere abbondanza di credenze, non auguro a nessuno di far proprie le credenze altrui senza lavoro.
Se l credenza è mia, io ho assaggiato e ho materiale da dare in pasto alle mie parti superiori, se faccio mia una credenza altrui equivarrebbe ad un signore che fa assaggiare il cibo ai servi di un'altro signore di un'altra razza. Per quella razza il cibo potrebbe essere buono ma per il secondo signore il cibo potrebbe essere velenoso.
Le credenze altrui se non sono anche nostre ci avvelenano l'anima.
Prendere per buone le credenze altrui significa non esplorare e limitarsi ad accettare quello che ci viene detto (che è riposto nella credenza di un altro?)? Io vedo questo come "credere a".. mentre "credere in" per me significa più o meno quel che diceva Ray nel suo esempio... Se credo in un maestro, farò un esercizio che mi propone anche se non ne capisco il senso inizialmente, ma man mano che faccio la questione si dipana.. credere in significa quindi affidarsi in qualche modo? Pero' si dice anche credo in te quando per esempio si incoraggia un amico..

Citazione:

Credo di aver messo un pò di carne al fuoco, mancherebbero, di importante, solo domande simili a : "quello in (notare "in" che nel credere si oppone a "a") cui non crediamo ha lo stesso influenza nella nostra vita?"
Penso di si... anche se non credo che la luna mi influenzi per esempio, ne subirò lo stesso gli influssi anche se non me ne accorgerò... anzi forse sono tanto più influenzata tanto più se non credo e non conosco piuttosto che il contrario..

Uno 18-01-2010 17.11.18

Velocemente, poi torno sul resto appena ho un minuto.
"In" significa che entro nella cosa oggetto del mio credere-assaggiare.
"A" significa che sto considerando la cosa da fuori.

Quando credo in Mario, vuol dire che lo conosco talmente bene da entrare nella sua psiche (non è corretto ma rende), se credo a Mario lo faccio in base all'impressione superficiale che ho di lui, es ha un bel viso simpatico, decido di credergli.

In sostanza credere è meno stupido di quello che comunemente si pensa.
Credendo in qualcosa (o a qualcosa, cambia il modo ma il discorso è uguale) entro in questa cosa, l'assaggio, il mio essere si prepara attraverso i servi che in questo caso sono le emozioni, una volta assaggiato se non è nocivo quella cosa la possono mangiare anche nei piani superiori del mio essere, quindi passa per la ragione e poi più su.

La ragione può mangiare direttamente solo cibi sicuri, diciamo impacchettati e confezionati (cose a cui tutto sommato si crede anche senza saperlo). Se non fa assaggiare nuove pietanze alle emozioni rimane limitata, mangia ma sempre la stessa minestra per quanto questa minestra possa essere varia.
Inoltre il cibo impacchettato non può essere mangiato da piani al di sopra della comune ragione.

Ah prima di lasciarvi continuare la riflessione, se credere è meno stupido di quello che sembra, il problema è credere-assaggiare e voler dare da mangiare alla ragione anche ciò che non le va dato perchè non adatto alla costituzione del momento: la si avvelena.

luke 18-01-2010 19.13.47

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79586)
Velocemente, poi torno sul resto appena ho un minuto.
"In" significa che entro nella cosa oggetto del mio credere-assaggiare.
"A" significa che sto considerando la cosa da fuori.

Quando credo in Mario, vuol dire che lo conosco talmente bene da entrare nella sua psiche (non è corretto ma rende), se credo a Mario lo faccio in base all'impressione superficiale che ho di lui, es ha un bel viso simpatico, decido di credergli.

In sostanza credere è meno stupido di quello che comunemente si pensa.
Credendo in qualcosa (o a qualcosa, cambia il modo ma il discorso è uguale) entro in questa cosa, l'assaggio, il mio essere si prepara attraverso i servi che in questo caso sono le emozioni, una volta assaggiato se non è nocivo quella cosa la possono mangiare anche nei piani superiori del mio essere, quindi passa per la ragione e poi più su.

La ragione può mangiare direttamente solo cibi sicuri, diciamo impacchettati e confezionati (cose a cui tutto sommato si crede anche senza saperlo). Se non fa assaggiare nuove pietanze alle emozioni rimane limitata, mangia ma sempre la stessa minestra per quanto questa minestra possa essere varia.
Inoltre il cibo impacchettato non può essere mangiato da piani al di sopra della comune ragione.

Ah prima di lasciarvi continuare la riflessione, se credere è meno stupido di quello che sembra, il problema è credere-assaggiare e voler dare da mangiare alla ragione anche ciò che non le va dato perchè non adatto alla costituzione del momento: la si avvelena.

NOn so perchè ma avrei preferito che la parte di servo la svolgesse la ragione la quale decide cosa passare eventualmente alle emozioni. Se sono queste ultime a fare il primo assaggio, in caso di emotività troppo forte, ad esempio, si rischia di non passare niente "sopra" per paura che faccia male o di passare un cibo tenuto a mollo nel disinfettante troppo tempo.

Falketta 19-01-2010 00.20.57

A me sembra che sia invece la ragione a poter "bloccare" maggiormente... o no?? booh.gif

Ray 19-01-2010 01.38.47

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79586)
Ah prima di lasciarvi continuare la riflessione, se credere è meno stupido di quello che sembra, il problema è credere-assaggiare e voler dare da mangiare alla ragione anche ciò che non le va dato perchè non adatto alla costituzione del momento: la si avvelena.

Quindi non si dovrebbe dare in paso alla ragione ciò che le emozioni non sono in grado di reggere? Ach, lo fanno tutti continuamente...

luke 19-01-2010 16.53.02

Citazione:

Originalmente inviato da Falketta (Messaggio 79595)
A me sembra che sia invece la ragione a poter "bloccare" maggiormente... o no?? booh.gif

Bè forse dipende anche dai singoli casi; sicuramente la procedura descritta da Uno è quella più corretta, però mi chiedo cosa accade se le emozioni sono un pò "starate", come ho detto sopra rischiano di bloccare un cibo solo perchè un pò piccante, mentre invece un centro emotivo più equilibrato dovrebbe essere in grado di svolgere meglio il proprio compito.

stella 19-01-2010 18.13.49

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 79600)
Quindi non si dovrebbe dare in paso alla ragione ciò che le emozioni non sono in grado di reggere? Ach, lo fanno tutti continuamente...

In definitiva sono le emozioni che decidono cosa dare in pasto alla ragione? ma se le emozioni non sono in grado di reggere una data cosa, tanto meno lo sarà la ragione...
Se una cosa regge emotivamente può essere impacchettata e data alla ragione, ma io penso che la ragione in quanto tale deciderà se mettere quella data cosa nella credenza, o rifiutarla, o mangiarla egualmente e poi rimanere avvelenata.
Se la ragione non è pronta ad accettare quindi credere una certa cosa, sempre secondo me quella cosa creduta (assaggiata a livello emozionale) rimane impacchettata e confezionata, in attesa che la ragione sia pronta ad assimilarla...
Ma se le emozioni sono i servi, è la ragione che ordina loro di provare nuovi cibi.... a meno che una persona non si faccia dominare dalle emozioni, in questo caso la ragione soccombe.
La cosa migliore sarebbe farli lavorare in armonia, la ragione e le emozioni.
Bisognerebbe anche chiarire cosa sono quei pacchetti già confezionati in cui in fondo si crede senza saperlo, forse proprio questi danno un certo assetto alla ragione per cui in seguito la ragione non è pronta ad assimilare nuovi cibi forniti dalle emozioni... anche perchè per mangiarli bisognerebbe spacchettarli e vedere il contenuto alla luce di nuove credenze delle emozioni.

griselda 20-01-2010 23.41.23

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 79600)
Quindi non si dovrebbe dare in paso alla ragione ciò che le emozioni non sono in grado di reggere? Ach, lo fanno tutti continuamente...

Non ho capito se vuol dire più o meno, quello che si riassume nel detto fare il passo più grosso della gamba.
A me è capitato di pensare di poter fare una cosa e poi trovarmi nel mentre la facevo di sentirmi morire.
Quindi io avevo dato alla ragione un qualcosa di velenoso? Perchè al lato pratico il fare quella cosa emotivamente non lo sopportavo.
Oppure non funziona?
Si può avere un altro esempio per favore, si?:)

RedWitch 21-01-2010 10.06.03

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 79600)
Quindi non si dovrebbe dare in paso alla ragione ciò che le emozioni non sono in grado di reggere? Ach, lo fanno tutti continuamente...

Quindi il problema è spesso voler razionalizzare qualcosa che non siamo pronti a digerire attraverso le emozioni?

Come se leggessimo un libro per forza senza essere pronti a riceverne i contenuti? Riempiamo di dati senza poterli digerire e facciamo una specie di indigestione...

O quando vogliamo per forza disquisire tutto con le parole, anche cose che non possono essere spiegate solo razionalmente?

William 21-01-2010 10.45.46

e quando la ragione va nel pallone?O la ragione per sua natura
tende sempre a darsi ragione...?
Cosè la ragione?

Uno 23-01-2010 13.19.58

Per comodità espositiva avevo preso in considerazione solo ragione e sentimenti, in realtà per approfondire il discorso dobbiamo metterci anche l'impatto corporeo.
L'ordine corretto è che ogni cosa, persona, idea etc.. che incontro prima dovrei "assaggiarla" con un sensazione corporea, poi passarla ai sentimenti e infine alla ragione.

Al corpo arrivano dei segnali precisi ma non definibili (almeno a prima vista) mentalmente confusi, se tocchiamo una cacca o una gelatina appiccicosa ad occhi chiusi (quindi la mente non può prevenire il tocco) abbiamo una sensazione di ribrezzo, percepiamo che non ci piace toccare quella cosa.
Non ci piace... è già in qualche maniera entrato in gioco un senti-mento, cioè sentire per la mente, solo dopo questi stadi possiamo con la ragione cercare o riuscire a capire perchè proviamo il ribrezzo e perchè non ci piace toccare la cacca. Razionalmente potremmo scoprire che igienicamente non ci conviene toccare quelle cose, potrebbero portarci a contatto con dei batteri etc..

Dopo che ne abbiamo fatto esperienza non occorre che tocchiamo la cacca sempre, sappiamo già tutto, ma la prima volta da bambini: hai voglia che i nostri genitori ci abbiano detto di non toccarla.
Se li avessimo ascoltati oggi razionalmente, con la ragione, non la toccheremmo, però perchè ci fidiamo dell'esperienza altrui.
Ora non sto dicendo che di tutto occorre far esperienza diretta, non ho bisogno di buttarmi dal 10 piano per sapere che nella migliore delle ipotesi mi farò molto ma molto male.
Però ci sono cose che vanno per forza sperimentate per proprio conto e la sequenza corretta (sequenza a volte talemente veloce da non poter distinguerne il senso di marcia) è quella sopra descritta. In caso contrario, se per esempio si cerca di percepire qualcosa che ci impatta da fuori con la ragione, non stiamo assaggiando la realtà, ma la nostra personale realtà poco, se non nulla, influenzata dalla realtà oggettiva.
La nostra personale realtà è come un bacino di acqua, se ha modo di scorrere con fiumi che entrano è acqua calma e ricca di vita, ma se è chiusa e stagna diventa velenosa e se noi ci alimentiamo solo di quella....

Vorrei anche sottolineare la parola "apprendere" che come noterete è molto vicina alla parola "rapprendere".
Si potrebbe metaforicamente dire che il corpo riceve segnali che potremmo paragonare al latte, ai sentimenti passa un formaggio morbido tipo uno stracchino, alla ragione arriva un parmigiano.

Possiamo dire di aver fatto esperienza dei latticini solo dopo aver compiuto il ciclo. Se mangio parmigiano e solo parmigiano tutti i giorni le cose non andranno tanto bene e come si diceva sopra mi avvelenerò in qualche maniera.

Alla luce di quello detto fin qui, allora che cosa è credere?
Credere con la C maiuscola è fare l'esperienza completa, poi c'è il credere bigotto che si ferma alla sensazione corporea o arriva al massimo ai sentimenti e si fida della ragione altrui (che però potrebbe anche essere manipolatrice) e poi c'è il non credente che usa solo la ragione, di fatto non facendo esperienza e chiudendosi nel proprio mondo mentale che con il tempo lo avvelenerà.

Il discorso non è teso/limitato al discorso religioso, qualsiasi credere e sperimentare della vita è coinvolto in queste cose. Il discorso non è neanche finito, ma il post è già lungo...

nikelise 23-01-2010 14.16.47

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79761)
Per comodità espositiva avevo preso in considerazione solo ragione e sentimenti, in realtà per approfondire il discorso dobbiamo metterci anche l'impatto corporeo.
L'ordine corretto è che ogni cosa, persona, idea etc.. che incontro prima dovrei "assaggiarla" con un sensazione corporea, poi passarla ai sentimenti e infine alla ragione.

Al corpo arrivano dei segnali precisi ma non definibili (almeno a prima vista) mentalmente confusi, se tocchiamo una cacca o una gelatina appiccicosa ad occhi chiusi (quindi la mente non può prevenire il tocco) abbiamo una sensazione di ribrezzo, percepiamo che non ci piace toccare quella cosa.
Non ci piace... è già in qualche maniera entrato in gioco un senti-mento, cioè sentire per la mente, solo dopo questi stadi possiamo con la ragione cercare o riuscire a capire perchè proviamo il ribrezzo e perchè non ci piace toccare la cacca. Razionalmente potremmo scoprire che igienicamente non ci conviene toccare quelle cose, potrebbero portarci a contatto con dei batteri etc..

Dopo che ne abbiamo fatto esperienza non occorre che tocchiamo la cacca sempre, sappiamo già tutto, ma la prima volta da bambini: hai voglia che i nostri genitori ci abbiano detto di non toccarla.
Se li avessimo ascoltati oggi razionalmente, con la ragione, non la toccheremmo, però perchè ci fidiamo dell'esperienza altrui.
Ora non sto dicendo che di tutto occorre far esperienza diretta, non ho bisogno di buttarmi dal 10 piano per sapere che nella migliore delle ipotesi mi farò molto ma molto male.
Però ci sono cose che vanno per forza sperimentate per proprio conto e la sequenza corretta (sequenza a volte talemente veloce da non poter distinguerne il senso di marcia) è quella sopra descritta. In caso contrario, se per esempio si cerca di percepire qualcosa che ci impatta da fuori con la ragione, non stiamo assaggiando la realtà, ma la nostra personale realtà poco, se non nulla, influenzata dalla realtà oggettiva.
La nostra personale realtà è come un bacino di acqua, se ha modo di scorrere con fiumi che entrano è acqua calma e ricca di vita, ma se è chiusa e stagna diventa velenosa e se noi ci alimentiamo solo di quella....

Vorrei anche sottolineare la parola "apprendere" che come noterete è molto vicina alla parola "rapprendere".
Si potrebbe metaforicamente dire che il corpo riceve segnali che potremmo paragonare al latte, ai sentimenti passa un formaggio morbido tipo uno stracchino, alla ragione arriva un parmigiano.

Possiamo dire di aver fatto esperienza dei latticini solo dopo aver compiuto il ciclo. Se mangio parmigiano e solo parmigiano tutti i giorni le cose non andranno tanto bene e come si diceva sopra mi avvelenerò in qualche maniera.

Alla luce di quello detto fin qui, allora che cosa è credere?
Credere con la C maiuscola è fare l'esperienza completa, poi c'è il credere bigotto che si ferma alla sensazione corporea o arriva al massimo ai sentimenti e si fida della ragione altrui (che però potrebbe anche essere manipolatrice) e poi c'è il non credente che usa solo la ragione, di fatto non facendo esperienza e chiudendosi nel proprio mondo mentale che con il tempo lo avvelenerà.

Il discorso non è teso/limitato al discorso religioso, qualsiasi credere e sperimentare della vita è coinvolto in queste cose. Il discorso non è neanche finito, ma il post è già lungo...

Provo a legare quello che dice Uno con una mia recente esperienza.
Dovevo prendere una decisione , dovevo scegliere una linea di condotta .
Il problema era noto in tutti i suoi aspetti e a tavolino , da solo , tra me e me ho sondato pro e contro di tutte le linee possibili :
a) non mi sposto perche' per me e' cosi' ed era effettivamente cosi';
b) faccio quello che mi viene chiesto contraddicendo la mia posizione da sempre tenuta , cosi' tutto sarebbe stato al momento risolto ;
c) sposto la mia posizione ma giustifico il mio movimento con esigenze altrui , esistenti realmente , che mi obbligano allo spostamento .
Avevo deciso per la a) ma all'incontro decisivo , quando stavo davanti ad altre persone e discutevo , qualcosa e' cambiato ed ho scelto per c) in una frazione di secondo .
Qualcosa era cambiato , non so cosa mi ha fatto cambiare idea , niente di nuovo , niente che non fosse conosciuto prima .
Pero' in una frazione di secondo la mia scelta a tavolino a) del tutto aderente ai fatti e coerente quindi logica e sentimentalmente MIA , e' sembrata sbagliata , eccessiva , inadeguata rispetto al problema da risolvere e alle conseguenze sulle persone che avevo di fronte .
Col senno di poi e' stata la scelta giusta .

Allora voglio dire non serve riflettere a tavolino , non serve affrontare le cose con passione, si e' sempre comunque a rischio d'errore ,
la cosa che serve di piu' , anzi che fa pendere per una decisione o l'altra e' SOLO quel toccare le cose come dice Uno con le mani , quell'entrarci con i sensi , tutti i 5 sensi ed anche il sesto .
Prima e' come parlare di quello che succede ad Haiti dopo aver letto il giornale .

Se cosi' e' sempre e lo e' , immaginate quante volte , quasi tutte , parliamo a sproposito inutilmente se nei fatti non ci siamo calati in tutto e per tutto .
Ma non basta ancora, quando ci siamo calati nelle cose a volte manca il sentimento a volte la ragione a volte tutte e due..... .

Era 23-01-2010 22.50.44

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79761)
Alla luce di quello detto fin qui, allora che cosa è credere?
Credere con la C maiuscola è fare l'esperienza completa, poi c'è il credere bigotto che si ferma alla sensazione corporea o arriva al massimo ai sentimenti e si fida della ragione altrui (che però potrebbe anche essere manipolatrice) e poi c'è il non credente che usa solo la ragione, di fatto non facendo esperienza e chiudendosi nel proprio mondo mentale che con il tempo lo avvelenerà.

Il discorso non è teso/limitato al discorso religioso, qualsiasi credere e sperimentare della vita è coinvolto in queste cose. Il discorso non è neanche finito, ma il post è già lungo...

Alla luce di quanto detto fin qui vediamo che ho capito..
Posso credere agli ufo perchè appaga la mia fantasia o perchè qualcuno afferma di averne visto uno..
Se l' eperienza è mia..cioè lo vedo planare e poi atterrare sento l' odore di un qualcosa nell' aria mai sentito prima (leggi propellente atomico o che cavolo ne so..quindi fisico) mi commuovo o qualcosa di simile (emozione) questa esperienza mi porta a Credere

mi incasino al passo successivo ossia alla ragione e al nutrimento manata.gif

Falketta 24-01-2010 03.39.35

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 79761)
... e poi c'è il non credente che usa solo la ragione, di fatto non facendo esperienza e chiudendosi nel proprio mondo mentale che con il tempo lo avvelenerà.

Dolorosamente chiaro. Grazie fiori.gif


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