Ascolto attivo
In forum abbiamo parlato in diverse occasioni di comunicazioni, di capacità di ascoltare i bisogni dell'altro, di scambio. Volevo riprendere l'argomento perchè ad un certo punto del cammino se non ci mettiamo in sintonia con l'esterno è inutile pernsare di stare evolvendo, ammesso e non concesso che lo siamo con noi stessi.
Ascolto attivo è una definizione che una nuova figura professionale, il counseler (consulente psicologico), da alla questione. Infatti il loro metodo è proprio quello di imparare ad entrare in contatto con l'emozione dell'altro e di aiutarlo a trasformarla, ma questo è un passo successivo. Per come ho capito esiste un minimo scambio, perchè comunque sto dando ascolto e a questo dare corrisponde il ricevere attenzione e apertura, che mi permette di entrare in sintonia, di vibrare come l'altro, ance se quel "come" potrebbe essere un pochetto pesante quindi da fare attenzione a ciò che possiamo sopportare. La parola magica è em-patia dove em sta per in e patia per sentire. Quindi empatia è entrare nel sentire altrui. Non è impossibile se non si proietta icon_mrgr:. E' proprio a proposito della proiezione (volendo possiamo anche integrare con l'altro thread) che ci impedisce il dare e avere naturale con l'esterno che vi propongo un giochino: vi scrivo una frase, e voi se volete, mi direte che interpretazione ne traete. Potete dire qualunque cosa, fare domande in merito all'affermazione, o semplicemente rispondere alla domanda che farò sotto. Se non è chiaro cercherò di spiegarmi meglio. L'unica cosa che sarebbe utile in questa fase è non leggere le interpretazioni degli altri perchè così il gioco evidenzierà meglio la questione. Citazione:
P.s. non mi pongo come esperta, voglio solo imparare a comunicare. |
Aggiungo: c'è da dire che alla fine di un percorso di crescita personale quel tipo di ascolto arriva, non posso immaginare un uomo evoluto che non sappia ascoltare l'animo umano, ma intanto possiamo tentare di capire di cosa si tratta.
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una frase così mi fa pensare a qualcosa che la persona avrebbe voluto fare/vedere ma non ha potuto perchè è dovuto andare in aereoporto...
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O forse sto proiettando ? ($) |
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Per cui nella frase secondo me manca il movente. diavolo.g: E se proprio vogliamo trovargliene uno lo possiamo attribuire al tardi. Chiaramente non ho letto gli altri la minc@@@t@ e tutta mia.:) |
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Di primo acchito c'è comunque proiezione, nel senso che la frase per essere spiegata dal personale di chi la sente, è necessario porsi nella situazione e immaginare noi nel dire la frase... non è un mettersi nei panni dell'altro, ma mettere all'altro i nostri. Se ritiriamo la proiezione, cosa possibile solo dopo averla vista, e restiamo connessi con l'altro, possiamo sentire l'emozione che l'altro ci comunica, convibrando con lui. Ma è ovviamente necessario che l'emozione ci sia. Altrimenti non sentiamo nulla. |
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Porca miseria, ieri sera tardi sono andato a prendere i miei in aeroporto! ....e magari si fermano per il fine settimana (di getto eh...ah vorrei imparare anch'io a comunicare) Adesso leggo gli altri |
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ecco lo sapevo :o ho proiettato alla grande piango.gif
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Come ha detto Sole, nella sua frase non c'era nulla da sentire, per vederci qualcosa si proietta, il che ci può essere utiile per vedere cose di noi. Ma per sentire l'altro occorre ritirare le nostre proiezioni e lasciare che quel che l'altro emette entri... senza però perdersi. Per questo è attivo l'ascolto, cosa che a prima vista può sembrare un paradosso. Quel senza perdersi è il nocciolo a mio avviso. Sentire l'altro non è così difficile, almeno parzialmente (che significa mescolato col nostro), ma è ancora più semplice smettere di sentire noi. Mantenere la percezione di noi stessi e lasciare entrare: questo è il difficile, ma l'unica cosa che permette di distinguere noi dall'altro. |
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grazie Ray fiori.gif |
idem... ho letto e subito l'ho fatta mia... strabuzza:
ti faccio buona compagnia Era devo imparare a ritirarmi quando ascolto, mi si è aperto un mondo nuovo con questo post, grazie Sole per averlo aperto, e grazie Ray per avermi fatto capire :C: fiori.gif |
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Riflettevo proprio prima sul rischio di confondere l'empatia con il perdersi nell'altro, graziequindi per averlo anticipato e sottolineato. La cosa è agli antipodi. essere in empatia pressuppone una conoscenza di se molto ampia per poter ritirare le proiezioni. La maggior parte delle volte invece non sappiamo e non ci accorgiamo di proiettare. Un buon modo che vedo per inizare a capire dove proiettiamo sarebbe domandare all'altro se davvero voleva dire quello che noi abbiamo capito, cahiramente se non siamo sicuri di aver sentito bene. Per esempio io della frase avrei detto: Porca miseria, hai dovuto guidare fin là! mentre magari gli dava fastidio realmente solo l'ora tarda. Quote:
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_____________________ Vorrei sottolineare mille volte se possibile, l'importanza di non confondere ascoltare l'altro con il perdersi nell'altro. Ascoltare attivamente pressuppone un lavoro su di se. Quando guardiamo un film ci immedesimiamo e ci perdiamo li dentro... ma se riuscissimo a com-muoverci, a sentire le emozioni emesse dall'esterno ma restando noi allora riusciremmo a vibrare con. Diversamente siamo stati assorbiti, risucchiati. |
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Comunque nell'ascolto non mettiamo in moto solo il senso dell'udito, valgono altrettanto prestare attenzione alla tonalità della voce, l'espressione del volto, la posizione del corpo di chi parla mentre si ascolta.
Vedere una frase scritta non è la stessa cosa che stare davanti al nostro interlocutore. C'è il rischio di proiettare lo stesso, a me capita che se una persona mi parla con espressione seria divento seria anch'io, se è agitata viene anche a me l'agitazione e così via, ma questa più che proiezione penso sia empatia, è difficilissimo rimanere neutri mentre qualcuno ci parla... |
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Non riesco a metterla meglio, magari se proseguiamo verrà. |
1 Allegato/i
Porca miseria nel senso che ad aver avuto più soldi poteva mandargli l'autista? :D
sto scherzando... ma mica del tutto, solo con una frase, senza una persona reale che l'ha detta :sornione: non si potrebbe dire altro. Persona reale che sia presente o meno. Questo per introdurre una piccola cosa che mi permetto di aggiungere, le parole sono importantissime come parametro di riferimento e conferma ma l'ascolto va oltre le parole, un oltre che poi va confermato dall'attenzione alle parole per evitare un errore molto frequente, il pensar di sapere cosa pensano gli altri. Insomma il, come dice qualcuno, cavillare sulle parole fine a se stesso è uno sbaglio, ma non farlo dopo aver ascoltato per bene è un errore ugualmente. Vi do una idea visiva dei due tipi di ascolto, quello finto e quello attivo. Nell'immagine sopra c'è l'ascolto finto che in realtà cerca di dominare l'altro, sotto invece c'è l'ascolto attivo, in cui conserviamo la nostra identità ma riusciamo a penetrare l'altro ed a lasciarci avvolgere. Il punto del fuoco può essere più vicino a chi parla o a chi ascolta ma sempre non è invasivo nel senso che cerca di sostituire ciò che ascolta Allegato 2131 Nel primo caso il dire del blu non riesce neanche ad uscire, il giallo non lo ascolta, nel secondo caso parte verso il giallo, questo non si lascia sommergere ma lo aspetta e trova una "posizione" che gli permettere di ricevere più possibile di ciò che arriva senza perdersi. Siamo in psicologia, ma grosso modo (più sfumato e meno concentrato di solito) le aure lavorano così e evidenziano ben bene quello che succede |
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ora ho letto tuitti i commenti e credo di aver capito che ho proiettato le mie sensazioni, senza aver dato spazio all'altro di dire il motivo del porca miseria?
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Qualche giorno fa, ho visto una trasmissione in cui parlavano di terapia con gli animali, e spiegavano, che, per funzionare, uomo e animale devono prima di tutto entrare in sintonia. Hanno fatto l'esempio di come il cane che era in studio si poteva avvicinare all'uomo, ma l'uomo essere distratto da altro e poi viceversa, in entrambi i casi non si riusciva a stabilire il contatto... ecco penso nell'ascolto attivo dovrebbe accadere la stessa cosa, prima di tutto si dovrebbe stabilire un contatto.. è chiaro che se da una parte o dall'altra non c'è predisposizione a stabilirlo, non potrà che uscirne un ascolto finto..
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In sostanza si tratta di spostare il fuoco, ma spesso l'altro è un maestro inconscio nel fare lo stesso e quindi torniamo all'aspettare. |
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Bon, anche a me viene da lasciar stare dopo qualche tentativo e aspettare semmai tempi migliori, ma mi chiedevo se insistere ha senso. |
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Quindi mentre puoi ascoltare anche chi non parla, non puoi farti ascoltare da chi non vuole, puoi parlargli e magari usare dei trucchi per attirare la sua attenzione etc... ma è un'altro discorso Citazione:
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