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Kael 28-03-2012 19.22.25

Antica stele di frontiera sul confine meridionale dell'Egitto
 
Immaginate di essere trasportati indietro nel tempo, di quattro millenni all'incirca, e di viaggiare ai confini dell'Egitto meridionale con la fronte imperlata di sudore. Immaginate di essere in una carovana di commercianti o da soli, amichevoli o guerrieri nubiani pronti all'attacco, poco importa, quando all'improvviso venite abbagliati da qualcosa di molto grande e liscio su cui la luce del sole riflette. Vi avvicinate cautamente, e dietro al bagliore potete scoprire un enorme stele di frontiera, scolpita accuratamente nella pietra. Cominciate a leggere i geroglifici, l'anima vi sussulta a queste potenti parole. E' il Faraone stesso che parla, in prima persona:

"Io sono un Re che dice e che fa. Ciò che il mio cuore pensa è fatto per mia mano. Ardente nel conquistare, potente nell’attaccare, non è indolente di parola nel suo cuore. Sono uno che si preoccupa dei clienti, che veglia sul docile, ma che aggredisce l’aggressore, che è silenzioso quando si è silenziosi, che risponde a una parola secondo ciò che implica: perché un uomo che è silenzioso dopo che è stato assalito incoraggia il cuore degli avversari. Essere coraggiosi è essere aggressivi ed è da vili ritrarsi. E' un vile chi recede dal proprio confine, perché il nubiano obbedisce appena le labbra sono aperte. […] Indietreggiare è la sua via verso chi lo aggredisce. Non è gente coraggiosa. Sono dei miserabili dal cuore spezzato. Lo ha visto sua maestà stessa, non sono menzogne."

A parte il sentimento che mi ha dato leggere queste poche parole ma che bastano a veicolare tutta la potenza del Faraone, provando a immaginare veramente cosa voleva dire avvicinarsi troppo ai confini del regno se non si avevano buone intenzioni, mi colpiscono molto alcuni passi, come ad esempio quel "che dice e che fa" come a sottolineare la conseguenza diretta che deriva dalla sua parola, come a non lasciare scampo una volta pronunciato, oppure subito dopo dove sottolinea che è il suo cuore a pensare... Oppure ancora che risponde a una parola secondo ciò che implica, che va cioè fino in fondo sia nel bene che nel male...

Arianna 28-03-2012 19.25.54

La prima la condivido, provo ad ispirarmici più che posso.
La seconda dovrei, forse. Ma non sono convintissima.

Bella però, dai qualche indicazione in più?

Kael 28-03-2012 19.51.16

Citazione:

Originalmente inviato da Arianna (Messaggio 112601)
La prima la condivido, provo ad ispirarmici più che posso.
La seconda dovrei, forse. Ma non sono convintissima.

Bella però, dai qualche indicazione in più?

Non ho capito la prima e la seconda a cosa sono riferite? Intendi le mie considerazioni?

L'ho trovata per caso in un libro di storia, parrebbe risalire al 1800 a.C. , dodicesima dinastia, durante il regno di Tut-ankh-amon (nome interessante in cui si ritrova sia l'ankh che il Dio Amon - "immagine vivente di Amon" il significato..)

Arianna 28-03-2012 19.55.44

Sì, queste.


ops, sono tre, allora le due in neretto, perché la parte in verde, invece, in un certo senso per me rientra nella prima

Citazione:

Originalmente inviato da Kael (Messaggio 112600)
mi colpiscono molto alcuni passi, come ad esempio quel "che dice e che fa" come a sottolineare la conseguenza diretta che deriva dalla sua parola, come a non lasciare scampo una volta pronunciato, oppure subito dopo dove sottolinea che è il suo cuore a pensare... Oppure ancora che risponde a una parola secondo ciò che implica, che va cioè fino in fondo sia nel bene che nel male...



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