Spostamenti di merci, qual'è l'interesse?
Mi sto iniziando a fare questa "domanda".
Esempio... ho in casa dei limoni che arrivano dall'Argentina (che poi, ammesso che sia possibile scegliere, è scritto in piccolissimo dentro la confezione, quindi prima li compri e poi vedi). Ammettiamo che la mano d'opera, tasse e quant'altro costi meno in Argentina, anche se non penso esisti ancora la schiavitù (almeno non solo vitto e alloggio pur se non molto diversa) quindi un costo minimo ci sarà.. mettiamoci la nave, i rischi che durante il viaggio una certa percentuale sia da buttare e tutta la filiera solita quando entrano in Italia: grossisti più grandi, magazzini locali etc... Non stiamo parlando di diamanti dove potrei capire che sul valore ci possano essere dei margini utili... non riesco a valutare, possibile che a chi commercia in grande (non sto parlando del negozietto e neanche del supermercato) convenga e ci ricavino un utile maggiore?? Io intravedo degli scopi che sono al di la dei prezzi, dei guadagni e delle convenienza, non dico che ci rimettano... magari nella legge non dei grandi numeri ma dei numeri enormi anche ci guadagnano qualcosa ma non vedrei la giustificazione dell'impegno profuso... Li vedete anche voi? |
Sinceramente guardando la cosa dal punto di vista solito....beh..credo che un certo margine vi sia per chi si getta in questo settore del commercio, altrimenti che lo fa a perdere?
Però...la tua domanda mi ha stimolato quel dubbio che non è mai fine a se stesso secondo me. Insomma...vale pure la pena, a questo punto chiedersi se vi è un reale motivo di guadagno o è "solo " un questione che, diciamo cosi, ne genera altre sulle quali, poi in sostanza, si individua il guadagno vero e proprio. Non escluderei poi che possano essere concretizzate entrambe le condizioni ossia che oltre al commercializzare e guadagnare su quel che viene importato, creare, appunto, una "rete" di agganci per cui il guadagno è quanto meno raddoppiato. Per questo verso si potrebbe ipotizzare che i limoni che hai a a casa potrebbero essere " fuori" dal fa bisogno di quel paese e quindi generare il meccanismo che ho accennato. Ad esmepio fatto 100 di produzione nel mio paese il consumo sarà 40 ed il restante sarò invogliato ad esportarlo verso mercati " amici" ovvero dove il consumo di quel prodotto è maggiore della produzione. Va da se che alcuni prodotti sono suscettibili del periodo per cui potrebbe anche essere che si tenda a soddisfare una esigenza di mercato. |
In particolare mi attira il fatto che si tratti proprio dei limoni,se non erro qualitativamente sono imparagonabili con i nostrani,(lucidi e inodore,per non dir peggio...sembrano di cera),dall'Argentina negli utimi anni arrivano anche diverse qualità di carne,ma che tipo di legame si sta intessendo con questo paese è per me un mistero...
Mi sa che c'è qualcosa di più grosso che bolle in pentola...ieri la carne,oggi il limone,domani chissà... Ritornando un attimo ai limoni,so per certo che costano meno dei nostri e che spesso vengono messi in commercio quando qui iniziano a scarseggiare,mi chiedo se nel caso specifico non sarebbe più facile estendere nuove piantagioni,anzichè importare... |
Ovviamente l'esempio dei limoni e dell'Argentina era per inquadrare la cosa, ma potrebbe essere con le angurie dalla spagna, il latte dalla Germania (in polvere addirittura), l'olio dall'Ungheria etc etc...
Sui limoni può essere che siano in periodi in cui qua da noi scarseggiano... anche se sarebbe da chiedere oltre che alla Sicilia a certe zone anche sul Garda (e altre che non conosco, penso che anche in Campania ce ne siano parecchie) se le cose stanno proprio così. Ancora non dico cosa ci vedo sotto io, voglio vedere se qualcuno ha la mia stessa percezione. |
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Forse si potrebbe indirizzare il discorso nella direzione che contempla il soppiantare quei prodotti nazionali, ed i relativi settori, a vantaggio di altri esterni, per cosi dire. Questo agevolerebbe, oltre che il guadagno per chi si interessa di questi tipi di commerci, anche la perdita di quelli che sono punti saldi della nostra economia. |
In Italia ogni anno vengono buttati via e distrutti svariati quintali (o forse tonnellate) di frutti vari, tra cui limoni. Questo ha dei costi.
Poi ci sono i contributi all'agricoltura. Ci sono varie questioni che intravedo... una delle quali è il potere che ottengo su un paese a cui compro un tot di roba, che mi serva o meno. Ma la cosa, assieme alle altre che citi e a molte altre ancora, mi spinge più verso una serie di effetti più o meno consci nell'opinione pubblica... |
Sicuramente ne ho una visione semplicistica, ma la spiegazione che mi sono sempre data è che sia una questione di scambi: se vari Paesi importano i nostri prodotti italiani, per sdebitarsi ricambiano con quello che hanno, anche se magari non ne abbiamo bisogno più di tanto (e questo mi spiega in parte perchè vengono buttati via quintali di nostre arance, pesche ecc.). Poi sicuramente ci saranno anche altri interessi dietro.
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Anche la mia visione è molto semplicistica.. forse troppo, ma a me sta venendo il dubbio che vogliano convincerci che l'Italia è un paese più povero di quanto non lo sia realmente.
Teoricamente, se un Paese è indipendente a livello economico, quello che resta, oltre al sostentamento per la popolazione, dovrebbe essere utilizzato per l'esportazione e quindi generare una fonte in più di ricchezza , mentre Ray diceva che ogni anno in Italia vengono sprecati e distrutti (con ulteriori costi) quintali di frutta.. Perchè non vengono utilizzati per l'esportazione? E perchè se ne abbiamo in abbondanza importiamo? A me sembra che ci sia un discorso di indebolimento fatto ad hoc... |
Ho letto che l'Inghileterra ha impotato l'anno scorso tipo 7 tonnellate (scusate la quantità giusta di tonnellate non la ricordo ma mi ricordo la proporzione) di burro per esportarne 6.8..:U ma perchè non si son tenuti il loro burro invece di spedirlo fuori per comprarlo, che ne so, dalla Francia?
Accordi commerciali, sicuro, ma il fattore commerciale conta poco credo, non c'è guadagno monetario in un giro come questo ma se io ho tutto quello che mi serve in casa mia me ne posso anche ampiamente fregare di quello che succede fuori no? |
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Credo che si possa parlare anche di " dipendenza" economica, inutile probabilmente ribadire che se il Paese Tizio l'ha gia quel prodotto per quale assurdo motivo dovrebbe importarlo ( e spedire un po all'estero e un po alla malora la sua produzione). |
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Diversa è la cosa se butto via e vendo il prodotto esterno a meno del mio... il vino francese, a apri qualità, deve costare più di quello italiano e in Francia viceversa... oppure la cosa puzzicchia. |
Ricordo che anni fa ci fu la questione delle arance in Sicilia. Ne erano state prodotte troppe e per la legge comunitaria non poteva andare bene e quindi dovevano essere distrutture, per legge, le pene pecuniarie erano altissime. Qualcuno azzardò a proporre di mandarle nei paesi poveri (bastava un traghetto), la risposta fù che i costi di trasporto non erano contemplati; altri proposero di mandarli con la croce rossa, ma lei può agire solo sotto mandato e nessun tipo di carico alimentare può essere spedito autonomamente in nessun paese senza che passi attraverso la croce rossa (questo fino a qualche anno fa, spero sia coambiato qualcosa). Quindi quintali di produzione furono distrutte per dettame europeo.
E' sempre attuale la questione delle quote latte. Stessa storia ma ultimamente se ne parla poco, ammeno che qualche contadino disperato non metta 10 mucche in autostrada. Se da una parte si vul far vedere che è necessario mantenere un certo equilibrio tra i vari paesi europei, poi importiamo limoni (per rimanere nell'esempio) dalle americhe. Quel che ho sempre pensato è un pò l'idea di Red, legata a quella di Ray. Impoverire l'agricoltore italiano, distruggere il piccolo produttore, ampliare i grandi scambi e poi dare contributi all'agricoltura che sono sempre un giro di soldi. Il potere su un paese che può diventare dipendete da noi.. ma io terrei presente sempre che noi non siamo un paese che può scegliere... siamo legati mani e piedi ad un indebitamento mondiale, ad un piano Marshall e un più recente posto di presunto potere fittizio che si chiama poltrona ad un senza sede G8.. per questo eseguiamo degli ordini, è probabile che soddisfiamo bisogni e richieste e piani di altri. Al governo italiano farebbe bene un piano autartico? Noi ci potremmo mantenere da soli? Ma, ci mancherebbe il salmone, che ormai allevano in svizzera... (è una battuta... ). |
Mi sa che questa cosa ce la vedo solo io (almeno qui e tra quelli che hanno risposto)
Io vedo la volontà cosciente di allontanare il più possibile in più casi possibile il consumatore dai produttori, soprattutto, ma non solo se si parla di agricoltura e di artigianati non facilmente controllabili. Se al mercato compro l'insalata del contadino che produce a 20 km, come fa qualcuno a dirmi che quel contadino incassa 10 e io pago 1000? Si me lo dicono lo stesso, diamo lo stesso la colpa a quel contadino che in realtà starà vendendo insalata al Messico (esempio)... e se è più piccolo di un tot deve acontentarsi di qualche elemosina di sussidio oppure regalare il suo campo a società più grandi. Ma questo oggi ancora ha dei lati non controllati dal sistema, arriveremo un giorno a credere che l'insalata deve per forza arrivare dal Venezuela perchè qua nessuno ha più voglia di coltivarla... quindi costa... e non ci sono neanche responsabili o qualcuno che risponde, come succede con in customer care. |
Ho sentito un'intervista in cui si diceva che la tecnica di importare frutta e verdura dall'estero è anche una conseguenza del fatto che i produttori nostrani ogni tanto tentano di alzare i prezzi di vendita.
Quando ciò accade,i grossi imprenditori si rivolgono altrove (fregandosene del fatto che si buttano quintali di prodotti e che la nostra economia si impoverisce),una sorta di paralisi volontaria del mercato interno, per avere controllo anche sui prezzi di partenza dei contadini. Se consideriamo anche questo,oltre al fatto che i prezzi al dettaglio sono stratosferici,mi pare che a risparmiare da un lato ed a guadagnarci dall'altro,è sempre quella fascia di mezzo. :C: |
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Mhm...sinceramente lo vedo possibile anzi mi pare che la tendenza sia quel che dici. Aggiungerei a questo, ma gia lo hai detto te, il comportamento cosciente di chi concreta questo meccanismo e l'incoscienza di chi lo persegue. Dico che probabilmente è talmente lento....graduale per certi versi, che è stesso il mercato che lo fa passare come " esigenza" non più rinviabile, in quanto quella è, ormai, la tendenza! Del resto, poi, la tua osservazione mi pare più che giusta partendo dal presupposto che tutto deve essere controllato, ed è obbligatorio farlo. |
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ci vedo tonnellate di frutta schiacciate dalle ruspe ci vedo un disegno per me incomprensibile anche se si parla di limoni...sale...o patate sempre politica c'è....per non dire i nostri politici saranno leggi di mercato saranno accordi politici ma come mai non sappiamo farci valere all' estero? un esempio per tutti il gorgonzola che è stato tema di discussione tempo fa...pare che il modo di produrlo non fosse accettato dall' unione europea... e allora ditelo se dobbiamo sempre chiudere gli occhi e abbozzare sul parmesan (mi pare di ricordare dalla francia) o sul vino piuttosto che sul latte.... per ultimo ci vedo una "diplomazia" che accontenta il portafogli di qualcunodiavolo.g: nonso.gif |
Allora a quanto ho capito ci sono diversificazioni tra il mercato comune europeo e gli altri.
Nel mercato europeo ci sono delle regolamentazioni che dovrebbero garantire l’equità a tutti e mantenere il mercato tranquillo. Perché ad esempio se l’Italia quest’anno non avesse dell’uva da mettere sul mercato il prezzo salirebbe alle stelle, mentre se avesse troppi limoni il prezzo slitterebbe a costi miseri, ecco che il mercato comune con gli scambi obbligati fa si che i prezzi rimangano stabili. Per quanto riguarda l’importazione dagli altri paesi invece a quanto pare è dovuta alla basso costo della manodopera estera che anche se sommata al costo del trasporto porta comunque un guadagno maggiore rispetto ai costi della nostra manodopera che pare siano divenuti altissimi. Poi vi è da aggiungere tutti quelli che approfittano senza muovere un dito tra le trame della filiera. E’ di questi giorni la notizia che alcuni agricoltori vogliono aprire "dal produttore al consumatore" ovvero chi produce avrà anche i propri negozi nei quali venderli, proprio per saltare la speculazione che avviene con il passaggio a più mani. Staremo a vedere. :C: |
Era, questo è un discorso campanilistico che non sta in piedi se hai letto per esempio il post di Dafne... tutti i paesi hanno lo stesso problema non solo noi... e questo problema incide sul voler appiattire i mercati eliminando i prodotti di qualità... se non dalle tavole, negli armadi, nei garage etc etc.. di quelli che comandano
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questa è una notizia che ho letto da poco, l'Italia ha stretto un patto (lo scrivo in due parole) con l'India per una cooperazione nel settore agroalimentare. La tecnologia e la formazione italiana si unisce alla produzione agricola e alimentare dell'India. Entro 18 mesi verrà costruita una struttura, un'area attrezzata e sufficiente per la trasformazione dei prodotti alimentari del territorio. In questo "distretto" sono previsti 3 impianti di trasformazione che coinvolgerà gli agricoltori e i produttori di latte locali che utilizzeranno le tecnologie italiane. La domanda che sorge, rettifico, che è sorta sppontanea ai miei amici agricoltori è stata "ma quali sono i termini dell'accordo relativi all'interscambio culturale?" per la serie, vuoi vedere che ci pipperemo il latte indiano senza saperlo perchè come per, facciamo l'esempio, le arance siamo obbligati ad acquistarne delle quote da altri paesi? (e verrà scritto in etichetta? o sarà ininfluente come sapere se la carne è clonata?)
Oltre a questo c'è un pò d'indignazione diffusa perchè il "quanto costa tutto ciò" viene affiancato dal "ma perchè non dare una manima all'agricoltura a casa nostra prima?" m'informo meglio leggo.gif |
eggià hai proprio ragione! ma com'è che gli altri difendono ottimamente il loro prodotto..vedi la francia col vino tanto per dirne una...e noi granbelpaesediesterofili ci ciucciamo quello che gli altri decidono per noi?
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Si impedirebbe così al consumatore finale di sapere la reale provenienza, qualità e prezzo iniziale. Non si potrà protestare e dimostrare nulla. Ucciso la figura dell'agricoltore non esisterà più il "naturale e tradizionale" e tutto ciò che sarà biologico sarà un sogno per ognuno di noi e per loro.... un enorme, gigantesco business. |
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