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Ray 12-08-2009 14.39.31

Desiderare la morte del padre
 
Chi non desidera la morte del proprio padre?
(Fedor Dostoevskij)


Era in home prima, e stiamo parlando in vari modi di desideri oggi.
E' una frase tosta, soprattutto se si considera che la domanda sembra retorica e che chi l'ha detta è considerato, perlomeno da me ma anche da molte menti ben più illustri, uno dei più grandi psicologi dell'umanità.

E' anche un discorso delicato perchè può metterci di fronte a dei nostri contenuti assai difficili da gestire. Non sto dicendo che ha ragione, non so se tutti in quallche modo, da qualche parte e in qualche momento, hanno desiderato la morte del proprio padre... però mi viene una considerazione: da un punto di vista psicologico non è per forza un desiderio negativo. La morte simbolica del padre dentro di noi rappresenta una tappa importante, un superamento particolare nel viaggio verso l'individualità... dall'altro lato rilevare questo desiderio anche magari in una forma lieve e nascosta, può essere indizio di questioni non risolte piuttosto importanti, sempre nell'ottica di questo viaggio.

Personalmente, anche se so che molti non capiranno quanto cerco di dire, non ho difficoltà ad ammettere che questo desiderio ha albergato in me in certi tempi e certe zone e non solo quando le tragiche condizioni di salute di mio padre e relativi effetti su chi lo circondava in qualche modo lo spiegava. Si tratta di qualcosa che era presente in una certa zona del mio inferno (in senso dantesco dell'esplorazione interiore) così come in altre zone è presente l'affetto che provo per lui e il desiderio che sia felice. E' sempre stupefacente constatare quanto possano essere discoste le cose che abitano l'umano... angeli e demoni.

Non intendo certo fare di questo post una specie di confessionale, vorrei però chiedere la vostra opinione in merito allla frase di Dostoevskij e alla sua eventuale consocenza delle profondità umane.

luke 12-08-2009 15.20.48

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 72312)
Chi non desidera la morte del proprio padre?
(Fedor Dostoevskij)


Era in home prima, e stiamo parlando in vari modi di desideri oggi.
E' una frase tosta, soprattutto se si considera che la domanda sembra retorica e che chi l'ha detta è considerato, perlomeno da me ma anche da molte menti ben più illustri, uno dei più grandi psicologi dell'umanità.

E' anche un discorso delicato perchè può metterci di fronte a dei nostri contenuti assai difficili da gestire. Non sto dicendo che ha ragione, non so se tutti in quallche modo, da qualche parte e in qualche momento, hanno desiderato la morte del proprio padre... però mi viene una considerazione: da un punto di vista psicologico non è per forza un desiderio negativo. La morte simbolica del padre dentro di noi rappresenta una tappa importante, un superamento particolare nel viaggio verso l'individualità... dall'altro lato rilevare questo desiderio anche magari in una forma lieve e nascosta, può essere indizio di questioni non risolte piuttosto importanti, sempre nell'ottica di questo viaggio.

Personalmente, anche se so che molti non capiranno quanto cerco di dire, non ho difficoltà ad ammettere che questo desiderio ha albergato in me in certi tempi e certe zone e non solo quando le tragiche condizioni di salute di mio padre e relativi effetti su chi lo circondava in qualche modo lo spiegava. Si tratta di qualcosa che era presente in una certa zona del mio inferno (in senso dantesco dell'esplorazione interiore) così come in altre zone è presente l'affetto che provo per lui e il desiderio che sia felice. E' sempre stupefacente constatare quanto possano essere discoste le cose che abitano l'umano... angeli e demoni.

Non intendo certo fare di questo post una specie di confessionale, vorrei però chiedere la vostra opinione in merito allla frase di Dostoevskij e alla sua eventuale consocenza delle profondità umane.

Certamente certe cose che abbiamo dentro anche se inorridiscono o ci fanno vergognare devono essere affrontate, magari non subito ma quando siamo in condizioni di farlo adeguatamente .

Non so in che contesto è contenuta quella frase, per come la vedo io la figura paterna può essere vista come una figura dominante, co-stringente(ovviamente con gradazioni diverse da caso a caso) che non ci permette di esprimerci liberamente perchè dovremo scontrarci sempre col suo giudizio ed eventuale disapprovazione come accadeva da piccoli ed in molti casi anche da adulti.

Mi sembra che una teoria psicologica dipinga addirittura il padre come un "avversario" nella conquista di nostra madre...

Personalmente ritengo che gli "influssi" paterni debbano essere affrontati e risolti a prescindere dalla esistenza in vita del padre stesso, altriment anche dopo la morte continueremo a ritrovare la sua figura in molte altre persone /situazioni. (forse è come il discorso sugli archetipi che noi andiamo a riempire soggettivamente, una volta col padre, un'altra col datore di lavoro ecc)

La figura paterna ci mette subito a confronto, in alcuni casi in modo piuttosto intenso, con una persona più forte e grande, di noi , con le conseguenti influenze, dalle quali bisogna venir fuori a prescindere dalla esistenza fisica del genitore, verso il quale qualche pensierino non proprio benevolo, credo, lo hanno fatto in molti.

dafne 12-08-2009 15.23.48

E' interessante, magari probabile. Eliminare il capo per poterne prendere il posto.

La cosa che a me è venuta su è .. avercelo un padre, per poter desiderare che muoia.
Forse la precoce separazione dei miei mi ha tolto questo problema, forse lo ha spostato su altro, forse semplicemente mi sembra tanto impossibile da non considerarlo reale.

Certo che se lavorare sulla figura di mia madre mi mette in difficoltà per X motivi adesso vedo che avvicinare quella di papà diventa disagevole all'ennesima potenza, quasi come farsi toccare dagli altri...bon è OT ci penso, grazie Ray.

fiori.gif

Ray 12-08-2009 15.45.08

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 72313)
Certamente certe cose che abbiamo dentro anche se inorridiscono o ci fanno vergognare devono essere affrontate, magari non subito ma quando siamo in condizioni di farlo adeguatamente .

Non so in che contesto è contenuta quella frase, per come la vedo io la figura paterna può essere vista come una figura dominante, co-stringente(ovviamente con gradazioni diverse da caso a caso) che non ci permette di esprimerci liberamente perchè dovremo scontrarci sempre col suo giudizio ed eventuale disapprovazione come accadeva da piccoli ed in molti casi anche da adulti.

Mi sembra che una teoria psicologica dipinga addirittura il padre come un "avversario" nella conquista di nostra madre...

Personalmente ritengo che gli "influssi" paterni debbano essere affrontati e risolti a prescindere dalla esistenza in vita del padre stesso, altriment anche dopo la morte continueremo a ritrovare la sua figura in molte altre persone /situazioni. (forse è come il discorso sugli archetipi che noi andiamo a riempire soggettivamente, una volta col padre, un'altra col datore di lavoro ecc)

La figura paterna ci mette subito a confronto, in alcuni casi in modo piuttosto intenso, con una persona più forte e grande, di noi , con le conseguenti influenze, dalle quali bisogna venir fuori a prescindere dalla esistenza fisica del genitore, verso il quale qualche pensierino non proprio benevolo, credo, lo hanno fatto in molti.

A proposito di archetipi, i miti greci sono pieni di dei che combattono il padre e lo detronizzano, Zeus su tutti, ma solo perchè non è stato detronizzato a sua volta. Se, come dice Jung, i miti sono i risultati della proiezione dei contenuti dell'inconscio collettivo, il desiderio non è certo estraneo all'uomo. Non solo, trattandosi di dei, l'indicazione che questo desiderio rappresenta un qualche valore nella costellazione archetipale è piuttosto precisa.

Sole 12-08-2009 17.04.28

L'ho desiderato tante di quelle volte che ho perso il conto. L'ho desiderato per diversi motivi e quello che li ingloba tutti era la conclusione di alcune problematiche il cui insorgere viene attribuita tutta completamente a lui. Per fortuna non è morto ancora, la cosa ha permesso a me, purtroppo ancora solo a me, di poter constatare come si usi una figura come lo scarico del water.
Come Luke non conosco il contesto della frase per cui è difficile farne una analisi ma ci sono almeno due possibilità. La prima è quella di togliere di mezzo la presunta fonte del problema e la seconda è quella di uccidere una dipendenza, uccidersi come figlio e nascere come uomo.
Nel primo caso c'è come la sensazione che se si elimina fisicamente la persona tutti i problemi magicamente svaniscono, compresi quelli economici incassando un'eredità ad esempio, invece non è così ovviamente.
Si elimina solo lo specchio che ci mette davanti a certe dinamiche. Qualunque sia la sofferenza che viene causata ognuno può scegliere come comportarsi.
La mia conclusione è che desiderare la morte di qualcuno non è altro che volersi togliere il disturbo di guardare se stessi.

griselda 17-08-2009 20.58.15

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 72312)
Chi non desidera la morte del proprio padre?
(Fedor Dostoevskij)

L'unico momento in cui ho desiderato la morte di mio padre è stato a causa dell'accanimento terapeutico che stava subendo da medici che non vogliono arrendersi mai, in quel momento ho pregato con tutta me stessa perchè Dio lo liberasse, oggi so che volevo essere liberata anche io dalla pena che provavo, dalla sofferenza grande che stava travolgendo tutta la famiglia ogni giorno sempre più.

Ma forse tu parli della morte di ciò che rappresenta il padre? L'autorità?
A me da un po' l'idea del morire del vecchiume inutile, quando hai inglobato il padre non ti serve più e puoi andare più in là.

Chissà forse è per questo che non ho mai desiderato la sua morte perchè con me è stato più mammo che papà.

filoumenanike 23-08-2009 23.46.21

La frase secondo me si può solo riferire ad una morte spirituale, nel momento in cui uccido, dentro di me, il potere intrinseco della figura paterna, ho costruito il mio io, sono diventato una persona capace di agire anche contro i dettami o i pareri di mio padre. Questa è l'unica morte cui un figlio normale può pensare e a cui probabilmente si riferisce Dostoevskij, gli stessi miti propongono l'uccisione del padre per prenderne il posto nel mondo, nella vita, è la legge della continuazione della specie, io padre lascio il testimone a te figlio.
Conosco situazioni di quarantenni ancora legati alle decisioni paterne, succubi del loro potere psicologico, restati bambini incapaci di gestirsi in modo autonomo e adulto.
Non vedo altre forme di desiderio della morte del proprio padre, se non quella prospettata da Gris, in un momento di estremo dolore.

Astral 22-04-2011 17.19.00

Si l'ho desiderata, ma perchè non c'era piu niente da fare, e meglio quella che un inutile sofferenza. Quando ero piccolo invece non ho mai desiderato la morte, al massimo ho fantasticato di sostituirlo con un altro padre, più simpatico o di un amico.
Ora per certi aspetti, sopratutto come mi comporto con mia madre, con mia sorella e con gli altri, sono praticamente lui.


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