Teogonia dell'Assoluto
Si discute sempre di Cosmogonia, più o meno tutti hano una propria idea sulla formazione dell'Universo sia religiosa ceh scientifica, ma appena si inizia a chiedersi di Teogonia c'è un muro altissimo contro il quale ci si scontra.
In realtà questa discussione è abbastanzaq limitata, in fondo chi lo sa.. significa esplorare una parte dell'Assoluto troppo immensa per essre contenuta dalla mente umana. Il cervello non riesce ad elaborare e la mente non regge se il corpo non è preparato. Quando si parla di Teogonia si pensa a Dio, ma il Dio che conosciamo o gli Dei sono la creazione dell'Assoluto. Se ci chiediamo da dove viene Dio sappiamo che viene dall'Assoluto, ma l'Assoluto da quando è là e come? La domanda da mille vite in una. Quel che penso io è che non ci possa essere nessuna teogonia dell'Assoluto in quanto eterno ed immobile al di fuori di uno spazio-tempo e pertanto inconcepibile al cervello umano e forse anche alla mente. Troppo immenso concepire un non nato sempre eterno perchè questo otto infinito non ha la linea di inizio e fine che ci da il senso della vita sulla terra. Senza un inizio non riusciamo a comprendere. |
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Se parliamo di Assoluto c'è tutto, ma il nato e il non nato non riguardano lui, sono in esso contenuti, altrimenti non sarebbe assoluto. Volendo, per non sprecare il 3d, si potrebbe discutere sull'idea dell'Assoluto, quando e come nasce nell'uomo? Da una parte, seguendo alcune mode newagenanti (brutto neologismo icon_mrgr:) si può pensare che anche l'idea dell'Assoluto è innata nell'uomo, però se andiamo un pò a fondo un conto averne una percezione naturale, un conto concepirne l'idea, cosa che tutto sommato anche nel miglior filosofo rimane in divenire. Un pò come l'idea del Se... |
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Il concetto dell'Assoluto, secondo me, nella filosofia occidentale è stata una conquista della razionalità dell'uomo che non inventa niente ma, essendo alla continua ricerca, arriva a trovare... a capire...quanto gli sta intorno.stosvegli: |
A livello storico-filosofico la cosa è molto più lontana nel tempo rispetto ai Greci. Molte delle culture che noi vediamo come deiste studiate a fondo (per esempio vedendo la corrispondenza dei-archetipi) rivelano un pensiero ben più profondo che una semplice idolatria.
Ma io parlando di uomo pensavo più al singolo che alle correnti filosofiche. Nell'uomo come, quando e perchè nasce l'idea dell'assoluto, se nasce (perchè mica è detto che nasca in tutti)? Ci sono due possibilità (principali): Il bisogno di punti di riferimento permanenti ed immutabili, anche se questi riferimenti sono inafferrabili (alla ragione, ma pure alla percezione) riescono comunque a soddisfare almeno in parte questo bisogno. La noia di ciò che pur mutando in continuazione non riesce a soddisfare il bisogno di pienezza/tutto dell'uomo. In realtà se osserviamo bene, questi due punti sono la stessa situazione da due viste diverse. |
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Non sapendo il significato di teogonia ho cercato di capirci qualcosa..in pratica si tratta dell' origine degli dei e della discendenza a partire dal caos in poi..
Magari non serve a nessuno a me serve per capire di cosa si parla... Sull' Assoluto mi ci va un momento |
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Inoltre sarebbe anche interessante distinguere "aver l'idea" da "averne una vaga idea", modo di dire che assumendo abbia validità reale qualcosa significherà. Io sostengo che la prima è cosa rara nell'argomento Teogonia, la seconda è possibile a parecchi, ma c'è anche chi non si pone mai il problema in tutta la vita. Citazione:
In realtà se la ricerca rimane intima può essere solo di fede anche quando si basa su dati esterni interiorizzati e non confrontati con il reale. Per capirci, se uno si legge 2000 libri (dati esterni) e poi elabora intimamente ma senza il confronto esterno si basa sulla fede, in questo caso su se stesso anche se crede di aver adottato un metodo scientifico e/o razionale. |
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Rispondendo alla tua domanda se sia possibile che l'idea di Assoluto sia innata in ciascuno individuo, io ho detto che ognuno ha il suo percorso da fare, non è detto che tutti gli diano inizio, c'è chi il problema non se lo pone neppure...dipende dal grado di spiritualità che ciascuno raggiunge o percepisce :@@ Non riesco a mettere insieme il concetto di Assoluto con la Teogonia, la prima ricerca fatta mi ha riportato ad Esiodo, che fa partire il suo studio dal Caos primario da cui sarebbero nati Gea, Eros, Tartaro, Erebo e Notte...mito lontanissimo che potrebbe avere significati nascosti per chiarire l'origine di tutto, ma secondo quanto mi suggerisce il pensiero, in questo momento, il Caos non può essere l'Assoluto, in quanto ha in sè l'idea dell'informe, del disordine, mentre l'Assoluto esprime l'idea della perfezione distante da tutto, immutata e immutabile, senza spazio nè tempo! :U |
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Eppure ho sentito proprio in questi giorni ancora una cosa simile, dicono che solo l'Assoluto è l'Essere ed esiste realmente, mentre la creazione è Maya e come tale un' illusione, ma non solo, essendo Maya e la creazione (lo spazio, il tempo, e tutto) un divenire continuo esso non può Essere. Solo nell'Assoluto si ha l'Essere. Ecco io vado un pò in confusione così perchè per me l'Assoluto tutto comprende in se e dire che non è Essere il divenire mi manda in tilt. Pur essendo illusione esiste, forse bisogna fare la distinzione tra essere ed esistere?(c'era il tread lo cercherò). Quote:
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Considera che tutte le argomentazioni possibili le capisco, le trovo giuste. Tutto ciò che emana da Lui non è reale. Ok va bene, ma non lo sento. Razionalmente è tutto molto lineare, comodo, chiaro eppure in me c'è qualcosa che mi dice qualcos'altro. mi dice che tutto nell'Assoluto è contenuto e per questo tutto è reale a diversi livelli di percezioni per cui anche l'Essere al livello di percezione. Chiaramente è diverso da dire Sono nell'Assoluto immanente ed immobile, nel qui ed ora, perchè solo quello è reale, lo condivido, ma si dice anche che l'Assoluto è immanente in un continuo divenire e il divenire è Maya che non è reale e quindi non è essere. E allora? Non si può affermare di non essere in maya, ma si può dire di diventare un essere, che si va verso un essere sempre più sferico e reale ma allo stato attuale si è quel che si è. Se mi soffermo su di me, sono incastrata in uno spazio tempo, è vero, ma sono posizionata in punto dell'Universo, anche se molto lontano dall'Assoluto... ma anche dire lontano dall'Assoluto che senso ha? Non ne ha nessuno essendo Lui non in uno spazio tempo ma immanente in tutto, per tutto, con tutto. Insomma, per me l'essere è ad ogni livello. Allora risolverei la questione così: sono vere entrambe le affermazioni. Si E' quando si raggiunge la completa comprensione (ma è possibile? ) dell'Assoluto ma si è altrettatno ogni istante del divenire. Quei piccoli passaggi che perdiamo del presente (qui ed ora). Ecco forse non percepiamo e quindi non esiste l'essere, perchè non sappiamo come fare a restare ancorati al presente. |
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Tutto ciò che esiste partecipa all'Essere, per gradi e differentemente a seconda della sua possibilità di parteciparvi, o della sua parzialità se preferisci, anche se non è preciso. Ma proprio per questi gradi, l'unico vero Essere sta nell'assoluto. PS: se posso consigliare un libro utile so ciò a mio avviso... "Gli stati molteplici dell'Essere" di R. Guenon |
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Allora si apre un'altra questione e cioè: se io in Maya percepisco magari in uno stato di satori particolare il prsente, allora sono? Oppure non sono ancora? Perchè a questo punto è la percezione dell'uomo che fa la differenza. Ma allora se io posso in maya sentire di Essere l'assoluto comprende maya, come dicevamo, non ne è separato proprio perchè è possibile percepirlo infinitesimamente. Ci deve essere un inghippo nella percezione tra le due modalità di pensiero che fa l'unione. Quote:
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Poi, in effetti, è la percezione della partecipazione il quid... ma non credo ci sia molta differenza tra percezione e partecipazione. Se partecipo, poi anche percepirò. |
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