Rimango nel momento di sospensione per fare una considerazione che mi viene per associazione.
Il momento in cui abbiamo paura e avviene quella sospensione del pensiero, avviene anche che il respiro si blocca, la parola si ferma, a volte non vediamo più, ogni manifestazione del centro motore è interrotta per un istante. Gli automatismi si fermano. Siamo noi e l'istinto. Il centro istintivo è velocissimo e la coscienza deve esercitarsi ad esserlo altrettanto per infilarsi in quell'istante. P.s. credo c'entri con l'idea di Cassi del passaggio |
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Posso testimoniare la magia di quel momento,ma è come soffocare...come dice bene Sole,bisogna allenarsi profondamente per poter arrivare a vivere davvero quel momento... Ho avuto la sensazione di essere in un cunicolo,da lì la mia coscienza sarebbe potuta andare ovunque...ma non sapendo dove altro andare è tornata al punto di partenza($) ma non demordo,anzi,posso dire che provare è stato un piccolo salto in avanti... Ora la domanda...mi chiedevo se nel caso della paura incontrollata vale un po il discorso del Sacro Fuoco,inizialmente ancorarsi ad una base per lasciar fluire le sensazioni...così da permettere una piu'dettagliata osservazione...la resistenza aumenterà man mano che si è più coscienti... Questo per parlare piu'dettagliatamente di come risolvere i problemi determinati da paure sia manifeste che inconsce...fiori.gif |
penso tu abbia centrato il "succo" dell'ancorarsi coi piedi a terra.
un abbraccio |
Si, credo anch'io, come ho accennato in sacro fuoco (dico questo pro-futuro dato che potrebbe risultare difficile risalire ai collegamenti... tread sacro fuoco post 120-121).
Mi viene da aggiungere che per riuscire a far salire mantenendo quel nucleo di coscienza che, tra le altre cose, ci permette di restare ancorati, è necessario un lavoro preliminare che sviluppi questo nucleo sulla base dell' "osservatore" (vedi tread vari sulla quarta via e altri). |
Riprendo questo discorso, quotando parte di post da Sacro Fuoco per non uscire troppo fuori dal seminato lì
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Solo che credo, di aver finora represso.. perchè cercando di rimanere presente e di osservarmi, "schiaccio" la paura, cerco di trattenerla in basso (ed infatti la sento nello stomaco). Il risultato è che non perdo completamente il controllo, ma le gambe si irrigidiscono al punto di farmi male, arrivo quasi a non riuscire a muovermi, divento fredda (mani, viso, corpo), il cuore batte a ritmo accelerato e perdo un sacco di energie. Dopo avervi letto ho iniziato a fare dei tentativi , per vedere cosa significhi "lasciare salire", sto cercando di non negare la paura quando arriva, di lasciare che salga oltre lo stomaco, senza perdere il contatto con la terra. E lasciando salire la paura, osservandola anzichè raffreddarmi, mi scalda.. è proprio come se dall'interno il corpo rilasciasse calore, le gambe non si irrigidiscono e la paura si trasforma in qualcosa che non ho ancora ben chiaro.. ma riesco a vedere che è "innocua" . Dopo tutta sta pappardella (personalissima, chiedo scusa, ma vorrei capire se la strada è quella giusta), quello che vorrei chiedere è se questa repressione (negazione della paura, ma credo sia così anche per la rabbia, e a tutte le cose che non vogliamo vedere o sentire in noi), possa avere a che fare con l'attaccamento alla terra, alla materia, alla.. poca Fede... paura di lasciare "riferimenti"? |
Prendo questo post di Uno dalla discussione Bellezza perchè volevo analizzare un paio di cose..
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Questa via di mezzo purtroppo non si verifica quasi mai, e in linea di massima sperimentiamo uno dei due stati: repressione o proiezione. Repressione quando ci chiudiamo al mondo, non ci facciamo più toccare da nulla, ma al tempo stesso non proviamo più nulla. Proiezione quando ci apriamo troppo e le cose ci risucchiano, ci spazzano via come un'onda e dimentichiamo noi stessi sotto l'azione dell'abisso. Citazione:
Vivere o vivere la paura sono la stessa cosa. Rifiutarsi di vivere la paura significa dunque non vivere, significa essere immersi nel sonno come al solito... Mi rendo conto che a parole tutti sono capaci, si tratta poi di farlo veramente, si tratta di avere la mente aperta ed una Ragione oggettiva anche quando il cuore batte a mille. Quando il cuore invece batte normalmente, sono tutti capaci di pensare... |
Sia in Bellezza che in Paura mi permetto di citare uno che ha trattato l'argomento e che ci serve a capire e continuare:
Elemire zolla ,Archetipi: Una vita sensata e disciplinata e' un'utopia:crede di poter ignorare gli archetipi. L'uomo ha bisogno di assiomi per la mente e di estasi per la psiche come ha bisogno di cibo per il corpo: estasi ed assiomi possono provenire solo dal mondo degli archetipi. Ne' bastano estasi lievi, brividi modesti:la psiche cerca la pienezza del panico. L'uomo vuole perodicamente smarrirsi nella foresta primigenia degli archetipi. Lo fa quando sogna, ma i sogni non bastano. Deve sparire da sveglio,rapito da un archetipo in pieno giorno....omissis. Quando simbolo ed emozione si congiungono, forma e materia di un plesso solo, un archetipo e' imminente. Soltanto uno spirito meditativo s'accorge di queste congiunzioni,che i piu' subiscono ciecamente''. Afrodite e' l'archetipo della bellezza:armonia ,paura ,terrore i sentimenti che suscita , movimento ma anche paura di smarrirsi ,possibilita' di perdersi serve dunque anche un ''antidoto'',un sistema per venirne fuori,serve un percorso che consenta di ritornare a casa con il bello che si e' intravisto, di non rimanere bloccati. Per far questo jung ha chiesto aiuto ad un altro mito quello di Ermes , il dio che segnala la via ,che sta sui confini delle cose. Entra qui un'altro stato che tutti abbiamo provato : la nostalgia: il ritorno con dolore o il dolore del ritorno (nostos ritorno algia dolore) |
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Sto osservando in questi giorni proprio la paura,anche se inizialmente d'istinto ho lasciato uscire qualcosa (il peso era troppo da reggere lì per lì), ora sto tenendo e guardando.. Ho visto la paura della morte come matrice,insieme a quella di perdere riferimenti e di essere abbandonata,per non parlare della paura della sofferenza..identificazione..un sacco di cose mai viste prima in azione. Ora ho avuto l'impressione che alcune cose che ho pensato non fossero proprio "mie" in quanto l'esperienza che sto vivendo in un certo senso è la prima,non essendoci precedenti della stessa forma,è impossibile che la fonte sia io,intesa come esperienza fatta ed accumulata..la sto vivendo,quindi la mente mi sta ingannando mandandomi pensieri altrui (in un certo senso)che se lascio accomodare mi portano ad allontanarmi dalla realtà vera. Ancora ho collegato le sensazioni di questa cosa attuale,con una situazione da bambina in cui ho visto mia madre soffrire e logorarsi moltissimo,in cui probabilmente, anche se tenuta allo scuro, ho assorbito quella manifestazione riproducendola anch'io ora,in una situazione per me emotivamente toccante,come dire che ho rapportato la mancanza che ho dento e che mi fa aver paura,ad una sua del passato, che probabilmente anche geneticamente mi ha passato..ci sta più o meno? Questo per dire che sto cercando di farmi un idea di quello di cui parla Uno,ma vorrei sapere se sto facendo bene,se questo lavoroè corretto per arrivare a trovare il bandolo della matassa. Ho la sensazione che inizialmente ho affrontato la situazione subendola,come fossi stata un tubo in cui arrivava di tutto e tutto mi percuoteva,(leggervi è servitoabbraccio: ),adesso però sto cercando di selezionare i pensieri ed indirizzarli positivamente, anche se il discorso dei depositi e dei suoi effetti ancora mi sfugge..sempre se il resto è chiaro ehicon_mrgr: Vi andrebbe di proseguire? |
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E' la forza della vita che ci imprime questa paura, che ci fa reagire in un certo modo prima che la mente cominci a pensare.... E' la paura dell'ignoto e dell'annientamento che penso sia insita in ogni essere vivente, infatti ogni essere vivente ad ogni livello, comprese piante ed animali, lotta per la vita e rifugge la morte... Se poi si tratta della paura di perdere qualcuno e di essere "abbandonati", questa anche se può essere vissuta per la prima volta in prima persona, dà un'impressione di già sperimentato.... magari quando da piccoli abbiamo pianto perchè non vedevamo più la mamma come punto di riferimento, solo che non possiamo ricordarcelo ma forse il nostro inconscio sì, e poi anche dall'aver visto altre persone dover affrontare questa paura e le loro reazioni che ci sono rimaste impresse.... La paura della sofferenza deriva dall'esperienza del dolore, sia fisico che mentale, e solo al pensiero di provare di nuovo quel dolore si ha paura di non riuscire a sopportarlo... |
Come affrontare la paura, è sempre possibile? Se ad esempio io ho paura dei fulmini, dovrei andare in giro in mezzo ai temporali? Se ho paura delle malattie, dovrei fare un bagno in mezzo ai rifiuti. E se ho paura che qualcuno mi tradisca, dovrei fare l'investigatore privato?
E' sempre possibile affrontare le proprie paure, o forse in alcuni casi bisognerebbe ignorarle e non alimentarle? |
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Se ho la paura dei fulmini dovrei capire da dove è nata, magari ho qualche ricordo...poi invece posso provare quando c'è un temporale, non ad andare in giro nel bosco perchè sarei un incosciente, ma magari guardarli nel cielo e apprezzarne la bellezza magari associandoli ad altro: tipo la bellezza con cui illiminano la notte, la potenza con cui esplodono, la velocità con cui appaiono e scompaiono, in poche parole fermarsi trovando quello che di bello ti suscitano o posso suscitare in te, perchè di solito fai caso sempre e solo alle stesse cose legate alla paura e magari perdendoti cosa nella bellezza potrebbero portarti. Se hai paura delle malattie, credo sia legata anche questa come tutto del resto al controllo al voler avere controllo sulle malattie perchè dietro c'è sempre la paura di morire e noi pensiamo che dominandole possiamo allungarci la vita anche se inconsciamente, non sto parlando di te ma di quello che io penso di queste cose. Quindi se ancora non riusciamo a far affidamento sulla provvidenza sul fatto che ci succede quello che ci deve succeedere o per chi crede che Dio ha già in serbo quello che ci è necessario, quindi ha Fede dovrebbe non farci molto caso, ma evitare di avere atteggiamenti incoscienti perchè sarebbe come uno sfidare Dio. Al limite può essere d'aiuto ocnoscerle la conoscenza aiuta a far luce e quindi a togliere lasuperstizione dala scienza. Se ho paura che ualcuno mi tradisca devo indagare su dove io mi sento debole meno degli altri e rafforzare queste lacune, il pensiero che ho di me e per cui io penso di poter venire tradita. Ma anche pensare a cosa succederebbe se succedesse aiuta a capire che magari la paura è un altra. Rendersi conto che dietro ci può anche essere una proiezione nostra. E poi mollare il controllo perchè è quello che succhia energia e porta sempre gli stessi pensieri devastanti e inutili, perchè fa si che si rimanga fermi in un vicolo cieco. Perchè se l'altro vuole tradirti lo farà che tu lo controlli oppure no. Di certo se hai continuamente pensieri di quel genere secondo me ingeneri negli altri vibrazioni analoghe. Tutte questi ragionamenti per dire che far luce nelle paure puo aiutarci a non farci semper dominare da esse. fiori.gif |
Però credo Griselda, che se hai una forte energia di paura, puoi risolvere momentaneamente le paure specifiche. Ad esempio io ho notato che quando una paura prende il sopravvento e la risolvo con l'analisi psicologica, questa risolve e dopo qualche minuto, ho paura di qualcos'altro, in parole povere l'ho soltanto spostata da un meccanismo mentale all'altro.
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