Legenda
Soffro di manie di grandezza?
Di autolesionismo? Di che cosa? Ogni volta che sento Un’anima “maschile” “piangere” Senza saper della sua esistenza Mi collego ad essa Anche a km di distanza. E per farla stare meglio mi distruggo E distruggo tutto ciò che ho attorno Per riuscire nell’impresa, Ma quale impresa? Ma che cos’è questa cosa? Ed è l’unica cosa che ho imparato a fare… Quella che grida più forte… Mai poi mi prende lo sgomento… Perché io voglio solo portare conforto… Ma poi mi lascio prendere la mano… E viaggiando con la fantasia Creo qualcosa che non voglio veramente che non posso permettermi. Perché non è questa la verità. Ed arrivo comprendere che forse Confondo il fuori con il dentro. La sento piangere fuori Perché non la ascolto dentro È dentro di me vero chi piange? Vuole il mio aiuto Perché ha bisogno di me Ma io non so che fare, da dove cominciare per portarle aiuto consolazione unione. |
Perche'
"...per farla stare meglio mi distruggo ... e distruggo tutto ciò che ho attorno..." ...perche' l'autore dice questo?
La risposta arriva righe dopo?... "E viaggiando con la fantasia creo qualcosa che non voglio veramente... che non posso permettermi." "Perché non è questa la verità..." pare che l'autore sappia quindi la verita' vera... o s'illude? "Ed arrivo comprendere che forse confondo il fuori con il dentro." come se non volesse guardare la fonte del forse... "La sento piangere fuori perché non la ascolto dentro..." e qui' l'autore riconosce l'origine del "dolore". "È dentro di me vero chi piange?..." la domanda rimbalza da dentro a fuori in cerca di appigli "visibili"... "Vuole il mio aiuto perché ha bisogno di me..." questa e' la necessita' che preme... "Ma io non so che fare, da dove cominciare per portarle aiuto consolazione unione..." e su questo dubbio sul dove cominciare dell'autore ho pensato... se ha bisogno di aiuto allora daglielo?... con la testa alta e il cuore aperto... senza polvere sul capo... guardanto negli occhi se stesso. Tanto pathos... tanto dolore... tanta polvere. |
La Porta
In un giorno di tempesta
Ho spalancato una porta Era sigillata Ho spinto forte Con la disperazione nel cuore Volevo vedere, volevo capire Volevo trovare… Mi sono guardata in giro Anche negli angoli nascosti Dove non avevo Mai voluto guardare C’era odore di dolore… Ho lucidato tutto ciò Che c’era in quella stanza Ma non è abbastanza Perché in fondo al corridoio Ho visto altre porte Delle quali ancora Non possiedo la chiave. |
Panetto d'argilla
Quando sono nata
ero un panetto d’argilla Sono stata modellata Impronte su di me Di tante persone Tutte a premere A mettere qualcosa di proprio Ed intanto io prendevo forma Ma quale forma? Perdevo la forma originale! Più modellavano e più sentivo premere! Che dolore per un pezzo d’argilla. Ora una metà di quell’argilla Che è sprofondata Vuole tornar fuori Per ritornare panetto d’argilla. La forma è quella di una mezza luna nera Che quando incontra una mezza luna bianca S’innamora e piange Perché le ricorda quando Era panetto d’argilla. Ma poi la luna bianca Le ricorda il dolore provato E quel qualcosa che è stato trasformato. Trasformata da panetto d’argilla In una luna di coccio In bella vista Appesa ad un muro. |
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