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Uno 08-08-2007 18.27.00

Inattività
 
Citazione:

Non appena morì Juan si ritrovò in un luogo bellissimo, circondato dalla comodità e dalla bellezza che aveva sempre sognato.
Un tipo vestito di bianco gli si avvicinò: "hai diritto a quello che vuoi, qualsiasi cibo, piacere, svago", disse.
Affascinato, Juan fece tutto quello che aveva sognato di fare in vita.
Dopo molti anni di piacere, cercò il tipo in bianco: Ho già provato tutto di quello di cui avevo voglia", disse, "Ora ho bisogno di un lavoro, per sentirmi utile".

"mi dispiace molto", disse il tipo in bianco. "Ma questa è l'unica cosa che non posso ottenere per te. Qui non c'è lavoro".
"Passare l'eternità morendo di tedio? Preferirei mille volte stare all'inferno!"
L'uomo in bianco gli si avvincinò e disse a voce bassa:" E dove pensi di essere?"
Storiella ripresa dalla tradizione popolare da Coehlo, l'ho beccata su un giornale e mi è sembrata ottima per introdurre l'argomento, se anche è già stato trattato in forme diverse repetita juvant.

Parlando seriamente, quanto tempo sareste capaci di stare senza far niente? La mia domanda ha senso se avete avuto esperienze in tal senso, per esempio un malanno che vi ha costretto a letto per un periodo lunghetto.. altrimenti a freddo forse quasi tutti direbbero per sempre.... forse...

turaz 08-08-2007 18.34.02

mi è capitato.
quando sei nel qui e ora diventa tutto molto "blando" la mente si zittisce e tu contempli

Era 08-08-2007 18.47.11

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 37392)
Parlando seriamente, quanto tempo sareste capaci di stare senza far niente? La mia domanda ha senso se avete avuto esperienze in tal senso, per esempio un malanno che vi ha costretto a letto per un periodo lunghetto.. altrimenti a freddo forse quasi tutti direbbero per sempre.... forse...

Ho avuto esperienza forzata di inattività....a momenti
riflettevo...pensavo...progettavo....per il resto mi sembrava
di impazzire.....e tornavo a far progetti a "riorganizzarmi" le cose per quando mi sarei ristabilita....

a freddo? nemmeno così riuscirei a far niente per
un medio temnpo...figuriamoci per lungo tempo....
devo aggiungere ad onor del vero....che nonostante
questa mia smania di fare....spreco un sacco di tempo...
(ora un poco meno)
Valutando la situazione...a volte cincischio e
mi "trovo" cose da fare per "evitare" di fare quel che devo!!
insomma un modo anche questo per scapparemanata.gif


s'è capito qualcosa?

Uno 08-08-2007 18.56.33

Citazione:

Originalmente inviato da Era (Messaggio 37394)
s'è capito qualcosa?

senz'altro più del "mio" rasoio icon_mrgr:

Ray 08-08-2007 19.36.22

Ma è possibile stare senza fare niente?

Intendo che quello descritto da Era e Turi non è proprio fare niente ma adeguare la propria sfera di attività ad un range più ristretto di quello a cui siamo abituati. Il tuo esempio della malattia riportava all'attività fisica (ci metto abbastanza a stufarmi di leggere per esempio...), mentre la storiella puntava tutto sul concetto di utile, ovvero sul ritorno del nostro fare.

Credo che il punto sia qui... quanto tempo sremmo capaci di stare senza fare qualcosa che, a torto o ragione, consideriamo utile... perchè a me è capitato che, costretto, ho rivalutato il mio concetto di utilità e ho trovato cose utili da fare in un altro range...

Uno 08-08-2007 20.24.17

Forse non ho capito, ma leggere è comunque fare qualcosa... intendevo una malattia che ti impedisce fisicamente, ma che poi limita anche i normali stimoli... metti che non puoi leggere più di tanto, ne vedere la televisione etc etc ma sei costretto a stare ore fermo, sveglio sul letto.... l'estremo potrebbe essere un infermità abbastanza globale per un certo periodo.
Comunque era un esempio la malattia, giusto per far entrare nell'ottica.

Ray 08-08-2007 22.13.32

Ah ok, qualcosa tipo il morbillo.

Beh, allora credo che dipenda da quanto riusciamo a reggere noi stessi... potrebbe essere un buon momento di verità.

Shanti 08-08-2007 22.31.58

Mi è capitato parecchi anni fa un ricovero di 15 giorni, non per malattia ma per stare sotto osservazione, quindi non immobile a letto anche se alla fine ho perso anche lo stimolo a camminare, leggere e fare qualunque cosa: verso la fine avevo i nervi a fior di pelle e le lacrime sempre in tasca. Non oso immaginare come sarebbe non potersi muovere proprio per niente, ma non saprei non avendo provato. Però penso che sapendo di avere una malattia sarebbe diversa anche la condizione, più preoccupazione ecc. , mentre invece sapendo magari di ottenere qualcosa alla fine, per esempio per un milione di euro ( icon_mrgr: scherzo), rimarrei inattiva più volentieri.

griselda 08-08-2007 23.17.19

A me è successo...in quei momenti ti viene voglia di fare di tutto e quel tutto diventa bello poterlo fare...non dovremmo dimenticarlo mai ( invece è facilissimo dimenticarsene) perchè per la mente l'erba del vicino è sempre più bella. Quello che abbiamo non lo apprezziamo mai abbastanza. Capita di desiderare qualcosa solo perchè non lo abbiamo per poi quando ci capita che si realizzi ci rendiamo conto che non sappiamo come gestire la cosa. Credo che il massimo sarebbe riuscire a fare con quel che abbiamo a disposizione quel poco quel tanto saperne usufruire.
Se prendiamo il corpo fermo per molto non può stare senza soffrire mentre far star ferma la mente per un po' sarebbe una meraviglia.

stella 08-08-2007 23.51.45

L'inattività forzata e prolungata può trasformarsi in un inferno perchè si vive in modo passivo e non si agisce facendo qualcosa di utile, qualcosa di costruttivo...
quando tutto è già a disposizione e non si deve fare nulla, nè per se stessi nè per gli altri, ma solo divertirsi, non c'è più gusto perchè si è sprecato il tempo in cose futili...
infatti l'ozio (mancanza di attività) e la noia sono molto brutti da sopportare....
Specialmente se, come nell'esempio, ad un certo punto si vorrebbe agire ma non è permesso....

Nel caso di una malattia è un po' diverso... lo scopo non è l'ozio ma si spera la guarigione....

A me è successo un periodo che avevo dei problemi all'occhio per cui sono stata ricoverata e dovevo stare sempre in penombra, niente leggere, nè tv ecc e niente sole, che mi pareva di dover scontare una pena in prigione....

jezebelius 09-08-2007 00.36.41

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 37392)

Parlando seriamente, quanto tempo sareste capaci di stare senza far niente? ...

Probabilmente meno di quello che penso.
Mi è capitato di dovere stare fermo a causa di un malanno. non potere fare quel che si vorrebbe diviene una vera e propria limitazione secondo me.
Alla fine l'Inattività mi pare che sia insopportabile. Abbiamo, e se non l'abbiamo ce lo cerchiamo, sempre qualcosa da fare, anche se inutile. L'importante è non restare fermi. A questo punto si potrebbe fare una distinzione tra il " passare " il tempo e l'impiegarlo in maniera mirata, definita.
Credo che alla fine la mente debba ( voglia ) stare sempre in attività per evitare di " girare " a vuoto. Ha bisogno di fare qualsiasi cosa, appunto citando un passo della storiella, per " sentirsi utile "!

Grey Owl 09-08-2007 01.02.29

Ho avuto esperienza di malattie che ti costringono a letto... influenze di stagione... nella prima fase di "convalescenza" il problema non si pone... ovvero non sento la "voglia" di fare nulla... poi il corpo torna alla quasi normale condizione ed è il momento in cui "devo" fare qualcosa sennò non mi passa il tempo... pare che il tempo rallenti... un minuto dura un ora... allora "devo" trovare un qualcosa che mi tenga impegnato.

Per rispondere penso che un giorno è anche troppo!!!... anzi non arriverebbe mai la sera...

Uno 09-08-2007 10.04.09

Qualcosa è uscito, da cercare tra le parole... ma è uscito.
Star senza far niente, costretti, è come essere in prigione o, aggiungo io, essere morti. Star senza far niente per propria volontà non è poi così facile, al massimo livello, rimanendo nel pratico, come detto da Sha, perchè magari qualcuno poi mi paghi e rincompensi (non è una svista la n in più icon_mrgr:).
Grii ha scritto che il corpo non può star fermo per molto senza soffrire, in realtà può star fermo tanto quanto può starci la mente, ovviamente che stia fermo per giorni senza scopo sarebbe innaturale.. e qui arriviamo al concetto di utilità che ci diceva Ray...
In sostanza di solito nell'inattività reale (non il cinchischiare di Era) siamo come i negozi, periodicamente chiudiamo per inventario, non produciamo in quel momento, non vendiamo... ma serve per capire cosa c'è in magazzino.
E come i negozi sempre più oggi, non facciamo ferie, cioè non chiudiamo per non fare nulla.
Quella chiusura per ferie reali permetterebbe di visitare altri paesi, vedere panorami diversi.... però con un'altra metafora: chi sarebbe capace di viaggiare ed essere in ferie per tutto l'anno? Ok è una questione di abitudine anche quella... eppure sono certo che sia un mese, un anno, 10 anni... prima o poi chiunque si stuferebbe di girare.
Nell'uomo c'è il nomade e lo stanziale (persino il popolo zingaro per quanto inverta le due cose non è in marcia costante, si ferma per periodi più o meno lunghi in alcuni posti... certi addirittura della loro cultura mantengono solo il non voler avere un lavoro ed una casa "normale" ma si fermano anche per tutta la vita in un posto) e questo può essere applicato anche alla mente.

Mi fermo

turaz 09-08-2007 10.19.37

diciamo che come diceva qualcuno
"c'è un momento per star fermi, uno per agire"

se nel momento in cui "restringiamo" la nostra attività e facciamo "inventario" cogliamo l'occasione per conoscerci più in profondità e per selezionare gli attrezzi che ci serviranno in futuro nell'azione, cogliamo a mio avviso un'ottima opportunità

Ray 09-08-2007 16.56.57

Quindi, in linea di massima, siamo capaci di restare senza far niente finchè non abbiamo finito di stare senza far niente (un po' come svegliarsi quando si ha finito di dormire)?

griselda 09-08-2007 17.23.59

Forse è meglio che imparo a specificare scusa Capo, quello che intendevo è che stando fermi per molto tempo i muscoli si atrofizzano ed anche tenere sempre la stessa posizione fa venire piaghe da decubito ai malati costretti a letto.
Una volta vidi un film dove mostravano uno yogi che era rimasto non so quanto tempo fermo a meditare in una caverna....il giorno in cui sono andati a riprenderlo era come tutto anchilosato e ha dovuto fare riabiitazione sia come movimenti che come parola era tutto atrofizzato ma capelli lughi e unghie lunghe quasi attorcigliate su se stesse.
Se il corpo si ferma o cerchiamo di farmarlo insieme alla mente si può usufruire di altri corpi?
Per quanto riguarda il nomade e lo stanziale sono fasi che si alternano come il giorno e la notte ci sono momenti della vita in cui tutto è movimento e poi arriva il suo contrario in cui si rifeltte...si fa l'inventario... poi si ricomincia a muoversi magari in modo diverso....e poi inventario...
Anche l'uomo di giorno si muove e di notte fa inventario dormento si riequlibra o almeno il corpo cerca di farlo...se riuscissimo ogni tanto anche farlo fare alla mente sarebbe bello no? Un bello stop chiuso per ferie e per inventario.:)

Kael 09-08-2007 18.33.28

La storiella di Coehlo è davvero illuminante.
Penso inoltre che questo thread si ricolleghi a quello sui Comandamenti dove si parlava del riposo del settimo giorno...
Per come la vedo io, l'inattività è fondamentale... se un contadino ha seminato e coltivato bene, arriva un momento in cui deve solo star fermo e lasciar fare il resto alla natura, come se, se le cose sono state fatte bene, poi queste andranno avanti da sole, per inerzia... C'è come un processo che avviene solo al buio, nella passività. Se un contadino ad ogni raccolto non si ferma a contemplare i frutti del suo giardino, non capirà mai se il lavoro che ha svolto finora sia buono, cattivo, perfettibile o che altro.. Inoltre, per lavorare bene, di tanto in tanto deve pulire i suoi atrezzi, aggiustarli, ripararli, sostituire quelli vecchi, etc.. e per farlo deve abbandonare il giardino e chiudersi in cantina... (magari in una giornata di pioggia, così da renderla utile comunque..)

Ma c'è di più.. Quando ci si ferma veramente, avviene qualcosa che non so spiegare bene, ma che ho provato su di me, e c'è davvero una ricarica, una svolta, una nuova "nascita"...
Penso che mettendola sul lato fisico sia spiegabile facilmente, e lo faccio con un esempio: un uomo va in palestra, fa pesi, si stanca tutta la settimana, etc.. Arriva il sabato e invece di sentirsi vigoroso e forte si sente stanco, spompato.. I frutti dei suoi allenamenti insomma non sono ancora visibili, serve appunto un periodo di riposo perchè il corpo si "assesti", perchè i muscoli "smaltiscano" l'acido lattico... e se sabato e domenica riposa davvero, ecco che di lunedì si sentirà poi veramente "nuovo" e potrà sentire davvero gli effetti dell'allenamento della settimana precedente.
Se questo uomo non si impone questo "riposo" e continua instancabilmente ad allenarsi anche di sabato e domenica, il suo corpo invece di migliorare e di "assorbire" l'allenamento, lo subirà, e di settimana in settimana si sentirà sempre più stanco finchè il corpo non raggiungerà un punto critico in cui si arresterà inesorabilmente (malattia, sfinimento, etc..)

Così dunque è anche per la mente. Una mente che non va mai in vacanza non potrà beneficiare di tutto il suo lavoro e dei suoi sforzi, ma li subirà sempre più. Sta povera mente sarà sempre più piena di acido lattico e sempre più vuota di energie... E il bello sarà che pure non capirà come sia possibile: ma come, se mi alleno così duramente da tanto tempo, perchè invece di migliorare peggioro?
Evidentemente, questa mente non avrà ancora compreso il comandamento sul riposo del settimo giorno...

Ma una cosa ormai ho visto: i "frutti", i miglioramenti, o chiamateli come vi pare, non sono visibili nella stessa generazione degli sforzi che hanno lavorato per ottenerli, ma in quella immediatamente successiva. Se i frutti di un genitore sono i suoi figli, essi appartengono infatti alla generazione seguente e non alla medesima del genitore. Analogamente qualsiasi frutto si manifesta nella generazione seguente, e mai nella medesima.

Questo "salto", questo inervallo fra generazioni, è appunto il giorno di riposo del sabato, senza il quale non si permette appunto ad una generazione di "morire" per far nascere la nuova... Senza questo periodo di "inattività", avremmo una decrepita e stanca generazione che persiste con durezza e testardaggine e che, invece di lasciare posto al nuovo, si ostina a combattere sempre più stanca e ormai quasi "inutile"...

Avevo letto da qualche parte, mi pare Steiner, che i fiori sono il frutto del calore del sole dell'anno precedente...

RedWitch 10-08-2007 15.15.28

Non fare niente perchè si è costretti, diventa quasi subito per l'uomo comune una forzatura.. forse perchè non siamo abituati a stare completamente immobili.
A me è capitato questo, un anno fa circa:appena cominciate le ferie, mi sono trovata senza forze per fare nulla (almeno così mi sembrava..), con la mente che mi diceva che dovevo fare fare fare ma senza la forza per fare. Trovandomi senza dover andare al lavoro, e senza un viaggio in programma per le ferie (come invece capitava in genere), mi sono trovata come se avessi un enorme buco da riempire, ma non sapevo come. Mi sembrava di perdere tempo, la mente continuava a cercare qualcosa da fare, ma non trovando niente di "utile" rimanevo lì.. mi è sembrato di impazzire quasi. Se l'inattività è forzata la mente si ribella, quantomeno cerca di farlo

Se ho ben capito l'inventario (rigenerazione del settimo giorno?) è necessario... pero' si tratta sempre di cicli, perchè per rimanere nella metafora di Uno, potremmo stare 10 anni in giro per il mondo, ma prima o poi le ferie dovrebbero finire (per la costituzione dell'uomo stesso no?).
Dovremmo imparare a "chiudere per inventario", ciclicamente secondo voi?


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