l'uomo secondo Wilde
"l'uomo è tanto meno se stesso quanto più parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità"
Credo che sia stato detto in tanti posti sparsi in questo forum, credo che sia un riferimento riconosciuto in molte filosofie. Possiamo dire che i nick che scegliamo per parlare sono una maschera che ci permette di aprirci? fiori.gif |
Credo di si.
Però, forse non si dovrebbe dimenticare la dinamica opposta vale a dire che, anche, utilizzando un nick si continua a mentire spesse volte. Quindi tra mentire e no, ovvero essere consci del fatto che si continua ad interpretare un ruolo ( nel quale l'interpretazione trova terreno fertile ) o si sta dicendo la verità, bisogna, credo, avere particolare attenzione. Tornando per un attimo all'aforisma mi pare che dica anche che più si è consapevoli di portare una maschera, più si farà in modo di non mentire o per altro verso si potrebbe, per esempio, pensare a chi da libero sfogo ai suoi istinti attraverso un nick. |
Sono d'accordo con jezebelius, nella mia breve esperienza di forum, raramente ho trovato persone che mi sembravano sincere. Forse sono prevenuto.
Però secondo me Wilde per maschera intendeva parlare di altri in realtà parlando di se stessi. |
Sono per metà d'accordo con Simon, nel senso che secondo me il nick nn è una maschera, ma è una maschea parlare di se usando gli altri come protagonisti.. . Mai frase più vera di qlla di Wilde, ma se la maschera nn fosse qlla che usiamo per dire la verità? Vuol dire che qlla che indossiamo ogni giorno è una maschera..
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Certo che quella che usiamo ogni giorno è una maschera, anzi quelle... ne usiamo molte.
La frase diWilde però, nello specifico, sottolinea che per dire la verità abbiamo bisogno di una maschera, nel senso di non essere riconosciuti. Di mettersi al sicuro, anzi di sentirsi al sicuro (perchè non lo siamo mai). Come dire che la verità su noi stessi, a noi stessi, non osiamo dirla da "nudi"... |
beh a mio avviso perchè abbiamo mille retaggi (paure) che ci impediscono di denudarci.
in primis la paura della verità su noi stessi. non la facciamo noi e di rimando abbiamo paura la possa fare un "altro" da noi. per questo ci mascheriamo. |
Citazione:
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Citazione:
Tale maschera se si usa come riparo ma allo stesso tempo come mezzo potrebbe, in un certo senso, mostrare più di quanto si pensi. Certo, se c'è una maschera alla quale posso " passare " ciò che sono e dunque proporla come veicolo dando libero sfogo a ciò che è l'istinto per un verso o anche qualcosa di più alto per l'altro, alla fine comunque, sempre di proiezione si tratta ed in questo caso dovrò rendermi conto che quella proiezione " rappresenta me stesso ". Insomma, da altro punto, si può dire che quella possiede o ha le medesime caratteristiche che di solito faccio finta di non vedere o vedere - cioè mie - ma che invece sono parte integrante. Ciò non toglie che col tempo si possa utilizzare a piacimento questa maschera ma a quel punto il riconoscimento sarà relativo secondo me divenendo importante lo scopo. Citazione:
Credo che, in conclusione, la paura esiste poichè si vuole preservare un qualcosa, una parte, che, sappiamo in un determinato contesto, non reggerebbe alla condizione, sia esterna o anche interna. La maschera all'inizio è necessaria ma forse si deve stare attenti affinchè non diventi un'abitudine. |
Citazione:
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Mah credo che sino a che mi aspetto che togliendo la maschera qualcuno venga a lenire le mie ferite, le mie piaghe e che mi veda bella come vorrei mi vedesse è dura perché troverò sempre chi la pensa diversamente.
Di solito le maschere le caliamo quando amiamo in quel momento siamo in grado di fidarci e di mostrarci almeno per quello che crediamo l’altro sia in grado di accettare, ma siamo sempre noi i giudici. Credo capiti anche di valutare il suo amore al grado di comprensione. Io un giorno lo feci, tolsi tutte le maschere, (quelle che conoscevo almeno) ma mica perché ero pronta, lo feci perché non avevo alternativa o mi pareva di non averne. La luce che entrò fu talmente forte che mi rendo conto ora che farlo per la motivazione sbagliata non serve ad altro che a farci del male ulteriormente. Io lo feci perché volevo che qualcun'altro giustificasse il mio comportamento, io non ci riuscivo più. Il farlo deve avere l'obbiettivo di conoscersi per comprendersi. Credo anche si debba lavorare sul giudizio, essere capaci di non giudicare gli altri e di conseguenza non giudicare più se stessi. L'accettazione di se per quello che si è stati e si è. Senza queste premesse di lavoro costante credo sia dura, sbaglio? abbraccio: |
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