Tibet, stato violento e feudale?
Ho letto un articolo su un blog che parla del Tibet.
L'articolo avrebbe lo scopo di rompere quell'immagine collettiva che si è fatto l'Occidente, cioè quella di un posto popolato da simpatici nanetti che passavano il giorno a pregare, a suonare il gong, e a cospargere il suolo di petali di rosa. [Così è scritto] In realtà l'autore sostiene che nel 1959 quando il Tibet cadde nella mani dei Cinesi era uno stato feudale, dove la maggior parte della terra coltivata era controllata dai Signori o dai ricchi Dalai Lama, un paese in mano a una casta sacerdotale che non si faceva alcun problema di sorta nell'usare la forza per perpetrare il suo dominio. L'idea occidentale era che i monaci lavorassero spontaneamente per osservare la legge del karma, in realtà sembra che persino i Dalai Lama (tutti tranne l'ultimo che li ha aboliti) disponessero di un vero e proprio armamentario di tortura completo di strumenti per cavare nasi e orecchie per far rispettare la propria volontà.. I lavoratori erano senza diritti e le donne dovevano soddisfare qualsiasi desiderio dei proprietari terrieri.. L'invasione cinese quindi sarebbe stata sì, una dittatura feroce ma paradossalmente avrebbe portato anche qualche beneficio come l'assistenza sanitaria (se la famiglia non supera i tre figli) e il blocco di qualsiasi attività di mutilazione operata dai monaci sui contadini. E' davvero così? Confesso che anch'io ho sempre avuto in testa l'immagine di un Tibet tollerante e pacifico... O per lo meno dotato di una spiritualità profonda, non avrei mai pensato a certe barbarie... Boh($) Certo sarà un questione di cultura, quello che ai miei occhi può apparire crudele forse ai loro è giustificato.. E così via. |
io penso che alla fine quando sei cosi' lontana puoi solo avere notizie da propagande opposte.
quello che so per certo è che la cina è un paese dove non esiste il concetto di diritti umani fondamentali come noi li conosciamo. dove una ricerca su internet non è "virtualmente" possibile (poi in realtà mezza cina viaggia illegalmente su internet), e se digiti palden choetso probabilmente esce una marca di croccantini. nel dubbio, quindi, io sto dalla parte dell'autodeterminazione. oggi c'e' uno stato invasore e una protesta estrema contro questo stato di cose, e quindi Free Tibet. Se poi in un free tibet ci saranno di nuovo nasi estirpati, conto che ci saranno persone che manifesteranno contro i monaci, si spera senza la necessità degli estremi mezzi usati in questi anni. e saremo tutti contro i monaci. ma non adesso. attenzione: NON cercate palden se non sopportate la visione di immagini ESTREMAMENTE forti. questo non è un videogioco, purtroppo. |
Beh non serve tanta immaginazione per capire che il paese chiuso, prima dell'occupazione cinese, era rimasto su schemi simili a quelli che regolavano la vita qui da noi intorno all'anno 1000 o poco più.
Idem per quanto riguarda l'aspetto religioso/esoterico, ci sono pratiche, in forme diverse ma sostanzialmente uguali a quelle praticate dagli ultimi (o meglio conosciuti) sciamani europei, cioè anche piuttosto cruente e violente. Questo non toglie che sono d'accordo con Cubo sull'autodeterminazione, sopratutto finchè si facevano i loro affari senza rompermi le scatole. Se si fossero messi a giocare con le bombe atomiche era un altro discorso e l'autodeterminazione sarebbe passata in secondo piano, ma visto che la loro tecnologia militare era quasi ancora all'arco e frecce non vedo perchè non lasciarli decidere da se. |
Anch'io sono per l'autodeterminazione, mi sembra sacrosanto che un popolo possa avere la possibilità di scegliere da chi farsi governare, la Cina poi mi sembra davvero indifendibile.
Volevo capire se il modo in cui l'articolo dipinge il Tibet è pertinente o solo propaganda (visto che l'autore è palesamente schierato, ateo ecc...) Ero convinta che il buddismo fosse una religione non-violenta invece a quanto pare è stato il fondamento di una teocrazia che ha schiacciato i diritti della povera gente, altro che buddismo=bontà e sterotipi vari... L'articolo dice che l'ultimo Dalai Lama è diverso da quelli di prima solo perchè il contatto con l'Occidente gli ha fatto maturare idee un pochino più tolleranti, se la prende inoltre con una sua dichiarazione in cui avrebbe detto "Non ci sono buone ragioni per ribellarsi contro quelli che hanno ricchezza e fortuna. Meglio sviluppare un’attitudine positiva”. L'autore afferma che è un invito a rassegnarsi alla povertà di 3/4 del mondo. Qui avrei qualcosa da ridere nel senso che ci vedo più un invito a lavorare su di sè per raggiungere le condizioni di vita che si vorrebbero, piuttosto che prendersela esternamente con qualcuno (sarebbe tempo perso...) Ma forse questo chi ha scritto l'articolo non riesce a coglierlo. |
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[forse siamo o.t.] |
Attingendo alle mie limitate conoscenze, gli obiettivi primari della maggior parte delle "religioni" o "visioni spirituali" (non tuffiamoci nella semantica, chiamiamolo Egidio, tanto ci siamo capiti) sono nel miglioramento del se', non della vita del se'.
Per banalizzare, lavoro su me stesso per essere felice, non sulla realtà in cui vivo perche' aumentino le possibilità che io sia felice. Molti Egidio dicono che gli sforzi, il cammino, devono essere nella direzione interna, non esterna. Su di me, non sulla realtà intorno. E non lavorare "per ottenere le condizioni di vita che si vorrebbero", ma per "migliorare il modo in cui vivo nelle condizioni che ho". Questo perche' io interpreto la tua battuta anche come "migliorare le condizioni di vita = miglior stato di salute, di igiene, di comfort...", dato che questa interpretazione mi sembra coerente con lo spirito del topic. Se invece tu intendi "migliorare le condizioni di vita = migliore adattabilità mia allo stato di salute, di igiene, di comfort che mi toccano in questa vita" allora cancella tutto, prendiamoci un daiquiri e facciamoci una passeggiata parlando di pesca con la mosca, perche' non avevo capito nulla e non c'e' discussione. (se siamo IT o no lo decidi tu, o signora del thread) |
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Sai pescare a mosca? :) Citazione:
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Abito in una baracca di lamiera a Mumbai, ai piedi di un grattacielo lussuosissimo. Fango e sterco. La mia vita è quello: di giorno cerco un modo per sopravvivere, di notte lotto con gli scarafaggi. Non lavoro su me stesso per migliorare la mia condizione, trovare un lavoro, trasferirmi in un posto meno orribile. Non lavoro su me stesso per accettare fango e scarafaggi. Penso che se faccio questa vita c'e' un perche', fa parte di un disegno, di un'evoluzione. Penso che sto pagando un conto, sto riequilibrando. Accetto. Per questo giro è andata cosi', mi tocca questo, cerco di viverlo bene, di accettarlo.Una parte di me si ribella a una visione del mondo cosi'. Ma esiste (naturalmente in modo molto piu' articolato di come l'ho riassunto io). Quando leggo che l'autore contesta al Dalai Lama "un invito a rassegnarsi alla povertà di 3/4 del mondo" io rispondo dicendo: se anche fosse, non è diverso da accettare gli scarafaggi di Mumbai. In questo mondo va cosi', ci tocca questo... Citazione:
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Non bevo. |
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