Ermopoli - Quando giunsi in citta’

Oramai e’ un anno che volo tra le mura di questa citta’… l’ho vista cambiare… diventare piu’ magica che mai… tante persone sono passate… alcune hanno soggiornato per un po’, altre solo un giorno di domenica come turisti.
Mentre altre persone vi si sono trasferite… hanno voluto prendere la cittadinanza qui.
A quasi un anno di distanza mi sono guardato indietro ed ho visto il mio percorso a ritroso… infine sono giunto al primo giorno della mia venuta in citta’.
Le parole furono:”Ciao a tutti... mi presento sono grey e sono entrato oggi a Ermopoli... sono un po' intimorito dagli argomenti che trattate... ma allo stesso tempo ne sono attratto... un misto di eccitazione e riverenza... ecc…”
Si… intimorito… attratto… erano i sentimenti giusti che provavo… e’ l’effetto che fa’ questa citta’ … ma cambia a seconda delle persone che vi giungono…
Sono volato in citta’ dopo aver visitato l’oriente, conosciuto streghe e maghi, folletti e fate, parlato con alberi e animali, danzato al chiaro di Luna…
Arrivato in citta’ conobbi letterati e studiosi intenti nelle letture… mi prese un senso di timore reverenziale per come usavano la lingua antica nelle loro esposizioni… Ricordo che volai sulla fontana del centro citta’ a bere dalla fonte… ma fui subito richiamato all’ordine… mi dissero che non era educato… che cosi’ non si puo’… cominciai a parlare dei miei viaggi e sentii delle soffocate risa divertite… non capivano cosa era tutto quel gracchiare da gufetto…
Non ebbi subito una bella impressione dei residenti eppure qualcosa mi tratteneva… erano gli argomenti trattati… ma pure i cittadini seppur cosi’ austeri e incomprensibili… infine mi dissi… perche’ non dire la mia?
Avevo ancora le piume impolverate delle ceneri di streghe e nella testa risuonava ancora il canto di Shiva… non volai subito via… pian piano cominciai a leggere le antiche scritture e cominciai a capire cosa volessero dire… cominciai ad osservare i cittadini passare le mattina… li vedevo andare dal fornaio per comprare il pane… dal fabbro a rinforzare le ruote del carro… in municipio a sbrigare faccende amministrative… notai che alcuni sorridevano ogni tanto… che il viavai febbricitante non era che una mia impressione… il diverso ritmo quotidiano della citta’ comincio’ a entrarmi dentro… La verita’ e’ che rimanevo ancorato alle mie poche “certezze” e non mi aprivo alla citta’… i cittadini di per se’ non erano ostili o indifferenti… erano solo immersi nel loro fare.
Quello che mi manco’ di piu’ nei miei primi giorni di permanenza in citta’ fu’ un “ciao gufetto… ti posso conoscere meglio?”...
Mi dovetti guadagnare la fiducia dei cittadini… dovetti lottare con le mie paure ed i miei timori… lavorai su questo e continuai a leggere le scritture…
Infine lavorando su me stesso capii una cosa semplice… quando si giunge in una nuova citta’ bisogna per prima cosa imparare la lingua locale… e poi domandare ai cittadini se conoscono il luogo in cui si trova la fonte per dissetarsi.