Ermopoli

Ermopoli (https://ermopoli.it/portale/index.php)
-   Psicologia moderna e antica (https://ermopoli.it/portale/forumdisplay.php?f=20)
-   -   giudicare gli altri (https://ermopoli.it/portale/showthread.php?t=2008)

MaxFuryu 14-09-2006 04.59.55

giudicare gli altri
 
Probabilmente la frase più appropriata per introdurre l'argomento sarà questa:

Luca 6:39
41 Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? 42 Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.


perchè si sente il bisogno di giudicare? perchè lo si fa? perchè raramente lo si fa con se stessi...?
l'argomento è molto vasto, personalmente ci tenevo alla discussione proprio perchè ho le idee confuse a riguardo e mi piacerebbe capirne di più...

Lascio quindi a voi la parola...

Grey Owl 14-09-2006 08.37.20

Inizio io col dire che giudichiamo chi vediamo... in verita' noi non ci vediamo...non e' forse vero che noi siamo dietro ai nostri occhi?
A parte la battuta... la maggior parte delle persone vive un'esistenza onirica... osserva gli accadimenti della vita come spettatore... non entra in merito alla vita... come spettatore giudica quello che vede... se e' bello o e' brutto... se e' giusto o sbagliato... se e' bene o se e' male...

Piu' riprende coscienza di se' stesso e piu' sente la responsabilita' dei suoi atti... giudica piu' se' stesso che gli altri... lavora piu' sulla sua trave...

Chi ha coscienza di se' si pone sempre la domanda... perche' quella data situazione mi crea questa reazione in me?
Chi non ha coscienza imputa la colpa della sua reazione a quella data situazione... rimanda la responsabilita' all'esterno... rimanda il momento di conoscenza di se'... continuera' a vedere pagliuzze.








Giusto un'assaggino per stimolare il thread...hehehe

griselda 14-09-2006 09.39.30

Chiedo scusa ma io col giudizio faccio a cazzotti quindi l'unica cosa che ho saputo fare è stata farmi domande che pongo a voi qui di seguito.

Il giudizio dove inizia, da dove arriva?
Il giudizio nasce da un modello.
Ma quale modello dobbiamo essere?
Ognuno di noi dentro ne ha uno e cerca e si distrugge per assomigliargli.
Chi ha creato il modello?
Se lo becco lo strozzo perché mi fa vivere malissimo!
Tesa ad assomigliare a qualcuno mi perdo di vista pure guardandomi in continuazione.
Ma io chi sono?
Ma allora il giudizio in se stesso è la trave?
nonso.gif nonso.gif nonso.gif nonso.gif nonso.gif nonso.gif nonso.gif
:C:

Grey Owl 14-09-2006 11.11.45

Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?
Luca fa' una domanda legittima... giudica l'atteggiamento del fratello che guarda la pagliuzza... pure Luca facendo la domanda da' con un giudizio... quindi giudicare e' necessario... e' insito nella ragione... quando usiamo la ragione traiamo un giudizio... nulla di male in questo.

Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo?
Luca pone il problema del giudizio usato male... come se Luca vedesse i due fratelli... quello con la trave nell'occhio che disperde le sue energie cercando la pagliuzza nell'occho dell'altro fratello...

Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Luca emette un giudizio... dice Ipocrita... poi consiglia al fratello travato (...hehehe) di operare prima su se' stesso... e solo quando avra' risolto i suoi problemi di vista potra' rivolgere il suo vedere al fratello.


Perchè si sente il bisogno di giudicare?
Giudicare e' uno strumento della ragione... e' insito nella ragione... e come strumento... e' l'utilizzo di tale strumento che ne fa' una cosa buona o cattiva...
es: il martello serve per piantare i chiodi (utilizzo buono) ma ci si puo' schiacciare il pollice (utilizzo non buono ma sopratutto doloroso)

Perchè lo si fa?
Per portare in coscienza... per crescere... per imparare chi siamo.

Perchè raramente lo si fa con se stessi...?
Credo dipenda da quanto vogliamo rimanere nel sogno onirico... o per dirla piu' chiaramente... guardare noi stessi implica vedere cose che ci fanno male... che non ci piacciono... rimandiamo l'opera di guarigione delle ferite antiche... non piace vedere le proprie piaghe purulentee... meglio additare i lebbrosi che sanare il nostro corpo.


Aggiungo: Predicare bene e razzolare male... questo e' il senso del giudizio usato male... poi nel giudicarsi bisogna anche non essere giudici severi... accettare che siamo fallaci... che siamo imperfetti... abbiamo vizi e virtu'... se giudicandoci non ci colpevolizziamo... ma anche non ci perdoniamo... allora la strada per migliorarci si fa' piu' larga...
il giudizio della ragione... non quello della societa' (pseudo perbenismo ipocrita)... ben inteso... e qui' si apre un mondo...

RedWitch 14-09-2006 12.16.44

Citazione:

Originalmente inviato da Grey Owl
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?
Luca fa' una domanda legittima... giudica l'atteggiamento del fratello che guarda la pagliuzza... pure Luca facendo la domanda da' con un giudizio... quindi giudicare e' necessario... e' insito nella ragione... quando usiamo la ragione traiamo un giudizio... nulla di male in questo.



Giudicare è necessario fino ad un certo punto secondo me Grey... fintanto che non sappiamo guardare (sinceramente) dentro noi stessi, è l'unico parametro che abbiamo, che ci hanno insegnato... l'unico modo che abbiamo per rapportarci .. dopo il giudizio, puo' essere sostituito con un'osservazione oggettiva... senza giudizio... non è semplice.. non sappiamo guardare noi stessi, figurati gli altri... giudichiamo secondo i nostri parametri soggettivi, per esempio una cosa che tu vedi bella, io posso giudicarla brutta... un comportamento che secondo te potrebbe essere corretto, per me potrebbe essere scorretto.. e così via..
Possiamo dire con certezza che quello di Luca fosse giudizio e non osservazione oggettiva?


Citazione:

[i][b]Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo?
Luca pone il problema del giudizio usato male... come se Luca vedesse i due fratelli... quello con la trave nell'occhio che disperde le sue energie cercando la pagliuzza nell'occho dell'altro fratello...



Ecco.. se Luca vede ciò che i due fratelli fanno oggettivamente, questo è giudizio? ...

:C:

griselda 14-09-2006 12.23.13

Ho sempre avuto problemi a giudicare gli altri perché vivendo sulla mia pelle giudizi mi accorgevo che chi non aveva avuto le mie stesse esperienze (ferite) aveva difficoltà a comprendere. Quando mi veniva un attacco di panico solo a prendere in mano il telefono…o altro avevo voglia a spiegarlo mi dicevano che era una scusa per non farlo. Non capivano e rimanevo sola con me stessa e mi giudicavo rispetto a chi vi riusciva senza problemi sentendomi inadeguata. Quindi conoscevo l’umiliazione del giudizio avventato senza consiglio per la risoluzione del problema che ti lascia li per terra a soffrire della tua incapacità. E poi da li nascono un sacco di dinamiche ti fanno dire e agire in modo da non trovarti in quella situazione…vabbeh e ti perdi di vista fai finta di essere qualcun altro.
Ed ecco che si fugge dal giudizio degli altri per affondare nel proprio.


Kael 14-09-2006 12.34.40

Citazione:

Luca 6:39
41 Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? 42 Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

Sarà stato un laspus... il Vangelo è sì quello di Luca, ma le parole sono di Gesù Cristo.

:C:

Giudi 14-09-2006 12.44.30

mi sono fatta l'idea che chi giudica tanto (e il giudizio per me ha sempre dentro una severità) è qualcuno che primaditutto non accoglie se stesso.
Non accetta le ambiguità dentro di se e di conseguenza diventa duro con gli altri... Avete osservato le persone molto giudicanti che colorito hanno?

Grey Owl 14-09-2006 13.18.05

ah beh allora... se le ha dette Gesù Cristo... non giudico (scherzo).

In genere chi giudica molto gli altri... non ha "molto tempo" da dedicare a se stesso...
Di fronte ad un giudizio che ci viene dato si puo' reagire in due modi... accusare il colpo o eluderlo (del tipo "da quale pulpito...").
Il giudizio ha forza su noi nel momento in cui noi gli diamo forza e valore...

Chi giudica gli altri usa violenza... nessuno dovrebbe permettersi di giudicare senza "essere la persona" giudicata...
Nella quotidianita' avviene sempre... questo per sentirsi forti e sopratutto impegnati in senso meritevole (dal punto di vista della persona che giudica) non capendo che si disperde tempo ed energia all'esterno.

RedWitch 14-09-2006 13.31.35

Citazione:

Originalmente inviato da Kael
Sarà stato un laspus... il Vangelo è sì quello di Luca, ma le parole sono di Gesù Cristo.

:C:

icon_mrgr: andiamo bene... chiedo scusa ... non conosco molto i Vangeli .. e si vede soio.gif


Citazione:

Originalmente inviato da Giudi
mi sono fatta l'idea che chi giudica tanto (e il giudizio per me ha sempre dentro una severità) è qualcuno che primaditutto non accoglie se stesso.
Non accetta le ambiguità dentro di se e di conseguenza diventa duro con gli altri... Avete osservato le persone molto giudicanti che colorito hanno?

Sono d'accordo Giudi, alla fine credo che tutti giudichiamo gli altri, ma meno accettiamo noi stessi, e più il paragone (vorrei essere sicura come tizio etc..) con gli altri sembra necessario... in genere si giudicano duramente, quelle persone che ci ricordano quello che non vogliamo vedere di noi stessi... o con quelli che crediamo abbiano ciò che crediamo di non avere dentro di noi... questa, la mia piccola esperienza.. ciò che ho osservato su di me.... il colorito? tendente al giallo..

stella 14-09-2006 13.33.26

"Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno una buona misura, pigiata, scossa e traboccante; Poiché sarà usata verso di voi la stessa misura di cui vi siete serviti"
Il discepolo non è da più del maestro; ogni discepolo è perfetto se è come il maestro.
Disse loro ancora una parabola: "Un cieco può forse fare da guida ad un altro cieco? Non andranno a cadere ambedue in una fossa?"

Anche questi insegnamenti che si trovano nei vangeli e che fanno parte del discorso della montagna, ci fanno capire che nessuno è perfetto per cui nessuno può giudicare e non dovrebbe giudicare...

"Poiché sarà usata verso di voi la stessa misura di cui vi siete serviti"

Quindi alla base c'è sempre il misurarsi con se stessi, e come potrebbe essere altrimenti ???

fiori.gif

jezebelius 14-09-2006 13.34.55

Citazione:

Originalmente inviato da griselda
Chiedo scusa ma io col giudizio faccio a cazzotti quindi l'unica cosa che ho saputo fare è stata farmi domande che pongo a voi qui di seguito.

Il giudizio dove inizia, da dove arriva?
Il giudizio nasce da un modello.
Ma quale modello dobbiamo essere?
Ognuno di noi dentro ne ha uno e cerca e si distrugge per assomigliargli.
Chi ha creato il modello?
Se lo becco lo strozzo perché mi fa vivere malissimo!
Tesa ad assomigliare a qualcuno mi perdo di vista pure guardandomi in continuazione.
Ma io chi sono?
Ma allora il giudizio in se stesso è la trave?
nonso.gif nonso.gif nonso.gif nonso.gif nonso.gif nonso.gif nonso.gif
:C:

Giudi non lo so...che colorito hanno?nonso.gif

Secondo me il giudicare gli altri tiene insita in se una debolezza che riguarda ognuno. Una debolezza che ci tiene in smacco.
Le domande che ha posto Grise sono più che legittime.
A mio avviso il giudizio( cioè " l'arte di giudicare " )arriva dall'esterno.
Questo modo di comportarsi lo percepiamno negli altri e, da quando siamo piccoli, viene " registrato " nonchè riproposto col passare del tempo. In se ci sono molte dinamiche ma quella che risulta preponderante è proprio lo " sfornare giudizi " come se si fosse preda di un meccanismo automatico. Cioè si attiva automaticamente.
Oddio non dico che per se stessi non debba essere presente - sempre ovvio nell'ambito della costruttività - ma forse un po meno ( da noi ) nei confronti degli altri.
Arriva quindi da " ciò " che non possediamo, in quanto comportamento, ma che pian piano, conformandoci a causa degli input esterni, ci aiuta ad infilarci nella massa incosciente. Questo però mi sembra che non sia l'unico mezzo che utiliziamo!
Effettivamente per questo verso, il giudizio nasce da un modello.
Gli uomini sono molto bravi a " copiare " e far propri taluni atteggiamenti. Il giudizio quindi, è un modello da vestire perche come dice Red è il mezzo che utiliziamo per rapportarci all'esterno. Secondo me si tenta di " esorcizzare " gettando fuori, ciò che inconsapevolmente si sa di possedere ma che, appunto senza coscienza diviene un meccanismo vizioso che col tempo si fa sempre più duro da dissolvere.
Non c'è in sostanza, un modello da essere ( quindi da vestire ) ma cercjhiamo di possederlo ( e quindi rientra nell'avere ).
Basterebbe continuamente osservarsi ( lo so ci vuole un po di sforzo ) in tutto ciò che si fa. Nel mio caso ad esempio non ci riesco molto spesso ma ci provo.
Il modello, a questo punto, è anch'esso inconsapevole. Una specie di lanterna verso cui siamo attirati e verso cui tendiamo, andando il confflitto se non riusciamo a raggiungerlo.
Bisognerebbe vedere però se quel modello è ciò verso il quale Realmente si vuole arrivare o rappresenta soltanto un nuovo abito " fittizio ".
Questo, infine, lo creiamo noi continuamente ma anche, e soprattutto, grazie a ciò che la società ( attraverso le persone e ciò che viviamo ) ci riflette.

Ray 14-09-2006 13.47.58

Solo un piccolo spunto, poi con più tempo dico la mia.

Il titolo del 3d è "guidicare gli altri" ma finora se ne è parlato solo al negativo... giudicare male... l'altro è: cattivo, brutto, antipatico, insomma "male".
Guidicare però vale anche all'opposto... bello, buono, bravo ecc.ecc.... si tratta comunque dello stesso movimento interiore e, se volgiamo, dello stesso errore.

Altro piccolo spunto: giudicare = giù dire - giù indicare...

Grey Owl 14-09-2006 14.46.55

A mio giudizio...ops... hehehe

Allora cerco di fare chiarezza su quello che ho in testa...
Il giudizio e' insito nella ragione... e' uno "strumento" della ragione...
Nel momento che ho scambio di informazioni con l'altro... emetto un giudizio.Il giudizio e' un'indice che ha come fulcro noi stessi... indica il differenziale tra noi e l'altro... in genere si dice di un giudizio che e' "positivo" o "negativo"...

A mio avviso... e' come utilizziamo questo strumento giudizio che ne fa' una "energia" positiva o negativa...
Positiva per comprendere verso cosa tendiamo...
Negativa quando diventa antagonista al nostro tendere...

Esempione:
Osservo un saltimbanco in strada che fa' ruotare tre palline in aria...

Caso1):
Giudizio positivo: ammiro la sua abilita' nel suo "lavoro"!...
Giudizio negativo: Ma questa persona perche' non si cerca un lavoro vero?...
Il giudizio e' partito da me... vivo una realta' che e' filtrata dal mio stato d'animo di quel momento... il mio pensiero e' rivolto al mio lavoro che trovo pesante o al mio lavoro che trovo gratificante... ma pur sempre di lavoro penso...

Caso2):
Giudizio positivo: ammiro la sua liberta di essere un artista di strada!...
Giudizio negativo: Guarda cosa bisogna fare per campare?...
Ancora una volta il giudizio e' partito da me... in questo caso il mio pensiero e' rivolto alla liberta' e all'indipendenza economica...

Caso3):
Giudizio positivo: ammiro la sua forma fisica!...
Giudizio negativo: Dovrei fare piu' movimento?...
Il mio pensiero e' rivolto alla forma fisica...

Il processo nasce dentro di noi e viene processato dentro di noi... chi da' giudizi ad altri senza che gli venga fatta richiesta (es: ti chiedo un tuo giudizio in merito) opera una violenza... ma anche se fosse chiesto e' comunque un giudizio falsato dal fulcro soggettivo...

Allora chi puo' dare un giudizio oggettivo?...


Aggiungo: nel momento che valuti una situazione (o una persona) crei un giudizio e quindi una mezza verita'... anche detta verita' soggettiva.

RedWitch 14-09-2006 21.05.36

Citazione:

Il titolo del 3d è "guidicare gli altri" ma finora se ne è parlato solo al negativo... giudicare male... l'altro è: cattivo, brutto, antipatico, insomma "male".
Guidicare però vale anche all'opposto... bello, buono, bravo ecc.ecc.... si tratta comunque dello stesso movimento interiore e, se volgiamo, dello stesso errore
Come ha detto Ray, .... Giudicare non significa solo farlo in negativo , ma anche in positivo, per esempio giudicando gli altri sempre meglio di noi, in qualunque cosa...
Come ha scritto Gri qualche post sopra, quando arriva un attacco di panico, e ci sentiamo incompresi dagli altri (e già qui li giudichiamo incapaci di comprenderci), in automatico scatta un paragone di noi stessi rispetto ad altri... inizi a dirti, "perchè non riesco a telefonare (camminare, stare in un locale pubblico in compagnia etc) come Tizio?" "Perchè non sono "brillante" come Pinco?" In questo ci mettiamo sempre "sotto" ad altri, perchè li giudichiamo meglio di noi... vediamo gli altri meglio di noi, soprattutto chi ci sta vicino, ma se li vediamo migliori, più belli, è perchè emettiamo un giudizio "positivo", ma sempre giudizio rispetto a noi, soggettivo...

(Gri abbraccio: )

Shanti 14-09-2006 22.39.58

Si impara fin da piccoli a giudicare: questo è buono questo e cattivo, bello o brutto ecc. Alla fine il giudizio diventa il metro, positivo o negativo che sia, con cui si considera se stessi e gli altri, fino a diventarne schiavi senza accorgersene, l’attenzione si fissa in un punto impedendo di vedere qualunque cosa o persona in modo diverso o di vivere l’esperienza per quello che è.
Per fare un esempio: sono in cima a una vetta e ammiro uno splendido panorama, ma tutto ad un tratto il cielo si annuvola e arriva una tempesta di neve. Accidenti che brutto tempo! No: sta solo nevicando..
Oppure vedo un uomo sporco seduto sull’autobus e penso: che persona orrenda! No: quell’uomo è appena uscito dal lavoro..

MaxFuryu 15-09-2006 05.36.25

è scontato che il giudizio si basi sull'apparenza (apparenza intesa come quello che riusciamo a vedere...non solo occhi...) è uno strumento quindi, può essere usato per vari scopi... avevo introdotto l'argomento sul giudizio verso gli altri, è interessante come non si riesce a fare a meno di giudicare le persone, e siccome per giudicare una cosa, ce ne vuole un'altra da usare come metro di misura, finiamo per usare sempre noi stessi.
Spesso il paragone non ci conviene, i motivi sono vari, ed ecco che il giudizio sarà condizionato enormemente, capita che a volte non si trovi la stessa qualità in noi, e non possiamo fare il paragone, allora o la aggiungiamo alla nostra maschera, o ne abbiamo paura perche non la conosciamo e quindi ci baseremo sul giudizio di un'altro per stabilire se la qualià è positiva o meno. poi si valuterà se conviene meterla nell'apparenza (quasi sempre) o lavorarci davvero (ma qua andremmo OT).
direi che nella media delle persone, si ha un giudizio positivo di un'altra persona quando conviene averlo, se si ha bisogno di qualcosa, e questo qualcosa non ci serve a noi per apparire, allora tranquillamente affidiamo ad un'altra persona il ruolo di "superiore" in materia,
oppure come in alcuni casi succede, il ruolo è d'obbligo ad una persona, se la superiorità è evidente, e si rende inutile tentare di superarlo.
ognuno vuole essere giudicato al di sopra di tutti, e tutto per apparenza, è per questo che spesso si finisce per sminuire gli altri, senza nemmeno sapere, solo perchè si parte già dal presupposto che conviene farlo.

Sole 15-09-2006 09.35.25

Ribalto e vedrei l'effetto che fà su di noi un giudizio negativo o positivo.

Se ci fanno una critica, molto spesso ci arrabbiamo; se ci fanno un complimento (sempre giudizio è ma con segno opposto) molto spesso ci gonfiamo.

La meccanica è sempre la stessa, l'effetto è sempre lo stesso.. il segno opposto.

Sempre di Importanza Personale parliamo e sempre di identificazioni parliamo.

Trovo tanto interessante questo di Shanti:

Citazione:

Per fare un esempio: sono in cima a una vetta e ammiro uno splendido panorama, ma tutto ad un tratto il cielo si annuvola e arriva una tempesta di neve. Accidenti che brutto tempo! No: sta solo nevicando..
Oppure vedo un uomo sporco seduto sull’autobus e penso: che persona orrenda! No: quell’uomo è appena uscito dal lavoro..
imparare a vedere gli eventi in maniera meno soggettiva?

jezebelius 15-09-2006 10.36.46

Citazione:

Originalmente inviato da MaxFuryu
è scontato che il giudizio si basi sull'apparenza (apparenza intesa come quello che riusciamo a vedere...non solo occhi...) è uno strumento quindi, può essere usato per vari scopi... avevo introdotto l'argomento sul giudizio verso gli altri, è interessante come non si riesce a fare a meno di giudicare le persone, e siccome per giudicare una cosa, ce ne vuole un'altra da usare come metro di misura, finiamo per usare sempre noi stessi.
Spesso il paragone non ci conviene, i motivi sono vari, ed ecco che il giudizio sarà condizionato enormemente, capita che a volte non si trovi la stessa qualità in noi, e non possiamo fare il paragone, allora o la aggiungiamo alla nostra maschera, o ne abbiamo paura perche non la conosciamo e quindi ci baseremo sul giudizio di un'altro per stabilire se la qualià è positiva o meno. poi si valuterà se conviene meterla nell'apparenza (quasi sempre) o lavorarci davvero (ma qua andremmo OT).
direi che nella media delle persone, si ha un giudizio positivo di un'altra persona quando conviene averlo, se si ha bisogno di qualcosa, e questo qualcosa non ci serve a noi per apparire, allora tranquillamente affidiamo ad un'altra persona il ruolo di "superiore" in materia,
oppure come in alcuni casi succede, il ruolo è d'obbligo ad una persona, se la superiorità è evidente, e si rende inutile tentare di superarlo.
ognuno vuole essere giudicato al di sopra di tutti, e tutto per apparenza, è per questo che spesso si finisce per sminuire gli altri, senza nemmeno sapere, solo perchè si parte già dal presupposto che conviene farlo.

Infatti...l'apparenza nella maggior parte dei casi viene percepita come realtà, e questa, con la quale ci si interfaccia all'esterno, racchiude il metro per misurare una persona; nello specifico si sta giudicando ciò che questa mostra.
E' naturale che si possegga come metro noi stessi. E' tutto rapportato a ciò che noi vediamo, non invece a come lo vedeno gli altri....come nell'esempio di Shanti.
Mi sembra che la soggettività ci accompagni sempre e per farla breve non credo che sia semplice sradicare un modo di agire se a questo si è attaccati, poichè ormai divenuto parte integrante di ognuno.
E' dal giudizio parziale rapportato alla soggettività, che nascono le maggiori incomprensioni. Si vede, appunto, solo ciò che fa comodo perchè è il modo più semplice e più veloce per porsi al di sopra di chi si giudica.
Lo spunto di Ray mi sembra appropriato in questo senso.
Giudicare= giu indicare - giu dire.
Questo presuppone lo stare al di sopra di chi si giudica non calcolando, assieme alla soggettività le ragioni oggettive che possono aver determinato un modo di fare che diverrà oggetto del giudizio.
Astenersi dal farlo, sia in positivo e sia in negativo, secondo me è difficile ma non impossibile.
Anche la dinamica descritta da Max mi pare apporti altri elementi.
" Delegare " agli altri un giudizio presuppone un doppio giudizio in se ( anche se inconsapevole ).
Il primo si verifica quando ci si basa su quello che un amico, ad esempio, dice di una persona: dando per vera la dichiarazione ci atterremo a questa e da qui ci faremo la nostra idea.
Questa verità " acquisita " non per esperienza personale quindi, è di conseguenza oggetto di un giudizio o meglio di un " riconoscere " nei confronti del delegato, attitudini particolari di giudizio ( e non solo ). Forse per questo verso si riconosce ( si giudica ) una sorta di " inferiorità " di se stessi rispetto al delegato...no?

Ray 15-09-2006 13.08.21

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch
In questo ci mettiamo sempre "sotto" ad altri, perchè li giudichiamo meglio di noi... vediamo gli altri meglio di noi, soprattutto chi ci sta vicino, ma se li vediamo migliori, più belli, è perchè emettiamo un giudizio "positivo", ma sempre giudizio rispetto a noi, soggettivo...

(Gri abbraccio: )

Sicura? Se do un giudizio "positivo" mi metto sotto l'altro?
E chi giudica? (giù indicare)

Come ha detto in vari modi Max (e altri) c'è sempre un termine di paragone (anche se può essere anche solo un'idea o un preconcetto)... in ogni caso, se giudico "bene" te rispetto a me, allora giudico "male" me.

Un giudizio negativo IMPLICA un altro giudizio positivo... e viceversa.

Ma per giudicare me stesso meno (per esempio di un altro sotto un certo aspetto... più brillante, meno timido ecc.ecc.) devo per forza di cose mettermi in alto... un alto abbastanza alto da giudicare, in realtà, entrambi.

Con che diritto?

Ma al di la del diritto (parola sulla quale meritqa approfondire) la posizione di giudizio è SEMPRE illusoria. Mi metto sopra ma non sono sopra... giudico me stesso (lo faccio sempre per potere giudicare gli altri e spesso mi giudico perfetto nella mia imperfezione) da una posizione più alta di me stesso.... un po' il discorso di Jeze (almeno credo icon_mrgr: ).

La cosa è subdola (la mente lo è)... per giudicarmi sotto mi devo innalzare... una parte di me, per usare i termini di Sole, si gonfia... più di quella parte che sgonfio.

griselda 15-09-2006 13.37.38

Appurato che il giudizio è a doppio senso ma in entrambi i casi deleterio, sorge spontanea una domanda: si può eliminare il giudizio ? Se si, come?
:C:

RedWitch 15-09-2006 13.48.47

Citazione:

Originalmente inviato da Ray
Sicura? Se do un giudizio "positivo" mi metto sotto l'altro?
E chi giudica? (giù indicare)

Come ha detto in vari modi Max (e altri) c'è sempre un termine di paragone (anche se può essere anche solo un'idea o un preconcetto)... in ogni caso, se giudico "bene" te rispetto a me, allora giudico "male" me.

Un giudizio negativo IMPLICA un altro giudizio positivo... e viceversa.

Ma per giudicare me stesso meno (per esempio di un altro sotto un certo aspetto... più brillante, meno timido ecc.ecc.) devo per forza di cose mettermi in alto... un alto abbastanza alto da giudicare, in realtà, entrambi.

Con che diritto?

Ma al di la del diritto (parola sulla quale meritqa approfondire) la posizione di giudizio è SEMPRE illusoria. Mi metto sopra ma non sono sopra... giudico me stesso (lo faccio sempre per potere giudicare gli altri e spesso mi giudico perfetto nella mia imperfezione) da una posizione più alta di me stesso.... un po' il discorso di Jeze (almeno credo icon_mrgr: ).

La cosa è subdola (la mente lo è)... per giudicarmi sotto mi devo innalzare... una parte di me, per usare i termini di Sole, si gonfia... più di quella parte che sgonfio.

Vediamo se ho capito icon_mrgr:

Il "trucco" sarebbe dunque, smettere di giudicare, prima di tutto me stessa, perchè sia che il giudizio sia positivo che negativo, che io razionalmente mi metta sopra o sotto agli altri, in realtà, vado ad alimentare la mia importanza personale... nel momento stesso in cui emetto il giudizio mi do un'importanza rispetto ad altri, mi metto per forza di cose più in alto, e giudico non solo l'altro ma anche me stessa è come una specie di cuscinetto di salvataggio... un privilegio che mi concedo, mettendomi sotto ad altri... scuse per non muovermi... partendo da un presupposto.. lui è più bello, intelligente etc di me e io non posso fare niente per migliorarmi (me tapina P: ).. e sto ferma..
Mentre sgonfio una parte dicendo "sono meno di" ne alimento una ben più nascosta....

Kael 15-09-2006 14.09.36

Citazione:

Originalmente inviato da griselda
Appurato che il giudizio è a doppio senso ma in entrambi i casi deleterio, sorge spontanea una domanda: si può eliminare il giudizio ? Se si, come?
:C:

“Quando del due farete uno, e il dentro come il fuori, e il superiore come l’inferiore, e quando farete del maschio e della femmina un unico essere, così che l’uomo non sarà più uomo né la donna donna – allora entrerete nel Regno”.

In sintesi la risalita verso l'archetipo, l'apice della piramide da cui tutto discende differenziandosi.

jezebelius 15-09-2006 15.19.03

Citazione:

Originalmente inviato da Kael
“Quando del due farete uno, e il dentro come il fuori, e il superiore come l’inferiore, e quando farete del maschio e della femmina un unico essere, così che l’uomo non sarà più uomo né la donna donna – allora entrerete nel Regno”.

In sintesi la risalita verso l'archetipo, l'apice della piramide da cui tutto discende differenziandosi.

Azz... te pare poco icon_mrgr:

Credo che per potere affrontare questo modo di porsi, bisogna prima accorgersi che si assume un comportamento in cui è inserito il giudicare come " azione " che si muove verso chi è esterno a noi. In breve osservarsi almeno quando ci si ricorda di farlo...icon_mrgr:
icon_mrgr:Si Ray...quello che volevo dire è, riportando una pseudo-dinamica, che spesso nella nostra mente si insediano delle posizioni illusorie. Più bello, meno bello, più intelligente, meno intelligente sono apppunto queste posizioni che subdola-mente non fanno altro che costruire il nostro muro, contribuendo a rinforzare l'importanza personale.

MaxFuryu 15-09-2006 16.37.21

Citazione:

Originalmente inviato da griselda
Appurato che il giudizio è a doppio senso ma in entrambi i casi deleterio, sorge spontanea una domanda: si può eliminare il giudizio ? Se si, come?
:C:

si possono fare scelte senza giudizio?


Citazione:

“Quando del due farete uno, e il dentro come il fuori, e il superiore come l’inferiore, e quando farete del maschio e della femmina un unico essere, così che l’uomo non sarà più uomo né la donna donna – allora entrerete nel Regno”.

In sintesi la risalita verso l'archetipo, l'apice della piramide da cui tutto discende differenziandosi.
intendi quando si arriva a vedere la realtà, si potrà avere un giudizio oggettivo?

Uno 15-09-2006 19.26.35

Le parole di Gesù non sono riferite al giudizio, ma alla constatazione (quindi diverso da giudizio ed opinione che sono in fondo la stessa cosa, cioè un'idea od un'espressione su qualcosa che non è possibile toccare ma che si può solo vedere con la mente, cioè diverso da constatare dove si può toccare, accertare ect... che corrisponde all'evidenza) che se uno sta male non può aiutare un'altro a guarire, se uno ha una casa senza tetto non può ospitare un'altro che ha un buchetto sul tetto e che quindi è meglio che non reciti (ipocrita= attore) la parte di quello che può ospitare se non può.

P.s. qualsiasi giudizio o opinione è una presa di posizione su qualcosa che si conosce solo da "lontano" cioè che non è da noi possibile toccare con mano direttamente, questo è necessario spesso, se dovessimo contenere solo informazioni sperimentate direttamente dovremmo stare nell'immobilità, ma subentra il pregiudizio come parametro per comprendere come muoversi.
Esempi:
Uso un pc, ho dei programmi interattivi che pre-vedono già delle situazioni, ma se questo programma qualsiasi tasto io spinga mi desse sempre lo stesso risultato a pre-scindere sarebbe poco funzionale... certamente non potrei farci nulla e tantomeno collegarlo ad internet.

Ho un piano di viaggio, leggo delle guide e delle mappe e poi parto, se per strada il clima, imprevisti sociologici (guerre, tumulti etc) scioperi dei mezzi di trasporto o che altro mi impedissero un percorso ma io pur essendo in viaggio di piacere mi ostinassi nel voler seguire la via decisa a priori sarei rigido e sciocco.

Insomma bisogna avere dei dati, idee, opinioni ed anche giudizi su tutto, ci servono per muoverci od iniziare a muoversi ma non devono essere immutabili altrimenti ci limitiamo la gamma di possibilità a nostra disposizione per arrivare a dei risultati utili per noi e per l'ambiente....
alla fine se ci pensate il problema non è in chi giudica ma la rigidità di tale giudizio e la sua espressione più o meno manifesta, se io penso di una persona che mi sta sulle scatole, che glielo dica o meno ma mi comporti nei suoi riguardi in un certo modo è uguale, mentre se osservo che questa persona non è un bijoux ma mi comporto normalmente (ovviamente se serve impedendogli di nuocere) e sono pronto sempre a notare possibili (anche se difficili) cambiamenti in questa persona sto tenendo un comportamento corretto

:C:

jezebelius 16-09-2006 16.28.27

Citazione:

Originalmente inviato da Uno
Le parole di Gesù non sono riferite al giudizio, ma alla constatazione (quindi diverso da giudizio ed opinione che sono in fondo la stessa cosa, cioè un'idea od un'espressione su qualcosa che non è possibile toccare ma che si può solo vedere con la mente, cioè diverso da constatare dove si può toccare, accertare ect... che corrisponde all'evidenza) che se uno sta male non può aiutare un'altro a guarire, se uno ha una casa senza tetto non può ospitare un'altro che ha un buchetto sul tetto e che quindi è meglio che non reciti (ipocrita= attore) la parte di quello che può ospitare se non può.

P.s. qualsiasi giudizio o opinione è una presa di posizione su qualcosa che si conosce solo da "lontano" cioè che non è da noi possibile toccare con mano direttamente, questo è necessario spesso, se dovessimo contenere solo informazioni sperimentate direttamente dovremmo stare nell'immobilità, ma subentra il pregiudizio come parametro per comprendere come muoversi.
Esempi:
Uso un pc, ho dei programmi interattivi che pre-vedono già delle situazioni, ma se questo programma qualsiasi tasto io spinga mi desse sempre lo stesso risultato a pre-scindere sarebbe poco funzionale... certamente non potrei farci nulla e tantomeno collegarlo ad internet.

Ho un piano di viaggio, leggo delle guide e delle mappe e poi parto, se per strada il clima, imprevisti sociologici (guerre, tumulti etc) scioperi dei mezzi di trasporto o che altro mi impedissero un percorso ma io pur essendo in viaggio di piacere mi ostinassi nel voler seguire la via decisa a priori sarei rigido e sciocco.

Insomma bisogna avere dei dati, idee, opinioni ed anche giudizi su tutto, ci servono per muoverci od iniziare a muoversi ma non devono essere immutabili altrimenti ci limitiamo la gamma di possibilità a nostra disposizione per arrivare a dei risultati utili per noi e per l'ambiente....
alla fine se ci pensate il problema non è in chi giudica ma la rigidità di tale giudizio e la sua espressione più o meno manifesta, se io penso di una persona che mi sta sulle scatole, che glielo dica o meno ma mi comporti nei suoi riguardi in un certo modo è uguale, mentre se osservo che questa persona non è un bijoux ma mi comporto normalmente (ovviamente se serve impedendogli di nuocere) e sono pronto sempre a notare possibili (anche se difficili) cambiamenti in questa persona sto tenendo un comportamento corretto

:C:

Grazie Uno...provo a vedere se ho capito cosa intendi...
Insomma, le parole del Vangelo non fanno altro che riferirsi ad una presa di coscienza rivolta sia nei confronti di se stessi ma anche nei confronti degli altri.
Da qui se ho un handicapp riconosciuto ( il tetto bucato ad esempio ) non posso " tentare " di risolvere l'handicapp a sua volta presente in chi mi sta di fronte. A questo punto devo ri-conoscere ( constatare ) che io ho un buco nel tetto e che prima di risolvere i problemi altrui devo risolvere i miei. Solo dopo che sono riuscito a completare questa operazione posso, nelle infinite modalità, aiutare gli altri a risolvere le questioni da cui sono afflitti.
Dal tuo spunto-conclusione si può notare una differenza tra il " constatare " ed il " giudicare " ( cioè avere una opinione ).
Nel primo caso si prende coscienza di un fatto evidente. Si viene in relazione ad una circostanza per cui si capisce che è posta/fatta in un determinato modo.
Nel secondo caso si intende al contrario, il giudizio o l'opinione che ci siamo fatti ( appunto da lontano ) per una situazione con la quale non siamo venuti a contatto.
Ora il giudizio è deleterio quando è rigido, non flessibile alle circostanze.
Il giudizio ci serve per darci " la spinta " necessaria affinchè si possa venire a contatto con una situazione e dunque, successivamente, prendere atto di questa ( constatazione ).
il giudizio è solo un mezzo utile affinchè si possa arrivare all'evidenza. Questa andrà a sostituire l'opinione che " dovrebbe " essere solo momentanea.:C:fiori.gif

seleparina 16-09-2006 21.31.24

Giudizio: quei biscotti sono talmente dolci che chiunque li mangia starà male per giorni.
Opinione: quei biscotti sono molto dolci, non li mangio perchè personalmente non li gradisco molto.
Constatazione: quei biscotti sono dolci.

Shanti 16-09-2006 22.10.45

Citazione:

Originalmente inviato da seleparina
Opinione: quei biscotti sono molto dolci, non li mangio perchè personalmente non li gradisco molto.

Ci aggiungerei due parole: quei biscotti secondo me sono ecc......
Quindi tra giudizio e opinione non c’è praticamente nessuna differenza, se non il fatto che se ho un’opinione su qualcosa o qualcuno questa non deve essere necessariamente tenuta in considerazione, mentre il giudizio in qualche modo sì.

griselda 16-09-2006 22.28.40


L’opinione nasce dall’esperienza soggettiva.
Un’esperienza è un vissuto soggettivo quindi parziale.
Il giudizio invece dovrebbe essere oggettivo.
Per divenire oggettivo dovrebbe esser frutto della totalità delle possibili variabili?
Esempio: ho fatto il bagno nel fiume dopo tre ore dal pranzo e sono quasi annegato, la mia esperienza soggettiva mi porta a pensare che se si fa il bagno dopo tre ore dal pranzo ci si sente male. Consiglierò a tutti di non fare il bagno nel fiume dopo tre ore dal pranzo. (variabile io avevo mangiato il polpettone)
Ma mio fratello che fa il bagno nel fiume da anni con le stesse modalità non è mai stato male. (variabile lui aveva mangiato una bistecca)
Due esperienze diverse ed opinioni diverse.
Quante variabili possono esistere?
La conoscenza che va al di là dell’apparenza è un mezzo per arrivare al giudizio?

:C:

Kael 16-09-2006 23.02.35

Il giudizio và al di là della constatazione, ossia trae da essa le sue conclusioni. Spesso, per non dire sempre, fermandosi solo alle apparenze e quindi in maniera inadeguata.

Ad esempio, un ragazzo conosciuto da tutti perchè in strada fa sempre rissa con qualcuno, cerca lo scontro, provoca, etc.. Io che vedo la scena, posso avere:
- Constatazione: quel ragazzo molto spesso cerca di fare a botte (meglio se gli giro al largo)
- Giudizio: quello è proprio un teppista che meriterebbe di finire in galera

Come si può vedere la constatazione si ferma a ciò che ho visto, mentre il giudizio trae, dai pochi termini a disposizione, delle conclusioni.

Ma mettiamo ora che io conosca anche altri parametri... ad esempio la vita passata di quel ragazzo, i problemi familiari, un padre violento che fin da quando era piccolo lo menava ogni giorno di santa ragione, lo umiliava, sfruttava in mille modi, pestava la madre davanti a lui etc.. A questo punto, il giudizio "quello è proprio un teppista che meriterebbe di finire in galera" può ancora reggere? O il mio giudizio cambierebbe in un "quel povero ragazzo ha avuto un'infanzia terribile ed è già tanto che si limiti a qualche rissa da poco conto in strada piuttosto che commettere atti ben più pericolosi"? Magari un altro, con un'infanzia analoga, sarebbe stato di gran lunga peggio di lui...

Insomma... sappiamo talmente poco di noi stessi (la trave), che possiamo metterci a giudicare gli altri (la pagliuzza)? E perchè, stando alle dimensioni, di noi stessi conosciamo molto meno che degli altri? Perchè la nostra è una trave mentre gli altri hanno una pagliuzza? (e questo è valido anche al contrario, ossia visti dagli altri anche noi abbiamo una pagliuzza)
Penso proprio per il fatto che gli altri li vediamo costantemente, giorno per giorno, li abbiamo sempre davanti ai nostri occhi... mentre noi ne siamo dietro... e a meno di non fare un attento e volontario lavoro di osservazione su di se, non viene per nulla naturale vedersi...
La sapevate quella: "Che numero di telefono hai?"
"Ehm, non lo so... Non mi chiamo mai da solo"...

jezebelius 17-09-2006 00.51.11

Citazione:

Originalmente inviato da Kael
Il giudizio và al di là della constatazione, ossia trae da essa le sue conclusioni. Spesso, per non dire sempre, fermandosi solo alle apparenze e quindi in maniera inadeguata.

Ad esempio, un ragazzo conosciuto da tutti perchè in strada fa sempre rissa con qualcuno, cerca lo scontro, provoca, etc.. Io che vedo la scena, posso avere:
- Constatazione: quel ragazzo molto spesso cerca di fare a botte (meglio se gli giro al largo)
- Giudizio: quello è proprio un teppista che meriterebbe di finire in galera

Come si può vedere la constatazione si ferma a ciò che ho visto, mentre il giudizio trae, dai pochi termini a disposizione, delle conclusioni.

Ma mettiamo ora che io conosca anche altri parametri... ad esempio la vita passata di quel ragazzo, i problemi familiari, un padre violento che fin da quando era piccolo lo menava ogni giorno di santa ragione, lo umiliava, sfruttava in mille modi, pestava la madre davanti a lui etc.. A questo punto, il giudizio "quello è proprio un teppista che meriterebbe di finire in galera" può ancora reggere? O il mio giudizio cambierebbe in un "quel povero ragazzo ha avuto un'infanzia terribile ed è già tanto che si limiti a qualche rissa da poco conto in strada piuttosto che commettere atti ben più pericolosi"? Magari un altro, con un'infanzia analoga, sarebbe stato di gran lunga peggio di lui...

sappiamo talmente poco di noi stessi (la trave), che possiamo metterci a giudicare gli altri (la pagliuzza)?
E perchè, stando alle dimensioni, di noi stessi conosciamo molto meno che degli altri?
Perchè la nostra è una trave mentre gli altri hanno una pagliuzza? (e questo è valido anche al contrario, ossia visti dagli altri anche noi abbiamo una pagliuzza)
Penso proprio per il fatto che gli altri li vediamo costantemente, giorno per giorno, li abbiamo sempre davanti ai nostri occhi... mentre noi ne siamo dietro... e a meno di non fare un attento e volontario lavoro di osservazione su di se, non viene per nulla naturale vedersi...

Secondo me una più corretta condizione di giudizio sicuramente è quella nella quale " vedo " all'istante ciò che il ragazzo mostra. Partendo dalle sue azioni e dunque non fermandomi alle apparenze, considerando anche i motivi a causa dei quali si comporta in quel modo, posso oggettivamente arrivare ad una conclusione. Sempre però partendo dal presupposto che esiste un'apparenza, ovviamente.
Il giudizio quindi risente dei vari parametri; abbiamo più dati a disposizione per poter arrivare ad una considerazione. Farsi una idea, in base a dati parziali, è differente rispetto all'esser certi di quella stessa idea la quale, grazie ad ulteriori elementi si è " affinata " ulteriormente; risente poco, se sono bravo a trascendere, della mia soggettività.
Le dimensioni, della trave e della pagliuzza, secondo un mio punto di vista possono anche essere suscettibili della " lontananza " con la quale si osservano gli altri.
Proprio perchè lontani dalle situazioni e dalle condizioni che caratterizzano chi ci sta di fronte, per un gioco di prospettive si ha questo risultato.
Infatti per vedere la mia trave ( che è più vicina ) faccio difficoltà perchè non possiedo la capacità di osservarmi; pertanto rischio di non vederla.
Al contrario " sono capace " di vedere la pagliuzza nell'occhio degli altri. Ma quella pagliuzza per colui che osservo, sarà anch'essa una trave che anche questo, per se stesso, non riuscirà a vedere.

Uno 17-09-2006 12.28.55

Citazione:

Originalmente inviato da seleparina
Giudizio: quei biscotti sono talmente dolci che chiunque li mangia starà male per giorni.
Opinione: quei biscotti sono molto dolci, non li mangio perchè personalmente non li gradisco molto.
Constatazione: quei biscotti sono dolci.

la "correggerei" così

Giudizio: quei biscotti sono talmente dolci che chiunque li mangia starà male per giorni.
Opinione: quei biscotti sono molto dolci, non li mangio perchè mi farebbero stare male.
Constatazione: quei biscotti sono dolci molti mangiandoli potrebbero stare male.

La differenza come detto anche da voi sopra è tra l'oggettività che dovrebbe avere il giudizio (poi dico perchè) e che purtroppo non ha, la soggettività dell'opinione e l'Universalità della constatazione.

Il Giudizio è espletato da un individuo che per qualche motivo dovrebbe essere rappresentante di qualche tipo di collettività, cioè dovrebbe trovare il giusto compromesso che soddisfi più individui possibili, vediamo il giudice dei nostri tribunali che dovrebbe giudicare secondo dellle leggi che dovrebbero essere il migliore compromesso tra tutte le volontà della comunità in cui tali leggi si applicano. Lo stesso vale per un giudizio Divino, comunque non potrà mai apparentemente accontentare tutti, il giudizio non sarà mai perfetto per tutte le parti coinvolte, ovviamente se al giudizio si somma la soggettività di chi lo emette si snatura la sua funzione si somma bilancia, non sempre chi emette un giudizio (nel sua vera funzione) ne è contento.
L'opinione accontenta sempre chi la emette ed in seconda battuta altri, non deve essere la media del volere della massa (come dovrebbe essere il giudizio corretto) ma semplicemente il volere di una persona.
La constatazione è non soggetta alla personalità, è l'appurare come le cose sono e non dice che ci sono delle cose da fare per rientrare nella media

giudizio: i biscotti fanno male, bisognerebbe non mangiarli, bisogna eliminarli per impedire agli altri di mangiarli
opinione: i biscotti fanno male, io non li mangio
constatazione: i biscotti fanno male, che ognuno faccia quello che vuole

Spero di non avervi annoiato... ma vorrei puntare sul fatto che contrariamente a quello che si percepisce oggi, un Giudizio corretto e non snaturato è mille volte meglio di un'opinione anche se la seconda ci fa credere di essere liberi... si lo siamo... liberi di sbagliare... il problema nasce quando giudica chi non ne ha il potere, chi non è in grado di vedere cosa è giusto rispetto alla collettività e al bene maggiore.
Se ricordate la storia di Salomone (le due mamme che volevano lo stesso figlio) alla fine con il suo stratagemma (l'intenzione di dividere il figlio) ha visto quale era la vera mamma, quella che avrebbe rinunciato per il bene del figlio, alla fine la decisione di Salomone ha accontentato la vera mamma ed il figlio (due individui) e scontentato la falsa mamma (egoismo e personalità).... questo dovrebbe essere un Giudizio sacro e corretto, universale..... e dalla storia impariamo che anche un trucco può essere usato non avendo in mano tutte le informazioni... piuttosto che basarsi sulle poche (soggettive) che abbiamo

Il discorso non è per nulla concluso e riferendomi solo a Kael adesso finisco dicendo che la Constatazione non è prima del giudizio, è una visione che non ha bisogno di giudizio tanto è lampante, se tutti constatassero non ci sarebbe bisogno di Giudizi e non potrebbbero essere emessi giudizi

Kael 18-09-2006 17.13.02

Citazione:

Originalmente inviato da Uno
Il discorso non è per nulla concluso e riferendomi solo a Kael adesso finisco dicendo che la Constatazione non è prima del giudizio, è una visione che non ha bisogno di giudizio tanto è lampante, se tutti constatassero non ci sarebbe bisogno di Giudizi e non potrebbbero essere emessi giudizi

In sostanza quindi i giudizi non andrebbero mai emessi per se stessi, ma per aiuto (giù-indicare) o consiglio (giù-dire) verso coloro che appunto stanno "giù". Questo dovrebbe inoltre basarsi sul fondamento che tutti si rimettano alla volontà di chi sta "su", ossia di chi è dotato di una visione e una conoscenza superiori per giudicare.

Che io emetta un giudizio per me stesso quindi è sbagliato in partenza.
Re Salomone emetteva il suo Giudizio quando le parti non riuscivano ad accordarsi fra loro (non compilando quella che oggi potremmo definire "constatazione" amichevole) e richiedevano pertanto il suo intervento. Provo con un esempio: mettiamo che Re Salomone dalla finestra del suo tempio osservasse una disputa fra due cittadini: osservando, egli constatava, ma non emetteva giudizio (non avendo senso per se stesso..). Nel caso però in cui le parti non fossero riuscite ad accordarsi e richiedessero, o fossero costrette a richiedere, il suo intervento, egli allora giudicava. Ma lo faceva per loro, non per se stesso. Per scegliere il male miniore visto che appunto, dall'alto, si vede meglio e più chiaramente che dal basso.

A questo punto, in un'ipotetica (e forse anche utopica al momento) civiltà dove tutti siano in grado di constatare obiettivamente, l'uso dei giudici e quindi del giudizio non avrebbe senso. Ad ogni problematica fra le parti si compilerebbe una costatazione "amichevole", risolvendo quindi fra loro senza bisogno di un intervento dall'alto (in quanto essi stessi capaci di osservarsi obiettivamente e con distacco dall'alto). Re Salomone continuerebbe forse a guardare e a constatare dalla finestra del suo tempio, ma non giu-dicherebbe perchè non ci sarebbero più i presupposti per farlo... Non ci sarebbe più chi stà "giù" e chi sta "su" ma tutti starebbero sullo stesso livello, ognuno Giudice di se stesso.

In tutto questo l'opinione è la parte più soggettiva e quindi parziale, e potremmo dire che tantopiù cerchiamo di vedere un problema da più punti di vista (sommando quindi più opinioni) tantopiù ci avvicineremo ad una constatazione obiettiva della cosa.
Di tanti quindi faremmo uno...

milsan 18-09-2006 18.29.41

Il "giudizio" ,se ben ci pensate, non nasce mai dalla valutazione di un altra persona nel suo insieme, sarebbe cosa praticamente impossibile a noi , bensì da quello che manifesta, dalle azioni che compie;quindi sarebbe più corretto dire che si giudicano le azioni e poi per un automatismo si trasla il giudizio sull'autore che le ha compiute.
E' un errore grave , a mio avviso , che porta all'incomprensione della rappresentazione reale.
Qualsiasi azione va contestualizzata al momento ed allo stato d'animo del fautore , solamente "diventando" lui si potrebbe esprimere una valutazione delle azioni compiute in riferimento a chi le ha fatte.
Molteplici sono gli Ego che spingono le persone, per chi ha occhi si evidenziano chiaramente; se ad esempio io fossi una persona ambiziosa nulla mi interesserebbe più della mia carriera e per essa sarei disposto a sacrificare la famiglia.
Orbene un atteggiamento del genere è solitamente criticato dai più...
ma...
avete provato ad assecondare la vostra ambizione?
a vedere se non controllandola avreste fatto pure peggio?
siamo pieni di travi e pilastri negli occhi...se ci manca quello che vediamo nel nostro astante è un bene ...ma non un pregio che ci può permettere di giudicare un altro essere.
La cosa buffa è che ritengo , forse a torto, che solo alla scomparsa delle influenze egoiche riusciremo a non giudicare soggettivamente...proprio quando non ci sarà più di alcuna utilità....:C:

RedWitch 19-09-2006 15.49.56

Citazione:

Originalmente inviato da milsan
La cosa buffa è che ritengo , forse a torto, che solo alla scomparsa delle influenze egoiche riusciremo a non giudicare soggettivamente...proprio quando non ci sarà più di alcuna utilità....:C:

Solo una domanda Milsan,
e allora che facciamo? Lasciamo che tutta la nostra vita, sia influenzata, oppure proviamo a fare qualcosa? Proviamo a vivere invece che lasciarci vivere? :H
Credo ne valga la pena..
:C:

milsan 19-09-2006 17.47.32

Vedi Red...non sono in grado di dirti quello che devi fare, posso invece dirti quello che faccio io...
osservo e cerco di trarre insegnamento da quello che vedo.
La "catena" è semplice da seguire
Pensiero
Parola
Azione

Ad esempio noto spesso che le incongruenze che si manifestano in questa serie portano all'espressione di un giudizio non affine al mezzo della manifestazione stessa .:C:

Haamiah 21-09-2006 21.02.35

La discussione è piuttosto lunga e non mi allaccio a nessuno in particolare perchè non ho potuto leggerla tutta con attenzione ma solo a grandi linee, però vorrei dire la mia, se poi ripeto qualcosa che è già stata detta, mi scuso.
Penso che il giudicare sempre e comunque gli altri sia piuttosto insito nell'animo umano, è un modo per autoconvincersi di essere 'migliori' degli altri, è un modo per nascondere le proprie pecche, talvolta gigantesche, cercandone nei nostri similil, quindi un modo forse per cercare di volersi 'bene' raccontandosi balle tipo: io in quella situazione non agirei mai a quel modo, io farei, io non farei e bla bla e via dicendo.....

Penso che il giudizio 'a priori' sia una mancanza di comprensione totale dell'animo umano...se io non com-prendo(come direbbe Rayicon_mrgr: ) non prendo con me, non faccio mio quello che è dentro di te, non potrò capire mai l'altro, il mio simile.

Con questo non voglio dire che qualunque atteggiamento vada sempre e comunque giustificato, certo se un individuo poniamo risulti 'antipatico' quasi a qualunque persona con cui questi venga a contatto, probabilmente qualche problemino deve esserci...il punto è se io 'a pelle' vedo una persona che non mi ispira granchè, che per carità per noi comuni mortali è più che normale, cerco di capire perchè non mi ispira e gli dò una possibilità...oppure penso, mi sta antipatico e punto, quindi gli chiudo tutte le porte?

Per mia esperienza so che non si dovrebbe mai dare niente per scontato, nè ad una prima impressione, anche se spesso potrebbe essere quella giusta, nè ad una frase sulla quale si potrebbe non concordare.... o semplicemente non aver capito.

A volersi guardare intorno veramente in fondo si vede ciò che si vuol vedere....e molto spesso quello che si ha dentro....

Non ricordo chi lo disse, ma solo i puri di cuore vedranno con occhi puri....

Kael 30-06-2007 19.10.31

Tiro su sta discussione perchè vorrei cercare di capirne di più...
Siamo così abituati a giudicare sempre, che si potrebbe definirla un'identificazione continua... Se non si riesce a vederla distaccatamente, cioè constatando obiettivamente, è perchè siamo immersi nell'oggetto del nostro giudizio e la viviamo soggettivamente nel "mi piace/non mi piace". Dal quale poi ci formiamo i nostri giudizi per condannare o elogiare.

Mi pare che più si è identificati, più si tende a giudicare. Si è costretti.
Meno si è identificati invece, e più si è liberi di constatare obiettivamente, senza sentire il bisogno di emettere giudizio.

Non per niente infatti nelle partite internazionali l'arbitro è di una nazione diversa rispetto alle due squadre... proprio per non essere identificato (anche se si sa... gli inglesi ce l'hanno a morte con noi italiani... icon_mrgr: )

Per contro invece i tifosi, che sono identificatissimi, non sanno constatare obiettivamente le azioni di gioco e finiscono per elogiare la propria squadra (in caso di vittoria) o arrivano perfino agli insulti pesanti in caso di sconfitta. E' ormai consuetudine infatti trovare il gruppetto di tifosi agguerriti fuori dalla sede societaria o ad attendere l'arrivo del volo all'aereoporto.

Insomma, mi pare che il giudizio umano e l'identificazione vadano a braccetto.
Diversamente, il Giudizio Divino và con la dis-identificazione...

Uno 30-06-2007 21.15.12

Proprio oggi (che coincidenza eh icon_mrgr:) un'amico mi chiedeva come bloccare il giudizio, mi diceva che lui non vorrebbe giudicare ma che la mente nella parte istintiva parte prima che se ne accorga, inoltre mi diceva che dalle sue osservazioni sembrava che partisse dal corpo l'impulso e che è li che gli sembra di doverlo fermare.
Ho ascoltato ma non gli ho ancora risposto, per spirito di gruppo potrebbe essere carino che ognuno metta il suo :H

Intanto mi limito a mettere sul piatto alcune considerazioni, non è poi così lontano dalla verità (questo mio amico), le parti istintive proprio perchè più dedicate a sopravvivenza ed in generale al nostro insediamento su questa terra (poi degenerano) sono senz'altro più radicate, o se preferite si manifestano partendo dal corpo.
Altra cosa, se la mente parte prima che ci si accorge, vuol dire che ha tempo, spazio, energia per occuparsi di cose che si potrebbero tranquillamente evitare, quindi ho implicitamente scritto un modo per alleviare il problema finchè una raffinazione del corpo e della mente istintiva non avviene.


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 06.02.06.

Powered by vBulletin Copyright ©2000 - 2024, Jelsoft Enterprises Ltd.
Questo sito non è, nè può ritenersi assimilabile ad una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità, esclusivamente sulla base della disponibilità del materiale. Pertanto, non è un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina della l. n. 62 del 2001. Il materiale pubblicato è sotto la responsabilità dei rispettivi autori, tutti i diritti sono di Ermopoli.it che incoraggia la diffusione dei contenuti, purchè siano rispettati i seguenti principi: sia citata la fonte, non sia alterato il contenuto e non siano usati a scopo di lucro. P.iva 02268700271