Ho trovato questa denuncia, che bisognerebbe sostituire alla home pagina per aderire, ma visto che chi partecipa a questo sito credo legga quasi tutto, la posto qui per evitare di trovarsela davanti ogni volta che si viene in Hermopolis.
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anche se credo che sia sufficiente l'introduzione qua sopra per capire http://www.interlex.it/copyright/4833a.htm http://www.parlamento.it/parlam/leggi/04106l.htm http://www.giustizia.it/dis_legge/pe...00.001.000.000 |
Pur essendo fuori dalla politica in ogni sua forma, mi sembrava giusto almeno mettere a conoscenza quante più persone che per difendere i diritti di pochi (Case discografiche o editrici e appena in estremo gli autori, nei primi due articoli) vengano calpestati i diritti delle masse.
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Sono daccordo con te Uno. Fortunatamente non basta fare una legge per ingabbiare le 'masse'. La legge bisogna anche farla applicare.
Questo è il tipico caso di legge inapplicabile. Ma tu hai depositato il tuo sito nelle bibblioteche centrali di ro e fi? Potremmo farlo, potremmo metterci daccordo e inviare tutti insieme diversi miliardi di pagine web alle biblioteche interessate e una cinquantina di camion carichi di cd con le copie dei siti prodotti dai rispettivi autori. Poi dopo 48 ore dall'invio di tutto il materiale, potremmo chiedere alle due biblioteche come mai il materiale non risulta ancora archiviato e pretendere l'adempimento degli obblighi di legge. Credo che Urbani chiederebbe asilo politico in Sudafrica! |
Quello di Urbani mi sembra un decreto assurdo, nella società della informazione in cui ci troviamo. Secondo me, tendenzialmente viene superata oggi, anche la distinzione tra lettore e autore, in quanto siamo un po' tutti, al tempo stesso, lettori e autori... E allora la tutela migliore sarebbe quella di superare, gradualmente o almeno in parte, la patrimonialità del diritto d'autore, con il riconoscimento della libera circolazione delle opere intellettuali, dopo che esse sono state messe sul mercato dai loro legittimi autori, si intende... Si può controbbattere: gli autori non guadagnerebbero più niente, o quasi, e questo si risolverebbe in un disincentivo a "creare". Sì, questo è un rischio, ma se si tiene conto che un giorno più o meno lontano "tutti", forse proprio grazie al web, saremo "autori", non ha più senso un guadagno dell'uno o dell'altro, perché l'opera intellettuale sarà sempre più una libera espressione dell'animo, non suscettibile di valutazione patrimoniale. E come si farà a vivere, con quali profitti? Beh... già alcuni economisti e filosofi parlano di "reddito di esistenza", cui si avrebbe diritto per il solo fatto di esistere, reddito da cumulare magari con quelli derivanti dal lavoro precario, che pare essere la formula che si imporrà sempre più. Immagino che si possa lavorare parte dell'anno, mentre nel periodo di disoccupazione (coperto da una reale indennità, cioè dal reddito di esistenza), si potrà far parte di questa libera comunità di lettori/autori, veramente disinteressati. (Queste idee sono, da parte mia, provvisorie, non perentorie, suscettibili di modifiche, integrazioni, al limite anche confutazioni, a seguito di approfondimento anche leggendo le idee degli altri)
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Sul reddito di cittadinanza tocchi un punto quintessenziale Lallo.
E' un concetto che fa parte dell'economia del futuro, sarà realizzabile quando un numero abbastanza alto di persone non si farà più programmare dal concetto di scarsità, che è ciò su cui si basa tutta l'economia odierna. |
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Partecipo senza dubbio al vostro sentire.
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Manca secondo me, anche per vicissitidini storiche e culturali, quella formamentis che permetterebbe di creare ciò che dici e che anche io naturalmente auspico. Concordo a pieno sia chiaro con quanto espresso ma mi rendo conto che, una reale sistemazione delle problematiche che affliggono gli individui, la società e ad un più ampio aspetto il mondo, son ben lungi dall'essere risolti;ciò non significa che bisogna gettare la spugna e non combattere - aggiungo in maniera costruttiva e non distruttiva - per fare in modo che i più semplici diritti siano fatti valere non solo dallo Stato ma anche ( e soprattutto ) i Cittadini, anzi perfettamente il contrario. Ad oggi la solidarietà non è utopia e molto credo sia stato fatto ma non quanto si chiede di esser concretizzato. Per quanto riguarda i pericoli che " arrivano dal terzo mondo " beh..opinione personale la mia , la maggior parte di noi neanche se ne interessa proprio perchè nel nostro percepire le problematiche, se non sono quelle che intressano personalmente, le si guarda attraverso un enorme caleidoscopio. Di ciò non faccio un discorso generale però. Secondo me il fatto stesso di parlarne e di fare palese una situazione di disagio...è un buon passo avanti per apportare un proprio contributo che se anche non perviene ad un risultato ha comunque gettato le basi per qualcosa da costruire nel futuro e per il futuro. |
Tu, Jezebelius, dici: Manca secondo me, anche per vicissitidini storiche e culturali, quella formamentis che permetterebbe di creare ciò che dici e che anche io naturalmente auspico.
Sono d'accordo con te. Però qualcosa si sta già muovendo nel mondo, per tentare di creare un nuovo sistema, che non sarà perfetto, ovviamente, anzi non deve avere la pretesa di esserlo, ma - come la vedo io - dovrebbe ispirarsi alla teoria popperiana della "società aperta", quindi perfettibile all'infinito, attraverso infinite riforme che tengano conto degli appelli, anche contraddittori, della Realtà. |
Infatti, c'è moltissima gente che sta lavorando sia interiormente che esteriormente per sostituire l'attuale....'matrice'.
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Non voglio terminare il discorso anzi...ma riprendo ciò che Kael ha evidenziato nella discussione http://www.ermopoli.org/forum/showthread.php?t=1781
concordo dunque nella possibilità e nella capacità dell'uomo di cambiare in maniera radicale. Sarebbe difficoltoso partire dai Principi basilari e al più potrebbe la Società fare a meno di ciò che ha conquistato fino ad ora? Secondo me non si puo non considerare che la sostanza di ciò che si mostra all'esterno e di quanto si materializza " sul piano sociale " è funzione di ciò che gli individui Sono. Credo che a questo punto ognuno debba partire dalla Considerazione di se all'interno della Società per poi riflettere ciò che ha modificato ( se c'è riuscito veramente ma mi pare utopia pura), in chiave non soltanto individuale ma collettiva. Aggiungo che come Lallo ha ammesso riportando Popper ,si potrebbe pervenire alla modificazione attraverso infinite riforme ma non dobbiamo dimenticarci che le riforme son fatte dall'uomo per cui, mancando il presupposto che caratterizza la riforma in se, quel presupposto che pone ad esempio nella solidarietà la sua spinta...evidenzierebbe una riforma monca anche tenendo conto che questa potrebbe essere disattesa da chi si trova " ancora indietro " sul piano del cambiamento individuale. L'egoismo non è da prendere sottogamba ed è a casusa di questa evidente manifestazione che nella storia si sono avuti risultati che son sotto gli occhi di tutti. Non sono le riforme a mio avviso che hanno la possibilità di cambiare la società poichè se l'uomo è " malato " anche ciò che ne deriva lo sarà. Ripèto, in questo senso non faccio un discorso in generale ma comunque a mio avviso va considerata come specificità dell'argomento non la riforma che comunque puo essere perfettibile ma l'uomo Essere in assoluto perfettibile in meglio...ma anche in peggio. Le dinamiche che portanno a determinati risultati deriveranno da qualche parte! |
L'uomo finisce sempre per sperimentare ciò in cui crede e tende a lavorare solo per ciò che crede possibile.
Ci vogliono 500 anni e duro lavoro per costruire una cattedrale, ma prima ancora ci vogliono altri 500 anni per convincere abbastanza persone che è possibile. Finchè un numero adeguato di persone non sarà convinta del fatto che è possibile nessuno poserà la prima pietra. A quel punto, le ambizioni e gli entusiasmi (perchè sono contagiosi) faranno il resto. Comunque siamo ot |
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