La lingua batte dove il dente duole
Proverbio piuttosto noto, facente parte del parlar comune. Indica la tendenza a sottolineare o a tirare in ballo proprio le questioni che più spiacevoli.
E' in qualche modo un meccanismo automatico forse... ci accorgiamo di aver tirato fuori proprio l'argomento che facevamo meglio ad evitare... ma facevamo davvero meglio? Sta lingua fa bene o male a battere? |
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Dipende perchè il tirar fuori un argomento che potrebbe risultare antipatico, da colui che lo subisce potrebbe esser visto come un torto. Mi pare che gia se ne sia parlato e mi pare allo stesso modo che potrebbe non essere un meccanismo " automatico" di chi fa in modo che la lingua " batta" su quel punto, quanto invece una tendenza, anche se inconsapevole, a sottolineare un fatto. E spiacevole si ma ciò che più conta a mio avviso è l'intenzione che inevitabilmente riveste l'azione e come questa si usa. |
Citazione:
Cioè tenendo quella cosa dentro di noi si cerca di reprimerla, battendoci sopra invece si fa emergere e in qualche maniera si cerca di lenire il dolore... Che poi questo dolore ci sia provocato da qualcuno a cui insistendo su quel punto facciamo un torto, non credo sia intenzionale.... Il dolore provoca sempre una reazione a cui è naturale reagire.... la lingua batte sempre su quel punto fino a che non si elimina la causa del dolore.... O togliere il dente che causa il dolore, cioè eliminare la causa, o curarlo... La lingua batte dove il dente duole direi quasi in maniera automatica..... e fa bene a battere, invece che far finta che non sia successo nulla... si evitano sicuramente guai peggiori... |
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Dalle vostre risposte deduco che il proverbio, nel parlar comune, viene utilizzato anche in maniera impropria.
Il significato dovrebbe essere la tendenza che uno ha a tirare fuori l'argomento che duole a lui e non ad un altro. Infatti la mia lingua non può battere sul dente che duole a te. Che poi eventualmente, per il meccanismo degli specchi, lo si tenda a fare proprio con chi ha la stessa carie o una carie complementare in modo da avere risonanza ci può stare e rende la cosa più nebulosa. In ogni caso il discorso resta: la mia lingua batte dove il dente duole a me... se poi lo faccio con te e anche a te duole quel dente e anche la tua lingua si mette a battere li, beh... |
Ritengo anch'io che il concetto di "la lingua batte dove il dente duole" sia soggettivo, concordo con il pensiero di Ray.
Batte per risolvere per portare il corpo/mente all'attenzione del dolore di conseguenza alla causa. Se poi il mio dente ha la stessa carie di chi mi sta di fronte non credo ci sia intenzionalità nel far dolere anche la carie altrui... Anzi, l'effetto specchio può dar spunti per una maggiore considerazione delle cause, spunti che possono essere condivisi con chi ha lo stesso dolore in modo da affrontare e risolvere il problema in due (tre..) invece che da soli. La lingua batte dove il dente duole se poi batte anche a te sullo stesso dente e per lo stesso motivo, meglio il confronto ci può portare alla risoluzione più velocemente che una meditazione/sofferenza solitaria. |
Hai ragione avevo proprio capito male..
Effettivamente, basta pensare al gesto , fisicamente, la mia lingua, continua a cercare , a battere sul dente che duole (in maniera automatica, è vero che la lingua continua a cercare il dente che fa male, e più tocca e più il dente fa male e mi convinco ad andare dal dentista anche se vorrei evitarlo... ). Se l'argomento che continua ad uscire, fa male, duole, e lo trovo "inopportuno", alla fin fine invece vuole proprio dire che è lì che devo andare a vedere cosa c'è che non va.. che c'è qualcosa da risolvere. Quindi non si tratta nemmeno di automatismo ma.. di inconscio?.. perchè è da dentro che continua a fare capolino, continua a tornarmi in mente proprio quell' argomento, e mi fa male, e anche se lo ricaccio giù continua a salire... da una parte di me che non conosco, ma che esiste... :C: |
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Effettivamente per quel che accade a me l'avevo dato per scontato. Credo però che il discorso sia espandibile anche nel senso altrui e cioè che noi stessi facciamo in modo che la lingua dell'altro possa battere sulla parte che gli fa male, anche semi rendo conto esula un po.. Una domanda: perchè la lingua in un modo che può sembrare automatico ma che in fondo non credo lo sia, continua a battere su un punto determinato? Forse perchè nel suo " muoversi all'interno della bocca " tende ad individuare tutto ciò che è al di fuori di una probabile normalità o almeno quella che lei considera tale? |
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Io metto vicino un'altra frase, non comunissima ma conosciuta da qualcuno (se non altro perchè l'ho già scritta icon_mrgr:):
"ci accorgiamo di avere un braccio solo quando ci fa male" che pur prendendo la cosa da un'altro punto di vista ha molto... tutto... in comune con il modo di dire più conosciuto. |
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La lingua è il radar della bocca appena c'è qualcosa che lei realizza come anomalo lo segnala come un antifurto che suona in continuazione.
La lingua batte dove il dente duole.....l'ho sempre interpretato come un fastidio provocato da qualcosa che esce della nomalità e quindi si nota. Ad esempio uno mi fa uno sgarbo ed ecco che la mente torna e ritorna su quell'episodio sino a che non si è "limato il dente" ovvero si chiarita la faccenda. Oppure quando non si è accettato qualcosa che riteniamo anomalo, come fa la lingua che non ci appartiene, che non è del proprio "habitat" continuando a "torturarci" scandagliando la parte in questione che sia fisica o psicologica. Solo in quel momento che la lingua rileva quel difetto ci accorgiamo di averlo, come quando qualcuno ci fa rilevare qualcosa ci accorgiamo del rilievo che non vorremmo avere, attraverso il fastidio che proviamo. Per quanto riguarda il braccio pure lui quando esce dalla normalità ci accorgiamo di averlo mentre prima non ne avevamo coscienza solo l'uscire dalla normalità delle cose ci fa rendere conto di ciò che esiste in noi e fuori di noi. Wow mi mancavano i bei minestroni icon_mrgr: |
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Non prestiamo mai attenzione a ciò che diamo per scontato.. se siamo in salute, non ci accorgiamo nemmeno di avere un corpo, deve farci male il braccio per sentirlo.. allo stesso modo se abbiamo un malessere al livello psicologico, finchè non incorre qualcosa a farcelo notare per forza, facciamo finta di niente.. non ci ascoltiamo, ci dimentichiamo di farlo costantemente...dry.gif |
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Penso al fatto che ci accorgiamo, come hai detto te, del braccio solo quando fa male proprio perchè " non badiamo " a questa presenza,unitaria del corpo ma anche singola come arto. Se invece sapessimo porre attenzione in maniera costante cosa accadrebbe? Probabilmente sapremmo sempre di avere un braccio, coi suoi dolori o anche no. Ma in questo caso, l'approcccio al dolore potrebbe essere diverso? |
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Passibile di critiche peraltro icon_mrgr: Quando praticavo la meditazione con una certa costanza, come primo passo usavo sempre la coscienza del corpo. (L'insegnano anche a chi sta per avere un bimbo.... Respirazione, concentrazione su un'arto, rilassarlo e passare all'altro.) Partivo dal dito mignolo e su fino alla spalla.. focalizzavo ogni singola parte del braccio. Questa era il rilassamento poi si andava alla fase meditativa ma non è questo il post adatto per parlarne:) . Questo mi ha portato (per quel periodo) ad avere maggior coscienza degli arti, e posso dire che quando sbattevo con un braccio o un piede contro qualcosa il dolore era.. difficile spiegare... circoscritto, esattamente ad un punto preciso.. definibile immediatamente, senza l'osservazione... C'era più attenzione al dolore, più concentrazione. Non più dolore, solo ci facevo più caso. Ora sbatacchio in giro e due secondi dopo non ricordo più né il dolore né che ho preso la botta... Me ne ricordo sotto la doccia quando faccio la piantina degli ematomi...icon_mrgr: Forse sono un caso patologico di sbatacchio-psicosi... Vabbé ho capito........................martello.: |
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