Le condizioni per Lavorare
A differenza della discussione sui primi passi (sempre in questa sezione... e da espandere con passi successivi) in cui parlavamo delle circostanze che ci "sbattono" su un Cammino qui vorrei parlare di alcune cose che sono imprescindibili da un reale movimento.
Lo so che questo discorso non piacerà a molti (soprattutto dei silenti lettori)... la tendenza è che tutto accada naturalmente... ed io non sono qui a negarlo, è pur vero che però la natura è lenta e comunque se lascio che tutto accada non sono in un cammino ma vivo più o meno semplicemente (se fosse il più sarebbe giù mezzo cammino). Dopo il preambolo iniziamo ad esaminare alcuni punti che sono comuni a tutti anche se possono assumere forme diverse. In questo post parto dalla paura non paura... :H concetto difficile... che mi è venuto in mente? icon_mrgr: Inizio con un esempio... faccio un lavoro artigianale, come tutti i lavori artigianali dato che si usano le mani ed attrezzi c'è la possibilità di farsi male, se lavoro con la paura non faccio bene il lavoro ma se lavoro senza mi faccio male... se rimembrate tra le vostre conoscenze osserverete che in una buona percentuale di quelli che si fanno male sul lavoro c'è stata sufficienza del veterano e/o disattenzione di loro vittime o di colleghi. Nei percorsi spirituali (e ancor di più esoterici) è la stessa cosa... se non si mantiene viva la percezione che c'è qualcosa che non possiamo prevedere (anche quando e se siamo in grado di leggere il futuro) ci impediamo di proseguire, se questa è o diventa paura nel senso di terrore lo stesso ci blocca. Sto parlando di percorsi interiori... ma in fin di conti anche nella vita "normale" è così... dalla storia di amore, all'impresa commerciale etc etc.... Lo so, non è chiaro al 100%, ma come spunto per iniziare può andare |
Le condizioni per lavorare sono le stesse che si usano per vivere, soltanto che in lavori pericolosi l'adrenalina è al massimo, e questo lo potei constatare fin dall'età di 11 anni (non si tratta di sfruttamento minorile ma di aiuto come figlio al menage familiare di per se assai magro, e di esperienza di vita che si è rivelata dopo). Oppure di paura e di quiete etc., ma la condizione migliore è uno stato in cui stai sempre attento e vigilante e in qualsiasi momento sei pronto per il peggio, considerando questo ultimo cmq una possibilità che si verifichi (appunto come il post sulle probabilità) nel corso di eventi che lo prevedano (non posso calcolare la possibilità di impiegato che finisca sotto delle rotative).
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La paura non paura (tensione) l'avverto quando ho in mano uno strumento tagliente e lavoro il legno di cesello o di scalpello... oppure quando devo unire due parti di un elemento delicato... in tutti e due i casi sento una tensione attiva verso quello che sto' facendo.
Nel caso dello strumento appuntito e tagliente vi e' doppia paura... il farsi male e il non controllare il taglio che desidero fare. In questo caso e' importantissimo darsi delle regole di lavoro (esempio: mai avere una mano davanti alla corsa della lama). Mentre nel lavoro delicato vi e' una tensione massima per ottenere la precisione desiderata. Quando lavoro a questi "livelli di tensione" ottengo i risultati desiderati... ma appena sento calare questa tensione interrompo il lavoro. Primo perche' se sono stanco rischio di farmi male e secondo non ottengo il risultato voluto (livello di qualita' del lavoro). All'inizio lavoravo seguendo l'orario (del tipo lavoro due orette e poi stacco)... poi l'esperienza mi ha insegnato che bisogna lavorare quando si ha la tensione giusta senno' e' tempo perso e/o si ottengono risultati scadenti. Altro punto da sottolineare... quando lavoro manualmente non so' mai come verra' il lavoro finito... Ad esempio lavorando il legno mi sono imbattuto spesso in nodi e in venature cave o marce.... nella creta noto imperfezioni che non posso piu' correggere dopo che si e' asciugato il pezzo. Quando inizio un lavoro sono fiducioso della buona riuscita senza averne la certezza. Questo mi pone in uno stato di attenzione su quello che faccio. :C: |
Bravo Gufetto, altre due condizioni
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Nel tuo esempio è molto evidente l'importanza delle regole, spesso non è così evidente, non abbiamo la percezione del male (anche minimo ma che poi confluisce in quello generale) che possiamo farci con un atteggiamento sbagliato, con un procedere non attento. Le regole possono essere cambiate anche quando in un certo ambito esistono da millenni, purchè si sappia cosa si fa, dove si vuole andare etc... il rifiuto a priori senza studio non ha senso. Le regole vanno cambiate quando l'ambiente cambia, anche rimanere legati a regole vecchie non più sensate solo perchè funzionavano da millenni non ha senso... Nel caso del legno e della lama non sono cambiati gli strumenti quindi le vecchie regole vanno bene, quindi per cambiare le regole devono cambiare gli strumenti. Citazione:
Però è peccato non darla con tutta la forza quando l'onda fluisce... avanti e indietro ma se vado anche solo un cm in più in avanti, vado verso il mio obiettivo. C'è altro anche solo su questi due punti (ma ci sono altri punti, condizioni) ma non voglio monopolizzare |
Beh... allora ne dico un'altro paio di "condizioni per Lavorare"...
L'ambiente di lavoro e' importante... ad esempio se dipingo con i colori ad olio non posso farlo in un ambiente chiuso perche' la trementina e l'olio di lino sono elementi volatili e tossici... anche se non "tossici" di sicuro maleodoranti... quindi un'ambiente ventilato. Se scolpisco il legno o la pietra o la creta non lo posso fare sul tavolo della cucina ma dovro' cercare un luogo adatto al lavoro. Avere tutto l'occorrente a "portata di mano"... non deve essere che per cambiare attrezzo debba compiere giri o percorsi difficoltosi... tutto messo in "ordine" e a portata di mano quindi... Non essere disturbati mentre si lavora... personalmente amo il silenzio... ascolto i rumori del mio lavorare (scolpire, dipingere,ecc)... se piace la musica si puo' accendere la radio o il cd o la tv in sottofondo... ma in generale non una condizione che distrae il lavoro... :H ne ho messi tre...hehehehe :C: |
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Fa bene a mio avviso Grey a lavorare solo quando c'è la tensione, però così facendo, se non sono in grado almeno un po' di procurarmela, finisce che sono molto seggetto a diciamo dei cicli e quindi a dei tempi che potrebbero risultare stretti... mettiamo il caso che abbiamo moltissimo lavoro da fare e scarsissimo tempo per farlo... Non sto proponendo di trovare modi per eliminare i cicli, credo non sia possibile, tuttavia forse è possibile accelerarli in qualche modo... per avere a disposizione la "tensione giusta" più spesso. Poi c'è anche il discorso di non perdersela... |
Banale ma prima di tutto devo avere un obbiettivo da raggiungere se non so dove vado o cosa faccio devo iniziare almeno sapedo dove come quando e perchè. Fare con interesse.
Per sapere cosa faccio devo avere esperienza o cmq mentre faccio se sto attento l'acquisisco. Oggi provo così domani cosà e col tempo saprò che in quell'occasione sarà meglio fare una cosa invece che un'altra verrà spontaneo. Poi mentre lo svolgo lo faccio con la massima attenzione mettendo in gioco il meglio di me, tutto il mio bagaglio ma anche l'attrezzatura che scopro con tempo essere migliore di altra. Ma davanti al lavoro non devo mai dare per scontato nulla ma mettermi con lo stesso impegno ed attenzione come se fosse la prima volta che lo faccio altrimenti potrebbe capitarmi trovandomi davanti ad una novità di aver sopravvautato o sottovalutato qualcosa e fare un guaio. Perchè ogni lavoro è un lavoro nuovo che faccio sfruttando ciò che sono diventato. Ad ogni errore di valutazione o di tecnica cercherò di scoprire dove come quando e perchè affinando così la mia tencnica ed il mio lavoro. Ogni volta metterò me stesso nel mio lavoro che cambierà in ragione del mio cambiamento. Se mi faccio dominare dalla paura non lavoro ma la paura di fare gli errori di cui sopra terrà la mia attenzione alta, ma se starò attento non avrò paura non sarò usato ma la userò per uno scopo che è quello di lavorare al meglio che posso. |
se ho capito...la paura a quanto ho capito è la cosa che ci "attiva" e senza la quale non si darebbe l'importanza giusta a quello che si sta facendo. Quindi si sarebbe una reale necessità di avere paura, e mentre nel caso di un artigiano la paura è data dalla piena consapevolezza di quello che sta facendo (esperienza), nel caso di un'apprendista allora andrebbe instaurata, e mi domandavo quanto ci si può riuscire a farlo in modo sano.
si è parlato di regole, queste di sicuro sono state date da qualcuno consapevole, volevo chiedere quindi se le regole sono un sostituto della paura per evitare che chi non è in grado si instauri un processo che non può gestire (appunto la paura) oppure se semplicemente sono un'aggiunta. |
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Quando preparo gli strumenti opero una specie di "rito" (serie di necessarie procedure per pulire, affilare, sistemare gli strumenti)che mi permette di raccogliere tutta la "tensione" necessaria. Citazione:
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:C: |
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A meno che ispirazione uguale a tensione non so. |
beh anche... raccoglimento come in-spirazione... raccogliere l'aria...
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Riti: non sono poi una cosa tanto stravagante ed oscura... una motivazione ben precisa l'hanno, il problema nasce quando nessuno più la conosce e si fanno a pappagallo... però a qualcosa servono pure quelli volendo. ------------------------------ E' vero i cicli sono più determinanti all'inizio di un arte, vanno rispettati con scrupolo, poi sempre più si trova il modo di sfruttare il ciclo negativo, se con quello positivo cercando di fare più strada con quello negativo cercando di perderne il meno possibile... il ciclo avrà il suo corso comunque ma malgrado quello faremo lo stesso il nostro il lavoro |
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E' corretto? Il rito che hai descritto mi fa pensare ad una preparazione.. (simile alla vestizione dei Sacerdoti quando stanno per dire Messa, o a quando mi preparo psicologicamente ad affrontare una prova...) come un "raccogliere" le energie per concentrarle (dare loro una direzione) dopo sul lavoro . |
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Come il raccoglimento in chiesa. Il mettersi i guanti l'indossare il grembiule...gesti che richiamano l'attenzione tutti noi stessi su quello che ci apprestiamo a fare lasciando andare via il resto. Ci pensavo proprio stamattina mi vedevo come un essere a cui va inserita la scheda lavoro in quel momento tutti i dati affluiscono per quel tipo di lavoro. Ci sta? |
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Quindi mi chiedo come fare a superare paure che vanno al di là del razionale. Ognuno ha dentro di sé i propri "mostri atavici", contro cui la ragione può ben poco, e quelle sì che sono paure che paralizzano e impediscono di andare avanti... |
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Infatti credo che sia la parte più importante quella di tenere la paura in se come la fonte della tensione che tiene vivo il controllo. Se non c'è la percezione del pericolo o di qualcosa cade anche il controllo. E' come se si formasse un circolo.
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Beh, anche se "banale" un grazie per la tua risposta RedW... fiori.gif
Come dice Shanti però ci sono delle paure ataviche, non razionali, vedi la paura del buio ad esempio... Per l'adulto nel buio ci sono le stesse cose che c'erano prima alla luce, ma per il bambino invece nel buio si celano ogni tipo di demoni o mostri... La grande paura del buio in sostanza è non sapere cosa c'è... ossia ci può essere di tutto, ed è proprio questa la paura. Il più grande e spaventoso mostro, se visto bene in faccia, è sempre meno spaventoso di quando non lo conosci e hai solo il sentore della sua presenza... Nei film dell'orrore migliori o nei thriller quasi mai si vede il "cattivo" in faccia, e se lo si vede è per poco tempo e comunque in penombra. Se non sbaglio il maestro Hitchock spesso diceva: "nello spettatore vedere la paura negli occhi delle vittime fa più paura che vedere l'oggetto stesso della loro paura..." Quindi vedere la vittima spaventata fa più paura che vedere l'assassino che le si avvicina... In questo contesto il discorso è analogo... Quando si inizia a Lavorare non si sa cosa c'è dopo (ma questo vale per tutto, ogni singolo giorno ha una sua meravigliosa imprevedibilità) ed è questa la paura che blocca. Sarebbe meglio vedere in faccia una disgrazia piuttosto che combattere contro un demone eterico, impalpabile, che può assumere qualsiasi forma... Certo che, stando nel qui ed ora... |
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Poi un giorno mi trovai davanti il problema e dovetti risolvere la questione. Il mio capo iniziò a portare il suo cane sul posto di lavoro. A quel punto o risolvevo o dovevo cambiare lavoro. Mi presi i miei tempi mi ci avvicinai piano piano, mi feci spiegare l'indole del cane mi feci un cultura sul cane...insomma cercai di capire e compresi anche perchè quel cane mi aveva morso tanti anni prima. Non dico che ho perso totalmente la paura dei cani ma so come ci si deve comportare conosco le regole. Non ho perso la paura ma l'ho trasformata in rispetto. Secondo me il punto è questo conoscendo le regole si può comprendere che la paura si può trasformare. Ho paura quando non capisco, quando vado alla cieca e la paura di farmi male esce da ogni "angolo buio" fino a quando non ho capito bene cosa devo fare. |
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le paure innate credo dipendano dai condizionamenti...
anche la paura del buio dei bambini...( per gli adulti...la stessa paura nasconde il timore per l' ignoto)..... un bambino viene alla luce dal buio del ventre materno.. non può di suo...temere il buio......ma se la madre ne è intimorita lo trasmette.....peggio....quando per "farsi ubbidire" si usano il buio...il lupo....lo zingaro per intimorire.... la paura come controllo/attenzione permette di lavorare in un certo modo....valutando ogni difficoltà.... in fondo la paura è un deterrente dell' istinto di conservazione..... diffido di chi dice: non ho paura di niente....questo non dimostra coraggio...ma incoscenza..... secondo me una sana "paura/prudenza" aiuta.....manata.gif (prudenza? da prurito? ops) |
Dai... dai... fermi alla paura? :D
Ok è la paura che vi terrorizza e vi blocca boccaccia: A parte gli scherzi, altre condizioni? |
Altra condizione per lavorare e'... aver voglia di lavorare.
Pare banale ma non lo e'... ad esempio si dice che un artista passa dei periodi di "crisi"... momenti in cui perde il fuoco... la passione... il momento artistico. A quel punto che fare? Ho un mio metodo... abbandanare il lavoro e dedicarsi ad altro... Desiderare il lavoro abbandonato e' auspicabile... ma se poi non ritorna la passione? In questo caso era solo un fuoco passeggero... ma alimentare la passione per quel lavoro (che sia dipingere o lavorare la creta) e' un arte. :C: AGGIUNGO: la tensione e' presente sempre... se cala vi e' sempre un motivo... un blocco... accorgersi di questo blocco e' necessario... in questo l'arte. |
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