i tempi di un cambiamento
Ci possono essere delle volte, secondo voi, in cui un cambiamento arriva e noi non ce ne accorgiamo? Oppure lo percepiamo ma l'abitudine a fare le cose sempre allo stesso modo ce lo fa perdere di vista o ci sembra che sia impossibile? E ci mettiamo un sacco di tempo magari per scorgerlo e accettarlo davvero. Per abituarci ad esso...
Faccio un esempio banale Ho appena cambiato il frigo, prima le cose da mangiare dovevano essere consumate in massimo un paio di giorni, soprattutto il formaggio, ora, ovviamente, dopo due giorni il cibo non ha cambiato che impercettibilmente il sapore. Devo ammettere che dopo una settimana ancora mi programmo per consumare al volo le cose e ancora mi stupisco di ritrovare, ad esempio, la minestra del giorno prima ancora buona. Eppure SO di avere il frigo nuovo e l'ho comprato proprio con lo scopo di non buttare via il cibo il giorno dopo...ma il giorno dopo l'acquisto mi capita ancora, qualche volta di pensare "oddio ho il prosciutto da finire"... Questo in una faccenda evidente e quotidiana come cucinare, mi chiedo se i cambiamenti interiori possano subire lo stesso iter, se un cambiamento negli atteggiamenti e nei bisogni possa arrivare ma passare inosservato perchè continuiamo ad essere quelli di prima. Se un cambiamento non è lampante e brusco e forte ce ne possiamo accorgere? Se non è accompagnato da uno shock possiamo accettarlo senza far spallucce? Forse è un pò come la storia della foto, non basta averne scattata una di nuova, averla vista, bisogna anche rimpiazzarla a quella vecchia, non sono sicura che sia un processo automatico.. Voi che ne dite? |
eh si.
a mio avviso può succedere (credo sia quello che in altri 3d viene chiamato "tornare a dormire") anche se avviato qualcosa è difficile poi tornare completamente indietro. La capacità di saper cogliere il minimo cambiamento si lega (credo) notevolmente al 3d sul training autogeno (ma non solo) è un fattore di attenzione e sensibilità aumentata |
Io penso che il cambiamento si può valutare solo a posteriori, fin quando si pensa di stare cambiando si manifesta solo l'intenzione di farlo. Nel problema ad esempio che abbiamo visto sul forum, quello del fumo, appena si smette di fumare si pensa che ci sia stato un cambiamento, ma in realtà si sta guardando troppo avanti.
Mi verrebbe da dire che i piccoli cambiamenti sono continui e quelli grossi invece sono più difficili, invece penso che alcuni piccoli cambiamenti siano continui proprio per la natura di alcune parti di noi, ad esempio il pensiero per nostra fortuna è una cosa dinamica, e all'opposto ci sono cose difficili da cambiare. |
beh su quello credo che più c'è materia addensata (o scorie) più sia difficoltoso il cambiamento.
ma già il cambiamento di Pensiero su una cosa è un inizio cui devono associarsi cuore puro e Volontà per potersi vedere effetti. |
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Sicuramente intendiamo cose diverse, mi spiegheresti cosa intendi per cuore puro e Volontà, ovvero facoltà che si hanno già a priori prima di un cambiamento? (se non ho capito male) |
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Prima c'è come siamo, poi ci rendiamo conto di come siamo, poi maturiamo il desiderio di cambiare, poi carichiamo la molla in vari modi a seconda della situazione specifica, poi cambiamo, poi ce ne rendiamo conto. Quel "poi cambiamo" penso sia istantaneo... è tutto il processo che può durare moltissimo, ma se ci pensate, esisterà un momento, un attimo limite tra il "come ero" e il "come sono adesso" (se divento da A a B anche in un processo lungo ci sarà un attimo in cui smetto di essere A e uno in cui inizio ad essere B anche se la cosa va per gradi). L'ultima parte del processo, il rendersene conto, ritengo che sia assai problematica, perchè di solito non la consideriamo (ed ecco l'importanza della faccenda della foto dsa sostituire) e quindi non la mettiamo in atto. Cambiamo e ci limitiamo a comportarci come prima, come se non fossimo cambiati. Invece di comportarci come potremmo, come quelli che siamo diventati (un non fumatore ad esempio... che continua a fumare due sigarette al giorno). Il guaio è che così sprechiamo i cambiamenti e inoltre, non comportandoci come siamo diventati, ci allontaniamo da noi stessi proprio comportandoci come noi stessi (di ieri). |
Ray, a me sembra che quello che descrivi non sia il cambiamento vero e finito ma il potenziale di cambiamento innescato in via di trasformazione e sedimentazione.
Ti accorgi della differenza proprio perchè cambi modo di comportarti e ad un certo punto dici: un anno fa non avrei agito così; prima avrei fatto in una ltro modo. Il cambiamento si insinua sia positivamente che negativamente e un bel giorno ti svegli.. Quello che descrivi, secondo me, non è tanto un cambiamento ma un pendolo che oscilla tra passato e futuro senza osservare il presente, ma son due momenti diversi. |
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Cosa intrendi con "sia positivamente che negativamente"? |
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per me il vero cambiamento è l'osservazione costante nel "presente" (qui e ora) disciplinando la mente a non pensare al "passato" o a proiettarsi nel "futuro" Ogni scelta presente "unificata" (pensata, detta e azionata a livello di spirito anima-mente-corpo) mantenuta costante (con Volontà e Umiltà) produce i suoi effetti. il difficile (per me) è essere più forti delle avversità iniziali e proseguire con cuore puro e quello che nelle tradizioni è chiamata "fede" (sarebbe meglio dire Fede) |
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Al massimo si ha cambiato, ma pure poco. Raffrontando il tempo alla nostra comune percezione (poi se c'è uno che non ha percezioni normali è un'altro discorso, ma saranno sempre rispetto ad un'altro, non a se stesso) un cambiamento reale si può apprezzare solo dopo qualche anno. |
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Nel senso, ad un cambiamento, probabilmente corrisponde, non sempre, un differente comportamento ( in relazione a prima dove ero in un modo e mi comportavo di conseguenza ). L'accorgersi di essere ( stati ) in un modo e poi ritrovarsi in altro, di solito avviene, mi pare, o perchè si sente profondamente che c'è stata una modifica - quella sostituzione della fotografia che diceva Daf; e in questo caso qui ci sarebbe comunque da discutere, perchè può essere soggettiva la percezione - oppure perchè ci si comporta in un modo differente, rispetto a prima, e dunque ci si accorge di un cambiamento appunto " durante" quell'azione o comportamento. Mi pare di capire che, allora, col " pensare " di essere cambiati non si è cambiati affatto, mentre, forse, la percezione - quella sensazione profonda - potrebbe iivece risultare come campanello? |
Se raffronto il Grey di oggi con il gufetto di un'anno fa' vedo dei cambiamenti reali che oggi giudico normali nel mio modo di essere attuale.
Sono cambiamenti reali che non ho desiderato cambiare, un'anno fa' erano effetti di un modo di vivere (li chiamerei vizi), oggi non ne sento il bisogno mentre prima si. Il vero cambiamento e' lento e costante come una sfumatura di colore, dopo un certo tempo ci si accorge di essere un'altro colore ma nel mentre non lo si scorge per la difficolta' di percepire le sfumature del cambiamento. Inoltre il cambiamento interiore ha effetto sul nostro vivere quotidiano e di conseguenza viene percepito dalle persone a noi vicine. Certi comportamenti sono consolidati in modo duraturo e facendo una ricapitolazione e' possibile rivedere la progressiva sfumatura del cambiamento. |
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Per cambiamento negativo o positivo intendevo che posso cambiare abitudine da buone a cattive e da cattive a buone. Posso anche cambiare verso il "basso". |
Io non ci vedo alcuna contraddizone. Si può cambiare e continuare a comportarsi come prima. Il cambiamento è un'aggiunta di possibilità.
Infatti io non ho detto che si cambia e si è costretti a comportarsi come prima, questo lo dici tu. Io mi sono limitato a dire che si cambia e si continua come prima, non che si sia obbligati. |
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Se cambi che senso ha comportarti come prima? Stai recitando per uno scopo, ma allora se reciti sei comunque cambiato, ma stiamo parlando di altro. Non dico che se cambi sei costretto a comportarti di conseguenza, dico che il cambiamento modifica l'essere e quindi sei diverso. Si puoi avere ancora quel comportamento ma ai fini del discorso il cambiamento lo percepisci quando sei cambiato per cui anche il comportamento si è modificato per poterlo notare. Non capisco la scelta di avere un comportamente essendo diverso, se c'è uno scopo ok, altrimenti? Forse parli del percepire un potenziale cambiamento che si sta trasformando ma allora non c'è cambiamento. |
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Non so che senso ha comportarsi come prima se si è cambiati, tuttavia parlavamo proprio di quando accade così. Si parlava della difficoltà di percepire un cambiamento avvenuto e io sostengo che il cambiamento è immediato, mentre non lo è o può non esserlo il processo che lo produce. Una volta cambiati, quando capita che non percepiamo subito il fatto di essere cambiati, continuiamo come se il cambiamento non fosse avvenuto... tuttavia è avvenuto, il nostro perseguire come prima non toglie il cambiamento. Infatti dopo il cambiamento possiamo anche comportarci diversamente (oppure come prima) mentre prima no, potevamo solo fare come facevamo. Per la questione dei termini: non è che stiamo giocando, almeno non io, forse però ti sfugge un po' il senso degli stessi. Le tue parole "anche il cambiamento si è modificato" a mio avviso indicano che intendiamo due cose diverse per "cambiamento" (dire che il cambiamento cambia è una contraddizione). Infatti, nell'accezione che uso io un cambiamento non può modificarsi, è qualcosa che avviene oppure no, è il passaggio da uno stato ad un altro. Non è il cambiamento che si modifica ma lo stato in un altro attraverso il cambiamento. Mi sa che invece tu intendi per cambiamento il prima e il dopo (o forse solo il prima) del cambiamento stesso, ovvero il processo (e quindi, se è così, è chiaro che quel che dico non ti suona). Ma qualunque processo porta ad un cambiamento, altrimenti non sarebbe tale, ci sarebbe uno stato e basta. E se il cambiamento non fosse un momento all'interno o alla fine di un processo, non avrebbe senso parlarne. In ogni caso nel post in cui rispondevo a Max era chiaro che intendevo il cambiamento come un attimo, un passaggio (il momento in cui non si è più una cosa e si inizia ad essere l'altra). |
Per cambiamento intendo il dopo rispetto al prima, cosa di cui ti accorgi dopo e non prima quando anche il comportamento si è modificato. Il frigo non è il cambiamento secondo me, perchè il problema era il preoccuparsi e quello c'è ancora, per cui non c' è un cambiamento. Ci si adatta ad una nuova casa ma non si cambia dentro perchè si è cambiato casa, bisogna cambiare le abitudini.
La domanda era se ti accorgi o meno del cambiamento. No che non ti accorgi se non ti trasforma e se ti ha trasformato sei già cambiato. Quel che dicevi lo avero capito anche prima ma secondo me non è reale proprio perchè non è l'abito il cambiamento. |
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La cosa del frigo non la capisco. E neanche quella della casa: il cambiamento riguarda la casa o le abitudini? La domanda a cui rispondevo a Max non era se ti accorgi del cambiamento ma se si deve essere già cambiati per cambiare (o per accorgersi se mai) e io rispondevo di si... che poi se la poniamo che si deve essere cambiati per accorgersi mi pare talmente ovvio che non ha senso parlarne. L'ultima frase mi è misteriosa, forse hai scritto di fretta. |
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L'avere si può perdere, oggi ce l'hai domani chi lo sa, l'essere invece è permanente. Un reale cambiamento deve quindi instillarsi nell'essere, nella vita quotidiana, e penso anch'io che servano alcuni anni per apprezzarlo davvero. Posso comprare un mazzo di fiori e per quanta acqua gli do appassiranno in alcune settimane, mentre se io stesso divento un giardino continuerò a produrre fiori incessantemente (questo ovviamente se curo un minimo il giardino, se lo fertilizzo ogni tanto, se lo bagno, etc..) Un processo di cambiamento interno può durare anni, il più delle volte anche se il cambiamento è già in atto io ancora non posso saperlo perchè devo basarmi su fatti concreti, tangibili.. Quando il cambiamento sarà effettivo, solo in quel momento, potrò esserne certo. E sarà per me una piacevole sorpresa. Finchè penserò di essere cambiato quando ancora ciò non è effettivo, molto probabilmente me la starò raccontando e non uscirò dal mio solito iter. Sta cosa mi ricorda molto il discorso sull'essere saggi... Il saggio non sa di sapere (si limita ad essere se stesso), mentre lo stolto è convinto di sapere tutto (e non sa chi è...) |
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Comunque le due visioni non sono poi così distanti ed in ogni caso non pretendo di dire cose certe ma di ragionare sulle esperienze. :C: p.s. ora sono di fretta.... leggo.gif |
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:C: |
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Ti faccio un esempio, se io faccio tutti i giorni la stessa strada, e oggi decido di cambiare strada è un piccolo cambiamento, potremmo chiamarlo monovariabile (percorrevo una via, ne percorro un'altra) anche se nel cambiamento avremo tutto il panorama diverso, e ci accorgeremo subito, vedremo subito questo piccolo cambiamento. Prendiamo il fumo che potremmo definire un cambiamento di media importanza, se smetto di fumare, nei primi giorni mi accorgo di quella dipendenza che mi manca, ma in realtà non vedo ciò che sto cambiando, passano i giorni e posso iniziare a vedere qualche vantaggio, cioè cose che cambio e che sono positive, tipo il fiato che mi aumenta, il gusto per i cibi che aumenta etc... ma il vero cambiamento, la liberazione che ho non fumando più la potrò gustare a pieno solo dopo diversi mesi che non fumo, per non dire dopo un anno o due... eppure smettere di fumare è il tempo di deciderlo... Citazione:
Si capisce ora? |
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Mi è partito il dito e ho inviato..questo mi fa venire in mente una cosa...nell' esempio del fumo che è un vizio e condiziona perchè rende dipendenti...nel caso di un fattore caratteriale (in questo caso la velocità del mio dito icon_mrgr: o la velocità/fretta in generale che mi caratterizza) cambia qualcosa o le difficoltà sono diverse? La domanda è un condizionamento è più controllabile/modificabile di un' indole caratteriale? ($)
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