Ermopoli

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turaz 24-09-2008 15.32.45

penso e ritengo che il "gruppo" (ma potrebbe espandersi a tutta la comunità mondiale) serva per mettere in mostra specchi che altrimenti rimarrebbero perlopiù nascosti.
nel senso che se il senso dell'opera al nero è "putrefarre" un qualcosa di ravvisabile in retaggi, condizionamenti repulsioni e attrazioni che via via emergono attraverso la discesa nelle profondità del proprio inconscio il "gruppo" fornisce questa "chiave" osservabile in chi si rapporta con noi.
poi come dici giustamente tu ognuno ha i suoi tempi, modi ecc. ecc. ma ritengo sia questa la funzione di qualsiasi "gruppo".

tutto ciò per fare "spazio" a un qualcosa che dovrebbe emergere successivamente.
il discorso che è un "lavoro in solitaria" riguarda il fatto che ciascuno di noi ha retaggi e condizionamenti "soggettivi" e legati alla propria esperienza singola su questa terra.
quindi è "solitario" il rivolgersi all'interno e il trovare ciascuno la propria chiave di volta.
quello che può fornire un Maestro (e così vale per tutti i maestri) è un metodo su come farlo.
Il resto spetta all'allievo.

"alle nozze il re invitò tutti ma solo chi aveva il vestito bianco potè entrare"

è come indossare quel vestito bianco che il Maestro cerca di spiegare ma non può e non deve sostituirsi all'allievo nel suo operato.

Almeno così sento io.

Uno 24-09-2008 15.54.08

l'Alchimia in quanto tale è un percorso individuale, al più con una guida di cui si diventa apprendista.... però in molte Scuole e/o Tradizioni successive si utilizzano forme derivate dall'Alchimia con gruppi, Alchimia che non è però quasi mai operativa nel senso di alambicchi, il gruppo sopperisce questi.

Anche nel parallelo che era uscito con la Quarta Via uno dei punti più importanti di divergenza è che la Quarta Via deve per forza avere un Maestro (oltre che il gruppo), l'Alchimia teoricamente (poi in pratica è da vedere) può essere studiata e poi praticata in solitaria.
L'altro punto divergente (tanto perchè ormai ho nominato) è che la Quarta Via per ciò che è stato divulgato si occupa solo di quello che in Alchimia si persegue con l'Opera al Nero. Per questo un parallelo tra le due (ma anche tra qualsiasi altre due Tradizioni diverse) è sempre da fare con calma, e vedendo solo quei punti di procedere in comune , senza mai cercare di voler per forza far coincidere tutto, è impossibile.

turaz 24-09-2008 18.02.01

vedi differenza tra quarta via e alchimia (non nel senso di tecniche ma verso cosa conducono) ?

Ray 24-09-2008 20.27.49

Citazione:

Originalmente inviato da turaz (Messaggio 59159)
vedi differenza tra quarta via e alchimia (non nel senso di tecniche ma verso cosa conducono) ?

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 59153)
l'Alchimia in quanto tale è un percorso individuale, al più con una guida di cui si diventa apprendista.... però in molte Scuole e/o Tradizioni successive si utilizzano forme derivate dall'Alchimia con gruppi, Alchimia che non è però quasi mai operativa nel senso di alambicchi, il gruppo sopperisce questi.

Anche nel parallelo che era uscito con la Quarta Via uno dei punti più importanti di divergenza è che la Quarta Via deve per forza avere un Maestro (oltre che il gruppo), l'Alchimia teoricamente (poi in pratica è da vedere) può essere studiata e poi praticata in solitaria.
L'altro punto divergente (tanto perchè ormai ho nominato) è che la Quarta Via per ciò che è stato divulgato si occupa solo di quello che in Alchimia si persegue con l'Opera al Nero. Per questo un parallelo tra le due (ma anche tra qualsiasi altre due Tradizioni diverse) è sempre da fare con calma, e vedendo solo quei punti di procedere in comune , senza mai cercare di voler per forza far coincidere tutto, è impossibile.

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:C:

turaz 25-09-2008 09.55.24

grazie ray ma chiedevo un parere a Uno (dato che sulla quarta via ha detto espressamente "per quanto è stato divulgato" lasciando intendere che c'è altro)

ciauzz

Uno 25-09-2008 11.47.46

Il fine è, o era, sempre lo stesso, tutte le Vie tendono a quello. Di quello che è "divulgato" (virgoletto questa volta perchè anche nel divulgato, l'esoterismo nel vero senso della parola fa la sua parte) l'Alchimia è una delle più complete.
Questo non significa che bisogna mollare tutto e studiare solo questa, o che sia la migliore, quello che ho esposto è come se in una normale scuola vedo tutte le elementare, e in un'altra quando entro vedo già il piano di studi fino all'università, non cambia nulla, entrambe tendono all'università, per chi ci arriva, e una volta fatte le elementari posso passare alle medie etc...

Kael 08-08-2009 12.49.46

Riprendo un attimo da qui:
Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 58659)
Sappiamo che su un piatto veniva messo il cuore del defunto e sull'altro una piuma di struzzo.
L'interpretazione che gira dell'immagine si ferma ad un semplicistico il cuore dovrebbe essere più leggero di una piuma, ma perchè piuma di struzzo e non di pappagallo, di gallina, di aquila etc.. ammesso che si richieda la più leggerezza?
Perchè lo struzzo oltre che essere un uccello strano (non vola, quindi rimane ancorato a terra, simbolizza quindi vicende concrete, terrene) e ha una caratteristica unica (o quanto meno rara e/o unica in quei posti a quell'epoca) ha tutte le piume più o meno della stessa grandezza a differenza dei volatili veri e propri.
La giustizia e l'eguaglianza quindi.... qualcuno ci potrebbe anche associare discorsi sul karma, anche se il karma come comunemente è inteso oggi confonderebbe solo.
Perciò va pesato ed equilibrato qualcosa con qualcosa che è sua volta già equilibrato, una sorta di prova della prova, una sorta di quadrato/quadratura

La piuma di struzzo simboleggia l'unione fra i due principii, volatile e fisso (l'uccello che non vola, che resta ancorato a terra) quindi l'unico modo che il cuore del defunto ha per restare in equilibrio sulla bilancia con lei è di possedere le medesime qualità.
La prima preparazione alchemica è quello di ingaggiare una lotta fra le due nature, simili ma contrarie, rappresentate dal fisso e dal volatile, dal maschio e dalla femmina, per ottenere poi un unica sostanza responsabile di tutta l'Opera.

Nella mitologia greca il padre di Ercole è Zeus, Zeus che come radice etimologica rimanda a concetti quali "unire, congiungere", e perciò rappresenta quella sostanza "androgina" che possiede entrambe le due nature, dalla quale poi scaturirà l'eroe che sarà in grado di compiere la Grande Opera, Ercole.

Il cuore del defunto per entrare quindi nel vivo dell'Opera al Nero deve aver superato questa prima fondamentale prova, unire i due principii volatile e fisso per possedere le stesse qualità dell'oggetto sull'altro piatto della bilancia. Fase cruciale definita come "notte buia dell'anima" proprio perchè si perdono i punti di riferimento, il fisso non è più solo fisso e il volatile non è più solo volatile. Mercurio e Zolfo devono mescolarsi vicendevolmente per dare alla luce il vero sperma metallico, acqua ignea o fuoco liquido, unico e solo responsabile della Grande Opera. La pietra deve subire innumerevoli lavaggi ignei (Fuoco... quindi, Volontà?) per essere purificata e spiritualizzata, per perdere il corpo grezzo e grossolano e rivestirsi di un corpo più raffinato.

E' possibile collegare questo con la lotta che si deve ingaggiare (quindi sforzi, fuoco, principio agente e maschile) con le emozioni negative (quindi acqua, principio paziente e femminile)?

Kael 20-09-2009 13.28.33

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 58695)
Ma stiamo parlando di uomini, reali, concreti e anche materiali, immersi nella materia e nell'esistenza. Stiamo parlando di Spirito che dovrebbe immergersi nella materia utilizzando la struttura uomo, e tanto più riesce ad incarnarsi, tanto più "magneticamente" addensa sostanza (non intesa solo come meramente materiale e/o solida).
La riprova l'abbiamo (come tradizione occidentale) in Daniele 5: "tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante".

Un autore anomino così scrive: "...e per mezzo della forza d'attrazione noi pesiamo i nostri elementi con una proporzione così giusta ch'essi restano come equilibrati, senza che una parte di uno possa sorpassare l'altra; perchè quando un elemento uguaglia l'altro in virtù, in modo che, per esempio, il fisso non sia superato dal volatile, né il volatile dal fisso, allora da questa armonia deriva un giusto peso ed un miscuglio perfetto"

Questo mi aiuta a capire un po' di più, in un certo senso la bilancia magica non agisce con la forza di gravità terrestre ma con la nostra forza d'attrazione verso quegli elementi.. Se sono in equilibrio, significa che non siamo sbilanciati ma li attiriamo in egual misura..

Ray 06-10-2009 13.29.40

Ragionavo sulla bolla da un altro punto di vista e mi ponevo alcune domande.

La bolla dobbiamo costruircela, tuttavia in qualche modo c'è già o c'è in parte... si tratta di sopperire alle mancanze, allle pecche, che poi significa con-formarla (dato che è in-formata), ossia renderla pari, equivalente (pesatura) alla sua forma, o alla forma che dovrebbe/potrebbe avere.

E' anche vero però, per quel che pare a me, che la costruiamo partendo dal basso... d'altra parte mi pare logico, provare a costruire una casa o un muro partendo dall'alto per credere.
Questo costruire, oltre che unn conformare, è anche un riempire. In effetti sono due aspetti della stessa cosa, dato che si tratta di sopperire a mancanze.
Ma riempire ottiene l'effetto di chiudere. Ecco che quindi, il ripempirla del tutto potrebbe corrispondere ad effettuare quellla chiusura "ermetica" che permette l'isolamento dal resto, che impedisce agli uccellini di volar via e magari ad altro di entrare.

Man mano che la bola si chiude, si restringe lo "spazio" di scambio con l'esterno e quindi dovrebbe aumentare la pressione si quello scambio (se stringo il buco aumento la pressione) e questo dovrebbe aumentare il rumore di questo scambio. Però una volta che la si chiude ermeticamente dovrebbe prodursi il silenzio.
Mi domandavo se vale anche viceversa (posto che il mio ragionamento fili) ossia se il silenzio è ottenibile solo a bolla conclusa o se possiamo avere dei silenzi parziali/delimitati e questo magari aiuta a chiudere la bolla.

Mi domandavo anche se la chiusura della bolla è conditio sine qua non all'avvio della putrefazione e/o se ne è la causa diretta, ossia che la chiusura, oltre a rendere il processo molto più rapido di quel che avviene in natura (ci putrefaciamo fin dalla nascita mi sembra di vedere) lo anche inneschi.
Vista in altro modo, le varie riempiture sono ottenibili solo tramite processo di putrefazione, un processo la cui fine è quella piccola "morte" alla fine dell'opera al nero... morte che però in realtà inizia già da subito, e quello è solo il punto di arrivo/passaggio.
Dico questo perchè la con-formazione della bolla, in quanto riempimento di mancanze, va ad eliminare quelle che sono prima percepite come "caratteristiche" individuali (ma che non sono dell'Individuo), ossia le varie avallature (e conseguenti montagne) che dif-formano la bolla dalla sua forma.

Non so quanto si capisca di quel che ho detto... magari parlandone mi chiarisco.

Kael 06-10-2009 14.54.56

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 74810)
Ragionavo sulla bolla da un altro punto di vista e mi ponevo alcune domande.

La bolla dobbiamo costruircela, tuttavia in qualche modo c'è già o c'è in parte... si tratta di sopperire alle mancanze, allle pecche, che poi significa con-formarla (dato che è in-formata), ossia renderla pari, equivalente (pesatura) alla sua forma, o alla forma che dovrebbe/potrebbe avere.

E' anche vero però, per quel che pare a me, che la costruiamo partendo dal basso... d'altra parte mi pare logico, provare a costruire una casa o un muro partendo dall'alto per credere.
Questo costruire, oltre che unn conformare, è anche un riempire. In effetti sono due aspetti della stessa cosa, dato che si tratta di sopperire a mancanze.
Ma riempire ottiene l'effetto di chiudere. Ecco che quindi, il ripempirla del tutto potrebbe corrispondere ad effettuare quellla chiusura "ermetica" che permette l'isolamento dal resto, che impedisce agli uccellini di volar via e magari ad altro di entrare.

Man mano che la bola si chiude, si restringe lo "spazio" di scambio con l'esterno e quindi dovrebbe aumentare la pressione si quello scambio (se stringo il buco aumento la pressione) e questo dovrebbe aumentare il rumore di questo scambio. Però una volta che la si chiude ermeticamente dovrebbe prodursi il silenzio.
Mi domandavo se vale anche viceversa (posto che il mio ragionamento fili) ossia se il silenzio è ottenibile solo a bolla conclusa o se possiamo avere dei silenzi parziali/delimitati e questo magari aiuta a chiudere la bolla.

Mi domandavo anche se la chiusura della bolla è conditio sine qua non all'avvio della putrefazione e/o se ne è la causa diretta, ossia che la chiusura, oltre a rendere il processo molto più rapido di quel che avviene in natura (ci putrefaciamo fin dalla nascita mi sembra di vedere) lo anche inneschi.
Vista in altro modo, le varie riempiture sono ottenibili solo tramite processo di putrefazione, un processo la cui fine è quella piccola "morte" alla fine dell'opera al nero... morte che però in realtà inizia già da subito, e quello è solo il punto di arrivo/passaggio.
Dico questo perchè la con-formazione della bolla, in quanto riempimento di mancanze, va ad eliminare quelle che sono prima percepite come "caratteristiche" individuali (ma che non sono dell'Individuo), ossia le varie avallature (e conseguenti montagne) che dif-formano la bolla dalla sua forma.

Non so quanto si capisca di quel che ho detto... magari parlandone mi chiarisco.

Mi sono fatto un'idea analoga alla tua, cioè che la bolla esistà già, solo che è fatta di una membrana permeabile (sabbiosa?) che lascia entrare ed uscire tutto senza discernimento. I buchi da riempire quindi sarebbero tanti, sparsi qua e là fra la porosità di questa membrana, e non un solo unico buco centrale. In più quegli avvallamenti che ci rendono tutti diversi gli uni dagli altri sarebbero varie fasi intermedie nella posizione di questa sabbia, che si sposta, si muove, finchè non diventa una bolla vera e propria.

Sulla putrefazione ancora qualche parola. Si sa che il vetro si ottiene dalla fusione ad alte temperature della sabbia (mista a carbonato di sodio mi pare) e che tale calore sia anche alla base dei processi che poi portano a putrefazione. Una volta che viene acceso il fuoco dunque la parte vegetativa del composto inizia a calcinarsi e ad emanare le sue sostanze volatili, mentre la parte sterile e sabbiosa fonde e si vetrifica, riempendo le "pecche" della sabbia e diventando impermeabile e trasparente.
La costruizione della stessa bolla quindi rappresenta una putrefazione, della sabbia, della parte più esterna, che fonde e diventa vetro. Bolla che in qualche modo vedo anche strettamente connessa al corpo, ai nervi, e al loro grado di sopportazione.

Un'altra versione al posto della sabbia che diventa vetro potrebbe essere quella dell'acqua che diventa ghiaccio... in questo caso ci sarebbe un raffreddamento (esterno) permettendo invece che ci sia un ricircolo "caldo" all'interno.

In entrambi i casi comunque direi che contenuto e contenitore, inizialmente, siano mischiati e confusi fra di loro, e che l'arte dovrebbe separare.

stefano 06-10-2009 16.49.31

ma per la putrefazione non serve aria (in natura anche)?
se chiudo ermeticamente la bolla come può produrre putrefazione?

che forse il gioco stia nel costruire una bolla che non sia del tutto piena e che al contempo permetta un anche minimo passaggio di aria?

Kael 06-10-2009 22.50.56

Citazione:

Originalmente inviato da stefano (Messaggio 74824)
ma per la putrefazione non serve aria (in natura anche)?
se chiudo ermeticamente la bolla come può produrre putrefazione?

che forse il gioco stia nel costruire una bolla che non sia del tutto piena e che al contempo permetta un anche minimo passaggio di aria?

L'aria è comunque già dentro la bolla, anche se un cadavere sigillato dentro una bara e poi sepolto alcuni metri sotto terra di aria ne ha ben poca... Eppure putrefà lo stesso.

Il principale agente della putrefazione è il calore interno di un corpo. Soggetti freddi o morti come vetro, metallo, plastica etc.. non putrefanno ma si decompongono, e pure assai più lentamente di quanto fanno gli organismi viventi o anche frutta e verdura. Il marcio è un chiaro segno che prima là c'era la vita.

L'uso del termine putrefazione anzichè un sinonimo (seppur non del tutto appropriato) come ad esempio decomposizione secondo me sta proprio a porre l'accento su quel marcio, che invece roba "morta" come la plastica non produce e che si decompone "pulitamente"...

stefano 07-10-2009 10.03.09

beh alla luce di quanto dici a questo punto provo a fare una sintesi di ciò che leggendo qui penso di aver compreso.
costruire una bolla, in cui si richiamano al suo interno tutte le parti di noi stessi, ermeticamente chiusa all'esterno (Quindi mi fa pensare a nessuna influenza esterna).
Grazie al fuoco sacro, lavoro interiore di putrefazione del "marcio" interiore.
con attenzione ad ogni minimo particolare per la trasformazione in "bianco"

Insomma, chiusi all'esterno da ogni influenza, lavoro personale di autoconoscenza e putrefazione di tutto il marcio che ci portiamo dietro.
Forse come dice Uno non finisce mai proprio perchè soprattutto all'inizio l'autoanalisi non è "massima" e via via che si avanza cmq ne rimane sempre un pò (sempre meno) da trasformare?

Ray 07-10-2009 11.23.04

Citazione:

Originalmente inviato da stefano (Messaggio 74853)
Forse come dice Uno non finisce mai proprio perchè soprattutto all'inizio l'autoanalisi non è "massima" e via via che si avanza cmq ne rimane sempre un pò (sempre meno) da trasformare?

Non solo per questo, ma soprattutto perchè quando anche conosci una tua tendenza "negativa" mica sparisce. Puoi dominarla, anche usarla, ma continua a farsi sentire.

stefano 07-10-2009 11.29.24

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 74856)
Non solo per questo, ma soprattutto perchè quando anche conosci una tua tendenza "negativa" mica sparisce. Puoi dominarla, anche usarla, ma continua a farsi sentire.

penso anche ci sia chi, nel tempo, riesce del tutto a farla sparire (insomma a trasformarla completamente).
solo che ne fa sparire (la trasforma) una (perchè la vede) e magari in quel mentre ne vede un'altra, comincia a lavorarci e così via.
Insomma una cosa di questo genere.
diciamo che più "pulisci" più crescendo vedi cose che prima non vedevi.
questo almeno a mio parere
e per questo "non termina mai" , anche perchè siamo infinitamente perfettibili.

Ray 07-10-2009 11.34.34

Citazione:

Originalmente inviato da stefano (Messaggio 74858)
penso anche ci sia chi, nel tempo, riesce del tutto a farla sparire (insomma a trasformarla completamente).

Occhio che far sparire e trasformare non è la stessa cosa. Se sparisce non hai nulla da trasformare.
Paradossalmente se sparisse sarebbe una perdita, proprio perchè non avremmo di che trasformare e avremmo una "fonte" in meno.
E' anche vero che se trasformo completamente (posto che si riesca) quel che era nero nero non è più (ma parte nero).

stefano 07-10-2009 11.44.25

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 74860)
Occhio che far sparire e trasformare non è la stessa cosa. Se sparisce non hai nulla da trasformare.
Paradossalmente se sparisse sarebbe una perdita, proprio perchè non avremmo di che trasformare e avremmo una "fonte" in meno.
E' anche vero che se trasformo completamente (posto che si riesca) quel che era nero nero non è più (ma parte nero).

meglio trasformare ma quando trasformata è si può anche dire "sparita" no?
io penso si riesca a trasformare completamente o quantomeno ritengo sia li che occorra mirare.
altrimenti è come un sedersi a mio avviso.
forse all'inizio va già bene pensare che serva trasformare anche solo parzialmente ma poi andando avanti (per il discorso precedente) forse ci si accorge che si può fare anche di più

Uno 07-10-2009 11.46.25

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 74860)
E' anche vero che se trasformo completamente (posto che si riesca) quel che era nero nero non è più (ma parte nero).

Mica puoi stare tutta l'esistenza dentro la bolla, il nero mica è roba solo tua (mi fermo enigmaticamente, sapendo che saprai elaborare e riflettere sul concetto)

stefano 07-10-2009 11.50.17

il propulsore successivo in pratica non è il tuo nero ma quello altrui... che tu utilizzi come carburante?
non è forse quello che fa il maestro o mi sbaglio?

allora ho una domanda:
cosa è meglio fare in una situazione ove non si riesce a trasformare più il nero altrui ma si viene fagocitati da esso?
meglio cambiare aria?
o meglio rivolgere di nuovo l'attenzione solo e unicamente alla bolla?
direi entrambe ma mi sa che mi manca un pezzo

Ray 07-10-2009 13.28.22

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 74862)
Mica puoi stare tutta l'esistenza dentro la bolla, il nero mica è roba solo tua (mi fermo enigmaticamente, sapendo che saprai elaborare e riflettere sul concetto)

Certamente, il nero è di tutti, perchè viviamo nel nero. In altro tread abbiammo espresso questo col concetto di peccato. Nessuno è esente dal peccato perchè è la condizione in cui viviamo e quindi ci sporchiamo anche se non pecchiamo... ne siamo soggetti, perchè la condizione di questo mondo è peccante, mancante. Un po' come la polvere... anche se non sporco i mobili di mio, devo pulirli costantemente, perchè la polvvere si deposita.
Quindi il nero non finisce, anche quando si è completata l'opera al nero.

Approfondendo c'è un nero generico, in cui siamo immersi e un nero nostro. Quest'ultimo è generato dagli effetti in noi del nero che preme e a seconda delle tendenze di ognuno, i vari "demoni" abiteranno più o meno comodamente in noi, diventando le nostre particolari tendenze a "peccare". Identificate queste i demoni restano. Abitano in noi ma non sono nostri, e sonoin noi solo parzialmente, sono anche fuori di noi. Un po' come se noi fossimo circondati da un lenzuolo e questi demoni premessero il lenzuolo da fuori, alterandone la forma e in parte penetrando il nostro "spazio"... quello che sarebbe se non riuscissero a premere.
Cambiamo il lenzuolo con bolla e il gioco è fatto... quando riusciamo a tenere la bolla in-formata (quindi dopo aver visto ee dominato tutte le pressioni) ecco che siamo pronti per l'infornata.

Non si può sttare tutta la vita dentro la bolla... questa frase però ha anche altre velenze che devo approfondire e che credo mi siano parecchio utili a livello personale. In effetti la tendenza/tentazione è facilmente immaginabile. Per quanto difformata in parte protegge.

No stefano, non si può trasformare il nero altrui, ognuno può trasformare il proprio. Quello altrui semmai può aiutarci a vedere il nostro. Perchè risuonano.

Kael 07-10-2009 14.01.56

Citazione:

Originalmente inviato da stefano (Messaggio 74864)
allora ho una domanda:
cosa è meglio fare in una situazione ove non si riesce a trasformare più il nero altrui ma si viene fagocitati da esso?
meglio cambiare aria?
o meglio rivolgere di nuovo l'attenzione solo e unicamente alla bolla?
direi entrambe ma mi sa che mi manca un pezzo

Questa è la condizione di partenza. Il nero immesso in una pozza stagnante prolifera e si propaga, la annerisce tutta e la copre interamente. Il lavoro dentro la bolla serve a purificare la nostra acqua, a renderla limpida e cristallina, trasformando tutto quel nero che in essa prima di trovava. Dopodichè, finito il compito della bolla, se ne esce rinnovati, purificati, ma bisogna tenersi sempre in movimento come il ruscello di montagna che si autopurifica quando gli vien gettato dentro dello sporco. Se ci si ferma, se si torna "pozza stagnante" come prima, per quanto limpida l'acqua in breve si riempirà di altro sporco che la renderà nera come prima...

Questo "movimento" è ciò che esalta l'intima essenza di una cosa. Se l'acqua è nera infatti il movimento non farà che renderla ancora più nera di prima, alzando gli eventuali depositi di nero sul fondo e mischiandoli all'acqua. E' però anche l'unico modo per conoscerli, per portarli a galla e poterci lavorare. Il movimento è calore.
Spesso ci si illude di essere già purificati per il semplice fatto che, in assenza di movimento, il nero si è quasi tutto depositato sul fondo e lascia l'acqua piuttosto limpida e chiara, dando appunto l'illusione di godere di un'acqua pura... (e questo è anche il motivo per cui è facile cadere nella tentazione di rinunciare al movimento per illudersi di essere arrivati da qualche parte...) ma finchè non la si smuove per bene si può star certi che qualcosa sul fondo ci sarà sempre...

Una volta poi usciti dalla bolla, purificati sul serio, il movimento attaccherà qualsiasi corpo estraneo dovesse entrare, trasformandolo all'istante e impedendogli di attecchire. Si continua sempre ad essere soggetti al nero, però se l'acqua è pura e il movimento sufficiente, questa si rigenererà continuamente e sarà sempre "potabile"..

stefano 07-10-2009 15.08.16

Citazione:

Originalmente inviato da Kael (Messaggio 74892)
Questa è la condizione di partenza. Il nero immesso in una pozza stagnante prolifera e si propaga, la annerisce tutta e la copre interamente. Il lavoro dentro la bolla serve a purificare la nostra acqua, a renderla limpida e cristallina, trasformando tutto quel nero che in essa prima di trovava. Dopodichè, finito il compito della bolla, se ne esce rinnovati, purificati, ma bisogna tenersi sempre in movimento come il ruscello di montagna che si autopurifica quando gli vien gettato dentro dello sporco. Se ci si ferma, se si torna "pozza stagnante" come prima, per quanto limpida l'acqua in breve si riempirà di altro sporco che la renderà nera come prima...

Questo "movimento" è ciò che esalta l'intima essenza di una cosa. Se l'acqua è nera infatti il movimento non farà che renderla ancora più nera di prima, alzando gli eventuali depositi di nero sul fondo e mischiandoli all'acqua. E' però anche l'unico modo per conoscerli, per portarli a galla e poterci lavorare. Il movimento è calore.
Spesso ci si illude di essere già purificati per il semplice fatto che, in assenza di movimento, il nero si è quasi tutto depositato sul fondo e lascia l'acqua piuttosto limpida e chiara, dando appunto l'illusione di godere di un'acqua pura... (e questo è anche il motivo per cui è facile cadere nella tentazione di rinunciare al movimento per illudersi di essere arrivati da qualche parte...) ma finchè non la si smuove per bene si può star certi che qualcosa sul fondo ci sarà sempre...

Una volta poi usciti dalla bolla, purificati sul serio, il movimento attaccherà qualsiasi corpo estraneo dovesse entrare, trasformandolo all'istante e impedendogli di attecchire. Si continua sempre ad essere soggetti al nero, però se l'acqua è pura e il movimento sufficiente, questa si rigenererà continuamente e sarà sempre "potabile"..


beh ma non stavo parlando del passo ulteriore (che giustamente hai citato)
stavo parlando del passo precedente.
insomma se lascio che attecchisca a quel punto da quel che dici serve "calore" e nello stesso tempo opera o anche di un clima maggiormente favorevole?

Uno 07-10-2009 15.52.13

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 74884)

No stefano, non si può trasformare il nero altrui, ognuno può trasformare il proprio. Quello altrui semmai può aiutarci a vedere il nostro. Perchè risuonano.

A meno che non te ne fai carico sul serio, ma la cosa direi che è troppo in la sul discorso che stiamo facendo, è roba da Santi.
Comunque trasformare non è la parola giusta, il nero c'è (sia individualmente che collettivamente) e rimane in una certa quantità di li non si scappa. Diciamo che si può lavorare sull'attrazione a cui noi o altri (roba da Santi e Maestri ricordiamolo ancora) siamo soggetti.

stefano 07-10-2009 16.12.01

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 74884)
Certamente, il nero è di tutti, perchè viviamo nel nero. In altro tread abbiammo espresso questo col concetto di peccato. Nessuno è esente dal peccato perchè è la condizione in cui viviamo e quindi ci sporchiamo anche se non pecchiamo... ne siamo soggetti, perchè la condizione di questo mondo è peccante, mancante. Un po' come la polvere... anche se non sporco i mobili di mio, devo pulirli costantemente, perchè la polvvere si deposita.
Quindi il nero non finisce, anche quando si è completata l'opera al nero.

Approfondendo c'è un nero generico, in cui siamo immersi e un nero nostro. Quest'ultimo è generato dagli effetti in noi del nero che preme e a seconda delle tendenze di ognuno, i vari "demoni" abiteranno più o meno comodamente in noi, diventando le nostre particolari tendenze a "peccare". Identificate queste i demoni restano. Abitano in noi ma non sono nostri, e sonoin noi solo parzialmente, sono anche fuori di noi. Un po' come se noi fossimo circondati da un lenzuolo e questi demoni premessero il lenzuolo da fuori, alterandone la forma e in parte penetrando il nostro "spazio"... quello che sarebbe se non riuscissero a premere.
Cambiamo il lenzuolo con bolla e il gioco è fatto... quando riusciamo a tenere la bolla in-formata (quindi dopo aver visto ee dominato tutte le pressioni) ecco che siamo pronti per l'infornata.

Non si può sttare tutta la vita dentro la bolla... questa frase però ha anche altre velenze che devo approfondire e che credo mi siano parecchio utili a livello personale. In effetti la tendenza/tentazione è facilmente immaginabile. Per quanto difformata in parte protegge.

No stefano, non si può trasformare il nero altrui, ognuno può trasformare il proprio. Quello altrui semmai può aiutarci a vedere il nostro. Perchè risuonano.

si vedi il tuo perchè "risuona".
ma non sono d'accordo con questa affermazione che come per altre mi sembrano di "accontentarsi" e anche di "dato che non posso io non può nessuno" (ma non me ne volere tu diciamo che fa parte anche di me)
sarà anche roba da "santi" e "maestri" ma c'è chi lo fa o cerca di farlo.

Uno 07-10-2009 16.24.36

Citazione:

Originalmente inviato da stefano (Messaggio 74904)
sarà anche roba da "santi" e "maestri" ma c'è chi lo fa
Si i Santi e i Maestri icon_mrgr:
Quote:


o cerca di farlo.
si, va bene... a me non soddisfa o accontenta neanche questo, anche perchè il rischio, neanche tanto remoto, è di continuare a cercare (e poi farlo diventare un credere di cercarlo) di farlo per sempre.
Comunque sono discorsi triti e ritriti, robe tipo la Luna e il dito.


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