Ermopoli

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stefano 25-06-2009 13.15.09

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 70434)
Dici che se tutti potessero dare libera espressione alle loro ombre questo inferno di quaggiù migliorerebbe?
Forse per il singolo che ci lavora sinceramente, ma anche in questo caso ho dei dubbi, ma per tutti gli altri e per il globale, sarebbe unn inferno peggiore.
La promessa/condanna potrebbe proprio essere una risposta a quel peggiore inferno.

per il singolo a mio parere si.
e se ciò fosse fatto in una collettività che lavora sinceramente ancora di più.
servirebbe a se e agli altri (a mio parere)
farle emergere, osservarle e insieme lavorarci sopra.
capire da cosa nascono, perchè nascono e come fare in modo da renderle conscie (portarle alla luce).
non sarebbe forse un'opera al nero collettiva?

luke 25-06-2009 13.41.02

Secondo me l'ipocrisia è insita nell'essere umano sin dalle origini , non è stata creata da una dottrina o tradizione in particolare.
Certo è una parte oscura che presuppone a mio avviso comunque la presenza di altri esseri umani coni quali relazionarsi:
se io fossi l'unico uomo al mondo potrei comunque avere paura, essere cattivo e crudele verso la natura o verso gli animali o verso me stesso, ma in assenza di altre persone con cui relazionarmi difficilmente potrei essere iporcrita o provare vergogna.

L'ipocrisia per come la stiamo descrivendo, comporta due livelli di "bugie", il primo con se stessi nel non voler ammettere/affrontare determinate nostre ombre ed il secondo nei confronti degli altri, con i vari perbenismi e attegiamenti iprocriti che teniamo in società, detti livelli secondo me sono cumunicanti e si aliementano a vicenda.

La storia della promessa /condanna può aver avuto la funzione di pungolo per spingere maggiormente gli individui ad affrontare il loro demoni, poi comunque ci sarà sempre chi non lo farà, chi si bloccherà per paura della condanna, chi non ha bisogno di pungoli per vivere appieno perchè la vita stessa gli offre pungoli più che sufficienti e chi per paura dell'inferno affronterà i propri lati oscuri.
Che poi le dottrine ufficiali, almeno per quel poco che vedo e che conosco, diano ben pochi strumenti per riuscire efficacemente nell'impresa questo è un altro discorso.

Uno 25-06-2009 13.57.45

Citazione:

Originalmente inviato da stefano (Messaggio 70437)
per il singolo a mio parere si.
e se ciò fosse fatto in una collettività che lavora sinceramente ancora di più.
servirebbe a se e agli altri (a mio parere)
farle emergere, osservarle e insieme lavorarci sopra.
capire da cosa nascono, perchè nascono e come fare in modo da renderle conscie (portarle alla luce).
non sarebbe forse un'opera al nero collettiva?

No e questo evidenzia che non hai capito che cos'è l'Opera al nero

stefano 25-06-2009 14.25.19

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 70439)
No e questo evidenzia che non hai capito che cos'è l'Opera al nero

allora ti chiedo di spiegarmi brevemente perchè non è utile.

stefano 25-06-2009 14.32.11

vediamo forse mi è venuto fuori qualcosa.
se l'opera al nero consiste nell'arrivare a osservare il proprio nero e scioglierne la causa, portare "fuori" all'esterno la propria ombra di fatto non è un'opera.
è solo un modo per parlare di se e di fatto tiene nell'inerzia?

nikelise 25-06-2009 15.30.36

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 70438)
Secondo me l'ipocrisia è insita nell'essere umano sin dalle origini , non è stata creata da una dottrina o tradizione in particolare.
Certo è una parte oscura che presuppone a mio avviso comunque la presenza di altri esseri umani coni quali relazionarsi:
se io fossi l'unico uomo al mondo potrei comunque avere paura, essere cattivo e crudele verso la natura o verso gli animali o verso me stesso, ma in assenza di altre persone con cui relazionarmi difficilmente potrei essere iporcrita o provare vergogna.

L'ipocrisia per come la stiamo descrivendo, comporta due livelli di "bugie", il primo con se stessi nel non voler ammettere/affrontare determinate nostre ombre ed il secondo nei confronti degli altri, con i vari perbenismi e attegiamenti iprocriti che teniamo in società, detti livelli secondo me sono cumunicanti e si aliementano a vicenda.

nLa storia della promessa /condanna può aver avuto la fuzione di pungolo per spingere maggiormente gli individui ad affrontare il loro demoni, poi comunque ci sarà sempre chi non lo farà, chi si bloccherà per paura della condanna, chi non ha bisogno di pungoli per vivere appieno perchè la vita stessa gli offre pungoli più che sufficienti e chi per paura dell'inferno affronterà i propri lati oscuri.
Che poi le dottrine ufficiali, almeno per quel poco che vedo e che conosco, diano ben pochi strumenti per riuscire efficacemente nell'impresa questo è un altro discorso.

La Promessa / condanna se consentisse di fare , chiedere perdono (come diceva Ray), capire e progredire andrebbe bene .
Ma non va cosi' , va che il cadere continuo crea un tal annientamento e senso di colpa ed una convinzione della natura umana irreparabilmente votata al male , alimentata spesso a bella posta , che l'individuo non ne esce piu'.

luke 25-06-2009 15.51.09

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 70443)
La Promessa / condanna se consentisse di fare , chiedere perdono (come diceva Ray), capire e progredire andrebbe bene .
Ma non va cosi' , va che il cadere continuo crea un tal annientamento e senso di colpa ed una convinzione della natura umana irreparabilmente votata al male , alimentata spesso a bella posta , che l'individuo non ne esce piu'.

Difatti ho scritto anche che le dottrine, le religioni, le tradizioni a mio modesto parere, dopo aver pungolato e magari instillato sensi di colpa, non danno strumenti efficaci per una vera progressione: aiuti maggiori forse possono venire al più dalla parte esoterica e nascosta che è appannaggio di pochi volenterosi e sappiamo che il percorso è comunque arduo, faticoso ed i rischi di non farcela e mollare sono alti, almeno fino a quando non arrivano risultati stabili, netti e duraturi.

E' un pò come dare al proprio figlio una educazione ultra severa, piena di tabù, per paura che un giorno diventi un degenerato: se ci si limita a questo e non si completa l'educazione con aiuti per la strada alternativa da fare, si rischia di creare un imbelle, terrorizzato dal vivere, che per non scoppiare dovrà per forza un giorno cominciare a raccontarsela su tante cose.

luke 25-06-2009 16.01.57

Anche prescindendo dai precetti religiosi, qualnque tipo di ambiente, familiare sociale culturale, ecc ci condiziona ed in molti casi questo condizionamento ce lo ritroviamo addosso non per nostra volontà, ci fa rabbia ma comunque c'è.
Vista in senso ampio la promessa di salvezza, lasciamo stare per il momento quella eterna, può significare che cumunque ce la si può fare, e quindi nei vari contesti esistenziali ci si deve almeno provare, poi magari i risultati non saranno quelli voluti o forse sì o forse saranno meglio, però ci si deve provare davvero.

stefano 25-06-2009 16.32.42

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 70444)
Difatti ho scritto anche che le dottrine, le religioni, le tradizioni a mio modesto parere, dopo aver pungolato e magari instillato sensi di colpa, non danno strumenti efficaci per una vera progressione: aiuti maggiori forse possono venire al più dalla parte esoterica e nascosta che è appannaggio di pochi volenterosi e sappiamo che il percorso è comunque arduo, faticoso ed i rischi di non farcela e mollare sono alti, almeno fino a quando non arrivano risultati stabili, netti e duraturi.

E' un pò come dare al proprio figlio una educazione ultra severa, piena di tabù, per paura che un giorno diventi un degenerato: se ci si limita a questo e non si completa l'educazione con aiuti per la strada alternativa da fare, si rischia di creare un imbelle, terrorizzato dal vivere, che per non scoppiare dovrà per forza un giorno cominciare a raccontarsela su tante cose.


sta li secondo me la "chiave".
sta in un certo senso nel mantenersi sulla Via centrati senza dar troppo peso alle strade altrui.
Una sorta di egoismo sano quantomeno inizialmente

Sole 25-06-2009 17.16.26

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 70444)
Difatti ho scritto anche che le dottrine, le religioni, le tradizioni a mio modesto parere, dopo aver pungolato e magari instillato sensi di colpa, non danno strumenti efficaci per una vera progressione: aiuti maggiori forse possono venire al più dalla parte esoterica e nascosta che è appannaggio di pochi volenterosi e sappiamo che il percorso è comunque arduo, faticoso ed i rischi di non farcela e mollare sono alti, almeno fino a quando non arrivano risultati stabili, netti e duraturi.

E' un pò come dare al proprio figlio una educazione ultra severa, piena di tabù, per paura che un giorno diventi un degenerato: se ci si limita a questo e non si completa l'educazione con aiuti per la strada alternativa da fare, si rischia di creare un imbelle, terrorizzato dal vivere, che per non scoppiare dovrà per forza un giorno cominciare a raccontarsela su tante cose.

Però potremmo considerare quei tabù come una molla. Cioè maggiore è la forza che tiene, maggiore sarà la forza che dovrò mettere per lanciarmi fuori dal tabù e maggiore sarà il lancio verso la direzione che ho scelto.
Da questo punto di vista è una notevole mano.

luke 25-06-2009 17.31.05

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 70447)
Però potremmo considerare quei tabù come una molla. Cioè maggiore è la forza che tiene, maggiore sarà la forza che dovrò mettere per lanciarmi fuori dal tabù e maggiore sarà il lancio verso la direzione che ho scelto.
Da questo punto di vista è una notevole mano.

Ah si questo senz'altro...
E' come, per fare un'altra metafora, dover correre con uno zaino di due quintali sulle spalle: costa sforzi e fatica enormi ma se un giorno si riuscisse a togliersi lo zaino dalle spalle scopriremmo di aver sviluppato grazie ad esso due gambe straordinariamente forti ed in grado di consentirci di percorrere distanze enormi; anzi in più potremmo scoprire che proprio lo zaino ci ha impedito di imboccare strade sbagliate, apparentemente più piacevoli ma senz'altro più povere di Vita, allora a quel punto lo zaino avrà un ruolo ed un senso comprensibile, fino ad allora non è un compagno di viaggio piacevolissimo da portare.
Quello che non ho ancora ben realizzato è se lo zaino siamo in grado di levarcelo da soli, se serve l'aiuto di qualcuno o se cadrà da solo una volta presa la strada giusta per noi....

stella 25-06-2009 17.32.36

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 70444)
Difatti ho scritto anche che le dottrine, le religioni, le tradizioni a mio modesto parere, dopo aver pungolato e magari instillato sensi di colpa, non danno strumenti efficaci per una vera progressione: aiuti maggiori forse possono venire al più dalla parte esoterica e nascosta che è appannaggio di pochi volenterosi e sappiamo che il percorso è comunque arduo, faticoso ed i rischi di non farcela e mollare sono alti, almeno fino a quando non arrivano risultati stabili, netti e duraturi.

E' un pò come dare al proprio figlio una educazione ultra severa, piena di tabù, per paura che un giorno diventi un degenerato: se ci si limita a questo e non si completa l'educazione con aiuti per la strada alternativa da fare, si rischia di creare un imbelle, terrorizzato dal vivere, che per non scoppiare dovrà per forza un giorno cominciare a raccontarsela su tante cose.


Uno strumento che si usa poco è la confessione, che se fatta bene comporta prima un esame di coscienza tramite il quale si individua il proprio nero, una richiesta di perdono e un sincero pentimento.
Per quanto riguarda l'opera al nero da eseguire su se stessi, secondo me è un lavoro individuale che dovrebbe riportare alla propria materia com'era in origine, e per far questo non basta far venire alla luce il nero prendendo coscienza della sua esistenza, ma individuato il problema bisognerebbe decomporlo in modo che torni materia prima e purificata, e questo non avviene senza sofferenza.
Il processo è appunto la presa di coscienza del problema che sta alla base, e almeno per mia esperienza è nei momenti di crisi, quando appunto si vede tutto nero, che si può effettuare questo rimescolamento, i momenti di crisi sono quelli in cui si pensa che più in fondo di così non si può andare quindi non c'è null'altro da perdere ma forse qualcosa da guadagnare.
Nel caso dell'ipocrisia si tratta di capire perchè alcune cose non vogliamo che gli altri le sappiano, significa che se non possiamo esporle alla luce non le giudichiamo degne di ciò, prenderne coscienza e riuscire a confessarle è un passo che fa sì che non possiamo più tenerle nell'ombra e far finta che non esistano....

nikelise 25-06-2009 17.33.29

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 70445)
Anche prescindendo dai precetti religiosi, qualnque tipo di ambiente, familiare sociale culturale, ecc ci condiziona ed in molti casi questo condizionamento ce lo ritroviamo addosso non per nostra volontà, ci fa rabbia ma comunque c'è.
Vista in senso ampio la promessa di salvezza, lasciamo stare per il momento quella eterna, può significare che cumunque ce la si può fare, e quindi nei vari contesti esistenziali ci si deve almeno provare, poi magari i risultati non saranno quelli voluti o forse sì o forse saranno meglio, però ci si deve provare davvero.

E' vero , il perbenismo e l'ipocrisia in famiglia fa grandi danni .
I figli non te li perdonano se non con grandi sforzi e solo diventati grandi .
Riconoscono pero', quando ci sono , i grandi sforzi di coerenza dei genitori.
Le reazioni violente che hanno son dovute alla ribellione contro l'ipocrisia.
Poi pian piano si adeguano anche loro.

luke 25-06-2009 17.47.29

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 70448)
Ah si questo senz'altro...
E' come, per fare un'altra metafora, dover correre con uno zaino di due quintali sulle spalle: costa sforzi e fatica enormi ma se un giorno si riuscisse a togliersi lo zaino dalle spalle scopriremmo di aver sviluppato grazie ad esso due gambe straordinariamente forti ed in grado di consentirci di percorrere distanze enormi; anzi in più potremmo scoprire che proprio lo zaino ci ha impedito di imboccare strade sbagliate, apparentemente più piacevoli ma senz'altro più povere di Vita, allora a quel punto lo zaino avrà un ruolo ed un senso comprensibile, fino ad allora non è un compagno di viaggio piacevolissimo da portare.
Quello che non ho ancora ben realizzato è se lo zaino siamo in grado di levarcelo da soli, se serve l'aiuto di qualcuno o se cadrà da solo una volta presa la strada giusta per noi....

Mi auto cito perchè mi è venuta in mente un'ultima possibiità e cioè lo zaino non cadrà mai, qualcosa dentro ci sarà sempre e siamo noi che dobbiamo avere le gambe sempre più forti per non farci schiacciare a terra da esso, al più strada facendo potremmo avere dei bastoni che ci aiutino alleviandoci un pò lo sforzo...

nikelise 25-06-2009 17.51.11

Citazione:

Originalmente inviato da stella (Messaggio 70449)
Uno strumento che si usa poco è la confessione, che se fatta bene comporta prima un esame di coscienza tramite il quale si individua il proprio nero, una richiesta di perdono e un sincero pentimento.
Per quanto riguarda l'opera al nero da eseguire su se stessi, secondo me è un lavoro individuale che dovrebbe riportare alla propria materia com'era in origine, e per far questo non basta far venire alla luce il nero prendendo coscienza della sua esistenza, ma individuato il problema bisognerebbe decomporlo in modo che torni materia prima e purificata, e questo non avviene senza sofferenza.
Il processo è appunto la presa di coscienza del problema che sta alla base, e almeno per mia esperienza è nei momenti di crisi, quando appunto si vede tutto nero, che si può effettuare questo rimescolamento, i momenti di crisi sono quelli in cui si pensa che più in fondo di così non si può andare quindi non c'è null'altro da perdere ma forse qualcosa da guadagnare.
Nel caso dell'ipocrisia si tratta di capire perchè alcune cose non vogliamo che gli altri le sappiano, significa che se non possiamo esporle alla luce non le giudichiamo degne di ciò, prenderne coscienza e riuscire a confessarle è un passo che fa sì che non possiamo più tenerle nell'ombra e far finta che non esistano....

Questa e' vergogna piu' che ipocrisia .
La vergogna ci fa diventare ipocriti , ipocrisia come momento di riscatto rispetto agli altri.
L'ipocrisia e' un atteggiamento sbagliato verso le colpe degli altri .
Se eliminassimo la nostra vergogna non saremmo ipocriti.
La vergogna nasce dalla condanna di chi sbaglia .
Sempre li' si arriva .

stefano 25-06-2009 19.22.12

nasce dal giudizio esagerato giusto o sbagliato che sia.
il giudizio in se non permette un certo tipo di lavoro soprattutto se fatto "ante".
ciò porta solo a chiudersi nella maggior parte dei casi e genera mostri.
non so ma a me ricorda il famoso "non giudicate per non essere giudicati".
Visto in quest'ottica da un ottimo spunto

Ray 25-06-2009 20.21.59

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 70452)
La vergogna nasce dalla condanna di chi sbaglia .

Solo quella indotta, dalla quale non dovremmo lasciarci influenzare. La vergogna vera invece aiuta... ci avvisa che stiamo andando (o siamo andati) contro noi stessi. E ci da la differrenza tra noi e l'immagine di noi che vorremmo veicolare.

filoumenanike 25-06-2009 20.56.50

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 70458)
Solo quella indotta, dalla quale non dovremmo lasciarci influenzare. La vergogna vera invece aiuta... ci avvisa che stiamo andando (o siamo andati) contro noi stessi. E ci da la differrenza tra noi e l'immagine di noi che vorremmo veicolare.

Per tentare di capire posso fare un esempio? se io faccio una cosa di cui intimamente mi vergogno al punto da non parlarne con nessuno, la chiudo dentro di me, la seppellisco e solo con il tempo tento di elaborarla e di capirla , riesaminando il contesto in cui l'azione è nata, ha preso origine, questa chiusura è un atteggiamento ipocrita o lo diventa solo quando, parlando con altri dello stesso fatto, lo giudico e lo condanno?

Ray 26-06-2009 00.16.07

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 70459)
Per tentare di capire posso fare un esempio? se io faccio una cosa di cui intimamente mi vergogno al punto da non parlarne con nessuno, la chiudo dentro di me, la seppellisco e solo con il tempo tento di elaborarla e di capirla , riesaminando il contesto in cui l'azione è nata, ha preso origine, questa chiusura è un atteggiamento ipocrita o lo diventa solo quando, parlando con altri dello stesso fatto, lo giudico e lo condanno?

Secondo me è ipocrita solo se a parole lo giudichi e lo condanni e continui a farlo.
Ma capire che una cosa non va fatta dopo (grazie ad) averla fatta una volta e decidere di non farla più e dirlo agli altri non è ipocrita... è solo bacchettone icon_mrgr: (il dirlo agli altri).

nikelise 26-06-2009 06.05.48

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 70458)
Solo quella indotta, dalla quale non dovremmo lasciarci influenzare. La vergogna vera invece aiuta... ci avvisa che stiamo andando (o siamo andati) contro noi stessi. E ci da la differrenza tra noi e l'immagine di noi che vorremmo veicolare.

E l'immagine che vorremmo veicolare da dove nasce?

stefano 26-06-2009 09.58.07

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 70460)
Secondo me è ipocrita solo se a parole lo giudichi e lo condanni e continui a farlo.
Ma capire che una cosa non va fatta dopo (grazie ad) averla fatta una volta e decidere di non farla più e dirlo agli altri non è ipocrita... è solo bacchettone icon_mrgr: (il dirlo agli altri).

è corretto secondo te farlo? Essere "bacchettoni"?
eppure lo facciamo ogni giorno anche qui.

nikelise 26-06-2009 10.05.34

Citazione:

Originalmente inviato da stefano (Messaggio 70465)
è corretto secondo te farlo? Essere "bacchettoni"?
eppure lo facciamo ogni giorno anche qui.

Questa devo dire che mi e' piaciuta icon_mrgr: 8-) icon_mrgr: abbraccio: .

Ray 26-06-2009 14.37.23

Citazione:

Originalmente inviato da stefano (Messaggio 70465)
è corretto secondo te farlo? Essere "bacchettoni"?
eppure lo facciamo ogni giorno anche qui.

Eh, ma se ti dico se è corretto o no poi mi dai del bacchettone icon_mrgr:

Scherzi a parte, penso che il bacchettone sia colui che dice agli altri come devono comportarsi e che nel farlo ci sia una componente di giudizio. a differenza dell'ipocrita, il bacchettone si comporta effettivamente come dice.
Quindi almeno è coerente.

Però la parte giudicante è ovviamente discutibile. Se vogliamo lo è anche l'interessamento verso l'atrui comportamento quando questo o non è richiesto o non previsto dal ruolo o dalla situazione.
Non dico che non si dovrebbe dire nulla a chi sbaglia, anzi si dovrebbe fare eccome, ma dovrebbe essere a favore di chi riceve l'appunto. Quindi, ad un livello ideale, dovrebbe essere sensa giudizio... il giudizio sta dalla parte opposta dell'amorevolezza.

Attenzione però: parlo del giudizio verso la persona, non verso ciò che ha fatto. Io posso eccome giudicare che, se hai rubato, hai fatto una cosa non corretta. Solo che il giudizio dovrebbe limitarsi alla tua azione e non estendersi a te. Questo perchè le azioni appartengono ad un ambito di esistenza inferiore a quello di chi le compie, in quanto sono possibilità di questi ultimi.

Il problema nasce quando chi giudica estende il giudizio a tutta la persona e/o quando lo fa la persona stessa, ossia chi si sente giudicato tutto quando ci si riferiva sollo all'azione.
E' un problema di molti e ne avevamo parlato in lungo e in largo a suo tempo.
La disidentificazione dalle nostre azioni è un obiettivo di crescita e quindi anche un compito educativo. Purtroppo spesso, a livello educativo, viaggia il messaggio opposto, con l'effetto di cristallizzare i giovani nelle loro azioni. Ma la confusione non dipende solo dal messaggio educativo, che venga dai genitori, dalla società, dalle istituzioni... ci si mette anche del proprio.
E con questo rispondo parzialmente anche a Nike: l'immagine irreale di noi che vorremmo veicolare dipende innanzitutto dal nostro atteggiamento verso le aprti di noi che non ci piacciono. Purtroppo questo atteggiamento rimuovente viene spesso rafforzato dai messaggi che arrivano a livello educativo (di super-io per intenderci), ma questi messaggi a loro volta derivano da mancate comprensioni di chi veicola il messaggio (o da maleintenzioni, ma qui torniamo all'ipocrisia).
Nel messaggio religioso, per fare l'esempio caro a Nike, originariamente, non c'era certo l'intenzione di produrre questo risultato, anzi viene sconsiglliato l'atteggiamento rimuovente... poi la realtà umana è quello che è.

stefano 26-06-2009 15.02.36

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 70478)
Eh, ma se ti dico se è corretto o no poi mi dai del bacchettone icon_mrgr:

Scherzi a parte, penso che il bacchettone sia colui che dice agli altri come devono comportarsi e che nel farlo ci sia una componente di giudizio. a differenza dell'ipocrita, il bacchettone si comporta effettivamente come dice.
Quindi almeno è coerente.

Però la parte giudicante è ovviamente discutibile. Se vogliamo lo è anche l'interessamento verso l'atrui comportamento quando questo o non è richiesto o non previsto dal ruolo o dalla situazione.
Non dico che non si dovrebbe dire nulla a chi sbaglia, anzi si dovrebbe fare eccome, ma dovrebbe essere a favore di chi riceve l'appunto. Quindi, ad un livello ideale, dovrebbe essere sensa giudizio... il giudizio sta dalla parte opposta dell'amorevolezza.

Attenzione però: parlo del giudizio verso la persona, non verso ciò che ha fatto. Io posso eccome giudicare che, se hai rubato, hai fatto una cosa non corretta. Solo che il giudizio dovrebbe limitarsi alla tua azione e non estendersi a te. Questo perchè le azioni appartengono ad un ambito di esistenza inferiore a quello di chi le compie, in quanto sono possibilità di questi ultimi.

Il problema nasce quando chi giudica estende il giudizio a tutta la persona e/o quando lo fa la persona stessa, ossia chi si sente giudicato tutto quando ci si riferiva sollo all'azione.
E' un problema di molti e ne avevamo parlato in lungo e in largo a suo tempo.
La disidentificazione dalle nostre azioni è un obiettivo di crescita e quindi anche un compito educativo. Purtroppo spesso, a livello educativo, viaggia il messaggio opposto, con l'effetto di cristallizzare i giovani nelle loro azioni. Ma la confusione non dipende solo dal messaggio educativo, che venga dai genitori, dalla società, dalle istituzioni... ci si mette anche del proprio.
E con questo rispondo parzialmente anche a Nike: l'immagine irreale di noi che vorremmo veicolare dipende innanzitutto dal nostro atteggiamento verso le aprti di noi che non ci piacciono. Purtroppo questo atteggiamento rimuovente viene spesso rafforzato dai messaggi che arrivano a livello educativo (di super-io per intenderci), ma questi messaggi a loro volta derivano da mancate comprensioni di chi veicola il messaggio (o da maleintenzioni, ma qui torniamo all'ipocrisia).
Nel messaggio religioso, per fare l'esempio caro a Nike, originariamente, non c'era certo l'intenzione di produrre questo risultato, anzi viene sconsiglliato l'atteggiamento rimuovente... poi la realtà umana è quello che è.


concordo sulla disidentificazione.
ti chiedo:
anche volendola eliminare ci è concesso fare tutto o esiste un buono/cattivo cmq?
se nn c'è identificazione per cosa si soffre?

nikelise 26-06-2009 15.55.42

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 70478)
Eh, ma se ti dico se è corretto o no poi mi dai del bacchettone icon_mrgr:

Scherzi a parte, penso che il bacchettone sia colui che dice agli altri come devono comportarsi e che nel farlo ci sia una componente di giudizio. a differenza dell'ipocrita, il bacchettone si comporta effettivamente come dice.
Quindi almeno è coerente.

Però la parte giudicante è ovviamente discutibile. Se vogliamo lo è anche l'interessamento verso l'atrui comportamento quando questo o non è richiesto o non previsto dal ruolo o dalla situazione.
Non dico che non si dovrebbe dire nulla a chi sbaglia, anzi si dovrebbe fare eccome, ma dovrebbe essere a favore di chi riceve l'appunto. Quindi, ad un livello ideale, dovrebbe essere sensa giudizio... il giudizio sta dalla parte opposta dell'amorevolezza.

Attenzione però: parlo del giudizio verso la persona, non verso ciò che ha fatto. Io posso eccome giudicare che, se hai rubato, hai fatto una cosa non corretta. Solo che il giudizio dovrebbe limitarsi alla tua azione e non estendersi a te. Questo perchè le azioni appartengono ad un ambito di esistenza inferiore a quello di chi le compie, in quanto sono possibilità di questi ultimi.

Il problema nasce quando chi giudica estende il giudizio a tutta la persona e/o quando lo fa la persona stessa, ossia chi si sente giudicato tutto quando ci si riferiva sollo all'azione.
E' un problema di molti e ne avevamo parlato in lungo e in largo a suo tempo.
La disidentificazione dalle nostre azioni è un obiettivo di crescita e quindi anche un compito educativo. Purtroppo spesso, a livello educativo, viaggia il messaggio opposto, con l'effetto di cristallizzare i giovani nelle loro azioni. Ma la confusione non dipende solo dal messaggio educativo, che venga dai genitori, dalla società, dalle istituzioni... ci si mette anche del proprio.
E con questo rispondo parzialmente anche a Nike: l'immagine irreale di noi che vorremmo veicolare dipende innanzitutto dal nostro atteggiamento verso le aprti di noi che non ci piacciono. Purtroppo questo atteggiamento rimuovente viene spesso rafforzato dai messaggi che arrivano a livello educativo (di super-io per intenderci), ma questi messaggi a loro volta derivano da mancate comprensioni di chi veicola il messaggio (o da maleintenzioni, ma qui torniamo all'ipocrisia).
Nel messaggio religioso, per fare l'esempio caro a Nike, originariamente, non c'era certo l'intenzione di produrre questo risultato, anzi viene sconsiglliato l'atteggiamento rimuovente... poi la realtà umana è quello che è.


Appunto, io di questa parlavo parlando dell'ipocrisia e delle sue origini .
Della realta' umana com' e' , non di come l'uomo dovebbe essere o di uno stato di liberta' che non c'e' o del principio religioso originario puro rispetto alle strumentalizzazioni che ne sono seguite.


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