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Se anche fisicamente l'attrito puo' essere considerato per astrazione dolore sottosoglia non e' pero' cosi' percepito per la maggior parte ne' cosi' pensato e questa e' una realta' psicologica piu' forte di quella astrattamente fisica di dolore . Per questo dico che per eccitarsi mentre si da' un pugno , uno schiaffo , uno strattone ad una donna bisogna essere malati . Nessuno normale vede in questi atteggiamenti una prosecuzione di un atto sessuale normale . Da qui quello che io dico di una necessaria patologia mentale se vuoi anche solo per dover pensare di essere un animale che deve perpetuare la specie in qualsiasi modo ed a qualsiasi costo . Insomma la realta' psico prevale su quella astrattamente fisica se invece l'atto sessuale fosse concretamente dolore , come puo' capitare , viene dalla donna vissuto come un problema e non pratica , non va avanti lo stesso per lo piu' , per la maggior parte . |
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Il dolore di cui parlava Uno però mi sa che non era riferito al sadomasochismo. In generale un rapporto sessuale, è sempre in qualche modo traumatico, lui ha fatto l'esempio nel mondo animale, io potrei farlo in quello più spirituale. Tu condividi te stesso con una persona, e vi è uno scambio energetico enorme, che unisce di più le persone, oppure le divide. Simbolicamente parlando rappresenta il fatto che tu fai accedere qualcuno o accedi al santuario interno e se questo è fatto con violenza si resta scioccati. Ma anche se è fatto da due esseri consezienti che vogliono provare solo piacere, dopo il rapporto non si è più gli stessi e se ci si è uniti alla persona sbagliata, se ne pagano un po' le conseguenze. Viviamo troppo nel mentale, la società ci impone da un lato severi divieti (la chiesa) e dall'altra troppe seduzioni facili (prostituzione, pornografia etc.) o semplicemente una mentalità comune in cui ci dice che bisogna fare sesso, ma non spiega però come e con chi e quando. Bisogna poi indagare se questi soggetti sono malati, oppure riversano una violenza che a loro volta è stata riversata da qualcuno su di loro (non dico che li hanno violentati, sebbene non si può escludere del tutto). |
Pensavo ai matrimoni combinati, in cui gli sposi erano costretti a stare insieme senza piacersi, amarsi.
Immagino che anche per l'uomo doveva essere una violenza dover penetrare una donna verso la quale non provava nulla, nè sentimenti nè attrazione eppure faceva il suo dovere coniugale e nascevano i figli. Immagino che la Natura abbia creato questo meccanismo nell'uomo di estraniarsi e meccanicizzarsi a protezione dell'atto procreativo per la sopravvivenza della specie. In fondo per la donna è più facile concedersi con la mente in quanto necessita solo la volontà di farsi penetrare, il piacere in natura non è previsto, più che altro non è necessario ai fini procreativi, ma nell'uomo che deve attivare l'erezione e necessariamente arrivare all'orgasmo risulterebbe più difficile solo con la volontà se non avesse a disposizione la meccanicità dell'atto. La meccanicità è necessaria nel maschio per essere capace di fecondare la femmina disponibile anche se non è il suo tipo sempre per la storia del patrimonio genetico. |
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Sui numeri dovresti parlare con un sessuologo e considerare che una minima parte di coloro che hanno problemi ci si affidano. Mi rendo conto che il discorso non è semplice, comunque per il momento posso aggiungerti che qualsiasi piacere per essere tale necessita di sofferenza/dolore preliminare. Che si percepisca o immagini poco importa, ma se vuoi onestamente esplorare i processi che si attuano in certe situazioni devi tenerne conto. |
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Beh in effetti il dolore c'è sempre dove vi è strofinamento, frizione e la furbizia del corpo è quella di stimolare delle secrezioni che aiutino a sopportarlo. Si sprigiona calore dalla frizione e il calore può portare al bruciore basta provare frizionandosi per un po' il dorso della mano dopo un po' la parte si scalda. E se non ci fosse quell'ecamotage della natura, orgasmo non credo che la donna vorrebbe provare in continuazione quel dolore ma neppure l'uomo. Invece si vincono per la possibilità di staccare la mente di creare quel millesimo di vuoto che viviamo. Altrimenti saremmo spinti alla copula solo in luna piena o due volte l'anno per riproduzione della specie o forse chissà non lo faremo affatto. Se vogliamo ci sono delle disfunzioni fisiche che portano ad dover far ricorso a artifici medicamentosi per sopperire ad alcuni problemi sia nell'uomo che nella donna. Quote:
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Per lui è normale. Questo può essere dovuto all'aver subito la violenza e per accettazione uso questo verbo ma penso che non sia corretto, perchè l'ha subito e questo subire è come se invalidasse la coscienza. Per superare lui il dolore deve addormentarla e sopravvivere. Questo poi elimina il freno che la coscienza dovrebbe mettere. E' come se fosse diventato sordo o comunque che non abbia dentro di se la capacità di comprendere che quel fare è sbaglaito. Che sia normale dare sfogo alla pulsione un po' come le reazione che non si riesce a contenere e scatta automaticamente. Ma io non credo che dietro ad una violenza ci sia solo il piacere fisico credo di rilevare un piacere più sottile ma pericoloso anch'esso che si nutre della paura dell'altro, del dolore dell'altro che sono queste cose che aumentano il loro piacere il senso di potere che desiderano provare ed avere |
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Un Dio senza distacco e molto molto vicino alle cose e alle persone . |
Semi OT sul dolore
Il dolore è necessario per tutto. A me viene in mente anche la cosa più semplice: l'innamoramento o il classico sintomo di farfalle allo stomaco. E' una sensazione di disagio forte, anche un po' di dolore, fino a quando non sai se l'altra persona può corrispondere o meno. Ovviamente il dolore è sempre minore ai benefici altrimenti c'è qualcosa che non va. Il sacrificio di un lavoro deve valerne il compenso economico, e la fatica di una corsa poi ne verrà in termini di saluta e forza fisica. |
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Bello perche' e' un punto centrale dell'esistere affrontato in modi diversi dall'oriente e dall'occidente . Spero di esserne capace s'intende . Vedremo . |
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Un tempo era compreso e condiviso l'invadere, l'uccidere, il saccheggiare, rendeva un popolo fiero e orgoglioso il possedere più terre e di conseguenza più potere. Uccidevano senza pensarci donne e bambini, violentavano, picchiavano, eppure arrivavano a casa da eroi. Il popolo sconfitto di contro si curava mesto le ferite. Alle volte reagiva alle volte no. Vi ricordate quella legge che la notte prima di sposarsi le donne dovevano giacere con il signore del villaggio? Mi pare ci fosse in Inghilterra.. ora ho un vuoto... Spesso venivano violentate non perché non consenzienti ma perché il signorotto godeva nel far del male, perché poteva farlo, era nel potere di farlo.. Secondo me è il senso di potere che determina l'impulso, non è l'atto è il fatto di obbligare l'altro a farlo.. La dominazione. |
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Concordo con te sulla dominazione/potere Che cosa orribile! |
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Nel regno animale è sempre violento. E' vero, vince il maschio dominante e la femmina si sottomette. Infatti il calore per la procreazione ha tempi e modi ben precisi, a differenza dell'essere umano in grado di percepire il piacere, e riprodursi, praticamente sempre. Citazione:
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Il violentatore in quanto tale dev'essere una persona incapace di provare il dolore altrui, messa così. Se fosse un argomento differente ti direi che mi servono i disegnini perchè proprio non ci arrivo icon_mrgr: |
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Poi sulla dominazione volevo aggiungere un'altra cosa: nei matrimoni combinati di alto rango è l'uomo-padre che seglie il futuro compagno/a al figlio/a. Ne consegue che nel caso del figlio si crea questo senso di futuro dominio (che poi avrà lui sui suoi figli facendo quello che fa il padre oggi) e nelle donne il senso di sudditanza che dovrà insegnare alle figlie femmine.. Forse possiamo definire queste forme di violenza come l'ultimo bagliore della lampadina prima di bruciarsi? So che non è una consolazione, ma una volta era proprio peggio.... |
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In un certo senso, ho appena appena insinuato un concetto che il Budda ha messo con profondità giù in altra maniera per via dell'epoca. Noi siamo immersi nella sofferenza, qualsiasi cosa facciamo o ci fanno genera sofferenza, in mezzo a questo mare di sofferenza riusciamo a ritagliarci dei momenti piacevoli o possiamo raggiungere degli stati più o meno permanenti di serenità e quindi di piacevolezza anche se prolungandoli si tende (si tende) a perdere la percezione di questa piacevolezza. In un qualche modo anche la tanto vituperata chiesa Cattolica dice la stessa cosa, e tutte le religioni ed i percorsi... cambia il modo. Comunque questo discorso è peccato perderlo o sbrigarlo così, infatti avevo già intenzione di tentare la sua apertura per vedere chi riesce a capire quello che scriverò. Citazione:
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A livello psichico però anche il violentatore si ingarbuglia in quell'atto indegno di un essere umano, è per questo che poi tende a rifarlo, per dimenticare (psichicamente) ciò che ha già fatto e perdersi nuovamente, un pò come fanno gli alcolisti. A proposito dell'argomento, proprio in questi giorni una violenza tristemente famosa (fondo monetario, cameriera etc..) . Come diceva Astral il "signore" qui coinvolto potrebbe pagarsi un harem di escort e prostitute, ma la cosa nasce da lontano, quando non aveva i mezzi di oggi. |
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Salto i blablabla sulla percezione della felicità dell'appagazione e mi ritrovo alla considerazione che si, se osservata attentamente la vita è proprio un susseguirsi di difficoltà, piccole o grandi, tenute insieme da piccole o grandi soddisfazioni. L'opposto della sofferenza, ossia la felicità, è cosa per pochi o per brevi momenti. Ma che urto ammetterlo.. Citazione:
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Vorrei farne partecipe la parte razionale però dry.gif perchè di solito mi vien più facile scivolare nell'ubriacatura che non restare sveglia. Uhm..qui si ricollega il discorso della sofferenza iniziale? Possibile che se restassi sveglia invece di ricercare il perdermi mi renderei conto di quanto sono davvero nella sofferenza? Ed essendo incapace di gestire-accettare la sofferenza cercherei di tutto per anestetizzarmi...muble muble A dirlo pare persino ovvio ma me lo sento che non lo è, continua a sfuggirmi quel quid...se apri sarò ben felice di mettermi in discussione. fiori.gif |
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Tu vedi il solo lato fisico meccanico e trascuri o sottovaluti l'aspetti psicologico come se la mente fosse diretta dal corpo mentre e' il contrario . Altrimenti saremmo tutti violentatori mentre per fortuna c'e' chi alle pulsioni e alle fantasie contrappone altre pulsioni e altre fantasie /pensieri /scelte . Devi dire che il violentatore si ingarbuglia senno' come fai a sostenere che uno cerca e ripete proprio quel comportamento che lo fa soffrire . No non soffre gode di quello che dovrebbe invece unibirlo . In questo sta la malattia che poi e' l'incapacita' di capire il dosvalore di quello che fa . |
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Quindi se fai del male, se provochi del dolore e non lo senti subito lo provi dopo e per continuare a non sentirlo ti droghi in qualche modo, nel violentatore c'è quello di rifiondarsi in continuazione in queste violenze quindi quelle di cui veniamo a conoscenza sono la minima parte o infinitesimale. Quote:
Una volta lessi un racconto non ricordo di chi è, ma diceva che siamo come dei lebbrosi ciechi e che andiamo in giro urtandoci e facendoci male senza volerlo e questo sencondo me da il senso del dolore in cui siamo immersi Quote:
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Siamo tutti soggetti ad una lieve forma di masochismo? O non ho capito? Di certo c'è che i bambini che soffrono scoprono preso i propri organi sessuali e la loro manipolazione come autoconsolazione Però non ho capito cosa succede alla vittima il violentatore non sente il dolore della vittima ma la vittima sente la prepotenza e la sordità del suo carnefice ma poi? Anche lei cerca di ricrearlo no, perchè rimane anch'essa ingarbugliata nella psiche altrimenti non si spiegano i pedofili che rifanno ciò che hanno subito ma essendo maschi lo rifanno agli altri e le donne si mettono nelle condizioni di riviverla anche se non nei termini identici magari solo psichici con un compagno o un marito prepotente?Boh c'è qualcosa che non gira Lo dicevo io tanti anni fa che era meglio il convento |
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Se guardiamo a fondo ad ogni sofferenza c'e' un atto creativo che la supera pur provvisoriamente . Ciascuno al suo livello con i suoi mezzi da quella sofferenza e soprattutto grazie a quella sofferenza crea qualcosa di volta in volta che lo estrae dal guano in cui sta . E non e' poco quello che fa , che crea ma e' molto , tanto quanto soffre tanto crea se non nella stessa quantita' e qualita' ma in quella sufficente a giustificare il fatto che si muore in modo del tutto prevalente di morte naturale e non da suicidi . Aggiungo che spesso il problema sta nell'arresto di questa forza creatrice non nel fatto che non ci sia la possibilita' di creare , arresto che avviene forse perche' il proprio compito e' ormai compiuto o perche' ci si deve spingere piu' in la' ( ma questo e' un altro discorso ) . Per non parlare di quello stato in cui si riesce a comprendere la compresenza di sofferenza e gioia in ogni cosa sicche' non vi e' piu' lo stacco dall'una ( sofferenza) all'altra ( gioia ) , vi e' anzi la sensazione di pienezza , del colmare le proprie mancanze con o senza la partecipazione di un'altra persona , stato che chiamasi estasi , destinato ad essere raggiunto ad una coscienza piu' matura e che e' la fonte dell'amore ( in questo vedo la fonte del vero amare non nel distacco ) . Altrimenti il mondo con tutto lo schifo che e' non sarebbe com'e' ma molto peggio , sarebbe un girone dantesco dell'inferno anzi l'inferno stesso cosa che per fortuna non e' . Voglio dire che anche qui dipende come ci si pone e se si vede il bicchiere solo vuoto anzicche' mezzo pieno . Budda e l'atteggiamento orientale e' un atteggiamento del tutto pessimistico cui pone un suo rimedio che e' il distacco ma non c'e' solo quello di rimedio anche se il problema di fondo e' sempre quello :di giustificare e sopravvivere al dolore . |
Nike io non vedo solo il lato fisico e meccanico, infatti ho parlato in diversi punti di psiche.
Però non è neanche corretto dire che la mente dirige il corpo, come non lo è il contrario. C'è una relazione strettissima tra i due e chiunque ha un corpo ne è condizionato in qualche misura. Mi rispondi al fatto che il violentatore tende a ricommettere lo stesso crimine (la stessa cosa che accade per ogni nostra azione ripetitiva) con un'affermazione sulle pulsioni che possiamo combattere o sul fatto che se fosse come dico io saremmo tutti violentatori. Perchè? Semmai il contrario, quello che ho detto è che c'è chi, in un certo qual senso è destinato ad essere un violentatore e chi non lo sarà mai a meno che per qualche motivo non inizi. Non è proprio così ma rende il discorso. Chi violenta, non gode della sofferenza altrui, non direttamente comunque, al limite possiamo dire che ne è indifferente. Non sono stato chiaro fino adesso, ma sai qual'è il vero motivo di chi violenta? Avere un dolore settoriale (non fisico) che non gli da pace e riuscire a lenirlo solo quando violentando qualcuno scarica in maniera liberatoria degli impulsi che lo rendono più simile ad una bestia. Questo anche se tu parlando con una di queste persone ti dicesse che non ha nessun dolore. Anzi sono pochi quelli coscienti di tale cose, sono quei pochi che cercano di smettere o limitare i danni. Ripeto, prendi l'alcolista che tutti conosciamo meglio. Quando è sobrio sta bene? No... sta male e beve per dimenticare il suo dolore. Però bevendo sta ancor più male, si indebolisce ancora e in quel breve momento di sobrietà (se c'è) non pensa ad altro che alla prossima sbornia, quella che lo farà "ristare bene" per un momento. Il violentatore parte da una violenza subita, non per forza sessuale o non per forza concretizzata. Poi qualcuno riesce a spostarsi su altri piani, certi rimangono sempre più ingarbugliati e trovano come unico modo, per un breve momento di distacco, il rifare ad altri quello che è stato fatto a loro. Ovviamente come tutte le dipendenze se non interviene un freno, interno o esterno, possono acutizzarsi, ecco che qualcuno intensifica le violenze come ripetizioni temporali sulla stessa persona o più persone, mentre altri arrivano addirittura ad intensificarle come portata, magari arrivando perfino a seviziare in maniera sempre più grave o ad uccidere. L'esempio dell'alcolista rende perchè c'è una bottiglia di fronte, non un altro essere umano. Il problema e la risoluzione sono dentro l'alcolista come lo sono dentro il violentatore a prescindere dalle vittime. Il violentatore è molto più egoista di ciò che pensi tu Nike, non gliene frega assolutamente se questa (parlando di donne) soffre. Non gode della sofferenza della vittima. Gode, tra virgolette, del proprio scarico di pulsione, di quella pressione che gli fa percepire la propria sofferenza e ciò che è costretto a fare per placarla. Se non fosse che solo certe vittime riescono a mettere in moto certi meccanismi in lui (o lei) potrebbe usare un manichino. E veniamo alla tipologia di vittima, così forse riesco a chiarire una cosa con Faltea ed Astral. Perchè la minigonna o un abbigliamento o atteggiamento disinvolto possono attirare di più un certo tipo di violenze? Perchè nell'immaginario del violentatore corrisponde ad una persona forte e senza inibizione quale quella che ha fatto del male a lui/lei. Poi c'è invece chi se la prende anche la brava ragazza mite che nulla fa per attirare l'attenzione. Idem... rispecchia (nell'immaginazione del violentatore) chi ha fatto del male a lui/lei persona mite in apparenza ma sadica nel profondo. Non che le vittime siano così, ma questo suscitano nel maniaco. Una persona non particolarmente in vista ma decisa (almeno su qualcosa, o che sembra decisa) attira certe attenzioni. D'altro canto questo secondo tipo di donna lascia uno spazio di dubbio anche alla persona malata qual'è un violentatore. Non è sicuro che dietro la mitezza si possa nascondere un sadico, una sadica come quelli che hanno fatto del male a lui. Invece quello tendente a scaricare sulle persone forti ed emancipate non si pone il dubbio che la ragazza con la minigonna magari sia invece più inibita di una suora e cerca solo di farsi coraggio con l'abbigliamento. La vede vestita così e va con sicurezza nella catalogazione. La stessa cosa vale nel maschile anche quando la violenza non è propriamente sessuale. Un bel ragazzo, ben vestito, sicuro etc.. attira più violenza di un tipo opposto e non è una questione di mera invidia. Idem un gay che si mostra troppo, che si mostra troppo sicuro/a anche se poi scende nell'esibizionismo, cosa che tra l'altro infastidisce anche chi non ha certi problemi C'è pure la dinamica della persona assolutamente remissiva che al violentatore fa un effetto catartico, una sorte di transfert del dolore. Etc.... Insomma ogni persona ha il suo violentatore come ogni violentatore ha il suo tipo di vittima ideale. I problemi sono quando si incontrano nelle condizioni "ideali". Al contrario di quello che si pensa è raro il violentatore: "basta che respira". C'è anche quel tipo, ma è l'esasperazione dell'uomo (o donna) comune che per qualche motivo si trovasse in una situazione limite e rarissima. Sia chiaro (per il lettore distratto) che questo mio discorso non è teso a giustificare il comportamento dei violentatori, solo ad analizzarlo sapendo che tutto sommato interessa per analogia anche a noi che mai violenteremo sessualmente qualcuno. Il discorso è lungo a voler esplorare tutti i particolari, dobbiamo avere pazienza. Comunque Nike lascio fuori il discorso Buddha perchè se no qui ci porta troppo fuori, pur se l'argomento è collegato, prometto di riaprirlo altrove in tempi brevissimi. |
Detto così sembra che abbia le stesse possibilità di trovare l'anima gemella, ma invece le violenze sono molto ma molto più frequenti.
Non dico che non sono d'accordo col tuo discorso Uno, non trovo corrispondenza con la tua affermazione ogni violentatore ha una vittima designata, ogni vittima ha il suo violentatore. Credo che gli esempi cha hai dato tu distinguendoli in vari tipi di violentatore possano essere raggruppati in un unico essere e che il violentatore più comune sia questo. Vado a spiegarmi meglio... E' un po' come l'alcool, diventa un bisogno, magari all'inizio ricerchi il vino più buono (raccontandotela), poi cercherai anche il cartone avanzato da 10 giorni... Può esserci la prima vittima designata, ricercata e lì effettivamente trova corrispondenza la tua affermazione, ma poi "tut fa brodo"... Ma ho capito il concetto minigonna si/minigonna no:) |
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Edit: ma per essere chiari, è una condizione meno probabile della selezione |
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Volevo chiedere se si può anche dire altrimenti che ogni violentatore si vuole vendicare in qualche modo di quel dolore provato? Come se volesse liberarsene sempre inconsciamente usa il sesso per far del male a quell'immagine di chi gliene ha fatto nel suo passato? Che tipo di violenze generano un violentatore? Non tutti i violentaori vengono stuprati come dici anche tu. Uno che violenta un piccolo lo è stato ma uno che violenta una ragazza? Non deriva da una violenza fisica quindi ? Quello che ha attirato il mio credo sia stata la mia spregiudicatezza apparente per via della troppa libertà. Ma potrebbe anche c'entare il trasfert perchè io non ho mai fatto violenza su nessuno fiscamente ma nemmeno mi è mai passato per la testa. Ma poi sono stata attirata da tutte quelle persone su cui proiettavo il mio dolore, perchè se le vedevo bisognose (la chiamavo sindrome della crocerossina) ed era diventato un modo per scappare dal mio dolore credo. (poi erano tutte persone prepotenti ed egoiste) Ma voglio capire se mi è rimasta addosso la violenza nelle psiche che non voglio perpetrare a mia insaputa o rimediare se l'ho fatto. Come faccio a capirlo visto che non sono consapevole? |
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grazie:C: |
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D'altronde che il sesso sia inizialmente doloroso è invece esperienza di molti... per molte donne il primo rapporto è inizialmente doloroso e può metterci anche qualche minuto a diventare piacevole. Poi la ripetizione... corpo e mente imparano a far prima. Dolore settoriale, se ho capito bene cosa intende, è un dolore confinato in una zona della psiche... può essere un ambito, un rapporto o altro. Essendo confinato resta in loop con certi meccanismi (compensatori e non) ed è sia più difficle da essere lavorato che più tormentoso e pungente, come una spina in un'unghia del piede, ma a differenza di un taglio nel braccio non si espande per tutto l'arto. |
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Grazie Ray, adesso è più chiaro, tra l'altro Uno diceva che queste persone difficilmente vedono il problema, dunque agisce in loop senza la possibilità di lavorarlo, a meno di non volersi disintossicare , sempre parlando per analogia dell'alcolizzato... |
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Forse un miglioramento c'è nel momento che razionalizzano il male che fanno all'altro.. Non so.. ogni tanto penso di arrivarci vicino ma poi trovo tutto così... schifoso e non riesco ad andare oltre, non riesco ad immedesimarmi, mi sento sporca quando ci provo, come se il cercare di mettersi nei panni di (cosa che come sapete faccio spesso spessoicon_mrgr: e mi ci godo un sacco) mi ponga vicino ad una idea di vita che non voglio minimamente prendere in considerazione. E mi vengono i brividi.. |
Non me la sento di riaprire ex-novo l'argomento perchè c'è moltissimo da elaborare qui e perchè sono un pò a corto di risorse per fare lo sforzo di navigare da sola.
Ho colto nel discorso il concetto che la parte "violentabile" nell'essere umano sia quella femminile, indipendentemente se si parli di maschio o femmina. La parte maschile è per sua natura aggressiva, quando per aggressivo s'intende la necessità di movimento. La parte femminile acccoglie la parte maschile difende -offende. Mi stò chiedendo se quel mettersi in condizioni più a rischio sia anche una situazione in cui il proprio maschile è, come dire, un pò poco presente. Poi si subisce la violenza e la parte femminile percependo la mancanza di difesa si maschilizza" (vabbeh) generando atteggiamenti di difesa aggressiva che poi sfociano alle volte in altra violenza. Violenza genera violenza..diceva un saggio... Allo stesso tempo si rifiuta di vederla, moltissime donne picchiate o violentate marciscono nella vasca del "te lo sei cercata" cosa che a volte si dicono con maggior forza di quelli che le stanno intorno. Il discorso di Uno sul dolore settoriale mi ha colpita, un dolore che si riesce a scaricare solo con la violenza. Ma una volta scaricato cosa resta all'altro? Perchè qualcosa resta per forza. Una forma di violenza che la psiche non riesce a digerire può essere? Il rigirarla su altri può essere l'incapacità di gestirla e il bisogno di liberarsene? Si complica ulteriormente quando per evitare di averci a che fare si arriva a giustificarlo. Ho una follia che mi gira per la testa e cioè che essendo incapaci, o meglio, ritenedoci incapaci di usare violenza ad altri quando la subiamo e ci sentiasmo colpevoli per non averla bloccata arriviamo a violentare gli altri (non necessariamente fisicamente) come per dire..eh se non ce la faccio io a reggere non poteva neanche quello/a...osti par quasi un cercare una giustificazione stà cosa..non sò ($) mi ci stò immedesimando troppo mi sà. |
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e accettarne le conseguenze, tipo: se hai una minigonna non ti fanno entrare in chiesa, oppure ti guarderanno le gambe. se vuoi entrare in chiesa, se non vuoi gli sguardi sulle gambe, è un tuo problema. se non ti interessa entrare in chiesa e non ti infastidiscono gli sguardi, vai serena. se io non riesco a capire che una che va in giro in minigonna è tenuta ad accettare il mio sguardo e SOLO quello, è un mio problema. e se non riesco a risolverlo, e' un problema grave. |
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Quello che muove la violenza comunque non è di per sè la minigonna, altrimenti la aboliremmo e avremmo un paradiso terreste.. Ps me l'ha postato quando ero ancora all'inizio del mio scrivere, ne deduco che è meglio che rispondo con più calma..ahhah |
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3D appena sono arrivata al post in cui si parla del dolore settoriale, che avevo rimossso, mi risalita la nausea. Però le diverse allusioni di Uno all'alcolismo (cosa che nella vita non ho mai avuto come problema) mi ha ampliato la nausea, evidenziando che c'è qualcosa di importate di cui prendere coscienza. La prima cosa che mi domando è se avviene come per tutte le reazioni, le avversioni che dopo aver subito un trauma qualunque attuano quella specie di reazione registrata come pericolosa dalla quale difendersi ed accendono in automatico il programma di autodifesa? Cioè come se fossi stata ipnotizzata ed il messaggio fosse ad esempio: -ogni volta che vedi una persona che si accende una sigaretta, tu avrai questa reazione andrai verso di lei, e gliela strapparai della mani e gettandola a terra.- E' da tanto che cerco di cavare il famoso ragno dal buco cercando di capire la violenza subita dove è andata a nascondersi in quale anfratto? E non è la prima volta che mi sento dire all'altro: - mi fai sentire violentata.- Come se quella persona mi collegasse con l'esperienza subita. nonso.gif piango.gifnonso.gif Mi sono anche resa conto che ancora mi da noia, anzi mi da proprio fastidio che qualcuno possa pensare e ancora peggio dire che me la sono cercata. Il che vuol dire che non l'ho mai digerita? Oggi rileggendo ci ho ripensato... Allora ero una ragazza che voleva essere libera dai condizionamenti (ahahah risata è isterica) non volevo essere ne ipocrita ne repressa, in poche parole non volevo essere come gli adulti che vedevo attorno a me tristi e senza vita piango.gif rifiutavo le regole che imponevano perchè rifiutavo il loro modo assurdo di vivere. In più credevo di essere forte, di essere intelligente, e peggio di non aver paura di niente. Era solo incoscienza. Beh credo che quella parte lì abbia preso una tal botta.... Il mio maschile, quello che avrebbe dovuto difendermi è rimasto traumatizzato, frustrato, castrato, congelato dalla paura e dall'umiliazione, tanto che piano, piano esperienza dopo esperienza è quasi sparito? Per tornar fuori solo ( a mia insaputa) per vendicarsi dell'onta subita ogni qualvolta qualcuno gli fa riprovare quell'emozioni vissute quella mattina di fine settembre? Riversando su di questi ignari personaggi l'interpretazione di un ruolo che non è loro? |
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