Pensieri altrui e propri
Un frase di un film di cui ho visto un piccolo pezzetto ieri sera ci può introdurre il discorso.
Due donne parlavano di come un vestito poteva essere preso andando a messa. Una si poneva il problema di cosa avrebbero pensato le appunto benpensanti (parola molto ironicamente creata bisogna dirlo). L'altra le risponde qualcosa tipo: "se diamo tanto spazio ai pensieri altrui non ne rimarrà più per i nostri". Non male per un film non particolarmente impegnato, serioso. Certo a seguire il concetto c'è anche il pericolo di sentirsi dei dio in terra che non ascoltano nessuno, però una giusta proporzione è d'obbligo per creare veramente un nostro pensiero e non solo in senso figurato. Qui ci sta il tanto famoso concetto del vuoto orientale (ad occidente è meno reclamizzato prende altre forme e metodi non sempre facili da esprimere, comunque poi ci proverò) se ogni tanto mi ritiro e faccio, trovo, il vuoto ho lo spazio per pensare realmente. Non ho sbagliato, ho usato faccio e trovo appositamente, anche se sono due cose diverse in questo caso convergono pur rimanendo due cose diverse. É qualcosa di simile al gesto artistico dello scultore, togliere dal marmo quello che nasconde l'opera. Faccio qualcosa che non c'era e trovo qualcosa che già c'era. Le interpretazioni delle filosofie orientali che vanno per la maggiore invece escludono il "faccio", ma a noi che ci interessa? Bisogna provare per vedere quale funziona. Fa caldo, più di questo non posso scrivere per adesso icon_mrgr: |
Quindi il succo di questo discorso è che se toglo tutte le maldicenze del pensiero altrui, ma mi rimane quella parte di verità da prendere in considerazione, quando qualcuno pensa o mi critica, e allo stesso tempo senza farmi influenzare dal giudizio altrui.
Ritirarsi per cercare il vuoto? Sarebbe la riflessione? |
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Mmmmm. 'Se diamo tanto spazio ai pensieri altrui poi non ne rimane più per i nostri'... Fare il vuoto, trovare il vuoto.. Che significa alla fine fare il vuoto e trovare il vuoto? In questo caso mi viene questa riflessione: se mi accorgo che la preoccupazione per i pensieri altrui è illusoria, non nel senso che non esiste, nel senso che non è una preoccupazione che ha a che fare con la mia vera essenza ma è legata piuttosto all'ambiente in cui vivo, al modo in cui mi hanno educato, alle esperienze che ho fatto ecc.. Cioè tutte strutture mentali che non sono assolute e nemmeno permanenti (per questo illusorie).. Vuote in qualche modo, prive di una reale autosussitenza, cioè esistenti solo in relazione tra loro. Se arrivo a scoprire questo allora posso trovare il vuoto dentro di me e iniziare a pensare veramente... Lo trovo e lo faccio, tolgo quello che non è mio e trovo quello che è mio? cool17.gif
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Pensavo anche al t.a... Può essere una maniera per fare vuoto? Nel caso della ricapitolazione mi viene più facile rispondere di sì.. Ricapitolando faccio spazio. Col t.a. forse è meno immediato ma se l'obiettivo è quello di riuscire a incorporare sempre di più lo spirito, probabilmente anche il t.a. è un modo di fare il vuoto.. ?
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L'obiettivo del training autogeno è principalmente prendere coscienza del corpo, almeno io lo consiglio per questo, poi c'è chi lo consiglia e/o lo usa per rilassarsi, per star meglio in generale etc... ---------------- Ho enormemente semplificato e sintetizzato tralasciando molte cose di cui tutto sommato abbiamo già parlato anche se se ne può sempre riprendere il filo. Innanzitutto i pensieri degli altri, in realtà sono pensieri come i nostri quando ci riempiamo di quelli degli altri, cioè pochi sono coloro che pensano realmente e generalmente per periodi brevi, ci sono pensieri che circolano dalla notte dei tempi, certi che quasi nascono da soli (quasi, un input deve esserci ma poi in certe circostanze prendono quasi vita propria) e la massa più che altro gioca a ping pong con il pensiero. Se l'osserviamo profondamente anche il famoso "cogito ergo sum", penso dunque sono, non è di tutti e per tutti, chi ha macinato un pò di libri di esoterismo e spiritualità ha almeno una vaga idea di ciò che si esprime quando uno dice o pensa "io sono". In questo senso, ricollegandomi a Edera, il training autogeno ha una sua importanza, perchè per poter dire "io sono" dobbiamo prendere coscienza di ciò che siamo dopo che siamo coscienti di ciò che abbiamo realmente, corpo compreso. Se dovessimo scrivere la ricetta degli ingredienti per creare un pensiero che scriveremmo? Iniziamo da una individualità, quanto meno provvisoria il tempo necessario per la creazione. Senza individualità il pensiero non si definisce, potrebbe anche esistere ma con una forma vaga e non fruibile dalla maggioranza poco sensibile. Al contrario un pensiero ben definito, con una sua forma precisa può muovere una montagna. Dai che ci altro ci mettereste negli ingredienti? |
Vediamo... il pensiero non ha tempo ne spazio, posso pensare ad eventi passati, o ad eventi futuri, e posso pensare a ciò che succede qui, o in America per esempio.
Poi col pensiero posso creare storie inesistenti che esistono solo nella mente, posso creare cose fantastiche, ma anche incubi, infine è mutabile, perchè può cambiare attraverso l'analisi e le credenze. quindi riassumeri con: - temporale/spaziale - creativo o distruttivo se vogliamo - mutabile. Per ora mi vengono in mente questi, e non so nemmeno se lo sono. |
Le prime cose che mi vengono in mente sono: Volontà (propria ma allineata con quella superiore), Energia, Responsabilità.
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Metterei Intenzione (che vedo connessa con la Volontà di cui parlava Luke) e direzione
Torno un attimo indietro: Citazione:
Di cosa sono fatti i pensieri? |
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un pizzico di immaginazione, come ce lo vedete?
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La l'ho scritto per far capire che può essere più di una strana specie di ginnastica. Comunque ok ci siamo capiti :) |
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