Nel paese dei ciechi chi ha un occhio solo è un re
Grande verità ed è la condizione in cui a vari livelli versa la società ancora oggi, il problema nasce nella differenza che c'è nei vari scalini per esempio:
tra ciechi e chi ha un occhio solo e tra chi ha un occhio solo e chi ne ha due. Mentre chi è completamente cieco se parla e discute di qualcosa che assolutamente non conosce con qualcuno che almeno un pò vede deve per forza ammettere la sua ignoranza, chi un pò vede non ammetterà mai (a se stesso) che qualcuno possa vedere meglio. Alcuni percorsi cercano di ovviare alla cosa con qualcosa che suona in maniera un pò semplicistica così: "ci vedi con un occhio? Chiudilo per una decina di giorni, così quando lo riaprirai ti renderai conto che ci sono differenze tra i vari stati" A volte funziona ed è un passaggio che tutti in qualche maniera facciamo inconsciamente su vari aspetti della vita, ma purtroppo non sempre è sufficiente, anzi soprattutto quando compiuto involontariamente ci si riadatta molto velocemente. |
Mi fa riflettere ciò che hai scritto ma più di tutto, questo:
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Chiudere l'occhio, però, vuol dire non vedere - anche se per brevi istanti - e la paura del buio, a chi non è abituato, assale e fa paura comunque. C'è insomma quell'attaccamento a ciò che ci fa, o almeno ci da la sensazione, oltre che la percezione di possedere qualcosa di definito, saldo. Quel qualcosa che ci permette, anche se con un solo occhio, di avere un collegamento con l'esterno. La visione delle cose, passa per le nostre certezze. |
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Applicare questo alla vita può significare ostinarsi a non vedere una cosa che gli altri vedono, oppure essere immersi in una realtà che a son di vederla quasi non la vediamo più, se ci allontaniamo da questa realtà per un periodo (equivalente di occhio bendato) quando tolgo la benda dovrebbe apparirmi più chiara di come quando la vedevo sempre, se poi mi danno gli occhiali e ci vedo ancora meglio, riesco a scorgere dei particolari che prima mi sfuggivano e così via. Il problema sta nel capire quale tipo di visione ho, se ho la benda sugli occhi, (qualcuno dice le fette di salame...), e in base a quale criterio lo posso stabilire, visto che ci si può fidare solo dei propri occhi, ma se l'occhio dovesse ingannarci, il che equivale a essere ciechi fra i ciechi, come facciamo a capire chi vede meglio di noi ? |
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Quindi, secondo me, il sapere, il conoscere, che tipo di visione ho è funzionale alla circostanza per cui, conscio che le certezze e le visioni possono cambiare, devo ammettere a me stesso quando, effettivamente, c'è qualcosa che posso vedere in modo diverso da altro punto di vista ma che ho evitato di fare per il " semplice" fatto che non voglio abbandonare la visione a cui sono abituato. Sarebbe come perdere un punto di riferimento, no? nonso.gif Umiltà, forse? |
l'importante è capire chi è cieco, chi possiede un occhio solo, chi ne ha due...
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In parole povere, in un discorso di autoconoscenza poco mi interessa se qualcuno vede più o meno di me.. se non per capire se come vedo io è possibile di miglioramenti. Rimanendo in metafora, se vado avanti a tastoni, prendo capocciate ad ogni ostacolo e mi sento sfrecciare vicino qualcuno che corre e non sento botti... qualcosa mi fa pensare che è possibile vedere meglio. Diciamo che comunque qualsiasi cosa è sempre migliorabile, questo basterebbe per tagliare tutto sto discorsone, però è il famoso stimolo di cui sempre abbiamo bisogno, generalmente solo se ci rendiamo conto che è possibile fare meglio una cosa, che qualcuno può fare meglio una cosa... allora qualche volta riusciamo a migliorarci, ma come detto sopra raramente funziona. |
conosco una frase molto comune che molti spesso dimenticano "saggio è colui che sa di non sapere" e dunque manifesta la sua umiltà nell'apprendere anche da persone che gli appaiono più semplici ed ignoranti, nessuno è portatore di verità assolute, si può solo tentare di costruire un dialogo che porti a conclusioni logiche senza avere la presunzione di essere sempre nel giusto, l'uomo è imperfetto e come tale sbaglia, specialmente quando affronta problemi grandi e coinvolgenti la sfera dell'essere.
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Eppure mi pareva si parlasse di vedere e non di sapere, e di come il meglio vedere permette di meglio muoversi. Il sapere, a mio avviso, è già più in là...
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eppure mi sembrava di aver compreso che il vedere fosse una metafora del conoscere, del sapere....
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Non li associo sempre vedere e sapere. Il sapere può anche derivare da una esperienza ed è qualcosa di consolidato mentre il vedere può accadere nel momento.
Non si sa sempre tutto ma si può imparare e conoscere vedendo. Se si hanno gli occhi chiusi si può non vedere l'elefante che ci schiaccia, ma con uno occhio mezzo aperto però magari vedi l'ombra e ti insospettisce e apri le percezioni. |
Posso vedere una cosa che so ma potrei non sapere una cosa che vedo
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Posso vedere una cosa e saperla e posso vedere una cosa senza saperla.
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Filo, io so che che i cani hanno 4 zampe e posso anche vederlo Io posso vedere il cielo ma non so quante stelle ci sono, come sono fatte tutte etc.... |
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Vedendo il cielo, invece so che esiste, lo posso guardare ma comunque, di quella visione, poiché sarò caduco della sostanza, non sono in grado di farlo mio. Cioè, ancora, vedo ciò che gia so, quel che è più vicino a me ma ho difficoltà, non sono in grado al momento, se pure vedo il cielo, di sapere come è fatto.nonso.gif |
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