Ermopoli

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RedWitch 30-04-2006 11.59.21

Accettazione
 
Mi sembra interessante provare a sviluppare l'argomento,visto che è saltato fuori nella sezione aforismi...
Tra l'altro, poco fa, sono capitata in un sito, dove ho trovato un sondaggio, la domanda era:

Come definiresti la tua vita in questo momento?

C'erano diverse possibilità di risposte:

Felice
Serena
Ansiosa
Infelice
Non so rispondere

La percentuale più alta delle persone che ha risposto, ha detto "ansiosa" , seguita da infelice, serena, felice, ma anche i non so rispondere, hanno una percentuale altina (7% mi pare)
Pensavo peraltro, che, per lo piu' sono giovani le persone che navigano, dunque è facile che la fascia di età non sia poi così alta.. ma vabbeh.. è secondario forse..

Abbiamo già visto che accettarsi dovrebbe essere il primo passo, per poi ritrovare il candore dei bimbi.. ma nel frattempo, accettarsi, forse sarebbe un buon passo, per poter affermare di essere sereni... per cominciare a vivere ..
Tutte queste cose le abbiamo già viste sparse qua e là in forum.. ma visto che ci sono nuovi amici in forum, possiamo raggruppare un po' di punti di vista.. la ricetta per la "felicità", non la possiamo trovare con poche parole, ma magari, possiamo trovare alcuni spunti, per capire come accettarci davvero.. alla faccia dei modelli imposti...boccaccia:

Ray 30-04-2006 12.34.51

Accettarsi è smettere di opporsi a se stessi...

cambiare è collaborare col se stessi al quale più non ci si oppone...

Giudi 30-04-2006 13.02.47

Citazione:

Originalmente inviato da Ray
Accettarsi è smettere di opporsi a se stessi...

cambiare è collaborare col se stessi al quale più non ci si oppone...

Trovo che questo punto di vista sia molto profondo e che sia la sintesi di un cammino lungo e articolato, a tratti anche doloroso, ma nella mia esperienza è l'unica modalità che mi ha consentito di evolvere .... Certo... in questo modo a me manca un po' la spensieratezza....forse perchè c'è tanto sforzo di volontà.... ma forse è inevitabile! Mi sembra anche un po' un paradosso... ma mi torna molto la metafora per cui per essere sereni bisogna essere se stessi e per riuscire ad esserlo bisogna fare gli scultori: togliere le parti che non servono e lasciar riemergere l'opera d'arte...Lo dicono anche di Dio: scultore, vignaiolo (anche in questo caso il lavoro è lo sfrondare)!!! Tanta amorevolezza verso questa operazione di per sé difficile può aiutare ad ammorbidire il dolore delle asportazioni e l'esposizione delle carni vive prima che si riesca ad essere in equilibrio in vesti più autentiche...

pluto 01-05-2006 13.59.47

accettazione
 
Accettare se stessi con i propri difetti, (l'ho scritto in altra parte del forum)può essere il primo passo per poi eventualmente poter migliorare...Accettare se stessi vuol anche dire accettare gli altri per come sono...e riuscire a condividere bei momenti assieme agli amici...pensando di poter dare qualcosa agli altri...e soprattutto sorridere e ridere assieme agli amici.....L'accettazione di noi stessi comporta....un po' d'amore per noi e per chi ci circonda.....(ciò non vuol dire che ogni tanto qualche nube "fumina" non ci attraversi "sorniona":@@ ):C:La felicità, l'ansia, l'infelicità....tutte queste cose esistono....dobbiamo imparare a convivere ....la felicità in particolare credo sia qualch piccolo momento....non di più.....

Kael 01-05-2006 15.09.23

Se amate solo i vostri amici, che merito ne avrete?

All'interno dell'uomo avviene lo stesso.
Abituato a dividere tutto in bello e brutto, amico e nemico, tende ad amare solo una parte di se stesso, e a rifiutare l'altra.
Non si riesce ad amare ciò che non piace di se stessi, o almeno è molto difficile...
Invece è proprio verso quella parte che si dovrebbe avere l'amore più grande, "pregando" per essa.

RedWitch 01-05-2006 15.15.40

Citazione:

Non si riesce ad amare ciò che non piace di se stessi, o almeno è molto difficile...
Invece è proprio verso quella parte che si dovrebbe avere l'amore più grande, "pregando" per essa
Spesso non si riesce ad amare ciò che non piace di essi, perchè si rifiuta a priori... cioè, ci identifichiamo con le parti che ci piacciono, soffocando la parti che non ci piacciono, (io sono solo bella brava e buona sisi come no icon_mrgr: ) e poi arrivano i problemi (tipo l'ansia che diceva Pluto) . Per accettazione, intendevo prendere coscienza che anche le parti che non ci piacciono esistono (eccome se esistono), e accettarle.. senza ricacciarle "giù" quando si affacciano.. arrendersi a sè stessi diceva Ray....
ecco.. prendere coscienza, della loro esistenza, credo che sia proprio il punto di partenza per accettarle/accettarsi :C:

pluto 01-05-2006 16.05.44

Accettazione
 
Mi piace moltissimo ciò che dite sia Kael che dice di "pregare" per quella parte di noi che non piace e che vorrei però ne parlasse di più....sul significato di quel "pregare" che Red quando parla di condivisione di quelle parti che non piacciono e di "arresa"....se ne parlate di più mi piacerebbe sentire ancora il vostro punto di vista......:C:

seleparina 01-05-2006 16.35.59

Citazione:

Originalmente inviato da RedWitch
Per accettazione, intendevo prendere coscienza che anche le parti che non ci piacciono esistono (eccome se esistono), e accettarle.. senza ricacciarle "giù" quando si affacciano.. arrendersi a sè stessi diceva Ray....

Sono d'accordo in parte con questo. E' vero che per poter accettare le parti di noi che non ci piacciono la prima e unica cosa possibile è esserne consapevoli, ma è pur vero che l'accettazione di esse è possibile anche senza dover necessariamente farle uscire fuori...farle uscire è il primo passaggio per l'individuazione del nostro essere che non ci piace, ma il secondo passo secondo me è proprio esservare sul nascere e cercare di frenare.
Se ad esempio ho degli scatti d'ira, la prima volta che mi renderò conto di averli (lo so, tutti lo sappiamo quando ci accade, ma esserne consapevoli non è esattamente la stessa cosa) ne avrò interiorizzato le caratteristiche e da lì posso partire per analizzare questo difetto anche e soprattutto al suo prossimo riaffiorare. Questo non significa però che devo avere lo scatto d'irae lasciarlo lavorare indisturbato solo per darmi la possibilità di osservare. Il problema sta alla radice.Questa radice che è sotterrata all'interno di noi è sempre lì presente e non è necessario far uscire il "sintomo" per analizzarne la causa.

RedWitch 01-05-2006 22.10.48

Citazione:

Se ad esempio ho degli scatti d'ira, la prima volta che mi renderò conto di averli (lo so, tutti lo sappiamo quando ci accade, ma esserne consapevoli non è esattamente la stessa cosa) ne avrò interiorizzato le caratteristiche e da lì posso partire per analizzare questo difetto anche e soprattutto al suo prossimo riaffiorare. Questo non significa però che devo avere lo scatto d'irae lasciarlo lavorare indisturbato solo per darmi la possibilità di osservare. Il problema sta alla radice.Questa radice che è sotterrata all'interno di noi è sempre lì presente e non è necessario far uscire il "sintomo" per analizzarne la causa.
Si Sele, mi riferivo proprio al rendersi conto di averli (ammetterli-->prenderne coscienza ---> accettarli).. è questo che di solito non si accetta.. per ricacciare giu', intendevo appunto rifiutarli a priori, non volerli vedere insomma ... sicuro, una volta che ho individuato il "difetto", non devo lasciarlo sfogare indisturbato altrimenti andremmo (minimo) tutti a spaccare oggetti in giro dry.gif

jezebelius 01-05-2006 23.45.41

Citazione:

PLUTO SCRIVE:
Accettare se stessi vuol anche dire accettare gli altri per come sono...e riuscire a condividere bei momenti assieme agli amici...pensando di poter dare qualcosa agli altri...e soprattutto sorridere e ridere assieme agli amici
Mi ha colpito questo pezzo e su questo per un attimo porto l'attenzione.
Il " pensare " di dare qualcosa non è la stessa cosa che " darlo veramente ".
Il punto mi pare che sia questo.
Eggià..siamo talmente convinti di " essere " ciò che mostriamo da non poter assolutamente scindere ciò che si E' da quello che si mostra,a patto che, come dice Sele, non si sia consapevoli .
E' ovvio, mi pare, che la confusione esista e che questa è ben conservata e nascosta dentro di ognuno.
Il discorso è sempre li: se sono convinto di essere ciò che mostro ( ed in questo senso tale struttura assume la " originalità " ) va da se che tutto quello che ne deriva, dunque anche il " dare " agli altri come diceva Pluto, è fittizio ovvero non reale.
Mi convinco che quelle " azioni partono da me " quando invece sono soltanto il riflesso di una Essenza che è ben lontana, oscurata da convinzioni strutturate,dall'essere trovata!
Da ciò paradossalmente anche il sorriso è fittizio, falso; quante volte si è assunti un comportamento o si è mostrato un aspetto di convenienza, per essere ( sembrare all'occorrenza ) anche all'altezza degli altri?
Parlo, in sostanza, di un cambiamento radicale che alla fine rende tutti
" capaci " di capire se ciò che si mostra è reale o meno; rende tutti capaci di comprendere che tutto ciò che si mostra/assume in quanto estraneo va modificato, collaborando, come Ray dice, con se stessi.
A questo punto - e a m,io avviso solo a questo punto - si puo accettare gli altri per quello che " veramente " sono.
Accettarli senza modificare se stessi mi pare che da un lato sia fattibile ma non sarebbe altro, al lato opposto, che legittimare un me stesso che di Reale possiede ben poco ma di contro molta apparenza.

Haamiah 02-05-2006 00.35.43

Fino a che siamo incarnati in un corpo noi siamo tutto, siamo bene e siamo male, e la consapevolezza di questo ci deve portare anche all'accettazione della nostra condizione duale....la felicità, in quanto condizione esistenziale, non esiste, è solo un'utopia, possono esservi rari momenti, ma solo solo un soffio, rispetto alla durata di una vita. L'accettazione di sè è la comprensione profonda della nostra dualità, e la ricerca dell'equlibrio in questa condizione è la nostra meta.....Se l'uomo fino a che incarnato non potrà raggiungere la luce, per dirla con Bulgakov, cercherà perlomeno di raggiungere la pace....

acquaefuoco 17-06-2006 00.51.14

Mi piacciono i discorsi emersi in questo topic... corrispondono al mio sentire.

Ho avuto incontri ravvicinati con persone che fraintendono totalmente il senso dell'auto-accettazione... per loro accettarsi significa trovare il modo di convivere con i loro difetti, cosa di per sè non sbagliata, il problema però è che non finalizzano questo periodo di convivenza ad un "contratto matrimoniale" con il sè stesso che si mettono d'impegno ad accettare! No, dal loro punto di vista accettarsi è smettere di sbattere la testa (ahia!) contro il muro dei loro limiti: "non si può cambiare ma solo accettarsi". E' certi psicologi - osservo - in un modo o nell'altro fomentano proprio questo atteggiamento passivo. Ecco sì, inducono un attegiamento di auto-accettazione passiva... che partorisce le "terapie" decennali alla Woody Allen!

Il "contratto matrimoniale" sano dell'auto-accettazione-attiva sarebbe invece: "ok, ora riconosco di essere così è così, non nego più di avere [faccio esempi alla buona e a caso] un caratteraccio, di perdere la pazienza per un nonnulla, di essere patologicamente geloso, di trovarmi a disagio a parlare in pubblico ecc. Riconosco queste mie caratteristiche e proprio perchè le riconosco non mi vittimizzo nè mortifico a causa loro, anzi, mi rimboccherò da subito le maniche e (non proverò a fare ma) farò azioni concrete per essere la persona che mi piacerebbe essere".
Fatti insomma non solo parole e pensieri o, ancora meglio, azioni conseguenti a pensieri ben chiari e diretti a una meta, ovvero azioni conseguenti ad intenzioni. Questo per me è il senso sano dell'accetarsi.

Dobbiamo accettarci certo, perchè se non ci accettiamo per quel che siamo (sarebbe più corretto dire per quel che mettiamo in scena di noi) non possiamo essere qualcos'altro (andare alla ricerca del nostro vero Sè).

Una delle più grandi balle che le persone poco consapevoli si propinano da sè è che non si può cambiare... invece è tutto il contrario, tutto nell'universo cambia ed è proprio per opporci al cambiamento che si tende "automaticamente" a compiere grandi sforzi, a dissipare energia per il mantenimento della struttura esistente. Le persone che vivono così sono talmente abituate ad avanzare col freno a mano tirato che non si rendono più conto di quanta fatica impiegano - gratuitamente - per far andare avanti le loro vite.

Lasciarsi portare dalla corrente, aprire le proprie vele al vento, essere quel che le scelte che via via facciamo ci portano ad essere... è l'atteggiamento che più identifico con la serenità... non è un andare alla deriva... perchè ho bravo un timoniere: la mia consapevolezza. E ho fede nella rotta che mi indica Dio.

stella 17-06-2006 08.35.39

Citazione:

Originalmente inviato da acquaefuoco

Dobbiamo accettarci certo, perchè se non ci accettiamo per quel che siamo (sarebbe più corretto dire per quel che mettiamo in scena di noi) non possiamo essere qualcos'altro (andare alla ricerca del nostro vero Sè).

Una delle più grandi balle che le persone poco consapevoli si propinano da sè è che non si può cambiare... invece è tutto il contrario, tutto nell'universo cambia ed è proprio per opporci al cambiamento che si tende "automaticamente" a compiere grandi sforzi, a dissipare energia per il mantenimento della struttura esistente. Le persone che vivono così sono talmente abituate ad avanzare col freno a mano tirato che non si rendono più conto di quanta fatica impiegano - gratuitamente - per far andare avanti le loro vite.

Lasciarsi portare dalla corrente, aprire le proprie vele al vento, essere quel che le scelte che via via facciamo ci portano ad essere... è l'atteggiamento che più identifico con la serenità... non è un andare alla deriva... perchè ho bravo un timoniere: la mia consapevolezza. E ho fede nella rotta che mi indica Dio.

Concordo con quello che dici.
Accettarsi vuol dire convivere bene con se stessi, anche con le parti di noi che non ci piacciono, e su queste lavorare attivamente per essere come vorremmo essere.
Questo significa rompere le barriere e i freni che ci inibiscono.... essere spontanei, esprimere gioia quando ci sentiamo gioiosi, rabbia quando la sentiamo, e così via....
Tante volte si è costretti e reprimere i propri veri sentimenti e le emozioni, e così si perde la serenità e la gioia di vivere...
Ho notato che quando ci si dimentica di se stessi, quando si molla il controllo sul proprio sè, si è veramente se stessi.... e si vive tutto più intensamente e ci si sente sereni e realizzati, anche se si stanno passando dei periodi burrascosi, escono tante energie inutilizzate, si vive al 100% invece che al 25% e questo significa che raramente sfruttiamo a pieno le nostre possibilità...
Quando si è sè stessi è più facile anche migliorare sè stessi, semprechè lo si voglia veramente... Chi dice che non si può cambiare e non fa nessuno sforzo per migliorare, vuol dire, in fondo, che gli va bene così.
Perchè sono convinta che volere è potere, e quello che si vuole veramente lo si ottiene, soprattutto da se stessi.
Io nella mia vita ho fatto diversi cambiamenti, a volte involutivi, altre volte evolutivi... Ognuno di noi non è lo stesso individuo di ieri e nemmeno lo stesso di domani, siamo in continua evoluzione, le cellule del nostro corpo si rinnovano in continuazione, quindi cambiare si può ma dipende da noi...
Lasciarsi portare dalla corrente sapendo però chi c'è al timone della barca, è un vivere la vita pienamente e assaporarla più intensamente, e questa è la serenità e la pace interiore.

Ciao

:C: fiori.gif

Papi 17-06-2006 10.06.09

Portiamo l'unità in noi, ma pensiamo di aver bisogno dell'altro per completarci e spesso, ciò che ci piace degli altri è ciò che sentiamo di avere latente in noi, ma non riusciamo a concretizzare, e ciò che rifiutiamo negli altri è proprio uno dei nostri difetti.
Una volta in equilibrio, in armonia con noi stessi, posti al centro, saremo davvero sereni e diverremo persone irradianti, capaci di apportare benefici all'ambiente attorno a noi e di rafforzare noi stessi e gli altri.
Il miglior test sarà la l'effetto benefico su di noi e su chi ci circonda, cui sottrarremo malinconia e tristezza e apporteremo Amore.
E' così che riconosco le persone realmente consapevoli del vero Sè, dal fatto che le piante, le persone, i bimbi, il cibo, gli amici, tutto ciò che ha rapporto con loro, riceve luce, allegria.

Ray 17-06-2006 18.11.26

Citazione:

Originalmente inviato da stella2
Questo significa rompere le barriere e i freni che ci inibiscono.... essere spontanei, esprimere gioia quando ci sentiamo gioiosi, rabbia quando la sentiamo, e così via....

premetto che concordo in linea di massima con quello che esprimi nel post, nella sua totalità.

Però, scusa se pignoleggio (ho imparato da qualcUno icon_mrgr: ), cosa intendi per "esprimere"?

Per vivere serenamente, se sento rabbia cosa dovrei fare, come dovrei "esprimerla" per non reprimerla?
Spaccare la faccia al vigile che mi da la multa?
Oppure non spaccargliela ma manifestargliela in parole e atteggiamenti?
Oppure tenermela come fatto mio, pur non reprimendola, ma comunque controllandola (nel senso di dominarla)?

Non mi riferisco a te e ribadisco che concordo con quanto hai detto... è che spesso "essere spontanei" viene letto come un arrendersi ai propri impulsi (come se facesse bene!)... un lasciarsi trasportare dalla corrente, ma senza timoniere...

stella 17-06-2006 22.05.49

Citazione:

Originalmente inviato da Ray
premetto che concordo in linea di massima con quello che esprimi nel post, nella sua totalità.

Però, scusa se pignoleggio (ho imparato da qualcUno icon_mrgr: ), cosa intendi per "esprimere"?

Per vivere serenamente, se sento rabbia cosa dovrei fare, come dovrei "esprimerla" per non reprimerla?
Spaccare la faccia al vigile che mi da la multa?
Oppure non spaccargliela ma manifestargliela in parole e atteggiamenti?
Oppure tenermela come fatto mio, pur non reprimendola, ma comunque controllandola (nel senso di dominarla)?

Non mi riferisco a te e ribadisco che concordo con quanto hai detto... è che spesso "essere spontanei" viene letto come un arrendersi ai propri impulsi (come se facesse bene!)... un lasciarsi trasportare dalla corrente, ma senza timoniere...


Esprimere le proprie emozioni non vuol dire arrendersi ai propri impulsi.
Significa conoscere se stessi e incanalare le emozioni nella maniera giusta:
la gioia mi fa star bene fisicamente, la rabbia mi fa piangere...
Certo che se un vigile mi dà la multa non gli spacco la faccia e non mi metto a litigare, se la multa è meritata devo beccarmela, seppur con il muso lungo... comunque lo sguardo e l'espressione del volto dicono molto sulle emozioni che si provano....
Ma se nei rapporti interpersonali maschero le mie emoziono sotto un sorriso forzato, non sono spontanea, non sono me stessa.... recito un ruolo di circostanza, è questo che volevo dire...
Se poi una persona è di carattere collerico, e scatta per ogni cosa, forse dovrebbe capire dentro se stessa prchè è così scontenta e arrabbiata, forse non ce l'ha con il mondo ma con se stessa, e se la prende con gli altri per sfogarsi....
Comunque, in generale, se si reprimono le proprie emozioni prima o poi queste riemergono sotto altri aspetti. A volte un bel pianto è liberatorio, come una risata.... o perchè no, una scenata o una discussione... che quando ci vuole ci vuole....
dopo essersi sfogati ci si sente più leggeri, come se ci fosse tolti un grande peso da dosso.... e questo fa bene a noi, e anche a chi interagisce con noi perchè così ci conosce per come siamo e impara a rispettarci...
p.s. persino Gesù Cristo, la pace in persona, si è sfogato contro i mercanti nel Tempio....

Ciao

fiori.gif

ellebi111 17-06-2006 23.43.43

A proposito, un mio conoscente (è vera, giuro) arrabbiatosi con il vigile che gli ha fatto una multa l'ha strappata e.... mangiata sul posto davanti al funzionario allibito. strabuzza: questo si chiama lasciare che le emozioni si esprimano!

Io sposterei leggermente l'angolazione. Anche se cambia spesso ognuno di noi ha un'aspirazione, un modello ideale da raggiungere. Per raggiungerlo veramente però bisogna conoscere la strada da percorrere e quindi il punto da cui si parte e spesso durante il tragitto bisogna controllare il punto per evitare che venti impetuosi abbiano modificato la rotta impostata. Io lascierei perdere i termini 'buono, giusto, cattivo, ingiusto' ma passerei al concetto di 'distanza dalla mia meta' dell'atteggiamento in questione. Se io aspiro alla flemmaticità tipica dello snob inglese probabilente ogni scatto d'ira mi allontana dall'obbietttvo, se voglio fare il comico ed ascolto musica sacra con particolare attenzione alla dodecafonia nelle cerimonie funebri pure.
Accettarsi in fondo significa solo fare veramente il punto di se stessi. Poi bisogna anche studiare la rotta migliore per arrivare all'obbiettivo, che deve tenere conto delle capacità personali e non deve mai essere troppo ottimistica, pena delusioni cocenti.


Citazione:

Originalmente inviato da Ray
scusa se pignoleggio (ho imparato da qualcUno icon_mrgr: )

boccaccia: :C:

stella 18-06-2006 10.57.56

Citazione:

Originalmente inviato da ellebi111
Io sposterei leggermente l'angolazione. Anche se cambia spesso ognuno di noi ha un'aspirazione, un modello ideale da raggiungere. Per raggiungerlo veramente però bisogna conoscere la strada da percorrere e quindi il punto da cui si parte e spesso durante il tragitto bisogna controllare il punto per evitare che venti impetuosi abbiano modificato la rotta impostata.
[.....]
Accettarsi in fondo significa solo fare veramente il punto di se stessi. Poi bisogna anche studiare la rotta migliore per arrivare all'obbiettivo, che deve tenere conto delle capacità personali e non deve mai essere troppo ottimistica, pena delusioni cocenti.

boccaccia: :C:

E' vero. Ciascuno di noi ha un modello ideale da raggiungere...
Spesso però il modello da raggiungere, visto che è un ideale, risulta difficile e allora si è sempre insoddisfatti di se stessi....
Molte persone non si accettano perchè vorrebbero essere come quel tale o come quella tale...
Il tuo discorso però, non mira alla ricerca di emulare qualcuno, ma di fare il punto su chi siamo e come siamo per arrivare a come vorremmo essere...
Ma se io voglio fare il comico, anche se mi piace ascoltare musica sacra, nulla mi impedisce di fare l'uno e l'altro.... in momenti diversi, cioè una cosa nel pubblico e un'altra nel privato.
Conoscerci e accettarci vuol dire anche conoscere i nostri talenti nascosti e metterli a frutto, ognuno ha dei talenti da sviluppare, chi in un campo chi nell'altro....
Però tante volte la vita di tutti i giorni ci porta a sacrificare le nostre "passioni" per cose più pratiche...
A me per esempio piace tanto scrivere e leggere di tutto e fin da piccola avevo questa passione, ma per questioni di lavoro e di vita quotidiana lo scrivere e il leggere è stato relegato a piccoli ritagli di tempo, mentre qualcuno ci dededica la vita...
Per quanto riguarda i lati del carattere che vorremmo migliorare, penso che con un serio lavoro su se stessi, di autodisciplina e di autocontrollo, ci si riesce, rimanendo comunque di base noi stessi con le nostre caratteristiche innate.
Il tuo discorso è chiaro e lineare: partire da un punto per arrivare a un obiettivo.
Mi piacerebbe sapere quante persone hanno raggiunto il loro modello ideale...
Io ho imparato ad accettarmi come sono, visto che il mio ideale di come vorrei essere non lo raggiungerò mai, mi accontento di essere il più possibile spontanea....
Riguardo alle emozioni e agli impulsi, ho imparato a contare fino a 10 prima di far esplodere un sentimento di rabbia.... il più delle volte sbollisce da sola, allora significa che era solo il primo impulso...

Ciao fiori.gif

Ray 18-06-2006 11.32.49

Citazione:

Originalmente inviato da ellebi111
Poi bisogna anche studiare la rotta migliore per arrivare all'obbiettivo, che deve tenere conto delle capacità personali e non deve mai essere troppo ottimistica, pena delusioni cocenti.

Al di la del fatto che, essendo l'obiettivo non ancora raggiunto, o possiedo una cartina tracciata da altri che l'hanno raggiunto, oppure il concetto di "rotta migliore" è un'ipotesi, che va di volta in volta verificata e riaggiustata... vorrei capire se quel tuo "ottimistica" si riferisce alla rotta o all'obiettivo.

Se si riferisce all'obiettivo non concordo. Che esso sia elevato o meno è scollegato da eventuali cocenti delusioni. Delusione è opposto ad illusione e non centra con gli obiettivi.
Una cosa è stabilire l'obiettivo.
Altra cosa è illudermi di arrivarci, illudermi di arrivarci in un dato tempo, illudermi di essere già ad un dato punto (e magari poi scoprire che si è più indietro). Queste (e altre) semmai sono fonte di delusione, non l'obiettivo. Comunque anche la delusione può essere un'esperienza utile al viaggio verso l'obiettivo...

Poi, sui lati del carattere o della personalità, a cui Stella riferisce, ci possono essere vari obiettivi... si può cercare appunto di aggiustare alcuni lati della personalità... ma si può anche ceracre di sbarazzarsi di qualsiasi personalità...strabuzza:

ellebi111 18-06-2006 16.05.38

Citazione:

Originalmente inviato da Ray
Al di la del fatto che, essendo l'obiettivo non ancora raggiunto, o possiedo una cartina tracciata da altri che l'hanno raggiunto, oppure il concetto di "rotta migliore" è un'ipotesi, che va di volta in volta verificata e riaggiustata... vorrei capire se quel tuo "ottimistica" si riferisce alla rotta o all'obiettivo.

alla rotta, e quindi ai passi da fare.

Citazione:

Originalmente inviato da stella2
E' vero. Ciascuno di noi ha un modello ideale da raggiungere...
Spesso però il modello da raggiungere, visto che è un ideale, risulta difficile e allora si è sempre insoddisfatti di se stessi....

Questo è l'esempio tipico del fatto che non si è compreso il percorso. In questo rispondo anche a Ray dicendo che il mio ideale può essere molto distante e quindi irraggiungibile, ma quando traccio la rotta (se non mi mento) mi rendo subito conto che 'allo stato attuale delle mie forze è irraggiungibile' e quindi non mi illudo di riuscirci. Se voglio andare a Santiago de Compostela da Torino a piedi non posso pensare di metterci 15 giorni e neanche 60 se non sono allenato. Semai dopo una corretta preparazione posso dimezzare i tempi, ma quando faccio i calcoli non posso paragonarmi a mennea per definire le distanze percorribili. Quindi dovrò dirigermi verso quella direzione e nel frattempo cercare dentro di me le forze per aumentare la percorrenza giornaliera.

Citazione:

Originalmente inviato da stella2
Molte persone non si accettano perchè vorrebbero essere come quel tale o come quella tale...
Il tuo discorso però, non mira alla ricerca di emulare qualcuno, ma di fare il punto su chi siamo e come siamo per arrivare a come vorremmo essere...

Il volere emulare qualcuno è il metodo peggiore per ottenere qualcosa. Se veramente ammiro qualcuno e ne studio le caratteristiche al punto di avere veramente compreso il modus vivendi di quella persona, non ho più bisogno di emularla perchè ho tutte le risposte sul come agire. Se invece non ho compreso posso solo scimmiottare, il che non mi rende poi così uguale al mio idolo.
Lasciamo per un'attimo fuori gli altri e gli esempi che ci possono dare, il fine deve essere ricercato dentro di noi, se no vivremo la vita di un'altro.

Kael 18-06-2006 16.41.43

Accettazione...

Alla fine non sono gli altri che non accettiamo, ma i vissuti nostri che questi ci provocano.

Non è Tizio che non accetto. E' la rabbia, o il fastidio, o l'antipatia che escono da me, che non accetto. Tizio non fa altro che farmi uscire tali emozioni meccanicamente, e io di solito lo incolpo anzichè essergli grato di far uscire quelle parti di me che non conosco e respingo.

Non ci si relaziona quasi mai obiettivamente.
Ci si relaziona sempre con se stessi, con quei vissuti cioè che Tizio mi provoca, ma che sono miei. Io non mi relaziono con Tizio ma con quello che Tizio fa uscire di me.

In definitiva non sono gli altri a "infilarci" dentro delle emozioni.
Sono emozioni che sgorgano da noi, dal nostro essere.
E finchè non accetterò me stesso, nella mia totalità, troverò sempre qualcuno che mi darà l'illusione di essere diverso e diviso da me...

stella 19-06-2006 11.40.13

Citazione:

Originalmente inviato da Kael
Accettazione...
E finchè non accetterò me stesso, nella mia totalità, troverò sempre qualcuno che mi darà l'illusione di essere diverso e diviso da me...

Questa frase non l'ho capita bene....

Ma perchè, secondo te, è tanto difficile accettare se stessi nella propria totalità????
Perchè è così difficile accettare quelle emozioni che gli altri ci suscitano ???
Perchè molti se la prendono con gli altri perchè ce l'hanno con se stessi????

Però vorrei fare una precisazione, almeno per quel che mi riguarda, visto che ognuno può parlare con cognizione di causa solo del proprio vissuto:
se di primo acchito una persona mi risulta antipatica, e non mi va a genio, non credo che l'emozione che mi suscita parta da un qualche problema che c'è dentro di me....
Può darsi che non mi trovi in sintonia con quella persona perchè non ci troviamo sulla stessa lunghezza d'onda, o per qualche suo atteggiamento...
Io distinguerei conflitti interiori che emergono quando mi rapporto con qualcuno che me li fa riemergere, e allora sì è un problema mio, da problemi che forse ha quella persona nel rapportarsi con me, e che comunque mi suscita delle emozioni negative...
A volte noto che delle persone dimostrano una chiusura che io percepisco, o stanno recitando un ruolo... per cui è come se mi inviassero dei segnali col loro modo di rapportarsi.... in questo caso forse il problema non è mio, ma di chi ho di fronte in quel momento.

Ciao

:C:

Kael 19-06-2006 11.53.10

Citazione:

Originalmente inviato da stella2
A volte noto che delle persone dimostrano una chiusura che io percepisco, o stanno recitando un ruolo... per cui è come se mi inviassero dei segnali col loro modo di rapportarsi.... in questo caso forse il problema non è mio, ma di chi ho di fronte in quel momento.

Indubbiamente chi si dimostra chiuso ha i suoi bei problemi, ma se tale atteggiamento ti crea disagio, fastidio o rabbia, il problema è anche tuo, a prescindere da chi hai di fronte.

Vediamo se riesco a spiegarmi meglio.
Se ti immergi in una vasca di acqua bollente, non riesci a sopportarla.
Ma NON è l'acqua bollente che non sopporti, in realtà non stai sopportando che il tuo corpo possa raggiungere una tale temperatura. Quindi non accetti una potenzialità tua. Non dell'acqua.

Se io imparo ad accettare tutte le sfumature di temperatura che il mio corpo può raggiungere, non troverò più acque in grado di alterarmi... le accetterò tutte. Ma questo sarà solo un riflesso della vera causa che è l'accettare ogni possibilità del mio corpo.
Rapporta questo agli altri e spero capirai il mio pensiero.

:C:

Kael 19-06-2006 12.41.39

Mi è venuto un altro esempio con i colori.
Associando ogni colore ad un'emozione, per esempio rosso/rabbia, verde/serenità, giallo/inquietudine etc, vediamo che ogni volta che incontriamo una persona il nostro corpo si colora di un colore diverso. L'altro quindi ci "aiuta" a farci vibrare a differenti livelli, che si manifestano nei differenti colori, ma siamo noi a vibrare, ed è questo nostro vibrare che non sopportiamo ad un dato colore, ovvero a frequenze più o meno alte...
L'altro non c'entra niente.
In realtà non sopportiamo che il nostro corpo si manifesti di rosso (ad esempio) e non lo accettiamo, quando invece se il nostro corpo è "programmato" per vibrare anche di rosso, significa che questo fa parte del nostro essere, e non accettarlo significa non accettarci nella nostra totalità.

:C:

stella 19-06-2006 14.38.17

Ho capito. Ma questo riguarda soprattutto la conoscenza di noi stessi. Sapere quali sono le nostre reazioni in determinate circostanze, quali temperature possiamo sopportare e tutta la gamma di vibrazioni del nostro corpo in presenza di altre persone, e accettare tutto questo, significa conoscerci e accettarci nella nostra totalità.
Ma non è che, per esempio, io non mi accetto quando vibro di "rosso", lo so che può accadere e mi capita di amare anche i miei momenti di rabbia, i miei momenti "negativi" perchè fanno parte di me stessa.

Ciao

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