invertire la rotta
Lo piazzo qui perchè potrebbe essere una minkicon_mrgr: delle mie..
Dunque, supponendo che si sia dotati di forza, supponendo che si inizino a vedere i primi meccanismi automatici e/o i primi complessi..se fosse finalmente visibile che tale forza esiste ma viene sempre direzionata dalla parte sbagliata, ovvero verso l'autocommiserazione, il disprezzo, la delusione, la depressione ecc ecc Che si fà? Voglio dire. "Basta" un costante dirsi "adesso non mi arrabbio ma stò calma" per fare un esempio banale, dirselo e ripeterselo fino alla nausea anche se i risultati tardano ad arrivare? Scusate ma non mi vergongno a dire che ho bisogno di saperlo. Vorrei sapere se per cambiare direzione basta un ripetuto sforzo cosciente (che uno non basta l'ho visto da sola diavolo.g: ) Oppure è necessario un passaggio ulteriore? Teoricamente tutto il forum, o quasi, è su questo e quindi se un passggio ulteriore è necessario ed è scritto in giro posso accontentarmi (si fa per dire) di riprendere tutto in mano un pò alla volta e cercare, non voglio la pappa pronta..ho solo bisogno di almeno un punto fermo in questo caos che stò vivendo......icon_mrgr: |
Dafne, secondo me il dirsi una cosa non equivale a sforzo (tranne casi particolari)
io credo che il discorso sta nel trattenere, anche poco quello che viene spontaneo fare, non è detto che bisogna trattenere tutto in un colpo, se ci si riesce bene, altrimenti si arriva fino al proprio limite di sopportazione, così facendo piano piano le abitudini cambiano e il proprio limite sale di conseguenza, la costanza è il non fermarsi al primo gradino, ma continuare a stare sempre sul proprio limite man mano che questo cambia. |
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Spostata :)
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se vedi che la direzione è sbagliata, prova pian piano a direzionarla altrove.
e all'inizio c'è un momento ove sicuramente è percepito come "sforzo" cosciente. |
Condivido quello che ha detto Max (ogni tanto fai capolino :H)
Non è la cosa più facile del mondo ricordarsi di se, per quello serve passare e ripassare mille volte sulla stessa cosa finchè non entra il messaggio in noi, non si solve il precedente e coagula la buona abitudine. Alla fine tutto diventa una abitudine solo che la differenza è che questa volta l'abbiamo deciso coscientemente di farla entrare. Beh parla una a cui manca la costanza ( e mi mio padre me lo voleva dare come nome..... ). Arrabbiarsi potrebbe essere un'abitudine a rispondere a certi impulsi. Cosa si fà? Bella domanda. All'inizio secondo me non è salutare trattenere e dirsi "non mi arrabbio" perchè per quanto vuoi farcela ci sarà sempre una parte che verrà repressa, occultata e al momento giusto sparata fuori con tutta la forza che ha caricato nel buio della repressione. Succede che pensi di farcela, trattieni e poi raggiungi il limite il vulcano esplode. Il trattenere secondo me, per la mia esperienza può esserci solo dopo l'aver osservato a lungo i meccanismi, averli conosciuti ammessi e poi allora si possono trattenere sapendo cosa si sta facendo. Osservare le reazioni o i nostri movimenti interni vuol dire lasciare che agiscano (senza spaccare tutto possibilmente icon_mrgr:) e guardarli agire. Poi alla fine non è necessario interagire con l'esterno una volta che hai beccato il meccanismo ma per conoscerlo però si.. E' un pò come studiarsi. Però in quel momento accade una cosa simpatica dopo un pò che prendi pratica, accade che l'osservare le reazioni fa si che anche ti permetta di trattenerle, questo per dire che verrà il momento. In forum c'è il discorso sul trattenere però appunto secondo me si deve inizare dall'Osservare, che è un pò imparare a ricordarsi di se, il cambiamento poi avviene. Osservarsi implica un inizio di conoscenza di se, per cui una volta che inizi a conoscere te stesso si inizia anche a capire cosa c'è da trattenere, perchè se trattengo la rabbia... che sto trattentdo? Insomma se ti senti pronta trattieni, se poi esplodi non eri pronta diavolo.g: (mi permetto di giocare con te... ) |
occorre innanzitutto capire e vedere quando si trattiene.
inizialmente la difficoltà maggiore sta in quello |
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Ascoltala. Così la conosci. Citazione:
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Non intervengo sul resto per ora, ma una cosina tanto per...
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Quindi si, non c'è un passaggio ulteriore per cambiare rotta se non quello di allenarsi in modo continuato e costante senza arrendersi di fronte agli inevitabili (che pallen) fallimenti.
"Non mi arrabbio ma stò calma" presuppone un soffocamento dell'emozione negativa e non va bene. fin qui ci sono "Mi arrabbio ma stò calma" è un permettere all'emozione di salir su ma senza sfogarla. E anche qui..anche se è già più difficile.. "Stò calma ma lancio fuoco e fiamme..".:U sarebbe a dire che mi concedo di esternare mantenendomi però in una posiozione superiore, più alta, come quando sogno? Vedo la scena, so che sono io ma vedo anche tutto il resto. Non mi identifico con quell'emozione. Ci stà? Però rischio di cascare in quel "non sono io così" che mi crea buona parte di altri problemi ora..no? uhm ps Grazie Ray per la specifica sullo scarico che può essere esterno o interno leggo.gif |
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o forse significa che interiormente sei calma... pur se lanci fuoco e fiamme fuori:) quindi ci sta il tuo "non identicarti"
ma non solo con l'emozione ma anche a quello che da essa si genera (fuoco e fiamme) almeno secondo me |
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Se faccio fuoco e fiamme è perchè ho fatto salire la rabbia e li cerco di dire stando calma ma quello che è esce è infuocato anche se non esce con la rabbia. Come si fa??? |
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In effetti la definizione è migliore di quella che avevo dato io. |
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Per il resto anche a me non è chiarissimo, quel che Ray ha detto secondo me è giusto, perchè se si riesce ad osservare, significa che non ci si fa sopraffare dalla rabbia, non ci si fa sommergere, e quindi in una certa misura si riesce a regolare la rabbia.. cioè farla salire il tanto che basta per osservarla ma tenendola sotto il livello di "esplosione".. forse in questo modo si puo' riuscire a tenere a bada anche l'aggressività.. |
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Io sento così anche il fuoco e le fiamme. Se non le lascio andare osservandomi da un punto più "alto" o interno non conoscerò mai davvero me stesso perchè ho represso una parte. |
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Ultimamente che l'ho lasciata sfogare mi sono accorta di che nucleo incaxxato c'è sotto e dentro di me, mentre prima ero completamente insensibile a lei e la reazione era di de-pressione.... si depressurizza la potenza con cui la rabbia viene su, si pone al di sotto del potenziale energetico e la rabbia è potenziale energetico pazzesco, Per cui occorre un intervento mentale di repressione molto forte ecco perchè secodno me alla fine è demone così potente. La rabbia ha una pressione e spinta per uscire fortissima, che viene su con una forza pazzesca per cui tenerlo a bada è reprimerlo secondo me, io adesso spaccherei tutto tanta era repressa. E come faccio nel momento in cui ho una palla gigantesca di fuoco a non scagliarla? Posso solo buttarci acqua sopra, cambiare umore, deprimermi, vittimizzarmi, abbassarmi energeticamente, reprimere. Oppure pulire casa per 6 ore di fila (icon_mrgr:) o meglio impegnarmi tantissimo in qualcosa e in ogni caso qualcosa ho represso lo stesso ma altra l'ho trasformata. L'aggressività è presente perchè la rabbia non ha avuto modo di scaricarsi a terra o in altro, non certamente su nessuno, ovvio. Tenere a bada la rabbia fa salire il livello di aggressività, che spesso ridiventa rabbia e va ad ingigantire il nucleo rabbioso e represso pronto ad esplodere. Non si può tappare per sempre un vulcano o esplode o ti distrugge dall'interno. Una persona aggressiva si dice che è una persona incavolata con la vita. |
Ma infatti Uno parlava di lanciare..
Trattenere infatti non vuol dire solo non far uscire, vuol dire anche far uscire ma tenere al guinzaglio, proprio come si trattiene un cane che scalpita per avventarsi su qualcuno.. Io sono calmo e trattengo, lui tira e a seconda dei casi può essere un tirare debole oppure può tirare fino quasi a strozzarsi. Il problema è quando il guinzaglio non è ancora abbastanza robusto e il cane può spezzarlo, oppure quando noi non abbiamo ancora sufficiente forza nelle mani da non farcelo scappare.. Ma in linea di massima questi sono casi rari, val la pena di farlo e di iniziare così a migliorare anche la propria capacità di trattenere sempre più "in sicurezza"... |
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"fenomeni paranormali incontrollabili" (tratto dal libro "l'incendiaria" di stephen king) :) ecco se si lanciasse rimanendo calmi diciamo che si avrebbe il top. |
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Non basta dirselo costantemente perchè arrivi all' arrabbiatura e manco te ne accorgi icon_mrgr: Non stai calma e ti arrabbi...te lo dici e al momento giusto non lo ricordi e poi ti arrabbi...ma se ti in...emmm arrabbi grandiosamente e non trattieni e poi realizzi quanto macello senti dentro...comincerai a usare l' arrabbiatura a tuo uso e consumo nel senso che la rabbia..l' ira ecc possono esserci utili tuttavia in quei momenti non non siamo nè rabbia ne ira..proviamo queste sensazioni che scarichi sull' altro ma anche su te stessa...il massimo è usare e la rabbia e l' ira sapendo di usarle e poi ritirale..presente il domatore con i leoni? fiori.gif ops ho letto fino al post 17 non ho visto che proseguiva |
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Lanciare fuoco e fiamme, dovrebbe comunque essere fatto coscientemente non è sicuramente la reazione immediata all'arrabiatura.. |
No, non intendevo dire che bisogna sfogarsi contro chi abbiamo davanti ma che non si può decidere di farne salire il giusto che possiamo reggere senza pensare che l'altra parte va a reprimersi. Non ho detto che non va bene farlo, ho detto che una parte va a reprimersi, altrimenti la lasceremmo salire tutta controllandola tutta. E che già sapere che ho represso una parte vuol dire sapere che alla prossima avrò da recuperarla. Bon, non è detto che sia giusto, parlo di quello che ho vissuto io.
Di osservarmi vivere la rabbia mi è capitato due volte ed è una sensazione stranissima, dissociativa quasi e di calma si, ma non sono momenti che ho creato, sono stati piuttosto regali e non ho la forza di riprodurli, no. Sono d'accordissimo con te, se lascio andare la rabbia perdo ad un certo punto il controllo, infatti all'inizio l'osservazione avviene dopo e servirà appunto a stabilire il limite di tolleranza che descrivi sopra. Io non riesco a mettere in parole cosa intende Uno però la rabbia sono fiammate violente che bruciano tutto, ma se controllo il fuoco non faccio fiamme, faccio braci. Non so forse è il come affrontiamo la rabbia. Se penso solo a me mentre faccio fuoco dovrei non desiderare di liberarmi della rabbia, cosa che invece accade, ma osservarla per poterla trasformare. Prima della domanda... no, io non ci riesco ancora, ma penso che sia un punto importante considerare che noi facciamo di tutto per eliminarla, buttarla fuori o dentro per non sentirla perchè effetivamente è una vibrazione forte. |
L'osservatore in noi, se è tale, è esente dalla rabbia (o quel che è) che osserviamo, ma dovrebbe essere un qualcosa in più che abbiamo costruito e non togliere spazio a quel che c'è da osservare obbligando ad una parziale repressione (che cmq quasi sempre c'è, altrimenti basterebbe osservare una volta).
Stare calmi e fae fuoco e fiamme ha anche un'alra possibile interpretazione, che poi sarebbe la descrizione della miglior cosa da fare con quella rabbia che facciamo salire. Se ci ancoriamo, facciamo salire, e osserviamo, quella rabbia diventa fuoco e fiamme, ma mica esce. Si trasforma e trasforma. |
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calore e energia da utilizzare (rimanendo dentro) senza dispersione. insomma il miglior modo di usare quel pungolo che è scaturito. |
Se ci si arrabbia e intanto si è in grado di poter dire “ora sto calmo” vuol dire che si ha coscienza di quello che si sta facendo in quel momento. Allora magari è inutile ripeterselo perché robabilmente non ci si calma perché non lo si vuole o deve fare.
Io piuttosto ripensavo al discorso iniziale, ovvero se basta il costante dirsi “non mi arrabbio..”. Io credo che se il ripetersi costantemente una cosa, anche se fatto nel momento sbagliato invece che quando serve, se fatto per serio pentimento di qualcosa del passato, o con seria voglia di non sbagliare nel futuro, sia una presa di coscienza e si potrà trasformare in azione. Non lo vedrei tanto diverso da una specie di ricapitolazione. |
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Non so se funziona. personalmente quando inizia a salire e la vedo o meglio la sento cerco subito di osservarmi, e devo dire che se riesco a trovare quel punto da cui in genere mi osservo la cosa si scioglie da se, senza fare altro, se invece non mi ricordo di me stessa...beh lì è tutta un'altra storia... |
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------------- Il fuoco e fiamme di cui parlavo sopra è già rabbia trasformata, gli si toglie la parte impura e si emette il resto. Non che sia una cosa facile, ma sopra si parlava della cosa migliore da fare è questa è la cosa migliore che si può fare |
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Quello che non capisco è come si toglie, o meglio, dove si mette quella parte impura che le leviamo. Non lo capisco perchè il fuoco è già di per sè l'elemento più purificante di tutti, quindi lasciandolo semplicemente acceso dovrebbe da solo purificare quelle impurità, invece ho visto che più la si alimenta e più il sistema si "sporca"... Insomma bisogna agire a monte, non direttamente sulla rabbia.. |
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Senza negare la contesa anzi. Io invece spesso annullo l'altro senza esternare la rabbia , lo annullo dentro di me . Contengo la rabbia non la esterno ma la sfogo chiudendo ogni via all'altro . Credo sia la stessa cosa che esternare una rabbia impura ma la sfiducia nella comunicazione con l'altro mi disarma . Non riesco a fare di meglio perche' non credo ne valga la pena . A ciascuno il suo percorso ....forse un giorno ci ritroveremo senno' amen. Se invece i percorsi coincidono non c'e' contesa e neppure rabbia . Ma quanto raramente capita . |
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Dialogare è pur sempre meglio che tenersi dentro tutto soprattutto perchè l'altro non sa certe volte le motivazioni vere della nostra rabbia repressa e nascosta! non riesco a spiegarmi meglio ma penso che a volte tirar fuori possa guarirci e farci star meglio icon_mrgr: |
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----------- Non riesco a capire se questo trasformare, togliere la parte impura ed emettere il resto è qualcosa che avviene solo attraverso l'osservazione di noi stessi, se basta guardare quella rabbia o se invece dobbiamo fare qualcosa di più dell'osservarci e lasciarci attraversare per sentirla sciogliersi. Faccio un esempio pratico, ultimamente mi è capitato di essere di fronte al mio papà e in una discussione lui ha esagerato con le parole ed io ho sentito la rabbia salire e stavo quasi per reagire, me ne sono subito accorta (ero all'erta perchè sapevo che l'argomento era spinoso) ed è tornata immediatamente la calma dentro me e con pazienza mi sono seduta accanto a lui per spiegare le mie ragioni, quella rabbia si è sciolta nel nulla e non ha lasciato nessuno strascico in me e siamo riusciti a parlare ed è tornato sereno anche lui, ora mi chiedo... questo risultato (che per me è già grande e positivo) non è il giusto risultato del lavoro? in quel momento avrei dovuto far altro con quella rabbia che stava per esplodere? |
Io non ho capito, ma queste impurità sono i meccanismi che fanno salire la rabbia? Depurare la rabbia vuol dire osservarsi e trattenere e quindi controllare il meccanismo mentre lasciamo che l'energia si liberi? Questo è usare la rabbia? Restare calmi e fare fuoco e fiamme?
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Sempre restando in metafora sportiva è raro vedere vera rabbia agonistica. Quando un incontro sta per finire e si sta perdendo, i casi possibili di solito sono due: o monta la rabbia e con essa anche la scorrettezza, si fanno interventi cattivi, violenti, oppure ci si sconforta, rassegnandosi, e si chiudono del tutto i rubinetti, si rinuncia a combattere. |
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E il fatto che mi colpisce è che so cosa dovrei fare e come agire, in teoria, ma all'atto pratico non riesco a direzionare bene questa forza perchè certi meccanismi è come se avessero vita propria. Quante volte mi dico di non arrabbiarmi per qualcosa che mi fa scattare, di contare fino a 10 prima di arrabbiarmi, ma puntualmente questo non riesce o se ci riesco questa rabbia continua a lavorare dentro. In queste situazioni ho notato però che non ho quasi mai il coraggio di prendere il toro per le corna, come si suol dire, e giro intorno al problema senza prenderlo di petto, ma quelle volte che ci sono riuscita poi mi sono sentita bene e ho eliminato un po' di rabbia... In altri casi ho dovuto farmi un po' di violenza nel senso di sostituire un'abitudine con un'altra, per esempio il fatto di non rimandare a domani quello che posso fare oggi e così via, e quando mi faccio una promessa poi ci tengo a mantenerla e tanto più verso gli altri, e così, a piccoli passi, cercare di direzionare la rotta verso la direzione voluta. |
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Stò verficando personalmente che non solo vivo di convinzioni che non mi appartengono ma che di queste convinzioni mi stò servendo, in un certo senso, non per il sonno ma per un totale coma indotto manata.gif Come percepivo qui sopra anni fà sono "direzionata" verso il lato sbagliato. Forse più che io ad esser direzionata è la direzione dell'energia che mi attraversa ad andare nel posto sbagliato. Verso un buco nero che la assorbe tutta e mi lascia vuota. Arrabbiarsi o compatirsi mi par quasi siano adesso un modo per procacciarsi proprio quell'energia che va a nutrire quel buco e non il buco stesso. Trattengo facilmente il negativo, come se fossi abituata ad accettarlo, mentre per il positivo ho la tendenza a doverlo smollare subito. Un pò come i complimenti, li reggo pochissimo..ed è solo la punta dell'iceberg. A questo punto torna la domanda, forse formulata meglio. Se per abitudine tendo a lasciare che l'energia si direzioni verso quella parte negativa come fare a invertire la tendenza? Nel percorso verso la Cresima ad esempio ho scelto di rinunciare a certe cose e ha funzionato, rinunciare (consapevolmente, non reprimento o facendolo per un mero obbligo) tra l'altro mi ha dato energia invece di togliermela :wow: e avverto sempre più la forza di questa parte che mi spinge a mollare, a tornare come prima ma non voglio, però sono disorientata e credo che sia perfetto perchè solo "disorientandomi" posso cercare il nuovo orizzonte verso cui direzionare le mie energie. Ma la paura cova.. Il nucleo negativo è molto forte e maggiormente gli tolgo energia maggiore è la sua reazione quando mollo la presa....mmm...quest'ultima cosa mi sà che è la bufala che mi tiene ancora in scacco...eppure se fosse falso significherebbe che ho maggior volontà di quello che credo. Che credo, ecco, credevo anche di morire senza dolci e anni fà senza telefono ma non sono morta per niente..uhm Pazienza e Costanza mi sà...altro che bacchetta magica..dry.gif |
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Uno si arrabbia perchè qualcosa lo fa arrabbiare!icon_mrgr: diavolo.g: Ognuno ha le sue peculiarità che derivano (anche) dal vissuto e dal proprio temperamento. E dalle mogli o mariti!!!diavolo.g: Citazione:
Purtroppo difettiamo di perseveranza e allora via con le ricerche più o meno astruse di chissà quali incredibili motivazioni........... Citazione:
Un uomo motivato, viceversa, arriva sulla Luna. Per rimanere in argomento ho trovato grande giovamento nel combattimento contro la rabbia (sono uno sanguigno o forse lo ero prima di incontrare mia moglieicon_mrgr: ) facendo la seguente constatazione: tutte le volte che la rabbia mi prendeva la mano PASSAVO DALLA PARTE DEL TORTO. Quindi da una posizione sostanzialmente a credito precipitavo nel debito. Capito? Qualcuno perpetrava un'ingiustizia a mio danno e, alla fin della fiera, mi toccava pure chiedere scusa! Per fortuna ho conosciuto qualche persona abile, ma veramente abile nel rivoltare la frittata. Che formidabile vaccino! Citazione:
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Detesto, fortissimamente detesto. Questa cosa mi stà demoralizzando non poco.
Bella questa parola. De-moralizzare... togliere morale? Quando per morale intendiamo uno stato di salute psicologica (morale alto, morale basso) e anche quell'insieme di regolette che determinano un certo "comportarsi bene" in società (non mi viene una definizione migliore, scusate). Quindi demoralizzarsi significa abbassare un certo livello di morale, di rettitudine? Di gratificazione? Comunque non so dove sia la mia osservatrice, ma in questi giorni mi capita di subire la mia rabbia e di ritrovarmi impotente ad osservare questo detestare, in modo del tutto impotente, come se mi stessi davvero arrendendo al fatto che è davvero tutta ciccia mia. Mi fà uno strano effetto, non cerco nemmeno di combatterlo, lo guardo e basta e mi chiedo si come uscirne, ma è come se fossi dietro un vetro. (tranne quando la rabbia mi esplode in faccia...diavolo.g: ) Mi è venuto in mente il sogno della pece. Quest'odio ha lo stesso modo di fare, più mi agito per combatterlo più mi ci invischio. Eh mi sà che quel consiglio che mi hai dato Uno sull'altro 3D riguardo ai figli, ovvero di affidarmi a Qualcosa di più Alto, sia davvero la strada da seguire. Ma com'è difficile metter giù la corona di regina e affidarsi...senza abbandonarsi....mannaggia. |
Mi sorge un dubbio.
auano dei mille. E se questa inversione di rotta fosse costante e continua? Voglio dire, mi aspetto sempre un certo evento, un certo colpo diqualchecosa che faccia cambiare la direzione come un interruttore...in modo permanente... Mi sà che non funziona così vero? Che è la mia pigrizia a farmi vedere quest'illusine ma il cambiamento è un processo costante e continuo e...diciamo sottotono? Niente avvenimenti eclatanti ma uno sofrzarsi ogni momento di fare qualcosa che invece ci verrebbe più semplice non fare. Dal riordianare la cucina senza rimandare a non alzare il tono di voce alla prima provocazione a riprovare di continuo, ferocemente, ogni volta che si sbaglia senza perdersi d'animo. Rinunciare agli atteggiamenti negativi è come mettersi a dieta o non avere soldi per comprarsi di tutto o non avere un telefono da cui subissare mezzo mondo o stuoli di ammiratori per compensare i vuoti affettivi..... Per questo forse abbiamo bisogno di un senso della vita, per darci la spinta, fare lo sforzo quando di forza non ne abbiamo più. leggo.gif PS stavo riflettendo rileggendo che quando lo sforzo è fatto malvolentieri produce poco. Uno sforzo grande per obbligo (anche se ci auto obblighiamo) produce si risultato ma decisamente meno di uno sforzo minore con più entusiasmo...questo non per dire che non vada fatto lo sforzo, anzi, ma che mi devo ricordare che se ci sono periodi in cui sforzi prolungati e intensi paiono non dare alcun frutto poi invece si compensano con lo scattare della minor resistenza, maggiore voglia e maggiori risultati.. |
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