Infelicità
La parola in-felicità dice che la felicità è interna e non esterna in = dentro
Oggi cercavo una cosa sui santi..e ne ho trovata un'altra che mi ha fatot pensare al mio passato e al perchè reprimo la felicità. L'ho fatto per tanto tempo che nemmeno mi ricordo più come si fa, non solo ad esserlo, ma proprio a tirarla fuori a manifestarla Questo timore analizzato proviene dalla mia infanzia lo dico senza piagnucolare, ma in casa mia vigeva la paura di essere felici perchè si poteva poi passare l'opzione due= perderla. E se per caso eri felice e cantavi venivi preso in giro con un: sei felice di stare al mondo? Ed il tono era chiaramente sarcastico. Se poi eri molto felice arrivavano gli anatemi: occhio che poi la paghi! Oppure: se eri felice e ridevi la frase d'uopo era: va che il ridere va in piangere! Spesso disubbidivo e la felicità per quel che vivevo non potevo mostrarla perchè avevo paura di venire scoperta e il fare/agire di nascosto ha contribuito credo ad imparare a reprimerla. Essa mi da un senso di timore. Vi è anche la paura che una volta manifestata la perderei... Ma non è finita qui. In me è registrato che, forse proprio perchè il manifestare la felicità, causava al mio prossimo una sorta d'invidia o dispiacere, che allora non comprendevo, ho imparato a nasconderla nel cuore....ma alla fine è diventato un modo di nasconderla anche a me stessa. Il reprimere la gioia per non mostrarla è diventato di default. Meglio mostrare di avere dei problemi, di condividere l'infelicità altrui di dimostrare sempre di essere sempre sullo stesso livello di infelicità degli altri in modo da non sentirsi isolati, di non esser guardata male o anche trovare qualcuno che ti facesse sentire in colpa perchè in questa società se sei felice o sei pazzo oppure sei out. Quindi la corsa diventò quella di non mostare la felicità. Ho davvero un senso di pudore e anche un senso di timore a mostrarla....perchè se sei felice rimani solo. Pare un mal comune l'infelicità accomuna piango.gif la felicità allontana la gente la rende invidiosa,se non soffri o sei un imbecille oppure sei cattivo, perchè i buoni soffrono e sono infelici come i santi. :@@ Quindi lamentati mostra che ingiustizie vivi come sei infelice e gli altri ti saranno intorno. Mal comune mezzo gaudio si diceva... Beh tutte queste cosa in me sono passate in automatico e reprimo la felicità se non faccio attenzione. :@@ |
Ho sempre pensato che questo accadesse solo al sud, e ne ho sempre dato la colpa ad una certa mentalità cattolica deviata: godere è peccato, quindi anche essere felice.
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Mi sto domandando se l'infelicità nasce dalla paura di dover pagare in responsabilità per ciò che si desidera e fors'anche si è.
Meglio non essere felici pur di non prendersi quel che deriva dal volerlo essere. Tentare di essere felici a qualunque costo è giusto? Citazione:
Ne abbiamo già parlato molto ma evidentemente ho bisogno di chiarire ancora, abbiate pazienza |
A me pare che questo "mostrarsi infelici" possa essere un (altro) modo per attirare attenzione.
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Lo si impara da bambini se vi è corrispondenza Proprio perchè la persona felice invece pare non aver bisogno di nulla...l'attenzione la si porta sempre su chi è infelice o chi manifesta infelicità e da qui....il passo breve è imparare la via più facile...icon_mrgr:icon_mrgr:icon_mrgr: del tipo mangio gratis e senza fatica?:@@ (ma il saggio dice: dagliene a chi ride e togline a chi piange diavolo.g:) E poi nella vera infelicità mi pare che vi sia pudore |
Oggi pomeriggio, complice il tempo, sembra autunno invece siamo in piena estate, ho avuto un sentimento di felicità msita gioia era un friccico nel petto, più o meno all'altezza del seno e fin sopra era qualcosa che si espandeva e mi faceva sentire bene.
Ma non mi lasciavo andare.:@@ Ero come guardinga ($) Poi ho superato la soglia e ho deciso di vivere quel sentimento gioioso che mi faceva sentire felice, ma di una felicità sconosciuta ed apparentemente senza motivo o il motivo nascosto da qualche parte mi dava piacere nel pulire le verdure e preparare il minestrone, le finestre socchiuse e la luce accesa. Chissà forse un ricordo di un tempo che dimenticato che è rimasto impresso da qualche parte ma che portava con se la gioia di allora. Bon so cosa sia me devo dire hce me lo sono gustato ed è stato bello :) |
Anche oggi mi è bastato uscire di casa, dovevo fare una commissione, ed un moto interiore di gioia mi ha invasa appena il sole, il cielo, il verde dei campi sono entrati in me attraveso gli occhi.
E'stato un attimo in cui ho sentito dentro come fa il pompiere con l'idrante che lo punta verso il focolaio dell'incendio per spegnerlo. Ho sentito dentro di me proprio una resistenza a godere di quella gioia ed essere felice. Era come se qualcosa dentro di me non potesse accettare di essere felice così senza nessun avvenimento stratosferico, senza fuochi d'artificio e quindi non poteva essere vera felicità blink.gif Eppure ultimamente mi sto accorgendo che sono felice proprio quando non ho cercato nulla, e riesco a superare la resistenza, quando le cose sono nella normale routin quotidiana quando proprio non accade nulla di nuovo e quel che c'è non è più scontato |
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Mi sono per un attimo immaginata quel momento del film "Ghost" quando la Whoopi Goldberg viene per una ttimo posseduta da "fu" Patrick Swayze icon_mrgr: |
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Dai, scherzi a parte, non c' mica nulla di male a provare un po' di serenità. Anzi, lo sforzo semmai dovrebbe stare nel tentativo di godersela fino in fondo, cercando di farla durare il più possibile. Più esperienza ne facciamo più diventa una modalità abituale dell'essere. |
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Poi scatta anche un senso di vergogna, di pudore, ma non posso farci nulla perchè in quei momenti le sensazioni sono così pure che nasce una luce negli occhi che non si può nascondere.... Una volta anch'io pensavo che per essere felici bisognasse cercare chissà cosa, che la felicità rappresentasse il premio di una fatica per conquistarla, invece non è così, è alla portata di tutti e non è legata all'avere ma all'essere.... Purtroppo quei momenti sono rari e durano poco, quando mi succede per un periodo un po' più lungo di sentirmi felice scatta anche un pudore, un senso di colpa, ma come fai tu bisogna sciogliere la resistenza e accoglierla in noi.... perchè la felicità è alla portata di tutti e non è che se tu ce l'hai togli qualcosa agli altri... è come il sole che ti riscalda ma allo stesso modo lo fa con tutti... Il problema è la resistenza che mettiamo in atto, la paura che se ci sentiamo felici poi la dobbiamo pagare in qualche modo, e la paura di vederla svanire..... Ma non è così, come dice Ray dobbiamo cercare di farne più esperienza possibile in modo che diventi uno stato del nostro essere e non una cosa eccezionale... Io sono ancora molto lontana da questo, ma ci provo, anche se troppo spesso remo al contrario, come se fosse più naturale cercare l'infelicità che la felicità. |
Se non sbaglio, molto tempo fa, l'Ermosorcio aveva postato una favoletta sulla felicità... erano protagonisti dei gatti. Non so più dove... qualcuno la ricorda? Il messaggio mi sembra parecchio utile a questo punto del discorso.
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è proprio così, noi cerchiamo di rincorrerla e non ci rendiamo conto che ci segue ovunque andiamo... fiori.gif |
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Oggi mi è ricapitato, tanto che mi sono stupita di averla riprovata a distanza di poco tempo, anche se ne sono davvero contenta.
E mi è capitato sempre quando mi sento immersa nella natura....oggi mi sono sentita come immersa nel verde e che il verde mi abbracciasse e che il caldo estivo fosse amore, ok questa è la traduzione verbale razionale e non pretendo che si capisca icon_mrgr: e ho cercato proprio come ha suggerito Ray di protrarre nonostante la resistenza che si è affacciata all'orizzonte, ho mantenuto la gioia e la felicità che ne derivava tanto che la sera alla domanda: come è andata oggi ho esordito con: oggi è stata una giornata meravigliosa! :wow: E la sensazione era davvero di felicità. :) Adesso grazie al sorcio e a Stelal che lo ha rispecatp vado a rileggere la fiaba che non ricordo :) |
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Beh vedeva sempre lontano...lui La felicità che sono riuscita a vedere in effeatti è come se fosse sempre lì, a portata di mano, ma che non la si prende quando siamo noi spostati indietro o in avanti. Se invece ci si allinea la possiamo vedere e goderne. A me quando è capitato era come se godessi di quel che c'era...è che del resto è sempre stato lì, ma io non ero sulla stessa linea e per una mente frenetica come la mia riuscire a trovarmi li in quel momento è stato entusiasmante, no questo dopo, nel mentre era solo gioia e felicità |
Questo fatto di sentirci felici quando ci sentiamo allineati, o in armonia, è una cosa che da bambini viene spontanea, man mano che cresciamo e accumuliamo strati vari di stress, responsabilità e altri problematiche, diventa sempre più difficile... e ci sembra che il nostro stato naturale sia l'infelicità e che la felicità sia una cosa eccezionale.
Ecco, vorrei capire perchè è così difficile vincere le resistenze che ci impediscono di sentirci felici e sereni... Forse il segreto sta nel vivere essendo presenti a se stessi e cogliere il presente, senza spostarci sul prima e sul dopo, di solito quando accade questo comincio a pensare cosa devo fare dopo e quei momenti di perfetta armonia svaniscono.... |
In questi giorni ho letto un bellissimo libro dal titolo "Lo Zen e l'Arte della Felicità". Onde evitare di rovinare la lettura a chi lo vorrà leggere mi limito semplicemente a dire quello che ho "imparato" al termine della lettura, ovvero la Felicità o l'Infelicità sono stati che provochiamo noi, ovvero si tratta di una nostra reazione ad una causa (evento) che di per sé è neutro, siamo noi con i nostri pensieri e le nostre sovrastrutture (la nostra filosofia di vita) che rendiamo gli eventi che ci succedono positivi o negativi.
Se dovessi riassumere il libro in modo ermetico direi che: "L'infelicità è buttarsi giù di fronte alla sfortuna, mentre la Felicità è sorridere sempre anche di fronte alla sfortuna". |
Personalmente non mi torna molto il concetto che si può essere sempre felici a prescindere da ciò che ci accade, tolti i casi limite di Santi, super mistici ecc
Forse si può raggiungere uno stato di pace, o quiete, di base e già questo richiede sforzi notevolissimi, e da lì riuscire a vivere gli accadimenti esterni in modo più distaccato, senza perdercisi dentro completamente, ma la felicità la vedo come un picco che si raggiunge solo in determinate circostanze. Poi ovviamente si può lavorare per "pulirsi", selezionare le circostanze che possono renderci più realizzati, per esempio non lasciandosi influenzare troppo dal pensiero altrui, cercando qualcosa di nostro, si può lavorare per resistere e tenere botta nei momenti bui, ma non si può vivere smepre e solo per resistere o tenere botta, qualche picco va raggiunto, d'altra aprte siamo sulla terra che non è esattamente il paradiso terrestre, quindi già riuscire ad ottenere una base di quiete è molto , e poi da lì si lavora ovviamente per poter stare bene, quando è possibile lo si fa quando non è possibile si soffre, cercando di trarne insegnamento utile, invece che piangersi addosso e basta. Ma pensare che si possa essere sempre felici davanti qualsiasi avvenimento esterno non mi sembra una cosa fattibile: magari uno si trova in una situazione in cui gli va tutto storto, non vede soluzioni, gli sforzi fatti non sembrano portare a nulla ed il futuro si delinea pure peggio, in tutto questo buco una gomma, mi muore il gatto, mi va a fuoco la casa,(iperbolizzo icon_mrgr: ) ed io sto lì felice e contento? :U |
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Appena inizio a fare dei lavori non riesco mai a dire che ho fatto abbastanza, e quindi se poi cerco di godermi il momento mi sento in colpa, come se stessi rubando e allora mi vengono in mente le cose che ho tralasciato di fare. Mentre invece se decido devo rimanere sulla decisione qualunque essa sia in quel momento è la migliore. E se non riesco a dedicarmi attenzione e quindi a godere di un qualcosa che faccio per me figuriamoci poi se riesco a farlo per altro... Ricordo Uno che disse una volta di trovare un po' di tempo per se stessi, in questo caso per me e dedicarmici con tutta me stessa. Credo che sia qui il segreto dell'allineamento. Volere quel che si fa. come se fosse la cosa più bella è interessane ed importante al mondo, proprio come fanno i bambini. Una volta imparato a fare questo si può espandere...ma per me è imporante ora continuare su questa strada. |
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E come dici tu cercando di far buon uso di tutto quel che arriva anche perchè si impara nella tribulazione e ci rinfranca nella gioia in alternanza duale che non so nemmeno se sia possibile interrompere |
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Sicuramente sono inviti utili per abbandonare atteggiamenti troppo improntati sull?importanza personale, servono per scendere un pò , anzi un bel pò dal pero, ed appena inizi a scendere noti immediatamente quanti sforzi facciano le persone per restare attaccate ai rami più alti, come magari facevo io fino a poco prima. Non mi pare possibile però riuscire a fare esattamente come viene esposto, cioè posso migliorare ma fino ad un certo punto, oltre il quale non credo riuscirò mai a scendere, nel senso che quel minimo di obiettivi, situazioni,(una in particolare) per quanto "scremate" da varie influenze e rese meno sensibili all'IP, credo avrò sempre il desiderio di averle. |
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In ogni caso credo che nel cammino per quanto possano credere tanti se non hai un Maestro ti areni presto solo lui può aiutarti a scendere.... |
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