I pazzi fanno quello che vogliono....
I pazzi fanno quello che vogliono i saggi sanno quando farlo.
Sembra un aforisma, magari lo è, magari qualcuno famoso lo ha detto, io non lo so però ed eventualmente chiedo scusa per il furto, comunque è un interessante spunto. Mi fermerei così quasi quasi.... qualsiasi cosa aggiunga sarebbe in più, comunque.... Se diamo per buono quello che ho scritto (che ognuno ci ragioni su) il problema, principale poi ce ne sono altri, dei pazzi è che fanno qualcosa in un contesto temporale sfasato dal nostro, mentre i saggi hanno il senso del ritmo ed in questo modo riescono a fare cose che ad altri sono precluse perchè non trovano il momento giusto. |
Un pazzo non si fa tanti problemi quali la morale, stare al proprio posto, parlare nel modo giusto, uguale il saggo..
Veniamo frenati non solo da una questione temporale, ma anche perché ci facciamo "tante menate avanti procedere". Particolare il concetto che un pazzo ha un contesto temporale sfasato rispetto al nostro, non ci avevo mai pensato sotto questi termini. Vengono definiti pazzi perché ciò che fanno non ha logica, ma l'avrebbe se trasportassimo quel loro atteggiamento in uno spazio-temporale corretto... Uno che corre nudo sulla strada, lo definirei matto come un cavallo. Ma se lo sposto in un frangente diverso ha la sua logica. Se scappasse da una casa in fiamme.. |
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Le "menate" in alcuni contesti temporali sono necessarie ed utili per poter interagire con gli altri, il problema è quando le si mantengono anche non si dovrebbe. |
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Se trovassi il 3d che in cui si parlava di provvidenza ti spiego il perché... se qualcuno ha il link lo ricorderò nei miei pensieri serali abbraccio: |
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I primi tengono certi comportamente o atteggiamenti sempre, mentre i saggi solo quando è necessario. Entrambi non si preoccupano delle conseguenze ma i saggi le conoscono e le mettono in conto valutandone i rischi benefici, pro e contro e scegliendo di conseguenza. |
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Vi è differenza tra le due categorie eccome, è il modo di agire che è uguale per tutti (pazzi, normali, saggi) ma cambiano i tempi. I matti non si preoccupano delle conseguenze ma i saggi si e dopo lo dici pure. Non è questione di sempre, di mai o di qualche volta, è una questione di momenti giusti e momenti sbagliati. Se canto sotto la doccia, al karaoke o simili è un momento giusto, se canto per strada non è giusto non è sbagliato dipende da tanti fattori, ma se canto ad una lezione universitaria mentre un professore parla è sicuramente un momento sbagliato, se sono matto lo faccio comunque se mi va se sono un saggio a meno di qualche validissimo motivo (che tramuterà il momento in giusto) non lo farò, se sono una persona normale normalmente non lo farò ma potrei avere 2 minuti di pazzia (qui evidente, ma in certi altri casi non così evidente). In sostanza volendo estremizzare al massimo non ci sono cose giuste e sbagliate a prescindere ma ci sono momenti giusti e sbagliati per fare le cose. Al limite si potrebbe dire che certe cose hanno pochissimi momenti giusti, forse per nulla e questo alla fine renderebbe quelle cose non giuste a prescindere la stessa cosa al contrario. E' un concetto apparentemente semplice, però afferrato ribalta molte concezioni e mette in ordine alcune cose che altrimenti rimangono sempre dubbie. |
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P.S. Scusa non resisto: un po' pazzerella però lo sono dai :D |
Breve OT.
L'ultima di stasera a proposito di pazzi. Cosa fa un uomo che parla con Dio? Prega... E se dice che Dio gli parla? E' pazzo! |
Il saggio è dunque fortemente legato nel Fare allo spazio/temporate mentre il pazzo (che se ricordo bene è diverso da folle) se ne frega altamente come se quello che lui è fosse parte di un altra dimensione?
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Il pazzo, se ho capito bene, non si preoccupa di essere in una dimensione diversa fa quello che sente anche se è totalmente fuori luogo e fuori tempo.
Secondo me non è in una diversa dimensione, condivide la stessa con noi, ma con tempi diversi. |
dal discorso che avete fatto si deduce che tutti i pionieri sono stati dei pazzi. Secondo questo ragionamento non è giusto fare da pionieri perché sicuramente ci sarà qualche saggio che 300 anni più tardi nei tempi giusti e nel modo giusto dirà quel che ha da dire. Il saggio però prende sempre dai pionieri gli spunti per poter edificare la sua opera. Se non ci fosse stato il pioniere, punito o semplicemente dimenticato dalla massa (ma coltivato silenziosamente da un sottobosco di gente improbabile), il saggio non avrebbe potuto costruire granché.
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Il momento giusto non è determinato dalla morale, da religioni o che altro... se avessi letto con attenzione il thread avresti visto che questo era deducibile da ciò che ho scritto. Comunque se è vero che un saggio può impazzire, un matto non può "saggire" (non esiste neanche il verbo). Non esiste verbo perchè saggi si può diventare ma non per cause esterne. Al contrario del comune credere l'esperienza fa diventare esperti non saggi, non direttamente almeno. |
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Il saggio sà, conosce se stesso, domina il suo io, conosce i suoi limiti e ogni sua azione non è frutto del caso ma è sempre focalizzata verso un obiettivo. Dunque mi chiedo e vi chiedo, è giusto dire che il pazzo è un incosciente? Nel senso che non ha una coscienza o se ce l'ha non riesce a sentirla? |
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Un altro esempio...esistono anche pazzi che possono conoscere le conseguenze di quello che fanno, ma semplicemente non se ne preoccupano. E' diverso dal non preoccuparsene in quanto si ignorano le conseguenze. E così ancora una volta il confine tra saggio e pazzo diventa inconsistente. Citazione:
Se ragionata, l'intenzione della tua risposta dipenderebbe a sua volta dalla risposta alla prima domanda che ho posto ("quindi da cosa sarebbe determinato"?) |
Il momento giusto per fare una cosa è determinato dal fatto che questa cosa in quel dato momento inter-viene nel caos a portare una scintilla di ordine anche se non fosse percepibile dalla massa.
I pazzi che conoscono le conseguenze delle loro azioni (pochi... anche tra i cosiddetti normali non è che ci sia tutta questa consapevolezza delle conseguenze) sarebbero uguali ai saggi? Perchè? In merito a Giordano Bruno ti ho risposto in maniera oggettiva. |
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