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Sole 07-08-2010 19.02.42

Ancorarsi alla realtà
 
Sembra una della cose più difficili del mondo soprattutto quando la realtà è molto difficile. Quando abbiamo parlato della fiammiferaia ne abbiamo esplorato alcuni aspetti e vorrei iniziare ad approfondirli soprattutto per quello che riguarda l'ancoraggio e ciò che esso vuol dire o ciò che per conseguenza deriva da esso.

In questi ultimissimi giorni ho dovuto fare i conti, non ho finito di contare ho appena appena iniziato, con i sogni dell'adolescente che ero ed osservando tutto ciò ho dovuto capitolare sul fatto che i sogni non integrati e/o non risolti continuano a succhiare energia come e quanto i bisogni di ogni giorno e forse (anche senza forse) tali bisogni da essi derivano.
Questa osservazione mi ha portato anche a rilevare che le illusioni sono fatte di aria, svolazzano di qua e di là e ci trasportano intorno a piacimento. Infatti mentre sognamo ad occhi aperti o cerchiamo di vivere qualche altra cosa anche senza rendercene conto, i nostri occhi è come se non vedessero più ciò che abbiamo intorno, lo avrete sperimentato tutti... sparisce la realtà. Sparisce il panorama, il divano davanti la tv, la realtà sparisce a favore del pensiero, della fantasia. In una totale completa dissoluzione in esso. A che costo però. Anceh se pensiamo di non farlo.. ciò che eravamo continua a farlo se non viene integrato.

Tutto ciò detto, io credo che ci sia un'intima profonda connessione tra la realtà e la materia, credo che ancorandosi sempre più alla realtà si abbia abbastanza energia da affondare le radici nella terra.

Intanto questo.. avrei voluto aprirlo in esoterismo ma vediamo ceh piega prende.. purtroppo non ricordo dove parlavamo già di ancoraggio a terra, se voleste suggerirmelo potremmo anche spostarci li e chiedere questo.

webetina 07-08-2010 22.49.19

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 88579)
... credo che ancorandosi sempre più alla realtà si abbia abbastanza energia da affondare le radici nella terra.

Per la mia esperienza aggiungerei che sono due cose che vanno di pari passo, la prima dovrebbe permette di affondare un pò di più le radici nella terra, questo a sua volta permette di ancorarsi ancora un altrò pò alla realtà. Puo essere un lavoro difficilissimo, e bisogna prima vederne la necessità per poterne affrontare le continue resistenze, altrimenti credo si tenti di restare nel mondo della fantasia e della alienazione, perchè non vi si era arrivati per caso. Apprezzo il collegamento che hai fatto tra realtà e materia, e sarebbe interessante definire meglio cosa sia materia in questo caso. Io ho inteso il pratico, l lavoro manuale, il contatto con gli elementi.

Sole 07-08-2010 23.08.00

Citazione:

Originalmente inviato da webetina (Messaggio 88582)
Puo essere un lavoro difficilissimo, e bisogna prima vederne la necessità per poterne affrontare le continue resistenze, altrimenti credo si tenti di restare nel mondo della fantasia e della alienazione, perchè non vi si era arrivati per caso.
Non credo di aver capito bene cosa intendi con necessità. Per me è necessario qualcosa che mi porta verso lo scopo.
Quote:
Apprezzo il collegamento che hai fatto tra realtà e materia, e sarebbe interessante definire meglio cosa sia materia in questo caso. Io ho inteso il pratico, l lavoro manuale, il contatto con gli elementi.
Intendo per materia proprio cio che il corpo fatto di materia assemblata tocca avvertendone lo spessore. Intendo così anche l'aria. Ma ancora più profondamente intendo la terra, la matrice.


Forse sarebbe bello aprire un thread sulla materia..

stella 07-08-2010 23.54.08

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 88579)
Sembra una della cose più difficili del mondo soprattutto quando la realtà è molto difficile. Quando abbiamo parlato della fiammiferaia ne abbiamo esplorato alcuni aspetti e vorrei iniziare ad approfondirli soprattutto per quello che riguarda l'ancoraggio e ciò che esso vuol dire o ciò che per conseguenza deriva da esso.

Quando la realtà è molto difficile si tende a scappare da essa, a farla sparire, come dici tu, lasciandosi cullare da sogni ed illusioni, capito spesso anche a me, non avevo mai pensato che ciò ci succhia un sacco di energia, invece di spenderla per rendere migliore la realtà che abbiamo.
Ma come ancorarsi ad essa ??? Mi sembra che se ne parli nella discussione Sacro fuoco alla pag. 5, è un discorso che non ho approfondito con la dovuta attenzione, ma se serve a incanalare l'energia alla realtà ossia alla terra, può ritornare utile riprenderlo.

:C:

Ray 08-08-2010 00.35.30

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 88584)
Intendo per materia proprio cio che il corpo fatto di materia assemblata tocca avvertendone lo spessore. Intendo così anche l'aria. Ma ancora più profondamente intendo la terra, la matrice.


Ancorarsi alla terra e alla realtà non sono la stessa cosa, anche se la prima può aiutare la seconda.

Il principio di realtà è il parametro principe per stabilire il nostro equilibrio psichico e c'è una parte di noi che sa sempre cosa è vero e cosa no, almeno finchè manteniamo un contatto seppur flebile.

Avete parlato della tendenza a fuggire la realtà e a costruirsi fantasie (tanto tempo fa c'era un tread che si intitolava il paese delle banane...) ma non direi che lo facciamo solo quando la realtà è difficilissima o quasi intollerabile. Direi che lo facciamo continuamente... anzi, paradossalmente se la realtà è davvero terribile facciamo più fatica a farlo, perchè il pericolo ci tiene svegli.

Ma da cosa fuggiamo allora? Una risposta potrebbe essere il dolore, dove per dolore di solito intendiamo anche la più piccola insoddisfazione... un'altra potrebbe essere la ricerca del piacere facile, senza disturbarsi ad alzarsi dal divano. Ma in realtà più che altro fuggiamo fatica e responsabilità...

Sole 08-08-2010 10.28.13

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 88587)

Avete parlato della tendenza a fuggire la realtà e a costruirsi fantasie (tanto tempo fa c'era un tread che si intitolava il paese delle banane...) ma non direi che lo facciamo solo quando la realtà è difficilissima o quasi intollerabile. Direi che lo facciamo continuamente... anzi, paradossalmente se la realtà è davvero terribile facciamo più fatica a farlo, perchè il pericolo ci tiene svegli.
Si, questo è straordinariamente vero. Riflettevo proprio stanotte su questo aspetto. Non viviamo mai nella realtà, bella o brutta che sia, siamo sempre costantemente trasportati ad un sottile alito di nebuloso desiderio di qualcos'altro. Che sia la proiezione futura dello scopo o ciò che avremmo voluto essere o che vorremmo essere non siamo mai (parlo in generale) ciò che siamo. Proiettati come spesso diciamo o nel passato o nel futuro.. la relatà non sappiamo dove sia. Il radicarsi alla realtà immagino che sia proprio vivere in quel istante già passato presente.
Quote:


Ma da cosa fuggiamo allora? Una risposta potrebbe essere il dolore, dove per dolore di solito intendiamo anche la più piccola insoddisfazione... un'altra potrebbe essere la ricerca del piacere facile, senza disturbarsi ad alzarsi dal divano. Ma in realtà più che altro fuggiamo fatica e responsabilità...
Da noi stessi fuggiamo, da ciò che siamo e che non coincide con ciò che idealmente vorremmo essere, dalle aspettative che avevamo di noi e che non realizziamo, da quel sottile senso di insoddisfazione che non ci lascia vivere in pace e da quella pigrizia che non ci consente di concetrarci abbastanza per accettare la realtà e cambiarla inmodo costruttivo. Quindi si... fuggiamo fatica e responsabilità di ciò che siamo e ciò che possiamo essere se ne prendessimo finalmente coscienza reale.

La parolina magica sembra sempre essere accettazione di ciò che immaginiamo e proiettiamo di noi all'esterno... e di come questa immagine nutre se stessa e prosciuga noi.

Una delle cose che maggiormente mi turba ultimamente è come sia semplice abbattere le resistenze ma terribilmente difficile.

Sole 08-08-2010 10.35.39

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 88587)
Ancorarsi alla terra e alla realtà non sono la stessa cosa, anche se la prima può aiutare la seconda.

Non sono la stessa cosa ma sono intimamente connesse.. l'immagine che ho avuto era di un ancoraggio al qui ed ora e di conseguenza una profonda e sempre più forte concetrazione su di se.
La realtà non è volatile come la fantasia, è fatta di materia (si, anche la fantasia è fatta di materia ma non è ciò che tocchiamo), e se pensiamo che la Madre, la Terra è la materia per eccellenza ecco che il tutto torna.. in questo senso il discorso stava meglio in Eso.. volevo esplorarne entrambi gli aspetti ma non volevo nemmeno chiuderlo.

webetina 08-08-2010 11.25.41

Certo sarebbe da definire meglio cosa sia realtà.
E' chiaro che per chi tende a vivere con la mente, a pensare le cose ma sostanzialmente a non viverle, allora prendere contatto con la materia, l'azione, il dolore fisico della fatica, è ciò che può risanare lo sbilanciamento. Ma è vero anche che ci sono persone troppo attaccate alla materia, alla fisicità, che trovano che vivere sia solo stare in azione con il corpo(non in assoluto ovviamente), e che non hanno un minimo di fantasia e di poesia. Mi pare di capire che stare a contatto con la realtà significa essere persone integrate nello spirito e nel corpo e capaci di interagire sia con l'ambiente, o ecosistema ,che con gli altri.
L'attività ideativa, la fantasia, che valore hanno nella vita reale dal momento che ne siamo dotati, quasi quasi mi chiedo? Personalmente sono stata spostata verso la ricerca del piacere , della armonia ad ogni costo, e alienarmi attraverso la fantasia mi ha aiutata a restare in un mondo che a un certo punto mi sembrato esageratamente pesante. Ma credo ci siano altri che si saranno mossi nella tendenza opposta.

luke 08-08-2010 12.10.23

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 88588)
Da noi stessi fuggiamo, da ciò che siamo e che non coincide con ciò che idealmente vorremmo essere, dalle aspettative che avevamo di noi e che non realizziamo, da quel sottile senso di insoddisfazione che non ci lascia vivere in pace e da quella pigrizia che non ci consente di concetrarci abbastanza per accettare la realtà e cambiarla inmodo costruttivo. Quindi si... fuggiamo fatica e responsabilità di ciò che siamo e ciò che possiamo essere se ne prendessimo finalmente coscienza reale.

La parolina magica sembra sempre essere accettazione di ciò che immaginiamo e proiettiamo di noi all'esterno... e di come questa immagine nutre se stessa e prosciuga noi.

Una delle cose che maggiormente mi turba ultimamente è come sia semplice abbattere le resistenze ma terribilmente difficile.

Brutta bestia quella delle aspettative che avevamo di noi...
Nel corso degli anni, magari durante l'adolescenza più o meno volontariamente ci costruiamo un'immagine di noi e poi man mano che il tempo passa e questa immagine si allontana da ciò che siamo veramente aumentano i dolori e quando si realizza definitivamente che in quel modo non cio potremmo mai più essere ci si ritrova bloccati, spesso senza avere un "piano di riserva".

Inoltre caduta un modalità esistenziale che ci eravamo immaginati il rischio è di ripetere lo stesso errore ri-immaginandone subito un'altra, cosa troopo difficile, ci sono troppe variabili interne ed esterne da considerare, però accettarsi e concentrarsi solo sul presente sto vedendo che è una cosa molto difficile, il passato ed il futuro fanno sempre capolino.

Sole 08-08-2010 12.38.28

Citazione:

Originalmente inviato da luke (Messaggio 88592)
Nel corso degli anni, magari durante l'adolescenza più o meno volontariamente ci costruiamo un'immagine di noi e poi man mano che il tempo passa e questa immagine si allontana da ciò che siamo veramente .

Credo che l'adolescenza sia un momento così vivido e di transizione che volenti o no si viva con tutte le impressioni possibili e sempre in via di cambiamento per questo ci resta un'immagine residuo di noi che ci trasciniamo dietro per sempre se non facciamo qualcosa.

Kael 08-08-2010 14.39.17

Citazione:

Originalmente inviato da webetina (Messaggio 88591)
Certo sarebbe da definire meglio cosa sia realtà.

Già, se dovessi definirla in due parole direi "quel che esiste nel qui ed ora". Realtà, fra l'altro, deriva dal latino res, cioè un oggetto materiale.
Se dovessi dirti che in Sicilia si gela per te non sarebbe realtà, ma al tempo delle ultime glaciazioni nessuno avrebbe avuto niente da ridire.

Questa sinergia fra spazio (qui) e tempo (ora) determina ciò che esiste, tanto più ci si allontana dal punto d'intersezione delle due assi tanto più ci si allontana dalla realtà, anche se ci si muovesse su un'asse soltanto restando nella giusta posizione sull'altra.

Se fossimo in esoterismo direi che la realtà è il "cuore" della croce.

Ray 08-08-2010 22.45.33

Citazione:

Originalmente inviato da webetina (Messaggio 88591)
Certo sarebbe da definire meglio cosa sia realtà.
E' chiaro che per chi tende a vivere con la mente, a pensare le cose ma sostanzialmente a non viverle, allora prendere contatto con la materia, l'azione, il dolore fisico della fatica, è ciò che può risanare lo sbilanciamento. Ma è vero anche che ci sono persone troppo attaccate alla materia, alla fisicità, che trovano che vivere sia solo stare in azione con il corpo(non in assoluto ovviamente), e che non hanno un minimo di fantasia e di poesia.

Mah, se stanno bene che male c'è? A qualcuno basta, magari per un certo tempo. Poi può darsi che sopraggiungano altre esigenze e si manifestino cose come fantasia e poesia.



Citazione:

Originalmente inviato da webetina (Messaggio 88591)
Mi pare di capire che stare a contatto con la realtà significa essere persone integrate nello spirito e nel corpo e capaci di interagire sia con l'ambiente, o ecosistema ,che con gli altri.
L'attività ideativa, la fantasia, che valore hanno nella vita reale dal momento che ne siamo dotati, quasi quasi mi chiedo? Personalmente sono stata spostata verso la ricerca del piacere , della armonia ad ogni costo, e alienarmi attraverso la fantasia mi ha aiutata a restare in un mondo che a un certo punto mi sembrato esageratamente pesante. Ma credo ci siano altri che si saranno mossi nella tendenza opposta.

La fantasia ha molte funzioni (c'è un vecchio tread...) tra cui permetterci di esplorare in parte esperienze senza per forza viverle del tutto, o proiettarci in situazioni ipotetiche che potrebbero presentare aspetti utili o interessanti. Entrambe sono presenti nel gioco.
La funzione più elevata comunque è ideare. Ma per diventare davvero in grado di farlo, anche se può sembrare paradossale, è necessario non solo essere ben ancorati alla realtà, ma soprattutto non perdere quell'ancoraggio quando usiamo la fantasia. Insomma una parte di noi deve sempre sapere cosa sta facendo.
Il guaio è che non lo sappiamo mai... quando usiamo la fantasia ci dimentichiamo di noi... e smettiamo di usarla da subito. E quando smettiamo di usarla, lei usa noi.

Ray 10-08-2010 00.08.38

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 88588)
Da noi stessi fuggiamo, da ciò che siamo e che non coincide con ciò che idealmente vorremmo essere, dalle aspettative che avevamo di noi e che non realizziamo, da quel sottile senso di insoddisfazione che non ci lascia vivere in pace e da quella pigrizia che non ci consente di concetrarci abbastanza per accettare la realtà e cambiarla inmodo costruttivo. Quindi si... fuggiamo fatica e responsabilità di ciò che siamo e ciò che possiamo essere se ne prendessimo finalmente coscienza reale.

Volevo approfondire questa parte, ossia l'aspetto compensatorio delle fantasie. In questo sono simili ai sogni... beh, non solo in questo, anche lo stato della coscienza è molto simile.

Cosa vuol dire compensatorio? Significa che sgorgano dal subconscio a compensare delle esigenze che in qualche modo restano inespresse o insoddisfatte.
Vediamo degli esempi. Mettiamo che sono un politico e che sono onesto, e quindi non sono disponibile a determinati compromessi con la mia coscienza per ottenere privilegi personali e inoltre, ad un certo punto della mia carriera, mi rendo conto che senza quei compromessi più di tanto non combino, che il sistema è fatto così. Mettiamo che nonostante ciò resto onesto. Significa di fatto rinunciare a determinati obiettivi, che magari erano vividi quando ho iniziato.
Quando ho iniziato, ero spinto, oltre che da sani intenti di servizio, anche da ambizini personali e desiderio di potere e ricchezza. Ma ovviamente, questi ultimi erano per lo più inconsapevoli, e viaggiavano nascosti sotto le ali delle buone intenzioni, pur presenti.
In questo caso è probabile che sgorghino fantasie di denaro e potere, magari la classica fiaba di vincere al superenalotto e coi soldi buttare in rovina quelli che mi impediscono di procedere senza venire a compromessi con loro.
Chiaro che coltivare questa fantasia è dispendioso dal punto di vista energetico, e inoltre non risolve la frustrazione ma la nutre.
Tuttavia è anche indicativa... la sua analisi mi può permettere di riscontrare in me delle frustrazioni e sotto di esse dei desideri di potere e ricchezza non risolti del tutto e ancora quindi operanti.
Inoltre, sapendo cosa sto facendo, la fantasia entro un certo limite può essermi utile proprio a controllare quegli impulsi, fermo restando che ci devo lavorare per integrarli.

Fantasie sessuali, di potere, di ricchezza e simili sono, in certe misure, presenti in quasi tutti e lo sono state in tutti. Perchè c'è sempre un certo grado di insoddisfazione, dovuto a scelte consapevoli, a rinunce inconsapevoli e magari un po' vigliacche, a mancanza di possibilità e/o capacità. Tutta roba da lavorare e che può emergere anche grazie ad un consapevole lasciar fluire delle fantasie... stando attenti a nutrirle il meno possibile (si nutrono andando loro dietro, alimentandole emotivamente, godendone, ripetendole ecc.).

Bon, come forse intuite, il discorso può avere risvolti parecchio interessanti ed è passibile di enormi espansioni.

webetina 10-08-2010 11.43.59

Quando ero adolescente e mia madre non mi parlava per settimane, e non riuscivo più ad emergere, immaginavo di morire e che lei così soffrisse e si sentisse in colpa. Immaginavo il suo disperarsi, e ripetevo la scena tante e tante volte. Oppure nutrivo fantasie come il progetto di avere una grande tenuta in America, con tutti i contadini(tipo negri) che erano alle mie dipendenze, che io guidavo con abilità, riuscendo a creare delle immense coltivazioni modello, con intere pianure e anche colline verdeggianti, o con filari perfettamente in linea e curati, che avrebbero dato dei felici raccolti. Realizzavo tante cose insieme, il desiderio di essere unica, e nello stesso tempo l'ideale della donna capace, rispettata, pur senza dovere esercitare forza e tirannia.
Poi passava di lì un uomo, buono intelligente e disposto ad aiutarmi e un giorno a sposarmi assumendo però il ruolo del compagno della reggente.
Oggi quando ho una qualche difficoltà, per esempio nel lavoro, subito ho bisogno di pensare a tutta una serie di iniziative che potrei intraprendere, vivendole nei particolari, e con tutte le varianti possibili e realistiche. Ciò mi placa subito e mi impedisce di perdere la calma; poi realizzo solo una parte di ciò che ho pensato, ma il momento è superato. Per il resto in effetti non ho più fantasie, ma idee, e tante, che sostengono il mio entusiasmo, che nella routine tende a calare. Ma che differenza c'è tra fantasie e idee? forse le ultime sono sempre legate al reale.

Sole 11-08-2010 11.36.21

Siamo parecchio lontani dalle intenzioni con cui ho aperto il thread ma non fa niente andiamo avanti che magari prima o poi torna il momento.

Ray suggerisce di analizzare la fantasia e quindi lasciarla andare osservandola, per quanto trovo questo parecchio rischioso se non si è ancorati alla realtà è purtroppo l'unico mezzo per venirne fuori.
Infatti osservandola, facendola vivere pur ricordandoci di noi è poi possibile andare ad indagare cosa la muove e come.
Però, nonostante l'osservazione e la cautela un certo grado di energia andrà nel cassonetto.. inevitabile se non si è ancorati. Si arriverà fino quasi a nausearsi della ripetitività dell'osservato.

Da qualche parte è uscita la domanda su come ci si ancora e se questo è un buon modo per andare ad indagare le cause possono essercene degli altri che ci ricaricano e preparano ad andare verso la ricerca del movente come appunto iniziare a ricordarsi di se, osservarsi durante il giorno, muoversi sapendo di muoversi, cose così.. che fanno si che si acquissita una maggiore consapevolezza di noi e di ciò che realmente ci circonda.

webetina 11-08-2010 13.28.50

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 88655)
Siamo parecchio lontani dalle intenzioni con cui ho aperto il thread ma non fa niente andiamo avanti che magari prima o poi torna il momento.

Hai ragione Sole, per quanto mi riguarda a volte leggo e scrivo le prime cose che le sensazioni suscitate richiamano al mio pensiero e me ne vado per conto mio. Mi capita anche con i suggerimenti sui sogni, direi che questo è un esempio del non essere in certi ambiti presenti e lucidi nei confronti anche solo dei contenuti di qualcosa di scritto. IL thread anche se non ne ho ancora centrato bene l'obiettivo sento che mi interessa compunque. :C:

Sole 11-08-2010 14.27.53

Non ti preoccupare, ho detto che non importa che in un modo o nell'altro ci si potrà tornare sopra, magari anche non in questo thread.
Possiamo andare avanti così che mi pare comunque interessante per tutti.

luke 11-08-2010 15.56.43

Il fatto, secondo me, è che se la realtà non è piacevolissima, è naturale far volare un pò la fantasia, magari tra tante ipotesi fantasiose una un pò più realizzabile si trova.

Personalmente le fantasie che mi hanno coinvolto di più non sono state , che sò, diventare un attore famoso un calciatore o un miliardario (anzi no quest ultimo non l'ho avuto mai come sogno), sono state su cose che ritenevo possibili, magari poi non era così erano altrettanto irrealizzabili come le altre, però se qulacosa hanno tirato su sono state comunque utili.

Sole 11-08-2010 16.35.25

La mia impressione invece è che se la realtà è dura allora è più facile rimanerci, parliamo sempre del generale.

Ray 11-08-2010 16.52.34

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 88655)
Ray suggerisce di analizzare la fantasia e quindi lasciarla andare osservandola, per quanto trovo questo parecchio rischioso se non si è ancorati alla realtà è purtroppo l'unico mezzo per venirne fuori.
Infatti osservandola, facendola vivere pur ricordandoci di noi è poi possibile andare ad indagare cosa la muove e come.
Però, nonostante l'osservazione e la cautela un certo grado di energia andrà nel cassonetto.. inevitabile se non si è ancorati. Si arriverà fino quasi a nausearsi della ripetitività dell'osservato.

Ho detto che è utile sapendo ciò che si fa, ossia, in altri termini, restando appunto ancorati, non dimenticandosi del tutto di se quando la fantasia fluisce. Cosa per altro importante anche per un altro fattore: se restiamo ancorati la fantasia esce così com'è, se le andiamo dietro ci mettiamo del nostro.

Ma il succo è come restare ancorati. Un sistema utile per capire di che si tratta è proprio la sensazione corporea costante, fattore acquisibile ad esempio col trainig dopo un po' di tempo che è fatto bene e con costanza.
Un altro, più psicologico, è l'esame di realtà appunto. Ossia non perdere di vista quale è la situazionbe vera e quindi, anche se ci lasciamo andare a qualche volo, sapere poi essere critici rispetto ad esso, ricordarsi che si stava solo esplorando situazioni magari possibili, quale più quale meno, ma non manifeste nella linea in cui ci troviamo (qui però finiamo in un discorso più esoterico, ma d'altra parte se vogliamo capire bene la questione fantasie dobbiamo finirci) che è l'unica reale.

Cosa vuol dire l'unica reale, dato che anche le altre hanno una certa componente di realtà?

E' l'unica in cui possiamo muoverci.

Questo alla fin fine è il concetto importante, il resto è accademia, seppur interessante.
La linea in cui esistiamo è l'unica che ci permette modifiche. Le altre, passate, presenti alternative, future, non lo sono. Possono rappresentare degli obiettivi da raggiungere e quindi magari darci delle coordinate, ma se poi non sappiamo dove siamo è come avere un navigatore che non ci rileva.

Sole 11-08-2010 17.51.41

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 88670)
Ho detto che è utile sapendo ciò che si fa, ossia, in altri termini, restando appunto ancorati, non dimenticandosi del tutto di se quando la fantasia fluisce. Cosa per altro importante anche per un altro fattore: se restiamo ancorati la fantasia esce così com'è, se le andiamo dietro ci mettiamo del nostro.
Non ti stavo muovendo critiche stavo solo riprendendo il discorso approfondendo il punto che per chi legge per la prima volta concetti del genere non è del tutto banale. L'esempio che facevo del vedere intorno a se è un buon indicatore di come sia facilissimo essere altrove.. nella realtà.
Quote:



Cosa vuol dire l'unica reale, dato che anche le altre hanno una certa componente di realtà?

E' l'unica in cui possiamo muoverci.

Questo alla fin fine è il concetto importante, il resto è accademia, seppur interessante.
La linea in cui esistiamo è l'unica che ci permette modifiche. Le altre, passate, presenti alternative, future, non lo sono. Possono rappresentare degli obiettivi da raggiungere e quindi magari darci delle coordinate, ma se poi non sappiamo dove siamo è come avere un navigatore che non ci rileva.
Grazie per essere tornato al punto che mi interessava esplorare (e si mi rendo conto che ho sbagliato sezione ma le mie intenzioni iniziali era molteplici).
Essere dentro la realtà e il punto di vista del dentro la realtà parte da un osservatore di essa.
Il controllo costante del proprio posto nella materia... con il training.. fa si che la realtà sia osservabile, ci si sprofonda dentro. Per questa ragione che non so bene ancora espandere dico che la materia e la realtà sono profondamente connesse se non addirittura si mischiano si intrecciano.
Questo agglomerato di materia che siamo ci rende manifesti all'interno di una sfera che è essa stessa un agglomerato di materia... e noi siamo esattamente in questo momento in essa ed è l'unica realtà certa conoscibile quotidiamente e sperimentabile quotidianamente con i nostri normali sensi. Ciò vuol dire che ancorarsi alla realtà equivale ancorarsi alla materia. Con il training facciamo entrambe le cose. Concetrandoci sull'ammasso di materia che siamo siamo presenti nel momento e anche siamo ancorati alla realtà, è qualcosa che viaggia a doppio filo..

Questo mi fa pensare alla meditazione, non c'è meditazione reale se non c'è ancoraggio alla terra/materia e inizio a dire realtà.



p.s. Uno perfavore puoi spostare in Esoterismo, vorrei approfondire questi aspetti.


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