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Ray 04-01-2009 01.17.00

De Imitazione Christi (l'imitazione di Cristo)
 
Visto che abbiamo accennato a questo libro in questa discussione, e visto che si tratta forse del più importante testo della Tradizione Cristiana dopo la Bibbia, mi è venuto in mente che potremmo, col tempo, leggerlo insieme e commentarlo (non è lunghissimo e un capitoletto alla volta si può riportarlo), un po' come stiamo facendo con qualche Vangelo, per vedere se riusciamo a tirarci fuori qualcosa di utile.
Nella discussione linkata abbiamo parlato di imitazione in senso generale, concentrando l'attenzione, tra le altre cose, sulla differenza tra imitare e copiare... concetto credo indispensabile per capire meglio il libro.

Prima di iniziare è doveroso riportare alcune informazioni di carattere generale, che eventualmente poi ognuno può aprofondire.
Il testo è di origine medioevale, è scritto in latino ed è anonimo. Esiste una querelle sulla paternità del testo e, purtroppo, le motivazioni di questa discussione (ancora aperta) non sono sempre relative a questioni di ordine intellettuale, ma molto sono dovute a beceri campanilismi... in pratica a molti farebbe comodo che il testo fosse attribuito a qualcuno di un certo paese o di un certo Ordine monastico e quindi difendono posizioni e alimentano discussioni laddove forse non sarebbe necessario.
Infatti chi l'ha scritto ha preferito restare anonimo, come si usava nel medioevo, e come usava chi sapeva che ciò che diceva non era suo ma gli era inviato, che non creava ma faceva da tramite... insomma chi aveva imparato l'umiltà che il testo insegna, a differenza di chi, indirettamente, cerca di annoverarselo.
In ogni caso, tra le varie teorie più in voga, quella che va per la maggiore lo vuole attribuito a Tommaso Da Kempis, quella che io ritengo più sensata è che ci siano stati più "autori" (due o forse tre), in tempi diversi, che o hanno composto com'è attualmente. Che sia uno o che siano di più a mio avviso comunque non conta, sempre per via dell'anonimato di cui dicevo. Tutti evidentemente si sono riconosciuti tra di loro, forse si sono tramandati proprio qualcosa, e tutti hanno posto il testo e l'insegnamento sopra la loro fama.

Il testo descrive il modo per meglio imitare Cristo, cercando di raggiungere così la massima perfezione possibile. Insomma, una Via. Inserita nel filone della Mistica Cristiana certamente, ma intrisa di concetti profondi ed interessantissimi anche per chi non è interessato direttamente all'ascetismo.

Il testo è suddiviso in quattro libri. I primi due sollecitano l'abbandono della futilità delle cose materiali, a favore della meditazione e la centralità di Cristo e spiegano come costruirsi una ricca vita interiore. I secondi due sono in forma di dialogo, il primo è proprio una specie di dialogo mistico con Cristo e il secondo è incentrato sul mistero della Comunione. I quattro libri sono suddivisi in capitoletti molto brevi... credo che uno alla volta siano facilmente riportabili e leggibili.

Dato che l'edizione che ho non la riporta, sono andato a scaricarmi l'originale latino (dall'ottimo sito www.thelatinlibrary.com) in modo da poter controllare la traduzione ed eventualmente avere a disposizione un riferimento se c'è qualche passaggio poco chiaro, anche se a prima vista, non vredo che sarà necessario.
Mi propongo quindi come scribacchino, moderna versione del copista medioevale. Poi, pezzo per pezzo, si può commentarlo insieme, se vi va.

:C:

filoumenanike 04-01-2009 02.06.57

a me piace molto questo progetto, mi piacerebbe moltissimo farne parte, ottima scelta

stella 04-01-2009 12.48.28

Ho il libro nella mia libreria e mi piacerebbe molto commentarlo insieme.

Ray 04-01-2009 15.32.12

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63659)
Dato che l'edizione che ho non la riporta, sono andato a scaricarmi l'originale latino (dall'ottimo sito www.thelatinlibrary.com) in modo da poter controllare la traduzione ed eventualmente avere a disposizione un riferimento se c'è qualche passaggio poco chiaro, anche se a prima vista, non vredo che sarà necessario.

Mi correggo. Ho fatto qualche ulteriore ricerca e ho visto le traduzioni che circolano in rete. Sarò eccessivamente pignolo ma non mi piacciono.

L'edizione che ho io, pubblicata dalla Libreira Editrice Fiorentina, riporta la traduzione di Cesare Guasti, che fu segretario dell'accademia della Crusca e per essa compose i primi 5 volumi del Vocabolario della Lingua Italiana. La traduzione è del 1866 e si attiene strettamente al testo latino.
Viceversa, quelle che mi è capitato di scorrere, forse nel tentativo di rendere il testo più scorrevole, a mio avviso oltre a tradurre interpretano... e così, ad esempio, la cecità di cuore diviene cecità interiore. Il senso sarà pure quello, ma se nel testo latino compare la parola "cuore" ritengo possa rivelarsi utile riportarla. Solo nel primo capitolo ne ho trovate parecchie di cose simili.

Quindi mi atterrò alla traduzione in mio possesso, controllandola passo passo ed eventualmente riportando delle piccole note al testo, ove sarà necessario... stando attento a non diventare tedioso e a lasciare il grosso dello spazio all'opera. Se proprio sarà necessario tradurrò io alcuni passi, specificandolo.

Più tardi o domani metto il primo capitolo... dato che ho già raggranellato due interessate complici.

griselda 04-01-2009 16.03.06

Aggiungi un posto a tavola che c'è un'interessata in più.:H

Era 04-01-2009 18.53.28

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63680)
Mi correggo. Ho fatto qualche ulteriore ricerca e ho visto le traduzioni che circolano in rete. Sarò eccessivamente pignolo ma non mi piacciono.

.

Sarai eccessivamente pignolo ma l' esperienza mi dice che posso fidarmi della tua pignoleria icon_mrgr:

Ah non ho il libro e neanche ne ho mai sentito parlare prima di ora...quindi la mia proverbiale curiosità mi aggrega al gruppeto (si fa per dire aspetta che passi la sbornia delle festività e il gruppo cresce)

fiori.gif

filoumenanike 05-01-2009 00.30.21

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63680)
L'edizione che ho io, pubblicata dalla Libreira Editrice Fiorentina, riporta la traduzione di Cesare Guasti, che fu segretario dell'accademia della Crusca e per essa compose i primi 5 volumi del Vocabolario della Lingua Italiana. La traduzione è del 1866 e si attiene strettamente al testo latino.

non conosco questo libro ma sono pienamente convinta che una buona traduzione deve attenersi nel modo più aderente possibile alla lingua originale, le interpretazioni si possono fare solo dopo aver capito letteralmente il testo!

Ray 05-01-2009 02.45.11

Libro I, capitolo 1
 
Ecco il primo capitolo. Devo dire che ho modificato alquanto la traduzione, ma solo per quanto riguarda la scelta di certi termini, il senso a mio avviso, è rispettato.
In tutte le traduzioni si perde qualcosa, soprattutto da lingue antiche e a volte è proprio necessario riadattare qualcosina per rendere il senso. Ad esempio ho lasciato "in un baleno" dove il testo latino letteralmente dice "con tutte le velocità"... e mettere "a tutta velocità" mi pareva fuori luogo.
Ci sono invece dei termini che ho cambiato appositamente perchè mi pareva importante, o che ho lasciato ma è utile dire qualcosa... in alcuni casi possono essere argomento di discussione e approfondimento. Sotto ve ne riporto alcuni.


[b]
Citazione:

Cap. I – Dell'imitazione di cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità.
Citazione:

1. Chi segue me non cammina nelle tenebre (Giovanni, VIII, 12) dice il Signore. Queste sono le parole di Cristo, che ci avvertono di imitare la vita e i modi di lui, se vogliamo veramente essere illuminati e liberati da ogni cecità di cuore. Sia dunque nostro sommo studio meditare sulla vita di Gesù.
2. La Sua dottrina supera tutte le dottrine dei Santi, e chi avesse spirito vi troverebbe la manna nascosta (Apocalisse, II, 17). Ma accade che molti, dall'ascolto frequente del Vangelo, ne sentano poco desiderio, perchè non hanno lo spirito di Cristo. Chi dunque vuole pienamente e con gusto intendere le parole di Cristo, è necessario che si adoperi per conformare tutta la sua vita a quella di Lui.
3. A che ti giova disputare profondamente sulla Trinità, se sei carente di umiltà e perciò alla trinità tu dispiaccia? In realtà i discorsi profondi non fanno l'uomo né santo né giusto, ma la vita virtuosa lo rende caro a Dio. Scelgo piuttosto di sentire la compunzione che sapere come definirla. Se tu sapessi la Bibbia intera, e le sentenze di tutti i filosofi, a che ti gioverebbe tutto questo, senza la carità e la grazia? Vanità delle vanità, e ogni cosa è vanità (Ecclesiaste 1, 2), fuorchè l'amare Dio e servire a Lui solo. Questa è la somma sapienza: per il dispregio del mondo tendere al Regno dei cieli.
4. E' dunque vanità ricercare le ricchezze periture, e in esse sperare. E' pure vanità ambire gli onori e farsi grandi. Vanità è seguire i desideri della carne, e desiderare quello che poi ci deve fruttare grave castigo. Vanità è bramare lunga vita, e curarsi poco di viver bene. Vanità è occuparsi solo della vita presente, e non pensare a ciò che ha da venire. Vanità è apprezzare ciò che passa in un baleno, e non affrettarsi la dove il gaudio è sempiterno.
5. Ricordati spesso di quel proverbio: Occhio non si sazia per vedere, né orecchio si riempie per udire (Ecclesiaste, 1, 8). Dunque studia di distogliere il tuo cuore dall'affetto delle cose visibili, e di applicarti a quelle invisibili. Infatti coloro che seguono i loro sensi, macchiano la coscienza e perdono la grazia di Dio.

Salta agli occhi quell' "essere illuminati". In latino il verbo è messo in forma passiva, ma la forma passiva non perde l'azione dell'illuminare... come dire che si poteva forse meglio mettere "venire illuminati".
Nella parte finale, Il Guasti traduceva "staccare il tuo cuore". Nel testo latino si trova il verbo "abstraho" (da cui astrarre)... distogliere mi pareva meglio. Poco dopo c'è un "coloro che seguono i loro sensi" che ho lasciato. Il latino usa il termine "sensualitatem" che vuol dire "sensibilità" e che poteva portare fraintendimenti a mio avviso, dato che non si tratta della predisposizione d'animo al sentire l'atrui interiorità, ma della capacità di percepire attraveso i sensi unita agli impulsi che ne derivano.

Bon, ci sarebbero mille altre considerazioni, ma se mi ci immergo non finisco più di chiacchierare... invece credo che ci siano già qui buoni spunti per la riflessione, anche se è solamente il pezzetto introduttivo. Tra un paio di giorni il seguito...

PS: quelle in corsivo sono citazioni da testi sacri, tra parentesi le coordinate della citazione che tuttavia non sono presenti nel testo latino ma sono state credo aggiunte dal traduttore.

filoumenanike 05-01-2009 10.55.41

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63694)
Ecco il primo capitolo. Devo dire che ho modificato alquanto la traduzione, ma solo per quanto riguarda la scelta di certi termini, il senso a mio avviso, è rispettato.
In tutte le traduzioni si perde qualcosa, soprattutto da lingue antiche e a volte è proprio necessario riadattare qualcosina per rendere il senso. Ad esempio ho lasciato "in un baleno" dove il testo latino letteralmente dice "con tutte le velocità"... e mettere "a tutta velocità" mi pareva fuori luogo.
Ci sono invece dei termini che ho cambiato appositamente perchè mi pareva importante, o che ho lasciato ma è utile dire qualcosa... in alcuni casi possono essere argomento di discussione e approfondimento. Sotto ve ne riporto alcuni.


[b]

Salta agli occhi quell' "essere illuminati". In latino il verbo è messo in forma passiva, ma la forma passiva non perde l'azione dell'illuminare... come dire che si poteva forse meglio mettere "venire illuminati".
Nella parte finale, Il Guasti traduceva "staccare il tuo cuore". Nel testo latino si trova il verbo "abstraho" (da cui astrarre)... distogliere mi pareva meglio. Poco dopo c'è un "coloro che seguono i loro sensi" che ho lasciato. Il latino usa il termine "sensualitatem" che vuol dire "sensibilità" e che poteva portare fraintendimenti a mio avviso, dato che non si tratta della predisposizione d'animo al sentire l'atrui interiorità, ma della capacità di percepire attraveso i sensi unita agli impulsi che ne derivano.

Bon, ci sarebbero mille altre considerazioni, ma se mi ci immergo non finisco più di chiacchierare... invece credo che ci siano già qui buoni spunti per la riflessione, anche se è solamente il pezzetto introduttivo. Tra un paio di giorni il seguito...

PS: quelle in corsivo sono citazioni da testi sacri, tra parentesi le coordinate della citazione che tuttavia non sono presenti nel testo latino ma sono state credo aggiunte dal traduttore.

tutto bene, potrei chiedere, se non fosse troppo complicato, laddove la parola latina viene interpretata con una frase, avere tra parentesi l'originale parola in latino?

Ray 05-01-2009 14.06.48

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63695)
tutto bene, potrei chiedere, se non fosse troppo complicato, laddove la parola latina viene interpretata con una frase, avere tra parentesi l'originale parola in latino?

Eventualmente lo faccio, in ogni caso c'è il link da dove ho scaricato la versione latina... chi vuole può andare a controllare. Non vorrei appesantire troppo.

Invece ci sono degli spunti interessanti. Uno di questi verte sulla necessità e preferibilità del sentire piuttosto che del sapere. Credo si intenda vuoto sapere intellettuale, dato che comunque è la somma sapienza che viene ricercata. Già il fatto che si debba intendere le parole di cristo "con gusto" (il termine latino rimanda proprio al senso del gusto e al godimento del gustare) pone l'accento sulla necessità di sperimentare, di accogliere, di sentire col corpo e quindi con tutti noi il messaggio. Pur disprezzando le voglie della carne.
Magari sono argomenti di cui abbiamo già discusso altrove, ma non per questo credo siano esauriti.

Poi parla della vanità... in senso ampio e generico. Non solo quindi il desiderio di apparire belli, ma la caducità delle cose, che sono appunto vane, nel senso di inutili... ragionare sulla vanità potrebbe anche risultare non vano.

filoumenanike 05-01-2009 14.17.55

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63701)
Eventualmente lo faccio, in ogni caso c'è il link da dove ho scaricato la versione latina... chi vuole può andare a controllare. Non vorrei appesantire troppo.

sì hai ragione, ho trovato su internet il testo latino di thomas à kempis, dicevo solo che quelle parole su cui farai vertere delle discussioni le potresti mettere tra parentesi in latino, così nella traduzione si va subito a vedere quale sia il punto su cui porre l'attenzioneleggo.gif

stella 05-01-2009 14.46.18

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63694)
1. Chi segue me non cammina nelle tenebre (Giovanni, VIII, 12) dice il Signore. Queste sono le parole di Cristo, che ci avvertono di imitare la vita e i modi di lui, se vogliamo veramente essere illuminati e liberati da ogni cecità di cuore (Efesini IV, 18). Sia dunque nostro sommo studio meditare sulla vita di Gesù.


[b]
Salta agli occhi quell' "essere illuminati". In latino il verbo è messo in forma passiva, ma la forma passiva non perde l'azione dell'illuminare... come dire che si poteva forse meglio mettere "venire illuminati".
Nella parte finale, Il Guasti traduceva "staccare il tuo cuore". Nel testo latino si trova il verbo "abstraho" (da cui astrarre)... distogliere mi pareva meglio. Poco dopo c'è un "coloro che seguono i loro sensi" che ho lasciato. Il latino usa il termine "sensualitatem" che vuol dire "sensibilità" e che poteva portare fraintendimenti a mio avviso, dato che non si tratta della predisposizione d'animo al sentire l'atrui interiorità, ma della capacità di percepire attraveso i sensi unita agli impulsi che ne derivano.

Bon, ci sarebbero mille altre considerazioni, ma se mi ci immergo non finisco più di chiacchierare... invece credo che ci siano già qui buoni spunti per la riflessione, anche se è solamente il pezzetto introduttivo. Tra un paio di giorni il seguito...

PS: quelle in corsivo sono citazioni da testi sacri, tra parentesi le coordinate della citazione che tuttavia non sono presenti nel testo latino ma sono state credo aggiunte dal traduttore.

Ho aggiunto un altro richiamo ai testi sacri per quanto riguarda il primo paragrafo (Efesini IV, 18), che ho trovato nel libro in mio possesso, che ripete quasi testualmente la traduzione da te proposta.

Io qui non posso fare a meno di ricordare il prologo del Vangelo di S. Giovanni, perchè qui si parla di essere illuminati dalla luce di Cristo che squarcia le tenebre, questa luce illumina chi la accoglie dentro di sè, cioè in chi entra e si fa penetrare dallo spirito di Cristo, perchè solo così, ci si illumina e si illumina.

"Efesini 4:18 accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore."

La cecità di cuore è propria di quelle persone che non accolgono questa luce e questo spirito, in questo modo vedono solo le cose del mondo e a quelle si attaccano, non accogliendo quella luce che li trasforma e dà loro un nome nuovo, come è scritto nei versi dell'Apocalisse citati:

"Apocalisse 2:17 Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve."

Questa manna nascosta è il vero tesoro che i ciechi non vedono e non sanno neanche che esiste, la manna nascosta la trova chi accoglie lo spirito e la luce di Cristo, vincendo sulle tentazioni del mondo...

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63694)
2. La Sua dottrina supera tutte le dottrine dei Santi, e chi avesse spirito vi troverebbe la manna nascosta (Apocalisse, II, 17). Ma accade che molti, dall'ascolto frequente del Vangelo, ne sentano poco desiderio, perchè non hanno lo spirito di Cristo. Chi dunque vuole pienamente e con gusto intendere le parole di Cristo, è necessario che si adoperi per conformare tutta la sua vita a quella di Lui.

Solo in questo modo si diventa individui nuovi...
con l'imitazione di Cristo partendo dal suo spirito, non tanto sentendo con le orecchie tutto il Vangelo o la Bibbia, ma accogliendo lo spirito di Cristo dentro di sè e lasciandosi trasformare e conformando a questo spirito la propria vita, lo stesso vangelo diventa vivo dentro di sè perchè non rimane lettera morta ma vissuto in ogni aspetto della propria vita.

Mi sono fermata ai due primi paragrafi perchè già qui c'è tanto da meditare....

Uno 05-01-2009 15.18.04

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63694)
In tutte le traduzioni si perde qualcosa, soprattutto da lingue antiche e a volte è proprio necessario riadattare qualcosina per rendere il senso. Ad esempio ho lasciato "in un baleno" dove il testo latino letteralmente dice "con tutte le velocità"... e mettere "a tutta velocità" mi pareva fuori luogo.

Eppure non era poi così errato "con tutte le velocità" che rende anche "in un baleno" ma non solo...
Sul resto ci torno con calma.

Era 05-01-2009 15.27.07

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 63709)
Eppure non era poi così errato "con tutte le velocità" che rende anche "in un baleno" ma non solo...
Sul resto ci torno con calma.

è saltato agli occhi anche a me "a tutte le velocità" e "a tutta velocità" è come se la prima non avesse limiti mentre la seconda limitata ad una sola velocità manata.gif nonso.gif
va beh ora leggo bene il resto

Uno 05-01-2009 15.56.27

Citazione:

Originalmente inviato da Era (Messaggio 63711)
è saltato agli occhi anche a me "a tutte le velocità" e "a tutta velocità" è come se la prima non avesse limiti mentre la seconda limitata ad una sola velocità manata.gif nonso.gif
va beh ora leggo bene il resto

Io intendevo invece più "con tutte le velocità"

filoumenanike 05-01-2009 16.56.41

" cum omni celeritate" letteralmente è singolare "con tutta velocità" transit, forse equivale alla più classica ruit hora, (il tempo) fugge veloce.

sapide ha la radice di "sapio" che può avere anche il significato di avere saggezza-senno e dunque nella traduzione potremmo dire: comprendere le parole di cristo con saggezza-meditazione-assennatamente

Ray 05-01-2009 18.45.27

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63717)
" cum omni celeritate" letteralmente è singolare "con tutta velocità" transit, forse equivale alla più classica ruit hora, (il tempo) fugge veloce.

sapide ha la radice di "sapio" che può avere anche il significato di avere saggezza-senno e dunque nella traduzione potremmo dire: comprendere le parole di cristo con saggezza-meditazione-assennatamente

Si, hai ragione, è singolare, ma quell' "omni" veicola un'idea di moltitudine piuttosto che di completezza (tutto).

Sul sapide non sposo invece la tua traduzione... diviene simile a quell'interpretare che fa scrivere cecità interiore piuttosto che di cuore. E' vero che rimanda la senno, ma anche al sapore... due cose che probabilmente anticamente erano considerate entrambe collegate alla comprensione.

In ogni caso, se fosse per me, vi renderei partecipi di tutti i ragionamenti che ho fatto su quasi ogni singola parola. E' un lavoro che mi appassiona e mi permette di immergermi nel testo in un modo particolare, tuttavia è anche parecchio lungo da esporre e molto tedioso temo alla lunga. Quindi, se siete d'accordo, vi tedio solo quando non posso proprio farne a meno.

filoumenanike 05-01-2009 19.53.31

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63721)
Si, hai ragione, è singolare, ma quell' "omni" veicola un'idea di moltitudine piuttosto che di completezza (tutto).

Sul sapide non sposo invece la tua traduzione... diviene simile a quell'interpretare che fa scrivere cecità interiore piuttosto che di cuore. E' vero che rimanda la senno, ma anche al sapore... due cose che probabilmente anticamente erano considerate entrambe collegate alla comprensione.

In ogni caso, se fosse per me, vi renderei partecipi di tutti i ragionamenti che ho fatto su quasi ogni singola parola. E' un lavoro che mi appassiona e mi permette di immergermi nel testo in un modo particolare, tuttavia è anche parecchio lungo da esporre e molto tedioso temo alla lunga. Quindi, se siete d'accordo, vi tedio solo quando non posso proprio farne a meno.

scusa la eccessiva partecipazione ma la traduzione mi ha sempre affascinata e comunque prometto di non dilungarmi più...nonono.gif

Era 05-01-2009 21.33.15

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 63715)
Io intendevo invece più "con tutte le velocità"

certo ho voluto solo scrivere come mi hanno risuonato le due frasi...quindi differenze ci sono...
con tutta
a tutte
a tutta
mi sta fumando il cervello
(imperfettisimo italiano figuriamoci il latino essi per quanto mi riguarda sarà utile leggere e rileggere molto bene)

Ray 06-01-2009 01.36.50

Citazione:

2. La Sua dottrina supera tutte le dottrine dei Santi, e chi avesse spirito vi troverebbe la manna nascosta (Apocalisse, II, 17). Ma accade che molti, dall'ascolto frequente del Vangelo, ne sentano poco desiderio, perchè non hanno lo spirito di Cristo. Chi dunque vuole pienamente e con gusto intendere le parole di Cristo, è necessario che si adoperi per conformare tutta la sua vita a quella di Lui.

Citazione:

Originalmente inviato da stella (Messaggio 63704)
Solo in questo modo si diventa individui nuovi...
con l'imitazione di Cristo partendo dal suo spirito, non tanto sentendo con le orecchie tutto il Vangelo o la Bibbia, ma accogliendo lo spirito di Cristo dentro di sè e lasciandosi trasformare e conformando a questo spirito la propria vita, lo stesso vangelo diventa vivo dentro di sè perchè non rimane lettera morta ma vissuto in ogni aspetto della propria vita.

Mi sono fermata ai due primi paragrafi perchè già qui c'è tanto da meditare....

Questo passo, citato da Stella, penso sia il fulcro del primo capitolo.
Non sono sicuro di aver capito cosa intendi Stella, l'impressione che ricavo da quelo che hai detto è tuttavia esattamente l'opposto di quel che io traggo come messaggio del testo.

Chi non riuscisse ad accogliere lo Spirito di Cristo in se e quindi anche ad intendere esattamente le sue parole, può per avvicinarsi, conformare la propria vita alla Sua, in modo che con questa pratica, a furia di imitare, cambi anche la sostanza, lo spirito arrivi e finalmente si intenda le sue parole.
E' chiaro che se lo spirito di Cristo è già in me non ho bisogno di imitarlo... sono già come lui.

stella 06-01-2009 18.36.49

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63743)
Questo passo, citato da Stella, penso sia il fulcro del primo capitolo.
Non sono sicuro di aver capito cosa intendi Stella, l'impressione che ricavo da quelo che hai detto è tuttavia esattamente l'opposto di quel che io traggo come messaggio del testo.

Chi non riuscisse ad accogliere lo Spirito di Cristo in se e quindi anche ad intendere esattamente le sue parole, può per avvicinarsi, conformare la propria vita alla Sua, in modo che con questa pratica, a furia di imitare, cambi anche la sostanza, lo spirito arrivi e finalmente si intenda le sue parole.
E' chiaro che se lo spirito di Cristo è già in me non ho bisogno di imitarlo... sono già come lui.

Quindi per chi è in cerca di comprendere, se non comprende in pieno può imitare, un po' come fanno i bambini che copiano i gesti e le parole dei genitori anche se non ne comprendono appieno il perchè....
E a forza di imitare diventano come loro, quindi ne hanno lo spirito che arriva a far comprendere e gustare quelle parole che all'inizio magari li annoiavano.
Ma questo passo secondo me si può interpretare in tutti e due i modi, più avanti viene citata la vanità dell'erudizione fine a se stessa, è come se si imparasse a memoria un libro di ricette di cucina ma non si riuscisse a realizzarne e gustarne nemmeno una.... se viene a mancare il voler provare e mettere in pratica.

Ray 06-01-2009 18.51.21

Citazione:

Originalmente inviato da stella (Messaggio 63755)
Quindi per chi è in cerca di comprendere, se non comprende in pieno può imitare, un po' come fanno i bambini che copiano i gesti e le parole dei genitori anche se non ne comprendono appieno il perchè....
E a forza di imitare diventano come loro, quindi ne hanno lo spirito che arriva a far comprendere e gustare quelle parole che all'inizio magari li annoiavano.

Si, credo sia proprio questo il senso del passo e di tutta l'opera.


Citazione:

Originalmente inviato da stella (Messaggio 63755)
Ma questo passo secondo me si può interpretare in tutti e due i modi, più avanti viene citata la vanità dell'erudizione fine a se stessa, è come se si imparasse a memoria un libro di ricette di cucina ma non si riuscisse a realizzarne e gustarne nemmeno una.... se viene a mancare il voler provare e mettere in pratica.

Il che non esclude quel di sopra. La vanità di credere di sapere senza mettere in pratica, provare, è ovviamente un ostacolo, ma anche tolta quella, e capendo dunque di non cogliere il significato delle Sue parole, c'è da imitare, poi si comprenderà.

Sarà banale - ma evidentemente non lo è per niente - ma questo concetto di fondo è presente in tutte le discipline spirituali, esoteriche o no. Il maestro ti dice di fare... capirai dopo. Ma noi vogliamo capire prima. Ma come possiamo capire prima di fare? E solo unn capire mentale che forse e in parte corrisponderà alla realtà... mettiamo che mi si spieghi come funziona un cacciavite e che io visualizzi il tutto. Si ho capito, mi dirò. Ma finchè non provo non avrò capito davvero e quando proverò, mi troverò li con vite e cacciavite a sperimentare per la prima voolta lo sforzo del braccio necessario, la resistenza del legno eccetera, nella migliore dellle ipotesi avrò una rappresentazione non troppo distorta del reale.
Noi vogliamo capire prima di fare... e questa è vanità. Vanità che frena (nel migliore dei casi fa perdere un sacco di tempo).

filoumenanike 07-01-2009 17.00.56

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63757)

Il maestro ti dice di fare... capirai dopo. Ma noi vogliamo capire prima. Ma come possiamo capire prima di fare? E solo unn capire mentale che forse e in parte corrisponderà alla realtà... Noi vogliamo capire prima di fare... e questa è vanità.

se non ho interpretato male il testo... io leggo che non si deve fare solo teoria, studiando testi e sapendo tutto a memoria, si deve soprattutto "conformare" la propria vita a quella di cristo! conformare non è l'imitazione pappagalesca di chi non capisce niente, ma è assumere l'atteggiamento di cristo nella nostra quotidianità, adeguarsi ai suoi insegnamenti e per fare questo di certo li capiamo e li facciamo nostri, senza inutili prediche teoricheleggo.gif

Ray 07-01-2009 17.45.36

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63787)
se non ho interpretato male il testo... io leggo che non si deve fare solo teoria, studiando testi e sapendo tutto a memoria, si deve soprattutto "conformare" la propria vita a quella di cristo! conformare non è l'imitazione pappagalesca di chi non capisce niente, ma è assumere l'atteggiamento di cristo nella nostra quotidianità, adeguarsi ai suoi insegnamenti e per fare questo di certo li capiamo e li facciamo nostri, senza inutili prediche teoricheleggo.gif

Non è necessario capire a fondo un insegnamento per adeguare un comportamento. Anzi, l'adeguamento ha qui il fine proprio di capire a fondo l'insegnamento (le parole).
Questo perchè, anche se non ho ben chiaro il loro significato e il lro valore e le conseguenze di esse o addirittura il perchè dell'insegnamento stesso (ma ne ho solo un vago "salvarsi") se mi adeguo scopro pian piano che, per mentenere l'adeguamento, devo modificare molte cose nel mio comportamento, nel mio pensiero, nei miei sentimenti eccetera, insomma in tutto il mio essere. In questo modo l'adeguamento diventa trasformante e, da trasformato, capirò sempre meglio l'insegnamento a cui mi sono conformato.

jezebelius 07-01-2009 20.10.02

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 63790)
Non è necessario capire a fondo un insegnamento per adeguare un comportamento. Anzi, l'adeguamento ha qui il fine proprio di capire a fondo l'insegnamento (le parole).
Questo perchè, anche se non ho ben chiaro il loro significato e il lro valore e le conseguenze di esse o addirittura il perchè dell'insegnamento stesso (ma ne ho solo un vago "salvarsi") se mi adeguo scopro pian piano che, per mentenere l'adeguamento, devo modificare molte cose nel mio comportamento, nel mio pensiero, nei miei sentimenti eccetera, insomma in tutto il mio essere. In questo modo l'adeguamento diventa trasformante e, da trasformato, capirò sempre meglio l'insegnamento a cui mi sono conformato.

Posso dire, in questo caso ma anche forse in altro, che sono io stesso " la chiave di lettura" e quindi attraverso un " fare " potrò capire prima, comprendere poi quel che mi è stato detto o mi si dice?
Cioè, come detto su imitando " in parole ed opere " - non nel senso di evangelizzazione ovviamente- farò in modo che quel " senso " io possa accoglierlo?

Ray 08-01-2009 01.58.44

Citazione:

Originalmente inviato da jezebelius (Messaggio 63796)
Posso dire, in questo caso ma anche forse in altro, che sono io stesso " la chiave di lettura" e quindi attraverso un " fare " potrò capire prima, comprendere poi quel che mi è stato detto o mi si dice?
Cioè, come detto su imitando " in parole ed opere " - non nel senso di evangelizzazione ovviamente- farò in modo che quel " senso " io possa accoglierlo?

Potremmo fare un esempio (anche se nell'altro traed paravamo specificatamente di questo).
Mettiamo che ci sia un bravissimo nuotatore e che lo vediamo nuotare e ottenere risultati ottimi col suo nuoto. Mettiamo anche che egli ci racconti quanto bene sia il nuotare come lui. allora gli chiediamo di insegnarci a nuotare. Lui ci dice: guardate, per nuotare dovete entrare in acqua, sbattere i piedi e muovere le mani così e così. Si ma non siamo capaci. Ok, intanto entrate in acqua e sbattete i piedi. Eh ma non capiamo perchè dobbiamo sbattere i piedi. Aiuta a stare a galla e ad andare avanti. Ma come dobbiamo sbatterli esattamente? Lo scoprirete.. intanto entrate in acqua e sbattete quei (£$%£$£) piedi!

Ray 08-01-2009 02.16.12

Intanto metto un altro capitolo. In fondo ho messo delle note relative alla taduzione, in modo da non mescolare.


Citazione:

Cap. II – Del sapere umilmente di se.
Citazione:

1. Ogni uomo1 desidera per natura2 di sapere. Ma il sapere senza il timore di Dio cosa importa3? Val più di certo un umile campagnolo4, che serve a Dio, di un superbo filosofo, che per suo conto pondera il corso del cielo. Chi conosce bene se stesso, diventa vile ai propri occhi, né si compiace delle umane lodi. Se io conoscessi tutto ciò che è nel mondo, e non fossi nella carità, che mi gioverebbe di fronte a Dio, il quale ha da giudicarmi secondo le opere?
2. Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno. Coloro che sanno han caro di apparire dotti e di venire detti sapienti. Ci sono molte cose, che il saperle giova poco o nulla all'anima. Ed è un gran sciocco colui il quale si protende maggiormente verso certe cose che a quelle che servono per la sua salvezza. Le molte parole non saziano l'anima, ma la vita buona da sollievo5 alla mente, e la pura coscienza assicura una grande confidenza6 con Dio.
3. Quanto più e meglio sai, tanto più gravemente verrai giudicato, se non avrai fatto vita santa in conseguenza (a quanto sai). Dunque non ti insuperbire di nessuna arte o scienza, ma piuttosto temi il sapere che ti viene dato. Se ti sembra di sapere molte cose e di capire bene a sufficienza, sappi tuttavia che sono molte di più le cose che ignori. Non voler sentire altamente di te (ai Romani, XI, 20), ma confessa piuttosto la tua ignoranza. Che ti vuoi mettere davanti a qualcuno, quando si trovano molti più dotti e maggiormente periti di te nella legge? Se vuoi sapere e imparare qualcosa in modo utile, ama di non essere conosciuto e di essere reputato un nulla.
4. Questa è una lezione altissima e utilissima: conoscersi veramente e disprezzarsi. Reputare nulla di se stessi e degli altri avere sempre buona ed alta stima, è grande sapienza e perfezione. Se tu vedessi qualcuno peccare apertamente, o perpetrare gravi azioni, non dovresti considerarti migliore, “perchè nessuno ti ha detto quanto tu possa perseverare nel bene”7. Siamo tutti fragili, ma tu considera che non c'è nessuno più fragile di te.


NOTE ALLA TRADUZIONE:
1- in latino “homo” designa un rappresentante della specie umana. Il termine che designa uomo nel senso di maschio è “vir”. In italiano questa distinzione si è persa e si deve andare a senso.
2 – Ho modificato la traduzione, che recava “naturalmente” per rendere l'avverbio latino “naturaliter”, che però indica proprio la condizione di natura, qualcosa di connaturato. Per la degenerazione occorsa alla nostra lingua, il lettore che legge “naturalmente” rischia di intendere “ovviamente”.
3 – nel senso di porta dentro, cagiona, frutta.
4 – Il termine “rusticus” indica il contadino, il campagnolo, ma veniva usato anche in luogo di “ingenuo”, per assimilazione di significato.
5 – il testo latino dice “refrigerat”... letteralmente, “rinfresca”. Il che fa pensare alle “teste calde”.
6 – il testo latino dice “confidentiam”. Il traduttore aveva scritto “fiducia”, che trovo corretto, ma ho preferito riportare “confidenza” perchè credo apra a interessanti riflessioni.
7 – la parte tra virgolette non risulta dal testo latino in mio possesso, il quale tuttavia può essere manchevole (ho trovato varie imperfezioni). Riporto dunque la traduzione così come l'ho trovata.

stella 08-01-2009 20.35.21

Di questo secondo capitoletto mi hanno colpito soprattutto due cose:

La prima quella che vale più compiere una vita facendo la volontà di Dio che il sapere molte cose, mettendo a confronto il contadino che serve a Dio e il superbo filosofo che valuta il corso del cielo...
Inoltre la responsabilità del sapere, perchè più sai e più gravemente sarai giudicato....
Altra cosa che mi ha colpito è quella di conoscersi veramente e disprezzarsi. (questo perchè vedremmo anche il nostro lato oscuro e ci renderemmo conto di quello che siamo).
Citazione:

Se tu vedessi qualcuno peccare apertamente, o perpetrare gravi azioni, non dovresti considerare migliore "perchè nessuno ti ha detto quanto tu possa perseverare nel bene". Siamo tutti fragili, ma tu considera che non c'è nessuno più fragile di te.
Questa è una grande lezione di umiltà, perchè se ci trovassimo nelle stesse condizioni della persona che abbiamo visto peccare, conoscendoci veramente, come citato nel paragrafo sopra, non sappiamo quanto possiamo perseverare senza cadere nel peccato".

Quindi la cosa che emerge di più è l'umiltà e il disprezzo di sè, e non cercare tanto di sapere quanto di servire Dio, in questo servire Dio c'è una sapienza nascosta che si rivela solo agli umili e ai più piccoli, una sapienza fatta di serenità e gioia, in pratica quello che chi è pieno di sè non cerca e non riesce ad apprezzare....

Ma anche su questo capitolo c'è tantissimo da meditare.


filoumenanike 09-01-2009 01.39.52

acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno...ci sono cose che giova poco o nulla all'animo...

ho ripreso queste frasi dal testo perchè mi inquietano...l'umanità dovrebbe sopire il desiderio di conoscenza per non essere distratta o indotta in errore! dunque lo studio del mondo, l'osservazione dell'universo, l'analisi filosofica sono distrazioni ingannevoli...concetto che non riesco a far mio, l'ignoranza, nel suo significato primario.. etimologico, è quella che induce gli esseri umani a sbagliare a cadere vittime di potenti sopraffattori, di manipolatori delle menti, gesù non può aver detto questo, gesù ha detto siate umili, non inorgoglitevi del vostro sapere perchè è poca cosa rispetto a quanto non sapete, siate umili ma consapevoli, non ci ha esortato a vivere nell'ignoranza, dovremmo dire, come un poeta di cui non ricordo il nome, beate le oche che non sanno perchè vivono e sono felici della loro condizione perchè incoscienti, beati gli animali che non hanno consapevolezza del dolore e dunque soffrono meno di noi! eppure tutti, anche noi qui nel forum, siamo alla ricerca del sapere, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti è il sale della vita e quando non riusciamo a darci risposte convincenti ci sentiamo infinitamente poveri e frustrati.
la paura di essere giudicata non mi può limitare, consapevolmente accetto di essere giudicata nè mi erigo a livello di dio, sono un essere umano sperduto in mezzo a questo grande mistero che mi avvolge e mi risucchia e non posso neppure pensare! mi sembra di leggere i miti greci dove la superbia degli uomini veniva punita duramente dagli dei gelosi!
mi sento quasi di diventare superba, queste parole mi danno quasi lo sprone a cercare più a fondo, esisto so di esistere e non so perchè esisto e non devo nemmeno ragionare, studiare, devo restare ignorante...ma perchè, quale è il peccato, che cosa è il peccato ? oh dio quale confusione, sono disorientata, è una parte della religione che rifiuto e credo fermamente nella manipolazione di questi parole, di certo non così affermate da gesù.

jezebelius 09-01-2009 03.36.02

Citazione:

2. Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno. Coloro che sanno han caro di apparire dotti e di venire detti sapienti.

Ci sono molte cose, che il saperle giova poco o nulla all'anima. Ed è un gran sciocco colui il quale si protende maggiormente verso certe cose che a quelle che servono per la sua salvezza. Le molte parole non saziano l'anima, ma la vita buona da sollievo5 alla mente, e la pura coscienza assicura una grande confidenza6 con Dio.


Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63843)

ho ripreso queste frasi dal testo perchè mi inquietano...l'umanità dovrebbe sopire il desiderio di conoscenza per non essere distratta o indotta in errore! dunque lo studio del mondo, l'osservazione dell'universo, l'analisi filosofica sono distrazioni ingannevoli...concetto che non riesco a far mio, l'ignoranza, nel suo significato primario.. etimologico, è quella che induce gli esseri umani a sbagliare a cadere vittime di potenti sopraffattori, di manipolatori delle menti, gesù non può aver detto questo, gesù ha detto siate umili, non inorgoglitevi del vostro sapere perchè è poca cosa rispetto a quanto non sapete, siate umili ma consapevoli, non ci ha esortato a vivere nell'ignoranza, dovremmo dire, come un poeta di cui non ricordo il nome, beate le oche che non sanno perchè vivono e sono felici della loro condizione perchè incoscienti, beati gli animali che non hanno consapevolezza del dolore e dunque soffrono meno di noi! eppure tutti, anche noi qui nel forum, siamo alla ricerca del sapere, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti è il sale della vita e quando non riusciamo a darci risposte convincenti ci sentiamo infinitamente poveri e frustrati.
la paura di essere giudicata non mi può limitare, consapevolmente accetto di essere giudicata nè mi erigo a livello di dio, sono un essere umano sperduto in mezzo a questo grande mistero che mi avvolge e mi risucchia e non posso neppure pensare! mi sembra di leggere i miti greci dove la superbia degli uomini veniva punita duramente dagli dei gelosi!
mi sento quasi di diventare superba, queste parole mi danno quasi lo sprone a cercare più a fondo, esisto so di esistere e non so perchè esisto e non devo nemmeno ragionare, studiare, devo restare ignorante...ma perchè, quale è il peccato, che cosa è il peccato ? oh dio quale confusione, sono disorientata, è una parte della religione che rifiuto e credo fermamente nella manipolazione di questi parole, di certo non così affermate da gesù.

Io credo che ci si può leggere qualsiasi cosa, se dalle nostre certezze ci si fa, come dire, guidare.
Intendo dire che forse ciò a cui attribuiamo un peso, come ciò che conosciamo e abbiamo conosciuto fino ad ora poiché parte ormai stabile, fortificata del nostro apparato, da questo, forse, bisogna allontanarsi un po.
E' ovvio che a questo punto si potrebbe fare molta resistenza, percepire confusione o anche attrito nel cercare altro perché quel che sappiamo, quel che diamo per assodato, da un certo punto di vista ci completa.

Ma aggiungo che anche altri significati si possono trovare a questo passo come del resto agli altri.
Uno fra questi, secondo me, vuole essere un monito ed un indirizzo a far bene.
Non credo che si parli di " sapere " vuoto ciò che, in definitiva, attribuisce il titolo di " dottore". Molti, per portarla al giorno d'oggi, si vantano di possedere un titolo quando invece da un lato non sono, appunto, dotti ossia non conoscono la dottrina ma si vantano, dall'altro, solo di quel titolo che potrebbe dare loro un riconoscimento. Danno peso, come dire, alla forma più che alla sostanza.
Si parla di una sapienza che peraltro non esclude quello che tu presumi sia escluso o da escludere. Anzi, neanche parla di essere indotti in errore dal mio punto di vista ma, all'opposto, parla di " distrazione ed inganno".
Peraltro, ancora, proseguendo il monito nella parte sottolineata, ci dice pure cosa fare per avvicinarci alla Sostanza. :C:

nikelise 09-01-2009 08.22.12

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63843)
acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno...ci sono cose che giova poco o nulla all'animo...

ho ripreso queste frasi dal testo perchè mi inquietano...l'umanità dovrebbe sopire il desiderio di conoscenza per non essere distratta o indotta in errore! dunque lo studio del mondo, l'osservazione dell'universo, l'analisi filosofica sono distrazioni ingannevoli...concetto che non riesco a far mio, l'ignoranza, nel suo significato primario.. etimologico, è quella che induce gli esseri umani a sbagliare a cadere vittime di potenti sopraffattori, di manipolatori delle menti, gesù non può aver detto questo, gesù ha detto siate umili, non inorgoglitevi del vostro sapere perchè è poca cosa rispetto a quanto non sapete, siate umili ma consapevoli, non ci ha esortato a vivere nell'ignoranza, dovremmo dire, come un poeta di cui non ricordo il nome, beate le oche che non sanno perchè vivono e sono felici della loro condizione perchè incoscienti, beati gli animali che non hanno consapevolezza del dolore e dunque soffrono meno di noi! eppure tutti, anche noi qui nel forum, siamo alla ricerca del sapere, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti è il sale della vita e quando non riusciamo a darci risposte convincenti ci sentiamo infinitamente poveri e frustrati.
la paura di essere giudicata non mi può limitare, consapevolmente accetto di essere giudicata nè mi erigo a livello di dio, sono un essere umano sperduto in mezzo a questo grande mistero che mi avvolge e mi risucchia e non posso neppure pensare! mi sembra di leggere i miti greci dove la superbia degli uomini veniva punita duramente dagli dei gelosi!
mi sento quasi di diventare superba, queste parole mi danno quasi lo sprone a cercare più a fondo, esisto so di esistere e non so perchè esisto e non devo nemmeno ragionare, studiare, devo restare ignorante...ma perchè, quale è il peccato, che cosa è il peccato ? oh dio quale confusione, sono disorientata, è una parte della religione che rifiuto e credo fermamente nella manipolazione di questi parole, di certo non così affermate da gesù.

Quesra frase dovrebbe aiutarti e tranquillizzarti ,viene condannata la superbia di chi vuol sapere e di chi sa, non il sapere in se , inoltre sei avvertito dei rischi che corri:

. Quanto più e meglio sai, tanto più gravemente verrai giudicato, se non avrai fatto vita santa in conseguenza (a quanto sai)
Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno.

Piu' si vuol salire piu' c'e' il rischio di cadere e farsi male.
Di nuovo il sapere ed il crescere non sono solo bene sono doppi , anche male dunque ed in proporzione tanto piu' sali e cresci .
Ops scusate il colore



.




filoumenanike 09-01-2009 15.33.44

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 63846)
Quesra frase dovrebbe aiutarti e tranquillizzarti ,viene condannata la superbia di chi vuol sapere e di chi sa, non il sapere in se , inoltre sei avvertito dei rischi che corri:

. Quanto più e meglio sai, tanto più gravemente verrai giudicato, se non avrai fatto vita santa in conseguenza (a quanto sai)
Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno.



ma come si manifesta la superbia del sapere, quando siamo sempre alla ricerca della conoscenza...chi è superbo è proprio colui che meno sa!

verrò giudicato da chi e perchè?diavolo.g: booh.gif

nikelise 09-01-2009 15.53.03

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63854)
ma come si manifesta la superbia del sapere, quando siamo sempre alla ricerca della conoscenza...chi è superbo è proprio colui che meno sa!

verrò giudicato da chi e perchè?diavolo.g: booh.gif

Se rimaniamo in quest'ottica essoterica sarai giudicata da Dio.
Perche' : perche' chi piu' sa piu' e' obbligato a non sbagliare , chi piu' sa piu' e' responsabile di quello che fa e quindi meno giustificabile .
La superbia del sapere si manifesta nell'accontentarsi dell'erudizione anzi nel ritenersi migliore degli altri solo perche' eruditi .
Insomma l'erudizione e' un mezzo e non un fine ,
ma siccome l'erudizione da' potere ecco che si viene sedotti dalla vanita' di ritenersi quello che non si e' ma quello che si ha ( anche se si tratta solo di cultura) , diventa un fine .

Uno 09-01-2009 16.29.13

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 63855)
Se rimaniamo in quest'ottica essoterica sarai giudicata da Dio.
Perche' : perche' chi piu' sa piu' e' obbligato a non sbagliare , chi piu' sa piu' e' responsabile di quello che fa e quindi meno giustificabile .
La superbia del sapere si manifesta nell'accontentarsi dell'erudizione anzi nel ritenersi migliore degli altri solo perche' eruditi .
Insomma l'erudizione e' un mezzo e non un fine ,
ma siccome l'erudizione da' potere ecco che si viene sedotti dalla vanita' di ritenersi quello che non si e' ma quello che si ha ( anche se si tratta solo di cultura) , diventa un fine .

Volendo non serve neanche scomodare Dio, se uno passando per strada vede un incidente è obbligato a chiamare aiuti per non incorrere in omissione di soccorso, ma se passa un medico (quindi che sa di più in quell'ambito) e non interviene in base al suo sapere rischia diverse cose in più....

filoumenanike 09-01-2009 16.36.16

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63854)
ma come si manifesta la superbia del sapere, quando siamo sempre alla ricerca della conoscenza...chi è superbo è proprio colui che meno sa!

insomma non posso essere limitato nella ricerca perchè ho paura di un dio che mi giudica, consapevolmente scelgo di studiare quanto più posso, di capire quanto più posso, di scoprire quanto più posso...lascio a dio il potere di giudicarmi, sebbene io sia convinta che dio siamo tutti noi, su livelli di consapevolezza diversi, con possibilità di percezioni diverse...ma sono altresì convinta che tutti torneremo al tutto, cui apparteniamo da sempre.

nikelise 09-01-2009 16.53.58

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63857)
insomma non posso essere limitato nella ricerca perchè ho paura di un dio che mi giudica, consapevolmente scelgo di studiare quanto più posso, di capire quanto più posso, di scoprire quanto più posso...lascio a dio il potere di giudicarmi, sebbene io sia convinta che dio siamo tutti noi, su livelli di consapevolezza diversi, con possibilità di percezioni diverse...ma sono altresì convinta che tutti torneremo al tutto, cui apparteniamo da sempre.

Scusa ma allora non leggi . Ho detto che male non e' sapere ma fare del sapere un fine mentre deve essere sempre un mezzo .
Nessuno ti giudichera' male e nessuno ti limitera' mai , neppure se Dio sei tu o noi come dici , se del sapere fai quello che devi.
Questo e' il senso, non che sapere e' male, nessuno l'ha detto.

Poi generalmente chi non sa e' ignorante , presuntuoso non superbo ;se e' anche superbo allora e' scemo .

filoumenanike 09-01-2009 17.03.08

Citazione:

Originalmente inviato da jezebelius (Messaggio 63845)
se dalle nostre certezze ci si fa, come dire, guidare.
Intendo dire che forse ciò a cui attribuiamo un peso, come ciò che conosciamo e abbiamo conosciuto fino ad ora poiché parte ormai stabile, fortificata del nostro apparato, da questo, forse, bisogna allontanarsi un po.
Si parla di una sapienza che peraltro non esclude quello che tu presumi sia escluso o da escludere. Anzi, neanche parla di essere indotti in errore dal mio punto di vista ma, all'opposto, parla di " distrazione ed inganno". :C:

tu sai jez che non ho parlato assolutamente di certezze, se c'è una persona piena di dubbi sono io...non mi piace pensare che ci si debba allontanare dalla ricerca, dalla conoscenza, per il solo fatto che l'analisi filosofica, il pensiero cognitivo potrebbe distrarci o ingannarci!leggo.gif

jezebelius 09-01-2009 18.30.50

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63843)

ho ripreso queste frasi dal testo perchè mi inquietano...l'umanità dovrebbe sopire il desiderio di conoscenza per non essere distratta o indotta in errore! dunque lo studio del mondo, l'osservazione dell'universo, l'analisi filosofica sono distrazioni ingannevoli...concetto che non riesco a far mio, l'ignoranza, nel suo significato primario.. etimologico, è quella che induce gli esseri umani a sbagliare a cadere vittime di potenti sopraffattori, di manipolatori delle menti, gesù non può aver detto questo, gesù ha detto siate umili, non inorgoglitevi del vostro sapere perchè è poca cosa rispetto a quanto non sapete, siate umili ma consapevoli, non ci ha esortato a vivere nell'ignoranza, dovremmo dire, come un poeta di cui non ricordo il nome, beate le oche che non sanno perchè vivono e sono felici della loro condizione perchè incoscienti, beati gli animali che non hanno consapevolezza del dolore e dunque soffrono meno di noi! eppure tutti, anche noi qui nel forum, siamo alla ricerca del sapere, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti è il sale della vita e quando non riusciamo a darci risposte convincenti ci sentiamo infinitamente poveri e frustrati.
la paura di essere giudicata non mi può limitare, consapevolmente accetto di essere giudicata nè mi erigo a livello di dio, sono un essere umano sperduto in mezzo a questo grande mistero che mi avvolge e mi risucchia e non posso neppure pensare! mi sembra di leggere i miti greci dove la superbia degli uomini veniva punita duramente dagli dei gelosi!
mi sento quasi di diventare superba, queste parole mi danno quasi lo sprone a cercare più a fondo, esisto so di esistere e non so perchè esisto e non devo nemmeno ragionare, studiare, devo restare ignorante...ma perchè, quale è il peccato, che cosa è il peccato ? oh dio quale confusione, sono disorientata, è una parte della religione che rifiuto e credo fermamente nella manipolazione di questi parole, di certo non così affermate da gesù.

Citazione:

Originalmente inviato da nikelise (Messaggio 63860)
Scusa ma allora non leggi . Ho detto che male non e' sapere ma fare del sapere un fine mentre deve essere sempre un mezzo .
Nessuno ti giudichera' male e nessuno ti limitera' mai , neppure se Dio sei tu o noi come dici , se del sapere fai quello che devi.
Questo e' il senso, non che sapere e' male, nessuno l'ha detto.

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63861)
tu sai jez che non ho parlato assolutamente di certezze, se c'è una persona piena di dubbi sono io...non mi piace pensare che ci si debba allontanare dalla ricerca, dalla conoscenza, per il solo fatto che l'analisi filosofica, il pensiero cognitivo potrebbe distrarci o ingannarci!leggo.gif

Non ho detto questo perciò ho ripreso anche l'intervento di Nike col quale mi trovo in accordo.
Insomma l'essere dotto senza sostanza fornisce, esclusivamente, una parvenza, un riconoscimento dall'esterno. Conoscere determinate cose per il semplice gusto di dire: << " le conosco, le so ">> come se fosse un gioco a premi conoscere più di Tizio o Caio per un fine del tutto superficiale che è quello di apparire non di essere, a me non toglie nulla. La Sostanza, in fondo credo, sia altro.

E' vero non hai parlato di certezze ma implicitamente ne hai fatto riferimento, mi pare, con quel " mi inquieta". Come se ti si fosse stato levato qualcosa, forse la terra da sotto i piedi...!
Se il terreno dove cammini è la tua certezza e questa è divenuta il percorso sul quale ti trovi credo che sia inevitabile la situazione per cui, una volta minato, e questa mina oltre rischia di destabilizzare un complesso apparato, la stabilità del terreno stesso, anche la certezza traballa al momento dello scoppio.

Insomma, parli di sopire ma si parla invece di "eccessivo desiderio",

Citazione:

2. Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno. Coloro che sanno han caro di apparire dotti e di venire detti sapienti.

cioè un qualcosa che fuoriesce e che se trabocca deve per forza andare a finire da qualche parte. Da ciò col passare del tempo darci la percezione che l'acqua - facendo un piccolo esempio - alla quale ci si può dissetare, quella di cui abbiamo percezione diretta è quella originaria, di fonte.
Ma bere acqua imbottigliata è la stessa cosa che berla alla fonte? Comunque almeno per l'inizio disseta o potrebbe dissetare per il resto della vita visto che l'eccessiva sete non ci fa distinguere i tipi di acqua.
Semmai, a questo punto, non si tratta di non conoscere o fermarsi ad una conoscenza frivola ma di mettere in moto quell'intelligenza che per troppo tempo ha creduto di dissetarsi alla fonte...

stella 09-01-2009 19.13.13

Citazione:

Originalmente inviato da filoumenanike (Messaggio 63857)
insomma non posso essere limitato nella ricerca perchè ho paura di un dio che mi giudica, consapevolmente scelgo di studiare quanto più posso, di capire quanto più posso, di scoprire quanto più posso...lascio a dio il potere di giudicarmi, sebbene io sia convinta che dio siamo tutti noi, su livelli di consapevolezza diversi, con possibilità di percezioni diverse...ma sono altresì convinta che tutti torneremo al tutto, cui apparteniamo da sempre.


La ricerca in se stessa non è sapere, è appunto ricerca perchè si sa di non sapere, dicendola come Socrate. E anche se si sa di sapere qualcosa, sono molte di più le cose che non sappiamo e che non sapremo mai.
Quindi lo studio e il cercare di capire non è sbagliato, ma questo non deve assorbirci talmente tanto da trascurare altre cose della nostra vita.
Il sapere da cui si viene messi in guardia qui è quello che fa rendere superbi, del tipo iosotuttoio quindi "sono superiore a te" mentre sappiamo bene che il sapere è sempre relativo e per forza limitato.
E si viene messi in guardia anche da quel sapere che ci fa avere sempre più sete, il che significa che è solo illusione quella che ci tolga la sete, e la continua ricerca di sapere diventa come un fuoco bruciante e può portare a distrazioni e inganni, riprendendo ad esempio le parole di Socrate nell'Apologia di Platone:

"E tutto preso come sono da questa ansia di ricerca, non m'è rimasto più tempo di far cosa veruna considerabile nè per la città nè per la mia casa; e vivo in estrema miseria...."

Dio giudica ciascuno in base a quello che è, per questo la cosa più importante è conoscere se stessi, che è appunto il titolo di questo capitolo:

"Del sapere umilmente di sè"

Umilmente perchè se mi considero migliore di altri abbasso la guardia e posso cadere nella superbia e in altre cose che mi allontanano dalla vera sapienza che solo Dio può dare, infatti la diede a Salomone ma quella più che sapere fine a se stesso fatto di tante nozioni era saggezza delle cose della vita...

Gesù non ha detto: "Beati gli ignoranti" ma bensì "Beati i poveri in spirito" e questa povertà è quella che solo Dio può riempire con la sua sapienza, chi è già pieno di sè non ha nulla da riempire...

abbraccio:

Ray 09-01-2009 20.22.33

Commento anch'io il passaggio incriminato.

Citazione:

Questa è una lezione altissima e utilissima: conoscersi veramente e disprezzarsi
Direi che questa frase spiega tutto l'equivoco. Con l'aggiunta, magari, della parola "eccessivo" che forse non è stata letta bene. Il testo dice infatti di acquietare l'eccessivo desiderio di imparare... e dal contesto si evince che si tratta di imparare cose che portano erudizione e non vero sapere... vero sapere che è quel "conoscersi veramente" che non può produrre altro che umiltà, dato che chi si conosce veramemente sa dei demoni che in lui albergano e della sua debolezza noi loro confronti e non può che assumere l'atteggiamento non giudicante nei confronti degli altrui peccato che nel testo è propugnato.

Il testo consiglia anche di concentrarsi nel tentativo di sapere le cose che servono pr la salvezza (dell'anima), lasciando perdere, almeno un po', quelle altre "certe cose" che nulla avendoci a che fare, sono sapienza illusoria.

Inoltre, tornando sull'acquietare e sull'eccessivo, il testo non dice di spegnere iil desiderio di sapere, consiglia tuttavia implicitamente, di controllarlo, gestirlo, incanalarlo verso obiettivi utili all'anima. Chi può acquietare desideri in lui, infatti, ha la capacità di non farsi dominare dalla brama e di indirizzare il fuoco del desiderio verso ciò che più conta. l'autoconoscenza.

L'autoconoscenza conta perchè corrisponde alla conoscenza... degli altri e di tutte le cose. Se mi conosco perfettamente alllora conosco perfettamente la mia anima e so come salvarla... ne segue che lo so anche per gli altri. Se conosco il "mondo delle anime", conosco l'universo che, forse, in un certo senso, è l'anima di Dio. E posso allora sperare di arrivare a conoscere Dio... fine ultimo della religione, oltre che di tutti i percorsi spirituali.


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