A volte la tentazione di tornare nel passato ce l'ho avuta, tutto nel passato, in quello in cui volevo tornare, sembrava roseo e felice, ma scrutandomi meglio non lo era, era il ricordo di quel passato ad essere stato attenuato, edulcorato forse, la realtà era diversa.
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dal passato non bisogna a mio parere liberarsi ma apprendere! siamo quì per un motivo e ogni istante è per noi motivo di insegnamento e sperimentazione. Siamo anime in cammino che imparano ogni giorno. Il passtao può essere utilizzato per scovare traumi e paure, liberarsene una volta x tutte e arrivare ad essere noi stessi. |
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il passato è stata ed è sempre x me, fonte di insegnamento |
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E perciò gli sbagli fatti nel passato si cercano di non farli nel futuro... E le paure del passato se ritornano nel presente bisogna eliminarle per vivere bene il futuro... |
Riporterei un attimo l'attenzione su questo passaggio descritto da Ray:
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Ritiro fuori questo post perchè riguarda un argomento attuale per me. Sto cercando in vari modi, dalla ricapitolazione agli scervellamenti vari, di riuscire a far passare il passato, a non "farmi vivere" dal passato stesso. Vorrei estrarne il più possibile il succo, in termini di insegnamenti vari, energie recuperabili ecc, ma una volta fatto questo vederlo davvero come passato, come se appartenesse ad un'altra persona, anche se ne ottengo i benefici per il presente e l'avvenire. Se, per esempio, analizzandolo scoprissi che , non sò, giocavo male e pallone perchè ero sempre troppo teso per come sarei stato valutato dai compagni di squadra, e riuscissi di conseguenza non esserlo più in avanti, giocando quindi sempre meglio, vorrei inoltre che anche tutte le volte che riuscisse fuori il discorso che giocavo male e pallone, lo vivessi diversamente come se non mi riguardasse più, non mi suscitasse più niente, come a dire ho capito e compreso dove sbagliavo e perchè, ora quell'episodio non mi appartiene più, o magari appartiene, come dice Ray, a qualcosa di più grande, sta lì e non più dentro me a rimordermi dentro, si è come "staccato". |
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Però il discorso dell'appartenere... in realtà è solo a questo punto che il contenuto di quel ricordo ti appartiene, prima per una certa misura tu appartieni a lui. |
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In sostanza si disperde nei possibili futuri che non si scelgono (più o meno consciamente). Vista da un altro punto di vista si disperde quando si pensa che in futuro si farà questo e quello e poi non lo si fa. Non bisognerebbe mai progettare il futuro finchè non si impara a vivere il presente. |
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Cioè è meglio dire o non dire? |
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In genere mi faccio questi problemi su episodi spiacevoli, dove c'erano tristezza, ansia e dispiaceri vari, dai quali sarei felice di "staccarmi", però dovrebbe valere anche per i ricordi più piacevoli (dai quali farei più fatica a volermi staccare) anche in quest'utlimo caso se ancora si presentano c'è rimasto qualcosa da digerire o no? |
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C'è un'apparente contraddizione però: le emozioni positive ricaricano o sembrano farlo. In realtà è opportuno fare bene attenzione a come stiamo subito dopo che è terminata la burrasca piacevole evocata dal ricordo. E ci si risponde subito... |
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In pratica, più siamo meccanici, più tempo ci mettiamo a valutare le possibilità che vediamo e a scegliere, e più disperdiamo? Citazione:
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Magari se riuscissi a vivere maggiormente il presente non avrei necessità di fare troppi progetti o di farli diventare un modo per sentirmi più sicuro, con tutto sotto controllo. |
Pobabilmente quando si vive appieno il presente, il futuro più che progettarlo lo accettiamo. Poi magari resta da organizzare la sequenza di azioni, ma diviene una progettazione in accordo con le linee prestabilite (possiamo chiamarlo scopo della vita?) e quindi senza dispersione.
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Io l'ho inteso diversamente.
Non nel senso che non si deve vedere "cosa fare da grandi" ma di non disperdere tra un progetto e l'altro non vivendo il presente. Forse è un pò quello che ha detto Ray qui su. Se sono nel presente posso pure dire che tra un paio di anni voglio realizzare quel progetto, ma poter dire quest'ultima frase equivale ad aver fatto una scelta, che poi potrà cambiare per carità, ma l'averla fatta ti fa muovere il presente in quella direzione mentre lo vivi. Insomma non disperdere nel futuro io la vedo sotto la luce della scelta. |
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La scelta corretta è quella che faccio in un secondo (di solito, a meno che non parliamo di scelte molto leggere è praticamente impossibile per una persona comune) o in un giorno, ma che una volta fatta implica che tutte le mie energie su quel fronte vadano verso la scelta fatta. In sostanza non dovrei più pensare all'altra possibilità, quella scartata. Non intendo che devo dimenticare, intendo che se per esempio dopo un mese pensassi: " mah... chissà se avessi scelto colà invece che così?" in questo piccolo pensiero disperderei. Ho molto semplificato, in realtà la cosa è più ricca di sfaccettature e ad un certo grado di consapevolezza è normale chiedersi come sarebbero andate le cose se..... Se si bloccano questi pensieri ormai si è disperso lo stesso e non si può sfruttare l'esperienza. I pensieri non dovrebbero proprio nascere ma questo lo si può decidere solo quando si fa la scelta, cioè facendola con consapevolezza, che sia pure solo se mettere o no il formaggio sulla pasta. Il conflitto interno che nasce durante la scelta invece potrebbe essere una cosa molto buona, se appunto non è conflitto che riesce ad annichilire la nostra volontà ma ci fa fare una scelta cosciente. Si crea il famoso attrito di cui abbiamo parlato in alcune occasioni, energia da poter utilizzare per altro, oltre che in parte (raramente anche completamente) per far la scelta giusta. Citazione:
Viceversa, apro un cantiere, mi concentro, controllo gli operai e lavoro... nel frattempo posso farmi preparare gli altri progetti o averli già pronti, ma non devo investirci nulla, nessuna risorsa, devo essere concentrato su quello che sto facendo. Man mano che finisco posso prendere in mano uno dei nuovi progetti. Quindi non bisognerebbe fare progetti finchè non si sa vivere il presente. Finchè non si sa rimanere concentrati nel presente i progetti diventano una serie di cartelline vorrei-ma-non-posso, cartelline farò-ma-non-farò-mai etc, cartelline piene di roba nostra ma senza nessuna utilità. Come quelle che lasciamo nel passato normalmente. |
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