Premetto che questo post non è in risposta a nessuno ma solo una testimonianza di ciò che mi è e mi stava accadendo oggi.
Oggi avevo un senso di colpa, sono andata ben a guardare ed ho visto che dipendeva dalla mia mania di grandezza "devo risolvere tutto". Precedentemente ho fatto il possibile tutto quello che era nelle mie capacità, nelle mie possibiltà ma mi sono trovata davanti ad un muro insuperabile. Mi sono detta: Grii che vuoi fare rovinarti la giornata? Hai fatto tutto ciò che è nelle tue possibilità? Sei sicura? Ok allora accetta la tua limitatezza e rimettiti a lavorare con onestà non perderti dietro a questi pensieri che sono solo inutili e non ti permetterebbero di dare qualcosa ancora in questa giornata. |
Iniziamo dalla definizione: sensi di colpa....
portiamola su qualcosa di simile ma fisico, quindi più concettualizzabile in termini materiali, un senso di nausea. Quando abbiamo un senso di nausea che succede? Succede che per esempio abbiamo mangiato troppo, oppure che vediamo qualcosa qualcosa che ci fa ribrezzo quindi lo stomaco si stringe di colpo ed ecco il senso di nausea... anche la donna in gravidanza ha il senso di nausea quando il feto cresce velocemente e rende l'addome più stretto di colpo.... Caspita.. motivi diversi... magari anni luce lontani da loro, ma che alla fine derivano la nausea sempre dall'improvviso restringimento (o riempimento, ma nel senso che diventa stretto) dell'addome.... E i sensi di colpa?? Quello che è un "senso di" è sempre determinato da una causa comune anche se vi ci si arriva a questa causa per strade diverse.... è giusto concentrarsi sulle strade, ma a volte è molto utile trovare e capire questa cosa comune che poi genera il senso... per esempio nella nausea a volte alzandosi in piedi o tenendosi l'addome nella parte alta (gesto involontario che spesso si fa in questi casi) si ha un pò di sollievo, nei sensi di colpa non abbiamo questi meccanismi, perchè non sappiamo dove intervenire. Ok manca di scoprire qual'è quella cosa comune che genera i sensi di colpa... credo proprio che potremmo usarla una volta conosciuta P.s. Elle ti manca di abbracciare la tua imperfezione, nel senso di realizzare che non avevi nessun potere nella cosa abbraccio: |
Colpita e affondata:o
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Mi ricordo di un periodo della mia vita che avevo un sacco di problemi che mi generavano fortissimi sensi di colpa che mi bloccavano, per liberarmi da questa oppressione ci è voluta una persona che mettendomi di fronte alla realtà mi ha fatto capire che non era colpa mia.... liberata di quel peso, un po' alla volta ho visto le cose sotto un aspetto diverso... l'importante è spostare il baricentro da noi verso l'esterno, e così ci si toglie quel peso dallo stomaco... E quand'anche una cosa dipenda da noi, perchè autopunirci arrovellandoci nel senso di colpa, invece di capire che così continuiamo a produrne altri, perchè i sensi di colpa bloccano e non si reagisce.... producendo un circolo vizioso da cui bisogna uscire.... Non è facile lavorare su se stessi, ma non impossibile... Ho notato che è più facile perdonare gli altri che se stessi... |
Se per la nausea c'è un eccesso in entrata, per il senso di colpa c'è una mancanza/dispersione in uscita.
Ne trovo tante di cause a partire dai bisogni che proiettiamo negli altri e per finire con il non "mettere dentro le cose tutti noi stessi". Mettere presuppone un prendere.. prendo me stesso e lo metto nelle azioni che faccio. Non mi faccio prendere, quindi non mi dimentico di me stesso. Ho notato su di me che se faccio del mio meglio, attenta e presente, anche se poi ci sono errori o sbaglio, la cosa non mi sposta dal mio stato emotivo ma riesco invece a vederne l'insegnamento e a fare il passo per comprendermi meglio. Forse è questo il senso. Se non mettiamo noi stessi nelle cose lasciamo che gli altri/le cose ci assorbano e ci dimentichaimo di noi. |
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Per rispondere al quesito di Uno: Cosa è quella cosa comune che genera i sensi di colpa? L'incoscienza dell'agire e la mancata accettazione della propria responsabilità? fiori.gif |
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abbraccio: |
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Io distinguerei i sensi di colpa reali da quelli che ci inventiamo noi...
Un senso di colpa reale viene quando ci si rende conto di aver agito volontariamente in un certo modo o di non aver agito quando bisognava farlo. L'altro tipo di sensi di colpa invece è quando accade qualcosa di cui noi ci attribuiamo la causa ma in cui non centra la nostra volontà. Per esempio se io dò un appuntamento a qualcuno in un posto e questa persona per arrivare all'appuntamento ha un incidente, quella non è colpa mia.... Il senso di nausea che viene è come una cosa che non si riesce a sopportare, perchè ci riempie ma non si sa come farlo uscire... Questa cosa che ci riempie siamo noi stessi che ce la mettiamo, perchè come la lingua batte dove il dente duole, così si continua a gonfiare e rigonfiare quel pensiero di colpa dentra di noi, fino a farlo diventare più grande di quello che è.... Per farlo uscire bisognerebbe dargli uno sfogo, che potrebbe essere parlarne (uscita dalla bocca) oppure digerirlo in qualche maniera. Altro non saprei al momento. |
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Pensavo che quando mi sento in colpa in genere avverto come un senso di freddo, come quando si viene scoperti a fare qualcosa di proibito, è una sorta di shok termico dry.gif non sò spiegarmi meglio, in genere poi mi si stringe lo stomaco, i movimenti rallentano, ho diffioltà a copmpiere delle azioni, salvo che non riesca a verbalizzare che mi sento in colpa per quella cosa che è successa/che ho provocato e quindi la reazione di vergogna fà scattare prima il calore e poi i gesti per riparare all'errore. Quando il senso di colpa ha origine dal passato invece posso solo sentirmi come intrappolat, depressa, se sono fortunata qualche volta scatta la rabbia e la situazione si scioglie un pò.. nonso.gif non sò è come se il restringimento non avvenisse nello stomaco ma, sparo, nella mente. In genere più cerchiamo di riflettere sui sensi di colpa e più questi si rinforzano, quasi che riuscissimo mentalmente a trovare mille ragione per avvalorarli me nessuna per smontarli. In genere infatti per superare un senso di colpa bisogna riuscire a rivivere l'evento e cercare di restarne fuori, lasciare la mente a cuccia in pratica... Mah..leggo.gif ..continuo a pensare... |
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Il primo tipo invece... pure. Sto li a dirmi che avrei potuto agire diversamente quando in realtà o non potevo o non volevo, ma soprattutto con l'intenzione di non guardare l'unica cosa che in realtà devo guardare e cioè come agirò domani o fra un secondo, ma posso contiuare a sollazzarmi con il fatto che ieri non ho agito col senno di oggi (senno che non potrei avere senza l'azione di ieri). Autoriferisco tutto quanto anche qui, solo con un po' più di razionalità rispetto all'altro tipo. Il senso di colpa... ottimo sistema per evitare responsabilità (restringendo la mente) |
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:wow: Oh santa purea Ray...ma è davvero "solo" tutto qui? Il senso di colpa... ottimo sistema per evitare responsabilità (restringendo la mente) grazie abbraccio: |
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Prima sono stato un po' provocatorio... mi piacerebbe però esplorare quell' "evitare responsabilità". Implicitamente ho detto che rewsponsabilità e colpa sono due opposti, il che significa che se c'è senso di colpa non c'è senso di responsabilità (o nella misura in cui, dato che gli estremi sono sempre fuori dal gioco). In effetti, a ben guardare, col senso di colpa ci si concentra sempre e comunque sul passato, su ciò che abbiamo o non abbiamo fatto, in ogni caso su ciò che non può essere cambiato. Per questo dicevo che sono uguali i due tipi di Stella... in entrambi i casi non posso fare nulla, non ho potere. Il che non significa che non si deve stare a guardare le nostre azioni (od omissioni) e imparare da esse. Tuttaltro. Tuttavia, quando parte il senso di colpa abbiamo già smesso di imparare, perchè la mente ripete e non elabora più. Si nutre del sentimento verso quell'azione e non si assume la deliberazione della prossima. Questo però fa valere anche l'opposto. Al momento in cui mi assumo la responsabilità dell'azione, giudicandola per quello che vale, senza stare li a fare tante chiacchiere su passati alternativi che avrebbero potuto essere (NON avrebbero potuto essere) e da essa, da ciò che mi ha portato in termini di esperienza e relativa conoscenza, delibero come modificare o almeno tentare di modificare un po' alla volta le mie azioni future... il senso di colpa scompare. Scompare perchè mi concentro sul dopo o sull'adesso, anzi sempre sull'adesso, dopo aver deliberato la direzione, e il passato non mi attira più. Scompare il senso di colpa, non necessariamente la colpa. Potrebbe darsi che la mia deliberazione sia cercare di rimediare alla mia azione, verso chi l'ho compiuta e verso me stesso a cui ho permesso di compierla (o solo verso me stesso in certi casi). Ovvero responsabilità... rispondo a quel che ho fatto e non intorcolamento e piagnistei sul latte versato. Però, come più o meno dicevo in precedenti post, un restante senso di colpa, che forse è un po' diverso da quello di cui stiamo parlando, mi può aiutare nei momenti di sonno in cui mi sorge la tentazione di ripetere l'azione di cui sopra. Può fungere da campanello. Il che apre un altro discorso... quello della responsabilità che in questo caso deriva verso azioni non ancora compiute, dato che ormai sappiamo di esse. |
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Ma qualche volta si è talmente bloccati che non si riesce ad agire, questo però è solo un rimandare senza rendersi conto che è questo che poi un domani ci farà sentire nuovamente in colpa... Citazione:
Eppure tante volte si ripetono gli stessi errori, e anche questo è restare fermi, così si continuerà a sentirsi in colpa non solo verso il passato ma anche verso il futuro... Perciò la chiave starebbe non tanto nel sentirsi in colpa quanto nell'analizzare il nostro comportamento e cosa ci porta ad agire in un certo modo... quasi che il sentirsi in colpa fosse una specie di giustificazione per ciò che non si riesce a cambiare di se stessi. |
Bisogna e occorre riconoscere i veri sensi di colpa: infatti a volte ci si può sentire in colpa per una percezione sbagliata della realtà ed invece in futuro magari ci accorgiamo che quell'azione non era poi tanto sbagliata o colpa nostra.
Il senso di colpa non è soltanto sugli errori, ma su ciò che noi riteniamo degli errori, c'è molta differenza. Ci sono persone predisposte al temperamento del senso di colpa, e persone che nonostante azioni più o meno gravi non si pongono il problema. Molti bambini si sentono in colpa perchè pensano che è colpa loro se i genitori si sono lasciati. Altri hanno un senso di colpa più accentuato perchè i genitori li punivano al momento meno opportuno, per cose che non andavano punite, o semplicemente in modo esagerato rispetto a ciò che avevano fatto. Se abbiamo ingannato qualcuno, estorcendo denaro, forse è la coscienza che ci avvisa ( in ogni caso non è detto che lo fa col senso di colpa). Ma se per ogni cosa ci sentiamo responsabili, anche magari per un cioccolatino in più concesso, o perchè abbiamo investito accidentalmente un gatto, forse dovremmo rivedere il concetto. Chissà che certi comportamenti inconsci che abbiamo ci vogliono far ricordare delle percezione di accusa verso noi stessi, su cose che invece non c'entrano nulla. Io per esempio mi sentivo terribilmente in colpa ogni volta che involontariamente uccidevo un animale, perchè una volta all'asilo, ho trovato una lumaca morta e tutti mi hanno dato la colpa a me ( io l'avevo solo raccolta) e mi ha punito la maestra, mettendomi vicino al secchio della spazzatura, strattonandomi con le mani li dentro. Poi mi è successa un esperienza analoga con un passero piccolo che volevo raccogliere ed invece è morto. Sembrano stupidagini ma i sensi di colpa possono stare molto nel passato, e oltretutto molto spesso sono le proiezioni degli altri ( che ci accusano) e che in quel momento ci siamo bevuti ( sopratutto bambini ricettivi che non reagiscono). Se faccio del male a qualcuno potrei lucidamente sentirmi ripreso dalla coscienza, ma se c'è terrore e paura, c'è qualcosa di più. :C P.S: non so se c'entra l'età ma in genere i grandi non vivono il presente perchè pensano al passato, mentre i giovani non pensano al presente perchè troppo sul futuro. |
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Mi rendo conto che è dura vedere il collegamento, eppure alla base dei sensi di colpa ci sono queste due cose che sono poi due facce della stessa medaglia. |
Dimenticavo... una volta compreso quello che ho scritto, dovrebbe essere facile capire il rimedio
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Ma forse allora c'entra lo spingere e il trattenere?
Si è detto che il senso di colpa nasce da un eccesso o da un difetto di comportamento. Per cui se imparo a trattenere l'eccesso, a non spingerlo fuori ma rilasciarlo continuando a sentirmi ad asocltarmi dovrei essere in grado di reggere la situazione senza disperdere o chiudermi. |
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E quindi la vedo collegata con la paura, ciò che è estraneo fa paura, ci fanno paura certe nostre azioni che si pensava di poter gestire, paura di aprirci per accogliere il nuovo, paura di metabolizzare un'esperienza, paura di scoprire parti di noi stessi che non vogliamo vedere... Da qui il senso di nausea, il rifiuto, il rimanere bloccati. Il rimedio potrebbe essere accogliere queste esperienze invece di rifiutarle, a parole è facile ma a fatti è cosa ardua... Accogliere vuol dire in un certo senso avere il controllo, quindi poi si dovrebbe essere liberi di agire forti di questa esperienza e aperti al nuovo. |
Per accogliere bisogna Fare qualcosa, infatti l'accogliere secondo me è la conseguenza di quel fare, l'effetto.
Ad esempio, tiro uno schiaffo a qualcuno e poi mi sento in colpa perchè mi accorgo che la reazione era fuori controllo (come dici tu) e che era esagerata rispetto all'esperienza. Allora cosa avrei dovuto Fare prima che accadesse l'evento schiaffo? Trattenere accorgendomi del limite e poi spingere gradualmente senza creare eccessi. Quindi controllare in questo senso era tenere sott'occhio lo spingere che premeva e non eccedere il trattenere che avrebbe inevitabilmente fatto esplodere il sistema. Al limite sapendo che stava per esplodere, fermarmi. Questo Fare porta con se l'effetto di non agire in maniera difforme da me stessa, e quella distanza di cui parli non si verifica. A parole... appunto. :C: |
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($):bleah::( |
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uso il tuo post solo per chiarire qualcosa a me comincio da fondo...dire a se stessi "non sono niente" (è l' ho fatto un trimiliardario di volte) è come aspettare che altri smentiscano ciò che tu denigri...quindi un piaggersi addosso sterile così come anticipare "oggi sono giù" è un pararsi il coso...(ripeto non mi riferisco a te) un modo per dare la colpa all' umore ....forse quella nausea di cui parla Uno è proprio il non credere in se stessi nell' avere fiducia zero in se (tolto i casi ipocriti di chi continua a ripetere non so...non so...non so...e poi alla prima occasione "vomita" tutto il suo sapere.)...accettare i propri limiti dopo averli compresi non vuol dire finirla li e chiudersi nell' ignoranza...ma non sentirsi meno di altri che sanno più cose o altre cose..accettarsi non è un alibi...ma uno stimolo a migliorarsi fidandosi delle proprie (anche se piccole) capacità... vabbè dopo la zuppa aggiungo:se mi fido di me...se in ciò che faccio c'è sincerità...il senso di colpa può aspettare fuori... grazie Grii abbraccio: e scusa se ti ho infilata in uno dei miei deliri fiori.gif |
Quello che cercavo di dire è che quando non seguiamo un percorso naturale per le nostre esperienze (o non naturale purchè sappiamo direttamente o tramite una guida cosa facciamo) abbiamo due possibilità: allungare i tempi o accorciarli.
Se li allunghiamo non avremo mai problemi con i sensi di colpa ma dormiremo abbastanza, se cerchiamo di accorciare questi tempi senza sapere quello che stiamo facendo (il più delle volte ovviamente inconsciamente) ci troviamo a voler digerire un'esperienza che è troppo grande per noi... oppure la nostra coscienza è ancora troppo ristretta per questa esperienza, che poi come detto sopra sono due facce della stessa medaglia. Inevitabilmente per sopravvivere siamo costretti a tranciare quest'esperienza, altrimenti ci sommergerebbe. Tranciandola le parti che rimangono fuori e scisse continuano a colpirci (sensi di colpa) perchè vogliono essere integrate. Messa così pare che i sensi di colpa siano entità distinte su cui non possiamo influire, in realtà in parte sono cosa già nostra, seppur non integrata, in parte hanno una certa autonomia (proprio perchè non sono integrati) e possono sfuggire al nostro controllo. |
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Insomma sto senso di colpa deve essere tranciato/tagliuzzato/accettato per poterlo accogliere, poichè ci sono problemi - per la coscienza - ad accettarlo interamente. Inevitabilmente, in questa divisione, una parte " entra" e quindi viene metabolizzata mentre altra parte, se pur fa parte comunque dell'esperienza, diciamo così vive di vita propria fino al momento di una effettiva integrazione. Provo a fare un esempio sul pratico. Ho avuto una esperienza di qualsiasi tipo e quindi posso dire di avere vissuto quella circostanza ma non appieno se non fino al momento in cui, tornando alcuni aspetti - probabilmente irrisolti - scatta il senso di colpa. Sto senso di colpa può scattare dalla circostanza per cui io non sono stato in grado, in quella situazione, ad esempio di non fare male a Tizio - ho fatto altro invece, gli ho fatto del male - ed ho, quindi, delle difficoltà ad integrare ciò che invece, trovandosi di fuori a spingere, vorrebbe essere integrato. A sto punto ho due vie. La prima è quella di crogiolarmi nel senso di colpa una volta che arriva ( della serie: avrei dovuto fare così o colà e non l'ho fatto, etc etc ). La seconda è analizzare questo senso di colpa, scinderlo ulteriormente, poichè forse la parte che ho integrato era più " digeribile" di quella che è rimasta fuori e pertanto ho bisogno di " spacchettare" ciò che è rimasto, per masticarlo ancora; insomma farlo più digeribile. A quel punto avrò integrato l'esperienza e nello stesso tempo risolto il senso di colpa che ogni volta arriva, col suo impeto, a spingere da fuori per entrare. Il senso di colpa, allora, come campanello che mi avverte che qualcosa è rimasta fuori e che abbisogna di essere integrata. Sta a me scegliere, se integrarla e quindi lavorare per farlo, o sciegliere di sguazzare nel senso di inettitudine/incapacità che attivo, data l'importanza personale. |
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