Nell'interpretazione comune del discatto orientale si mette in relazione questo con le emozioni sintetizzando che maggiore è la capacità di non sentirle perchè sono illusorie e maggiore è la capacità di distacco dai veli di Maya e quindi si è più veri.
Invece per il mio sentire si parla proprio di percepire sempre di più le emozioni, e aumentare la capacità di non farsi perturbare da esse. Solo che nasce il problema del distinguere chi sente le emozioni e chi non si deve lasciare perturbare. Sicuramente l'osservatore non deve lasicarsi perturbare pur mentre le vive.
Secondo me uno dei punti da analizzare è questa condizione di sofferenza o non sofferenza data dal vivere stesso.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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