Citazione:
Originalmente inviato da diamantea
C'è una qualità nel soffrire così come una qualità nello stare felici.
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Ci sono due variabili in gioco.
La qualità che dici, che definirei meglio consapevolezza di come si soffre.
La diluizione o assunzione più pura che incide nel tempo e velocità, una cosa come quella del cerotto: lo stacchi di colpo o piano piano un pezzetto per volta?
Il rapporto tra queste due variabili determina i tipi di sofferenza che attiriamo e come movimentiamo il nostro conto del dare e avere.
Citazione:
Originalmente inviato da Telemaco
Intendevo dire che, riconosciuta la felicità come uno stato che si alterna, mai continuo, il problema della ricerca di una felicità duratura non si pone più e con questo, l'ansia di doverla trovare da qualche parte, se ne va.
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Ah intendevi in particolare la felicità continua, non la felicità e basta. Ok
Citazione:
Originalmente inviato da Telemaco
Su questo sono abbastanza d'accordo.
E' mia opinione, che la felicità promessa dalle religioni è una delle più grandi truffe ai danni dell'uomo.
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Mi sono perso qualcosa. Quale religione promette felicità?
Telemaco, attento, questa è una di quelle cose che qualcuno inizia a dire e poi tutti danno per scontato, ma se cerchi a fondo non sai da dove esce.
Invece è facile sapere perchè tutti la prendono per buona, perchè aggiungere fatti è un sistema comodo per poter rifiutare il semplice e vero che non solletica abbastanza.
Non sto parlando di te adesso, parlo in generale.
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Volendo espandere il discorso, che in origine nasceva solo sulla paura di essere felici....
Si può essere più o meno felici?
Se si, posto che la felicità massima oltre che pericolosa è impossibile se non per brevi e fugaci momenti, potremmo accontentarci di una felicità meno importante ma più prolungata?
Si può dare e ricevere la felicità?
Che differenza c'è tra la felicità dell'essere e quella dell'avere, se per voi c'è?