Discussione: Divinita' e Daimon
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Vecchio 12-11-2011, 07.50.27   #123
nikelise
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Originalmente inviato da diamantea Visualizza messaggio
Se ben ricordo, una volta in qualche discussione mi pare Uno abbia detto che l'età mentale non corrisponde all'età cronologica, e l'uomo medio si ferma ad un'età poco più dell'adolescenza, entro i 24 anni più o meno, se sbaglio correggetemi.
L'età cronologica cresce ma non quella mentale, la cosapevolezza si ferma ad un livello basso.
Potrebbe corrispondere con quello che afferma Gurdjieff, quando parla di essenza giovane, da qui la necessità di costruire i vari strati di personalità per sopravvivere.
Tutto questo preambolo per agganciarmi alla figura di Perseo, personaggio di un'età adulta, al confronto con Dioniso in età adolescenziale.
Perseo è chiamato anch'esso nel suo percorso iniziatico ma resta ancorato ai pregiudizi, alla regole, alla morale della città e non può vincere contro gli istinti liberi del dio.
E' in risalto la cristallizzazione della personalità di Perseo che non riesce a sganciarsi dalla città nel confronto con la foresta per quel che simbolicamente rappresentano.
L'uomo civilizzato, strutturato, di città a confronto con l'aspetto più istintivo e meno strutturato del giovane Dioniso.

Sembrerebbe che la foresta/inconscio sia più forte della città/conscio.
Dioniso conosce entrambe, mentre Perseo conosce solo la città/conscio. Dioniso porta nella foresta il nemico dove è più sicuro di vincere.
Si e' interessante questo confronto tra Penteo e Dioniso nella tragedia ( Baccanti ) , per andare piu' a fondo e per far partecipare tutti riporto la Trama della
tragedia :


-00-

'' Dioniso, dio del vino, del teatro e del piacere fisico e mentale in genere, era nato dall'unione tra Zeus e Semele, donna mortale. Tuttavia le sorelle della donna ed il nipote Penteo (re di Tebe) per invidia sparsero la voce che Dioniso in realtà non era nato da Zeus, ma da una relazione tra Semele ed un uomo qualunque, e che la storia del rapporto con Zeus era solo uno stratagemma per mascherare la "scappatella". In sostanza, quindi, essi negavano la natura divina di Dioniso, considerandolo un comune mortale.
Nel prologo della tragedia, Dioniso afferma di essere sceso tra gli uomini per convincere tutta Tebe di essere un dio e non un uomo. A tal scopo per prima cosa ha indotto un germe di follia in tutte le donne tebane, che sono dunque fuggite sul monte Citerone a celebrare riti in onore di Dioniso stesso (diventando quindi Baccanti, ossia donne che celebrano i riti di Bacco, altro nome di Dioniso).
Questo fatto però non convince Penteo: egli rifiuta strenuamente di riconoscere un dio in Dioniso, e lo considera solo una sorta di demone che ha ideato una trappola per adescare le donne. Invano Cadmo (nonno di Penteo) e Tiresia (indovino cieco) tentano di dissuaderlo e di fargli accogliere Dioniso come un dio. Il re di Tebe fa allora arrestare lo stesso Dioniso (che si lascia catturare volutamente) per imprigionarlo, il dio però scatena un terremoto che gli permette di liberarsi immediatamente.
Nel frattempo dal monte Citerone giungono notizie inquietanti: le donne che compiono i riti sono in grado di far sgorgare vino, latte e miele dalla roccia, e in un momento di furore dionisiaco si sono avventate su una mandria di mucche, squartandole vive con forza sovrumana. Hanno poi invaso alcuni villaggi, devastando tutto, rapendo bambini e mettendo in fuga la popolazione. Dioniso, parlando con Penteo, riesce allora a convincerlo a mascherarsi da Baccante per poter spiare di nascosto quelle donne. Lo induce a travestirsi da donna e ad andare con lui sul Citerone ma, una volta giunti lì, il dio aizza le Baccanti contro Penteo. Esse sradicano l'albero sul quale il re si era nascosto e fanno letteralmente a pezzi Penteo. Non solo, ma la prima ad avventarsi su di lui e a spezzargli un braccio è Agave, la madre stessa di Penteo.
Questi fatti vengono narrati a Cadmo da un messaggero che è tornato a Tebe dopo aver assistito alla scena. Poco dopo arriva anche Agave, ed ha un bastone sulla cui sommità è attaccata la testa di Penteo che lei, nel suo delirio di Baccante, crede essere una testa di leone. Cadmo, sconvolto di fronte a quello spettacolo, riesce pian piano a far rinsavire Agave, che infine si accorge con orrore di ciò che ha fatto. A quel punto riappare Dioniso ex machina, che spiega di aver architettato questo piano per punire chi non credeva nella sua natura divina, e condanna Cadmo e Agave ad essere esiliati in terre lontane. Sull’immagine di Cadmo e Agave che, commossi, si dicono addio, si conclude la vicenda. ''


-00-

In effetti la parte piu' rilevante e' il rapporto tra questi due personaggi Penteo , il Re , preoccupato delle sorti della morale cittadina cioe' dell'effetto del furore irrazionale sulle donne e Dioniso che rappresenta la forza in grado di sovvertire la morale corrente .
In questo sta l'essere Penteo maturo ( ancorato al proprio lato cosciente e Dioniso giovane ed irrazionale .
Ma il punto chiave a mio avviso sta nel rifiuto a vedere Dioniso come un Dio ma solo come un DEMONE .
A questo Dioniso si ribella innescando le reazioni di follia descritte nel racconto da parte delle donne .
Divinita' e demone sono 2 faccie dello stesso fenomeno viste la prima nelle sue potenzialita' positive , il secondo nei suoi effetti di autonomia all'interno della psiche e di costrizione a vivere in modo sfrenato ( possessione ).

Cadmo e l'indovino Tiresia tentano di dissuadere Penteo e tentano di indurlo a RICONOSCERE la natura di Dio a Dioniso ma inutilmente .
Il riconoscimento della natura di Dio implica la sua accettazione e quindi alla fine un primo passo verso il suo controlllo .

Notare pero' che sia Cadmo che Agave vengono condannati all'esilio , il primo per non essersi imposto a Penteo ( credo ) ma la seconda per aver ceduto alla follia sfrenata , come a dire che non e' quella la funzione piu' elevata di Dioniso di quella divinita' che non e' dunque un Demone ma appunto un Dio .



Ancora interessante e' , come se si trattasse di una vera e propria seduta psicoanalitica , studiare il comportamento di Penteo una volta rimosso ( imprigionato ) il Dio . Dioniso con piu' forza di prima riemerge proprio in Penteo che si fa convincere ad andare a vedere cosa vuol dire vivere quelle forze primordiali subendone pero' le conseguenze piu' disastrose proprio per averle prima disconosciute e rimosse .
Come non vedere in questo il riemergere delle forze dell'inconscio in forma arcaica e primordiale proprio come effetto della rimozione a cui tutti noi siamo costretti dalla morale corrente e/o dall' uso unilaterale di una delle funzioni della psiche ( pensiero sentimento sensazione ed intuizione) a danno di quella corrispondente opposta ( pensiero sentimento -- sensazione intuizione ) .

La tragedia datata 2500 anni fa sembra un moderno trattato di psicologia dell'inconscio ed espressa in forma artistica ad uso del popolo di Atene che in tal modo esorcizzava le forze piu' distruttive della mente .
Un po' come avviene oggi con i riti della religione cattolica cristiana ,

Ultima modifica di nikelise : 12-11-2011 alle ore 08.11.03.
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