Di fatti, kael, l'uomo affronta il mondo ponendo se stesso come paragone. Guarda gli altri e dice: tu stai agendo così perchè io riconosco il mio agire così. Purtroppo non ne vede assolutamente le mille sfaccettature diverse. Così 'consideriamo' gli altri sui nostri canoni esperenziali, non distaccandoci mai , anche se ce la raccontiamo, da ciò che è il nostro mondo dal mondo esterno.
Secondo me, comunque, non è questione di alta stima di se stessi o meno, ma molto più drasticamente, questione di non conoscere altro modo di rapportarsi al di fuori che quello di avere noi come paragone.
Riconosce davvero la diversità e no incanalarla in un mosus sarebbe già qualcosa.
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