Citazione:
Originalmente inviato da jezebelius
Nello specifico ci si vergogna di un modo di non essere come gli altri ( rispetto al canone di riferimento che ci si è posto ),o un modo di tenere( o non tenere secondo lo standard di riferimento) una certa condotta ovvero non manifestare agli altri, e dunque all'esterno, le caratteristiche che, nella convinzione di essere elementi di accettazione, potrebbero far accettare la persona nella società.
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Esatto Kael la morale..rispecchia i punti di vista, di riferimento, di accettazione e quant'altro.
Come tutte le costruzioni è anche al tempo stesso una costrizione.
Ti costringe in sintesi a conformarti ad un modo di vivere e/o vedere e dunque condiziona il modo di relazionarsi all'esterno. Ma la morale non è del tutto negativa, poichè serve a mantenere un indirizzo. Va da se che ci sono anche casi deleteri di morale e quasi si giunge ad un fondamentalismo del comportamento.
Bisognerebbe vedere quanto abbia peso, se c'è, l'inconscio collettivo anche per questa via.
Nella a-moralità invece c'è l'inverso. Non ci si conforma, anche se non in assoluto, per desiderio di libertà ad esempio ma potrebbe comunque generare conflitti a causa dei quali ci si sente " inadatti " ad una situazione ad esempio.
Per questo verso la vergogna permane come elemento distruttivo della persona nel senso che se questa non rispecchia i canoni che la società nel suo evolversi ha posto e quindi ad un modo di apparire all'interno di questa, potrebbe anche dar vita a patologie particolari secondo me..
Questo in conclusione ha una duplice valenza: sia nei confronti, appunto, della società ma anche rispetto a se stessi. In sintesi non ci si sente accettati per ciò che si mostra o non mostra. Un vero e proprio blocco.