Citazione:
Originalmente inviato da Arjuna
Parmenide intendeva il non essere come il non esistere (come potrai constatare tu stesso nel tuo ripasso) e da questa sua voglia di intendere parte la mia discussione.
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Beh dai, questa te la sei inventata. Oppure quel che hai letto è spiegato assai male.
La questione se vi sia differenza tra essere ed esistere è cosa banale, già mostrata da Uno. Il fatto che non siano la stessa cosa è già evidente dalla sussistenza di due diverse parole (che hanno due diverse origini e due diversi significati): essere è antichissima (la radice è comune a quasi tutte le lingue) ed ha valore durativo, ex-sistere significa più o meno "zompar fuori" (dall'Essere).
Quando Parmenide dice che il non-essere non può essere (e che l'essere non può non-essere) egli delimita il campo dell'essenza e non dell'esistenza, piano che ne consegue ( e non ne sussegue). Quindi ciò che è può esistere, può non esistere e può passare dall'esistenza alla non esistenza (e viceversa), ciò che non è non può nulla, dato che per esistere o meno si deve essere. Quindi certamente non esiste, ma non sono sinonimi, è il secondo conseguenza del primo.
Dal che i tuoi esempi non reggono. Parmenide avrebbe ribadito che è il non esistente che può benissimo essere.
Cmq anche a me piace più Democrito...
Per il resto (hai davvero messo molti spunti) torniamoci dai...