Nel Kiudo, o arte del tirare con l'arco giapponese, la prima cosa che insegnano è: "se non vi è distanza tra tiratore ed obiettivo, è impossibile sbagliare il colpo". In altre parole, tutta la pratica consisteva nel diventare contemporaneamente 3 parti: colui che scaglia, ciò che è scagliato, e il bersaglio da raggiungere.
La precisione del tiro era un effetto di questo atteggiamento "mentale". In pallacanestro (come nel biliardo), più che insegnare a "seguire" il tiro, insegnano ad "accompagnarlo"... come se la mano si allungasse fino a depositare la palla direttamente nel canestro.
Come dice Uno, una volta lasciata la palla, il tiro è già scoccato... Eppure la mano prosegue la sua corsa "concettuale" fino a canestro anche dopo che la palla è partita... per il discorso di ritardo di percezione...
Il tiro dipende da TUTTO il movimento del braccio... anche se la palla si "stacca" dal braccio a metà del movimento stesso... Sembra paradossale ma non lo è. Se fermo il braccio nel momento in cui la palla è partita, non farò canestro quasi mai...
La palla parte ma aspetta l'esecuzione tutta del tiro...
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