Come dire... la sofferenza e' il sassolino nella scarpa... finche' lo sento ad ogni passo mi ritorna il ricordo di questo sassolino... il toglierlo o il non sentirlo poco serve...
Anzi no... (ma quello che e' scritto e' scritto...hahahah) l'esempio del sassolino non calza bene...hehehe
La velocita' di reazione tizio->rabbia e' enormemente piu' veloce della ragione... la reazione istintiva di rabbia e' tale per cui non riusciamo a fermarla... la "vediamo" quando essa e' presente in noi... momentone per osservarci...
Per osservarci bisogna come prima cosa non cavalcarla... senno' ci porta dove vuole... non esprimerla per quello che e' possibile.
Poi analizzare/rivivere quel momento di rabbia come un fatto accaduto ad un altro... usare un metodo analitico e "distaccato" per quanto possibile... in aiuto puo' venire utile se non fondamentale parlarne con amici intenzionati a comprendere questi meccanismi.
Poi pulire casa perche' non fa' mai male...hahahaha
Ma una cosa non ho ben capito... la sofferenza che permane... quella che definisci come reale...quando sono nel mio presente e ce' questa sofferenza... parli di trasformare... come?
Usarla per pulire casa posso... ma e' la trasformazione che mi lascia dei dubbi?
Come usarla per ricordarmi di me?