il controllo
Dalle risposte mi sembra che sia utile spostare un attimo e cercare di chiarirci come possiamo il concetto di controllo, che troppo spesso è inteso scorrettamente come repressione e viene quindi inviso a favore di una pretesa "spontaneità", che non è altro che sottostare al dominio degli istinti.
Controllare (etimologicamente "rotolare insieme") è una collaborazione con gerarchia.
Io controllo il cavallo quando cavalco. Io stabilisco la direzione e lui corre. Per non cadere devo armonizzarmi con lui e fare anche io fatica. Non devo entrare a cercare di interferire con le attività che gli sono proprie (fuor di metafora errato utilizzo dei centri) ovvero non devo stargli a dire dove e come mettere le zampe ecc.
Ma non devo neanche permettere che lui scelga la direzione, che faccia troppe bizze o che si imbizzarrisca.
Devo però tenere conto delle sue necessità, come bere mangiare e riposarsi. Se non ne tengo conto non posso dire che sto collaborando. Ma se lo lascio fare mangerà troppo e si riposerà troppo a lungo ecc. ecc., col risultato che non si sta andando dove IO ho deciso che andiamo.
Collaboriamo ma io ho il dominio... che è comunque relativo perchè devo riconoscere il suo ambito.
Il cavallo chiuso in stalla è repressione... mi volto di la e non lo sento, ma lui scalpita e prima o poi spacca la porta ed esce (attacco di panico et similia) oppure muore (e io con lui o scissione della psiche ecc.).
In ogni caso, col cavallo chiuso in gabbia non vado da nessuna parte.
Il cavallo a briglia sciolta è la libera, automatica, spontanea e meccanica espressione senza alcun tentativo di freno. Non vado da nessuna parte e sporco tutto attorno.
L'unico modo di andare, fuori di metafora l'essere vivi (presenti) è cavalcare. Si inzia dal piccolo passo per poter poi galoppare (se galoppo subito cado, ma qualcuno impara così). Si tratta di montare in groppa e fare fatica...
Ultima modifica di Ray : 21-04-2007 alle ore 07.11.45.
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