Credo anche io che si debba partire dall'aborto come risultato e bisogna comunque considerare il perchè si è arrivati ad una tale situazione, come giustamente fa notare Grey.
Probabilmente, secondo me, non ha lo stesso "peso" in quanto bisogna gia fare una prima distinzione tra chi vuole un figlio e non può averlo per motivi particolari o anche gravi per cui in casi estremi, è condotta all'aborto o anche a chi non aveva considerato l'evento "figlio" e quindi ricorre all'aborto come pratica anticoncezionale.
Riprendo questo passo di Cassy:
Citazione:
Sono sicura che è una scelta durissima quella dell'aborto procurato,ma se non si è in condizione di crescere un figlio e non si vuole portare a termine la gravidanza per una serie di motivi,allora c'è poco da fare
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Si potrebbe dire che sia, almeno per quel che riguarda l'aborto procurato, una scelta durissima decretata dal
peso che si attribuisce alla circostanza. Circostanza nella quale potrebbe arrivare a consolidarsi l'idea che la vita, fino a quel momento vissuta e conosciuta, potrebbe - ed in molti casi, secondo me, lo fa anche chi questo evento lo ha cercato - cambiare.
Il salto che si fa da una condizione di " normalità", intendendo per questa l'assenza di un figlio il cui arrivo giocoforza condiziona, ad altra, di conseguenza, di responsabilità, pone, a mio avviso, ha come fondamento il percorso della donna e dunque come è in quel momento. Probabilmente è scontata come cosa però forse è sul dato che ci sia chi è più " maturo" ( interiormente ) ad affrontare un cambiamento - che poi nella pratica il fatto di avere un figlio non determina talvolta una maturità ne prima l'evento e neanche dopo e quindi ci sarà pure chi si "getta" a capofitto nella nuova situazione senza le dovute precauzioni ) e chi invece non lo sia che bissognerebbe porre l'accento..
Però...non so...mi sembra di camminare sulle uova.