Citazione:
Originalmente inviato da Ray
...non è stato toccato l'argomento di una possibile conoscenza non supportata da coscienza (vedi vaticini o altro) che può essere vissuta come tragica. Spostando in ambiti meno letteriari, qualcuno forse ricorda il film Krull, dove i ciclopi vivono con la maledizione di conoscere la data della loro morte (c'è qualcosa di simile anche in mitologia comunque)...
Potrebbe essere uno spunto.
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Non ho presente "Krull", anche se guardando la scheda su Google ho riconosciuto quella strana arma a 5 punte, e quella mi dice che il film l'ho visto...
Ma effettivamente la mitologia classica è zeppa del concetto, e della paura, della conoscenza intesa come prescienza, almeno fino all'affermazione della cultura Cristiana e delle mitologie Germanico-Nordiche, nelle quali il Fato e la predestinazione vengono, almeno parzialmente, negati.
Già nella Teogonia, tanto per citare la "Bibbia Ellenica", e per restare ai "leaders" divini, Urano sa, senza poterlo evitare, che sarà detronizzato da Crono, e Crono da Zeus, e Zeus da un figlio, non identificato, che avrebbe potuto essere Apollo, e poi Eracle, Dioniso... Avrebbe potuto perfino essere Achille, ed è per questo che Eros fa invaghire Teti di Peleo, anzichè di Zeus! Ed Achille sa, fin da quando parte per Ilio, che morirà sotto quelle mura.
E poi, Laio sa che sarà ucciso da un figlio, ed Edipo sa che ucciderà il padre e si congiungerà con la madre, ma quella conoscenza non basta a scongiurare gli eventi; e quando Edipo si rende conto di quel che è avvenuto, si strappa gli occhi, con la violenta volontà di negare la realtà e la conoscenza.
Si potrebbe continuare chissà quanto a citare fatti del genere nella mitologia, che è poi la religione, la cultura di fondo, del mondo classico.
E fermo restando che la citazione di Eschilo può essere discussa nella nostra prospettiva, che è quella dei posts precedenti, è possibile che vada però letta, propriamente, nell'ottica che identifica la conoscenza anche con la prescienza.