Discussione: Ingenuità
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Vecchio 12-03-2008, 11.06.32   #15
Uno
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Se vediamo l'etimo l'ingenuità ha più a che fare con l'origine del soggetto considerato che le sue azioni attuali, così veniva indicato chi nasceva da padre libero e romano piuttosto che da padre schiavo presso i romani.
Quel -genuo è indicativo di generazione, generato, quindi che ne assume lo stesso genere.
Ora a parte la connotazione presa presso i romani, è comunque evidente che ingenuo è colui che ha determinate caratteristiche (libero, sincero etc..) ereditate, conservate ed eventualmente "accresciute" o al contrario perse insieme all'ingenuità.
Visto in questo modo toglie ogni valenza negativa alla parola ingenuo, il fatto di essere sincero, veriterio, nobile etc... non significa che debba essere pure credulone, fregabile etc.. anche se oggi ha preso questa valenza dato che chi è sincero sempre e comunque ha dei danni (almeno a breve termine) dai furbastri.
Vedendola da questo punto di vista si può dire che ingenuo e sagace, accorto non sono
contrari e/o incompatibili, anzi sono una desiderabile meta, invece dando a furbo, astuto e malizioso le connotazioni di colui che, detta in maniera veloce, sta sempre a galla anche a discapito dell'altro, si possono definire se non contrari senz'altro incompatibili qualità.

Possiamo espandere il discorso con una domanda, visto che l'ingenuità non può nascere dal nulla, non si può diventare ingenui, si può rimanere ingenui o "accrescere" l'ingenuità (virgoletto perchè in realtà è un ritrovare, non è un aumento/creazione di qualcosa che non c'è e non c'è mai stata) da dove viene e cosa ci fa intuire?

Altro punto: la sorpresa, lo stupore che coglie l'ingenuo più facilmente.
Teoricamente, almeno secondo l'uso moderno, sarebbero incompatibili con l'essere accorti, sagaci... eppure non lo sono, quindi bisogna comprendere il reale senso della sorpresa, dello stupore (cosa espandibile anche a parte, ma qui come spunto in relazione al discorso ci sta).
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