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Vecchio 27-04-2008, 17.21.13   #8
dafne
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Questo discorso mi tocca, mi tocca mi schiaffeggia ma,grazie al cielo (e un pochino al mio lavoro su di me, dai posso dirlo ) non mi travolge più.
Io sono una di quelle personcine che se assalita da minimo dubbio sulla sincerità dell'altro (amico amica che fosse) regrediva ai due anni e mezzo mettendo il broncio e mettendo in atto tutti questi ridicoli meccanismi del tipo "se mi vuoi bene me lo dimostri"
Trascuriamo il baratro che mi si apriva davanti se a generare il dubbio era la persona di cui ero innamorata....
Sono però dell'idea che anche in queste situazioni ci siano sfumature diverse, c'è anche il caso, come diceva Astral, in cui chi si allontana lo fa davvero per disinteresse poca sensibiltà o per orgoglio. La vita, ovviamente , mi ha messo sulla strada uomini che a provocazione reagivano con l'assoluto silenzio. Il mio ex marito per una lite è riuscito a non parlarmi per tre giorni consecutivi, e ha ceduto perchè mi sono quasi fatta venire un infarto seguendolo in un'arrampicata per la quale non ero assolutamente preparata.
L'uomo per il quale ho perso la tramontana ultimamente è riuscito a tacere per una settimana intera. Ma capo Uno aveva rfagione(ma vah??!!) quando mi ha scritto che le mie porte non si chiudono mai perchè sono già scappata e non voglio farlo ancora. Certo è un massacro ma ne vale la pena, oggi tre volte su quattro quando mi sento sola triste e abbandonata riesco a pensare che mi stò solo annoiando e che capita perchè non stò bene con me stessa e quindi corro verso gli altri. Continuo a pensare che quando due persone stanno bene assieme, anche per amicizia non solo per amore, lo scambio di attenzioni sia naturale spontaneo ed equilibrato. Piano piano questo pensiero sta diventando un principio, piano piano, quando lo sarà davvero, quando non avrò più bisogno di testare gli altri per testare me allora probabilmente avvicinerò persone diverse, capaci di intuire quando insicurezza stanchezza e timore mi prendono alla sprovvista e quindi capaci di regalarmi una pacca sulla spalla per dirmi "allora hai finito di fare trucioli?" fino ad allora temo di non avere scampo e di dovermi confrontare con persone che non soddisfano il mio "misuratore di bene", chiamiamolo così, so che un giorno le ringrazierò per tutte le possibilità che mi hanno dato per crescere.
Post già lungo ma vale la pena anche sottolineare che si, la partenza è nell'infanzia, che spesso cerchiamo di capire cosa proviamo e se chi abbiamo vicino non ci aiuta o, come spesso capita, è incapace a sua volta di leggere e direzionare le emozioni ecco che ci portiamo dietro non solo le nostre lezioni da imparare ma anche quelle dei nostri cari. Nella mia famiglia la razionalità gorvernava sovrana e così sono cresciuta con una mente agile (finchè non mi sono inchiodata eh, sia chiaro) ma con un'emotività allo stato embrionale, credevo di essere troppo emotiva e invece pare che sia tutto l'opposto, voglio capire tutto, anche i sentimenti e i movimenti pure, col risultato drammatico che se ballo 9 volte su 10 sembro un manico di scopa perchè penso ai passi o che se un'emozione forte mi assale va più veloce dei pensieri che si incartano tra di loro e mandano tutto in tilt.
Così se penso che una telefonata sia un gesto d'affetto e due di grande interesse e non ne arriva neanche una logicamente il risultato dell'equazione mentale è zero affetto e zero interesse. Trascurando magari altri gesti o le parole intense del giorno prima.
Mah, stò ancora lavorando su questa cosa, sul confine che c'è tra non ricevere una dimostrazione d'affetto perchè non necessaria e non riceverla perchè dall'altra parte non c'è nulla da dimostrare, da dare.
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