Discussione: Coma ed Eutanasia
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Vecchio 11-07-2008, 10.06.53   #28
Uno
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Originalmente inviato da Sole Visualizza messaggio
Una ragazza italiana, Eluana Englara è in coma da 16 anni a causa di un incidente stradale, e da tanti anni è attaccata ad un macchinario per respirare, il suo corpo, non lei, è attaccato a quel macchinario. Viene alimentata e dissetata artificialmente
Permettimi di girarla diversamente, non lo faccio con spirito di bastian contrario: per quello che ne sappiamo anche lei è attaccata a quel corpo e a quel macchinario e questo rende la situazione ancor più delicata.
Sappiamo da esperienza di alcuni risvegliati che una volta tornati in alcuni casi questi mantenevano una sorta di coscienza, proviamo ad immaginare che significa se per esperimento qualcuno ci immobilizzasse completamente lasciandoci però coscienti, proviamo a pensare che questo esperimento duri 16 anni....

Questo è uno dei casi in cui capisco la posizione della Chiesa ma non la condivido, Astral ha già grosso modo riassunto il senso, se i macchinari non esistessero la ragazza sarebbe morta 16 anni fa. E' vero che il gioco dei se non è mai risolutore, però il "mio ragionamento" è che prima che arrogarsi diritti sui destini altrui (parlo della scienza, in questo caso la medicina) bisognerebbe sapere esattamente tutti i risvolti ed in ogni caso tenere conto della volontà della persona. Qui non stiamo parlando di un tentativo di suicidio in cui una persona ha un momento di defaillance, passato il quale si rende conto che stava facendo una stupidaggine.

Devo come al solito cercar di chiarire la posizione della Chiesa in maniera oggettiva. La Chiesa parte dal punto di vista in cui quella ragazza, Eluana, se lascia questo corpo non avrà altre possibilità per fare ciò che con questo corpo potrebbe fare.
Formalmente concordo, come scritto sopra capisco, però sostanzialmente sebbene la speranza è l'ultima a morire, i miracoli accadono etc... passato un periodo così lungo dubito che chiunque possa, senza interventi soprannaturali, riprendersi e poter continuare una vita che sia qualcosa più che vegetale.
Dall'altro lato si potrebbe considerare (sempre dal punto di vista religioso-spirituale) la prova che sta sopportando il padre (non ho sentito parlare di madre) da tutti questi anni. Anche il servizio delle religiose della clinica è cosa simile, ma non uguale, non saranno mai coinvolte nello stesso modo.
La ragazza pur non vivendo è strumento dei piani di Dio.... ma torna lo stesso dilemma, chi può arrogarsi il diritto di costringere quel genitore ad una prova che lui non vuole sopportare?
La Chiesa ha tutto il diritto di dire dal suo punto di vista quello che sarebbe giusto, poi la comunità (compresa e soprattutto quella che non segue la Chiesa) ha il diritto, direi dovere, di decidere autonomamente.
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